Stravinskij, Igor´ Fedorovič
Il musicista che rivoluzionò il 20° secolo
Compositore russo, tra i maggiori protagonisti della musica del Novecento, Stravinskij nell’arco della sua lunghissima carriera impiegò svariati stili compositivi e diversi linguaggi musicali. Di cultura cosmopolita, ebbe enorme influenza sui compositori contemporanei e successivi, rivoluzionando l’orchestrazione tradizionale e reinventando il balletto moderno
Igor´ Fedorovič Stravinskij nacque nel 1882 a Oranienbaum, nei pressi di Pietroburgo; a nove anni iniziò a studiare pianoforte e procedette nello studio della musica come autodidatta. Tra il 1902 e il 1903 entrò in rapporto con il compositore Nikolaj Rimskij Korsakov, da cui prese lezioni di orchestrazione.
La sua definitiva scelta di affrontare la carriera di compositore – benché avesse composto durante l’insegnamento di Rimskij addirittura una Sinfonia in mi bemolle maggiore – fu tardiva, tanto che continuò a procedere con i suoi studi liceali e poi universitari di giurisprudenza. Soltanto a venticinque anni, dopo regolamentari studi di armonia – da lui detestati – e di contrappunto, Stravinskij affrontò una prima prova compositiva con uno Scherzo fantastico (1907-08), e un pezzo sinfonico Fuochi di artificio (1908).
Dopo la scomparsa del maestro (1908), Stravinskij tornò agli studi affidandosi alle proprie forze.
Fu l’inizio della feconda, ventennale amicizia con il famoso coreografo e impresario di balletti Sergej Djagilev, per il quale Stravinskij compose i suoi primi capolavori che lo condussero alla testa dell’avanguardia musicale di quegli anni: i balletti L’uccello di fuoco (1909-10), Petrushka (1910-11) e La sagra della primavera (1911-13), che fanno parte del cosiddetto periodo russo dell’autore. Stravinskij impresse – dopo Čajcovskij – una svolta all’arte del balletto, con un apparato musicale del tutto nuovo, tratteggiando il mondo da fiera popolare russa del burattino Petrushka e, soprattutto, i quadri della Russia pagana della Sagra.
Rifugiatosi con la famiglia in una località svizzera durante la Prima guerra mondiale, Stravinskij volse la sua attenzione a forme spettacolari di dimensioni cameristiche per reazione – tra l’altro – al gigantismo del mondo sinfonico post-wagneriano. Le sue prime due ‘operine’ costituirono un ultimo atto d’amore verso la patria abbandonata: Renard (1915-16), storia burlesca, e Le nozze (1914-17), scene coreografiche russe per solisti di canto con 4 pianoforti e percussioni. Sopraggiunsero poi nuove esperienze che procedettero su itinerari e con agganci diversi, come dimostrato da La storia di un soldato (1918), opera da camera incentrata su un disertore e su un diavolo che gli ruba l’anima.
Nel 1920, stabilitosi a Parigi quale protagonista dei circoli delle avanguardie, Stravinskij diede il via alla nuova stagione del neoclassicismo con l’ausilio di un artista come Picasso che realizzò le scene del balletto Pulcinella, la musica del quale rielabora una partitura settecentesca di Pergolesi: questa operazione fu definita musica al quadrato. Seguì nel 1926-27 – con la collaborazione di un letterato d’avanguardia come il francese Jean Cocteau – l’Edipo re, tratto dal testo di Sofocle, in forma di oratorio con cinque solisti di canto, coro maschile e un narratore. Nel 1927-28 toccò ad Apollo Musagete (cioè «signore delle muse»): il classicismo di Stravinskij, qui estremamente sobrio, mise a disposizione di un balletto una orchestra di soli archi.
Dopo altri lavori, si giunse al componimento che fu il vertice di questa stagione, non solo sotto il profilo stilistico ma come testimonianza di quel senso del sacro, proprio dell’ortodossia russa, sempre latente nella personalità dell’artista: la Sinfonia di salmi (1930).
Dopo il trasferimento negli Stati Uniti nel 1939, la lucida coscienza storica di Stravinskij si manifestò nella conclusione della sua stagione neoclassica con un’opera in tre atti, La carriera di un libertino (1948-51), di stampo mozartiano – come dichiarò lo stesso autore –, preceduta da una Messa in latino per coro misto e strumenti (1944-48). Perduta la posizione guida di un tempo, ma sempre animato da un’acuta attenzione per ogni nuova esperienza, negli ultimi anni Stravinskij si interessò alle neoavanguardie del secondo dopoguerra. Morì nel 1971 a New York, ma venne seppellito nel cimitero veneziano di S. Michele accanto alla tomba dell’amico Djagilev.