Picasso, Pablo
Continue invenzioni pittoriche
Artista dalla straordinaria creatività, pittore, scultore, grafico, costumista, ceramista, Pablo Picasso è uno dei nomi più celebri dell’arte del 20° secolo. Ideatore con Georges Braque del cubismo, inventore di tecniche artistiche innovative come il collage, durante la sua lunga vita Picasso ha rappresentato un punto di riferimento per le giovani generazioni di artisti. Passati i primi anni di difficoltà, quando viveva a Parigi con poco denaro e senza il riconoscimento della critica, a partire dagli anni Venti Picasso ha conosciuto una fama senza precedenti. Il suo genio e l’appoggio entusiasta di critici e letterati hanno concorso alla sua affermazione sul mercato internazionale
Picasso, che nasce a Malaga nel 1881, fa le sue prime esperienze artistiche in Spagna. A Barcellona, dove frequenta un gruppo di giovani artisti che si riunisce presso il locale Els quatre gats, familiarizza con le forme e i temi del modernismo catalano. Già nel 1897 dichiara in una lettera a un amico di non voler aderire a nessuna scuola e di non voler seguire le mode pittoriche. Quello che cerca è un’espressione originale, anche se passeranno alcuni anni prima che possa raggiungere uno stile personale e inconfondibile.
In quanto giovane esordiente, Picasso non dispone di grandi somme di denaro. In compagnia di amici si sposta tra Barcellona e Parigi, dove vivono numerosi artisti spagnoli. Le opere eseguite attorno al 1900 dimostrano che Picasso recepisce influssi diversi: il costume spagnolo, i colori accesi dei fauves, le immagini piatte dei nabis, la linea art nouveau, le scene grottesche di Toulouse-Lautrec, persino il puntinismo di Georges Seurat. I temi preferiti sono quelli della Parigi povera e malfamata che lui stesso frequenta, la Parigi dei bohémiens, artisti e scrittori senza denaro alla ricerca di affermazione. Picasso narra la vita di saltimbanchi, giocolieri e funamboli da circo, oppure interpreta scene di varia umanità colte per strada, ai caffè, a teatro, nei cabaret o nei luoghi di prostituzione. Le opere eseguite tra il 1901 e il 1906 – che la critica divide in periodo blu e periodo rosa in base alla predominanza dell’uno o dell’altro colore – ritraggono la tragicità della condizione umana attraverso il simbolismo del colore. Ma attorno al 1906 si ha un cambiamento stilistico importante: Picasso avvia una profonda riflessione sull’opera di Paul Cézanne, di cui lo attraggono la solida volumetria dei corpi e le forme semplificate e monumentali.
Verso il 1907 Picasso inizia un grande quadro. Produce numerosissimi schizzi, disegni, bozzetti, dipinti, perfino sculture, in cui studia una scena ambientata in un bordello: si vedono due uomini – eliminati nella versione finale – e cinque figure femminili, tendaggi ai lati e una natura morta. Attraverso vari passaggi, Picasso rende spigolosi i contorni delle figure, semplici e scultoree le masse, eliminando ogni particolare descrittivo e dando ad alcuni personaggi il volto mostruoso e innaturale che gli ispirano le maschere tribali africane. Nasce così Les demoiselles d’Avignon (1907), un dipinto in cui sono già contenute le novità che condurranno alla nuova corrente artistica del cubismo, giunta poi a maturazione grazie alla collaborazione tra Picasso e il pittore francese Georges Braque.
Si tratta di un quadro che crea sconcerto in chi lo vede, per l’assoluta novità delle forme: invece di essere bello o piacevole, sprigiona una energia primitiva, dissonante, che si può paragonare a quella della contemporanea musica di Stravinskij.
Negli stessi anni, i primi del Novecento, il musicista e il pittore aprono nuovi orizzonti all’espressione artistica, superando i canoni tradizionali e manipolando i mezzi a loro disposizione per creare ritmi e armonie inediti: nasce l’arte contemporanea.
Oltre al tema della figura, in quest’epoca Picasso si dedica molto al paesaggio e alla natura morta, portando gli oggetti, i volti, le case, perfino gli alberi ad assomigliare a nitide e monumentali forme solide (cubi, sfere, cilindri). Ma soprattutto comincia a frammentare i punti di vista, come se guardasse e studiasse la stessa cosa contemporaneamente da diverse angolazioni: è il concetto di simultaneità. Col tempo, le immagini diventano sempre più difficili da capire perché i soggetti sono scomposti in una miriade di piccole frazioni. È forse anche per questo che nei dipinti cominciano a comparire oggetti reali. Prima con abili rappresentazioni pittoriche illusionistiche, poi, attorno al 1912, con l’inserzione di ritagli di giornali o carta da parati, Picasso e Braque inventano il collage, dove la realtà entra materialmente nel quadro: una vera rivoluzione nella storia dell’arte.
Lavorando sulla natura morta, Picasso sperimenta il filone degli strumenti musicali, in particolare le chitarre, spesso associate alle fattezze del corpo umano. Non si limita solo a dipingerle: incollando tra loro vari pezzi di materiali ritagliati, crea originali sculture. La trasformazione tridimensionale della tecnica cubista avrà uno sviluppo anche nel teatro. Picasso sarà infatti disegnatore dei fantasiosi costumi geometrici per l’innovativo balletto Parade su musiche di Erik Satie, rappresentato a Parigi nel 1917 dai Balletti russi di Diaghilev di fronte a un pubblico sbalordito per la novità.
Pur evolvendosi, l’invenzione cubista accompagnerà Picasso anche quando, a partire dagli anni Venti, egli sperimenta il ritorno a un’arte classica, ispirata a forme solide e imponenti dipinte o disegnate secondo modalità più tradizionali. Artista ormai libero di esprimersi secondo l’ispirazione del momento, Picasso può passare con disinvoltura dai dipinti figurativi di bagnanti sulla spiaggia a sintetiche composizioni cubiste a due o tre colori dalle forme stilizzate più o meno riconoscibili, o a sculture in bronzo, modellate o composte con oggetti e materiali che – una volta assemblati – creano forme nuove.
Soprattutto negli anni Trenta l’artista introduce un nuovo gusto del colore nei suoi quadri cubisti: nella prima epoca della sua produzione, infatti, utilizzava soprattutto verdi smorzati, bruni, ocra e grigi, che contribuivano al rigore della sua pratica di scomposizione delle forme. Ora fanno invece la loro comparsa i rosa, i rossi, i verdi squillanti, i gialli, gli azzurri, e le tele si trasformano in composizioni variopinte piene di vitalità. Prevalgono inoltre le forme tondeggianti e non i ‘cubi’, cioè quei contorni sfaccettati e angolosi che avevano reso celebre la sua prima maniera.
Picasso avvia poi un’intensa e crescente attività di grafico, attraverso incisioni e litografie che ritraggono creature mitiche come il Minotauro, scene di corrida o erotiche, secondo un’interpretazione passionale e violenta del rapporto tra uomo e donna, tipica dell’artista. La sua stessa vita sentimentale è, in effetti, estremamente instabile e burrascosa, costellata dall’avvicendarsi di diversi amori e muse ispiratrici. L’artista è anche impegnato sul fronte politico: celebre è la sua grande tela Guernica (1937), in cui figure piatte e stilizzate, urlanti e dall’espressione stravolta, rappresentano lo sterminio della popolazione inerme nel paesino spagnolo di Guernica durante la guerra civile, a causa del bombardamento dell’aviazione tedesca.
Le variazioni del cubismo di Picasso sono molte e spesso vanno di pari passo con l’evolversi dell’arte contemporanea: nel tempo le sue opere si avvicinano al surrealismo, all’astrattismo, all’action painting. Lo stile di Picasso rimane però inconfondibile e originale.
A partire dalla Seconda guerra mondiale l’artista si impegna molto nella scultura, utilizzando bronzo, ferro, legno, ceramica: ottiene forme elementari, semplificate nelle loro linee essenziali, che talvolta ricordano i disegni infantili e l’arte primitiva. Grazie alla sua inesauribile creatività, l’artista gioca con le forme con spirito poetico, con la fantasia di un visionario o con ironia dissacrante. Realizza anche piatti, vasi, sculture, lastre, piastrelle ornamentali in ceramica. Fra i dipinti sono molto presenti i ritratti: i lineamenti delle figure ritratte sono però sempre alterati, stravolti e reinventati secondo un’interpretazione mentale del soggetto.
Il suo modo di dipingere si fa più istintivo e tormentato, i contorni non sono netti, i colori non più puri. Nel 1973, quando si spegne all’età di novantadue anni, Picasso è ancora un maestro d’invenzioni.