Paesi Bassi
Geografia umana ed economica
di Giandomenico Patrizi
Stato dell'Europa occidentale. A metà del primo decennio del 21° sec. i P. B. confermano la loro appartenenza all'area economica e culturale europea, anzi al cosiddetto 'cuore d'Europa'; al tempo stesso, però, riaffermano alcuni caratteri originali propri che li hanno contraddistinti da secoli. All'appartenenza alla zona in cui sono più accentuati e consolidati i caratteri abitualmente riconosciuti come tipicamente europei, i P. B. uniscono poi una presenza precoce e continua nel processo di unificazione: il Paese è stato uno degli artefici dei primi organismi d'integrazione, uno dei sei Stati fondatori delle comunità europee, uno dei dodici membri iniziali dell'Unione economica e monetaria (UEM). I caratteri originali, che in qualche modo rappresentano una specificazione di quelli degli altri Paesi dell'Unione Europea (UE), riguardano sia il territorio sia le risorse sia la popolazione: un territorio in gran parte sotto il livello medio del mare e artificialmente costruito; risorse abbondanti di idrocarburi; popolazione che ha fatto dello spirito di tolleranza e della difesa dei diritti umani la propria bandiera.
Nel 2005, secondo stime demografiche dell'UE, la popolazione dei P. B. aveva superato i 16.200.000 ab. (al censimento del 2000 ne erano stati contati 15.985.538), proseguendo sempre meno incisivamente in quella lenta ma continua crescita che la caratterizza da tempo e la distingue dalla maggior parte degli altri Stati dell'Europa occidentale. Infatti, negli anni che segnano il passaggio al nuovo secolo (1998-2003) l'aumento assoluto è stato di soli 500.000 ab. e l'incremento percentuale medio annuo dello 0,6%. La dinamica demografica olandese è contraddistinta da un tasso di natalità tuttora elevato (superiore al 12%) e inoltre il Paese continua a mantenere una politica di accoglimento di numerosi stranieri: non solo lavoratori immigrati dalle antiche colonie delle Indie Orientali e Occidentali e da altri Paesi in via di sviluppo, ma anche rifugiati e profughi verso i quali i P. B. sono stati, almeno fino alla metà degli anni Novanta del 20° sec., assai generosi in fatto di ospitalità e di asilo politico. Da ciò risulta una composizione etnico-culturale variegata, nonostante lo Stato tenda a mantenersi sostanzialmente compatto, con un buon 80% di olandesi etnici, cui però si affiancano, con quote variabili fra il 2 e il 3%, indonesiani e surinamesi, provenienti da Paesi che in passato furono possedimenti olandesi, nonché turchi e nordafricani (prevalentemente marocchini), oltre ad altri gruppi meno consistenti. La presenza di turchi e maghrebini ha prodotto anche nei P. B, come in altri Stati europei, la formazione di una non trascurabile comunità islamica.
La densità demografica media ha raggiunto nel 2005 l'elevatissimo valore di 392,5 ab./km2 (ma nell'area superurbanizzata del Randstad Holland ci si avvicina ai 1000). I P. B. hanno raggiunto uno dei massimi livelli di urbanizzazione europei (90% nel 2003), ancora nettamente inferiore a quello del vicino Belgio, ma superiore a quelli del Regno Unito e della Germania. La massima parte di questa popolazione urbana vive nell'originale conurbazione del Randstad Holland, singolare 'anello di città' pianificato che comprende le quattro maggiori città dello Stato (Amsterdam, Rotterdam, L'Aia e Utrecht) con le loro vaste agglomerazioni e con numerose vicine città minori, per un totale di quasi 6.000.000 di abitanti.
Il PIL globale raggiunge dimensioni di tutto rispetto (oltre 598 miliardi di dollari nel 2005); per quanto riguarda il PIL pro capite (36.620 dollari), nonostante l'elevato numero di abitanti, i P. B. occupano una delle prime posizioni nell'ambito dell'UE, superati soltanto da Lussemburgo, Danimarca e Svezia. L'andamento generale dell'economia è risultato decisamente positivo per un lungo periodo che si è protratto fino ai primi anni Novanta, nel corso dei quali i sintomi di una flessione dell'incremento del prodotto lordo hanno suggerito misure di contenimento della spesa pubblica, non dissimili da quelle adottate in vari altri Paesi europei. Nei P. B. sono apparse però come un fallimento del cosiddetto modello olandese che aveva ottenuto innegabili successi in fatto di occupazione e di protezione sociale. Peraltro, sebbene non siano mancate difficoltà (nel 2003 si è verificato addirittura un decremento), l'economia nel complesso ha tenuto. La ripartizione della popolazione attiva nei tre settori (primario 3,4%; secondario 20,7%; terziario 75,9%) è in linea con quella degli altri Paesi più avanzati, anche se la quota rimasta alle attività agricole risulta leggermente più alta, a riprova dell'importanza che il settore primario conserva nei P.B., soprattutto per quanto riguarda floricoltura e zootecnia. La ripartizione del contributo dei tre settori alla formazione del PIL (rispettivamente 2,1%, 23,9% e 74%) denuncia invece qualche squilibrio tra industria e servizi, con una redditività alquanto scarsa del terzo settore. L'ampia gamma di industrie olandesi potrebbe contare su una solida base energetica, assicurata non tanto dal petrolio dei giacimenti offshore localizzati nel Mare del Nord, nel complesso non particolarmente abbondante, quanto dalle imponenti riserve di gas naturale della provincia di Groninga; le quali, peraltro, a partire dagli ultimi anni del Novecento, sono state assoggettate a una politica di risparmio e in parte sostituite da altre fonti, anche alternative.
L'intensa urbanizzazione e le sempre crescenti relazioni commerciali con numerosi Paesi hanno portato a un grande sviluppo dei trasporti e delle comunicazioni. A parte la fittissima rete di strade, autostrade, ferrovie, canali, gasdotti, i P. B. sono da ricordare per due infrastrutture di trasporto che svolgono funzioni internazionali: il porto di Rotterdam e l'aeroporto di Amsterdam.
Storia
di Francesco Bartolini
All'inizio del 21° sec. il dibattito politico nei P. B. si concentrò per lo più su tre questioni: la riforma del welfare state, la crisi del multiculturalismo intesa come possibile soluzione ai problemi dell'immigrazione e la minaccia del terrorismo islamico. La vita politica risultò assai condizionata dall'ascesa di nuovi movimenti contrari all'immigrazione, che sottolineavano i rischi connessi allo sviluppo di una società culturalmente disomogenea. Queste trasformazioni modificarono in parte l'immagine del Paese che, considerato a lungo un esempio di convivenza riuscita tra diverse religioni ed etnie, cominciò a rivelare contrasti e tensioni.
Dopo le elezioni del maggio 1998, che sancirono un'avanzata dei laburisti del Partij van de Arbeid (PvdA, Partito del lavoro) e un calo dei cristiano-democratici del Christen-Democratisch Appel (CDA, Appello cristiano-democratico), il leader del PvdA, W. Kok, rimase alla guida di un governo composto dagli stessi partiti saliti al potere nel 1994: i laburisti, i liberali del Volkspartij voor Vrijheid en Democratie (VVD, Partito popolare per la libertà e la democrazia) e i progressisti dei Democraten 66 (D66, Democratici 66). Questa coalizione si distinse per una serie di riforme nella legislazione sociale: la legalizzazione delle case chiuse (ottobre 1999), il diritto al matrimonio e all'adozione per le coppie omosessuali (settembre 2000) e il riconoscimento dell'eutanasia (aprile 2001). Tuttavia, nell'aprile 2002 il governo decise di dimettersi dopo la pubblicazione di una relazione dell'Istituto per la documentazione di guerra che denunciava le responsabilità dell'esecutivo e dello Stato maggiore dell'esercito nel massacro di Srebrenica (luglio 1995), allora presidiata da caschi blu olandesi. Le nuove elezioni politiche furono fissate per il 15 maggio ma, nove giorni prima del voto, un militante per i diritti degli animali uccise P. Fortuyn, il leader di un nuovo movimento populista ostile all'immigrazione, la Lijst Pim Fortuyn (LPF, Lista Pim Fortuyn). L'omicidio destò profonda emozione nell'opinione pubblica. Alle urne risultarono vincitori il CDA con il 27,9% dei voti (43 seggi) e la LPF con il 17% (26), mentre deludenti furono i risultati del VVD con il 15,4% (24) e del PvdA con il 15,1% (23). Nacque allora (luglio) un nuovo governo di centro-destra, formato da CDA, LPF, VVD e presieduto dal leader cristiano-democratico J.P. Balkenende. Dopo meno di tre mesi esplosero accesi dissidi all'interno della LPF, che provocarono in ottobre le dimissioni del governo. Vennero fissate nuove elezioni per gennaio 2003 e, dopo un'accesa campagna elettorale, furono i laburisti, sotto la guida del nuovo leader W. Bos, a registrare i progressi più significativi conquistando il 27,3% dei voti (42 seggi). Un risultato positivo ottennero anche i cristiano-democratici con il 28,6% (44 seggi), mentre la LPF perse gran parte dei suoi consensi arrivando solo al 5,7% (8). Cristiano-democratici e laburisti avviarono trattative per formare il governo, ma emersero subito contrasti sulla politica economica e sul possibile coinvolgimento del Paese nell'annunciato intervento militare statunitense in ̔Irāq, sebbene dopo l'attacco (marzo 2003) entrambi i partiti appoggiarono l'operazione (nel luglio 2003 furono anche inviate truppe, poi ritirate nel marzo 2005). Il fallimento dei negoziati tra CDA e PvdA favorì nel maggio 2003 la costituzione di un nuovo governo di centro-destra formato da CDA, VVD, D66 e guidato ancora una volta da Balkenende. L'esecutivo annunciò subito un rafforzamento dei poteri della polizia per contrastare la criminalità e a settembre presentò un piano di riforma del welfare state che prevedeva tagli alla spesa sanitaria e ai sussidi per la disoccupazione. Nel febbraio 2004 venne approvata una legge sul rimpatrio immediato dei rifugiati la cui domanda di asilo era stata respinta. Alle elezioni europee del giugno 2004 i partiti di governo registrarono un calo di consensi. Dopo l'estate l'esecutivo annunciò una serie di misure di austerità per riportare in equilibrio i conti dello Stato. Questo programma fu inizialmente accolto con scioperi e proteste ma, dopo un negoziato tra governo e sindacati, fu raggiunto un compromesso. A riaccendere lo scontro politico fu l'uccisione (novembre 2004) del regista T. van Gogh, autore di un film controverso sulla condizione femminile nella cultura islamica, da parte di un integralista musulmano di nazionalità olandese e origine marocchina. L'omicidio fu seguito da attacchi contro moschee e scuole islamiche e, per ritorsione, da attentati contro chiese cristiane. La polizia scoprì l'esistenza di gruppi terroristici nel Paese e il governo si fece promotore di nuove leggi per incrementare la sicurezza e la coesione sociale: divenne obbligatorio il documento d'identità (gennaio 2005) e fu introdotto (marzo) un esame di lingua e cultura olandese per i nuovi immigrati. I crescenti timori per gli effetti dell'immigrazione furono confermati dal risultato del referendum sulla ratifica della Costituzione della UE, respinta dal 61,5% dei votanti (giugno 2005). Nel maggio 2006 un'inchiesta giornalistica accusò una parlamentare di origini somale, A. Hirsi Ali, ex collaboratrice di Van Gogh di aver comunicato in passato informazioni false per ottenere la cittadinanza olandese. Il ministro dell'Interno, R. Verdonk, minacciò di revocarle la cittadinanza e lei lasciò il seggio parlamentare. In segno di protesta contro l'iniziativa del ministro, i progressisti decisero di ritirare il loro appoggio al governo costringendo Balkenende alle dimissioni (giugno 2006). A novembre si svolsero nuove elezioni: il CDA si confermò primo partito con il 26,5% (41seggi), mentre il PudA con 21,1% (33) e VVD con il 14,6 (22) registrarono perdite significative. In ascesa le formazioni radicali: il Socialistische Partij (SP, Partito socialista) con il 16,5% (25) e il nuovo Partij voor de Vrijheid (PVV, Partito per la libertà) con il 5,8% (9).
bibliografia
R.B. Andeweg, G.A. Irwin, Governance and politics of the Netherlands, New York 2005.