PAESI BASSI (XXV, p. 207; App. I, p. 903; II, 11, p. 440; III, 11, p. 297)
BASSI La popolazione è passata dagli 11.721.446 ab. del 1961 ai 13.814.495 del 1977 (stima). La densità media, che è di oltre 400 ab./km2, rimane sempre la più alta dei paesi europei ed è seguita, a notevole distanza, da quella del Belgio (321 ab./km2). Nelle tre province occidentali (Olanda settentr., Olanda merid. e Utrecht), comprendenti il 21% della superficie totale, si raccoglie il 46% della popolazione, sicché la densità varia sensibilmente da provincia a provincia (da 151 in quella di Drenthe a 1054 nell'Olanda merid.). Ciò è dovuto principalmente all'alta concentrazione di attività economiche nella sezione occidentale del paese, situata alla confluenza d'importanti corsi d'acqua. Di recente si è registrato un incremento demografico più rapido nelle aree orientale e meridionale, determinato in parte dall'espansione radiale delle attività tradizionali, in parte dal ruolo sempre più rilevante assunto da queste regioni, soprattutto in rapporto ai vicini paesi, la Rep. Fed. di Germania e il Belgio. Ma l'aumento demografico rimane sempre legato, in massima parte, all'incremento naturale anche se la natalità è in netta diminuzione (14,5‰ nel 1973 ma oltre il 19‰ negli anni 1965-1969), mentre la mortalità ha da tempo un tasso molto contenuto (8,2‰). Nel periodo 1963-72 l'incremento annuo della popolazione è risultato dell'1,2%. D'altra parte l'emigrazione e soprattutto l'immigrazione risultano sempre modeste, anzi la seconda corrente (costituita in prevalenza da olandesi che ritornano in patria) compensa generalmente l'emigrazione. Gli stranieri in Olanda superano di poco le 200.000 unità; gl'italiani sono oltre 15.000. Nel corso degli anni Sessanta si sono intensificati gli spostamenti interni con trasferimento d'individui dalle campagne povere verso le grandi città occidentali, ma questi spostamenti sono stati compensati da movimenti in senso inverso dalle città dell'Ovest verso i centri urbani orientali. La crescente espansione a macchia d'olio delle aree urbane occidentali ha determinato la formazione pianificata di una grande e razionale metropoli, il Randstad, in cui gli organismi urbani saranno, nel futuro, solo quartieri con specifiche funzioni (di coordinamento, commerciale, industriale, ecc.). Il Randstad, la città-anello, è già attualmente una grande realtà urbana: essa è composta da due grandi bracci aperti verso sud-est; quello settentrionale, avente al centro Amsterdam, comprende altresì IJmuiden, Haarlem, Hilversum e Utrecht; quello meridionale la grande Rotterdam con Dordrecht, Delft, L'Aia e Leida. Il Randstad raccoglie quasi la metà della popolazione olandese su un'area che è appena un quinto della superficie del paese.
La conquista di nuove terre, sottratte al mare, è continuata incessantemente sia nell'ambito dell'IJsselmeer che nella regione del "Piano Delta". In particolare, sono stati messi a coltura, dal 1962, il polder Flevoland orientale (54.000 ha) e, dal 1967, il polder Flevoland meridionale (43.000 ha); è in via di completamento il prosciugamento del Markerwaard che, con i suoi 60.000 ha, sarà il più esteso dei polders olandesi. L'IJsselmeer resterà in comunicazione con Amsterdam attraverso un canale, largo 400 m, tra i polders sud-orientali e quello del Markerwaard; alla congiunzione di questi tre polders sorgerà una nuova città, Lelystad, in ricordo del progettista del piano di sistemazione. Il "Piano Delta", le cui gigantesche opere di trasformazione dell'ambiente sono in corso dal 1958, prevede il completamento dell'impresa verso il 1980: sono già state costruite varie dighe per collegare tra loro le isole e le penisole della Zelanda, nonché altre dighe nel porto di Rotterdam per proteggere gli accessi dell'Europoort e del Nieuwe Waterweg. Il "Piano Delta" rappresenta, tecnicamente, un'opera superiore a quella richiesta per la trasformazione dell'IJsselmeer. Un'altra tappa tecnica dell'espansione olandese nel mare sarà rappresentata dalla bonifica del Mare dei Wadden, già oggetto di diversi studi, che sarà realizzata collegando a mezzo di dighe le diverse isole dell'Arcipelago Frisone.
La popolazione attiva, pari a quasi il 37% della totale, è così suddivisa: industria 37%, servizi amministrativi e banche 29%, commercio e trasporti 27%, agricoltura e pesca 7% (quest'ultima intorno al 22% nel 1960). La base economica dell'Olanda non è più l'agricoltura. Resta sempre rilevante l'importanza di questo settore (che assicura ancor più di un quarto delle esportazioni), ma nel complesso del prodotto nazionale lordo rappresenta appena il 6%, mentre il settore industriale e lo sfruttamento minerario ne dànno, rispettivamente, il 39% e il 34%. Il processo d'industrializzazione ha determinato un nuovo orientamento dell'economia olandese, con molteplici sbocchi commerciali particolarmente nell'ambito dei paesi europei occidentali, fra i quali primeggiano quelli della Comunità europea. Numerose e importanti sono le società multinazionali che operano nell'industria olandese, specialmente nei settori dell'elettronica, della petrolchimica e dei tessili artificiali. Nonostante il sistema economico dei P.B. presenti caratteristiche di razionalità ed efficienza, quali un'agricoltura specializzata e intensiva, attività industriali e commerciali ad alto livello di organizzazione (favorite da una buona posizione geografica), permangono nell'ambito del paese accentuati squilibri regionali fra le province occidentali e il resto del territorio. Nelle prime si localizzano, infatti, i grandi porti, i centri dell'organizzazione commerciale, oltre la metà dell'intero organismo industriale, fra cui sono i complessi che lavorano merci d'importazione (petrolio, gomma, cacao e tabacco) nonché quelle alimentari e dei cantieri navali.
L'utilizzazione del suolo ha la maggiore percentuale (34,9) assegnata ai prati e ai pascoli permanenti; l'arativo rappresenta il 22%, mentre alle foreste e boschi spetta l'8,1%. La proprietà agricola è generalmente di piccole dimensioni con prevalenza di aziende che possiedono in media 10 ha; una decima parte della superficie coltivata risulta suddivisa in appezzamenti inferiori ai 5 ha. Soltanto poco più della terza parte della superficie coltivata è occupata da aziende con oltre 20 ha. I rendimenti delle varie colture risultano elevatissimi per l'alto livello di preparazione degli agricoltori e per il diffuso impiego di macchine e di fertilizzanti: in media 50 q ad ha per il grano, 30 per la segale, circa 40 per l'avena e l'orzo, 200 per la patata, 300 per la barbabietola da zucchero. La produzione agricola di questi prodotti è generalmente in aumento: l'Olanda produce quasi 55 milioni di q di patate, 49,5 di barbabietole da zucchero, 6,7 di grano, 3,4 di orzo, 1,5 di segale e 1,4 di avena. Grande sviluppo hanno avuto le colture in serre riscaldate ove crescono fiori, ortaggi e frutta: quasi la metà dell'area delle serre europee è in Olanda. Circa la metà dell'arativo è coltivato a cereali, ma la loro produzione è insufficiente al consumo interno. In grande sviluppo è l'allevamento bovino (oltre 4,3 milioni di capi) e ancor più quello dei suini (oltre 6,2); la produzione dei latticini e delle carni viene largamente esportata. E aumentata anche la produzione del burro (1,6 milioni di q) e del formaggio (3,2 milioni di q), che sono in buona parte esportati. L'allevamento e l'orticoltura, che rappresentano i settori più importanti dell'agricoltura, si sviluppano più rapidamente dei cereali e delle altre colture.
Nel campo minerario si rileva una forte diminuzione nella produzione (1,7 milioni di t nel 1973) e nel consumo del carbone. In seguito all'embargo del petrolio, l'Olanda aveva tentato di riprendere lo sfruttamento delle sue miniere di carbone, ma ragioni tecniche ed economiche hanno fatto prevalere il progetto di chiuderle entro il 1975. La produzione di petrolio è ancora modestissima (1,5 milioni di t), mentre l'importazione, l'esportazione e il consumo si sono altamente intensificati. Solo la produzione di gas naturale è in notevole incremento (70.800 milioni di m3 nel 1973), particolarmente dai vasti giacimenti nei dintorni di Groninga; un metanodotto porta il gas in Italia (6 miliardi di m3 annui) attraverso la Rep. Fed. di Germania e la Svizzera. Alla produzione di energia elettrica concorre un impianto nucleare in funzione a Dodewaard (326 milioni di kWh); un'altra centrale è in costruzione a Borsele. Tra le industrie, la tessile registra un costante aumento della produzione, ma una corrispondente diminuzione nel numero delle aziende e nella manodopera; alti livelli produttivi hanno raggiunto, nel contempo, i settori metallurgico, siderurgico, metalmeccanico, aeronautico e soprattutto elettronico e petrolchimico.
Gli scambi commerciali pongono in evidenza come l'economia olandese sia essenzialmente di trasformazione: il 64% delle importazioni è costituito da materie prime e prodotti semilavorati; l'86% delle esportazioni riguarda prodotti finiti. Rep. Fed. di Germania, Belgio, Lussemburgo, Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna sono i principali clienti. La bilancia commerciale, tuttavia, è leggermente passiva dal 1960. L'incremento costante dei trasporti marittimi ha fatto dell'Olanda, favorita dalla posizione geografica del suo territorio, la vera "porta d'Europa"; il porto di Rotterdam con il nuovo complesso dell'Europoort costituisce il sistema portuario più importante del mondo (oltre 282 milioni di t di merci nel 1977). La rete idroviaria è la più fitta del mondo, ben articolata e gravitante sul Reno; su di essa si svolge il 50% del traffico mercantile interno dell'Olanda. Densissima è poi la rete stradale e autostradale, bene organizzata per il traffico veloce di merci e di passeggeri. Notevole progresso hanno avuto i trasporti aerei. Il movimento dei passeggeri e delle merci negli aeroporti olandesi è in gran parte svolto dalla compagnia di bandiera, la KLM, mentre il servizio interno è gestito da una sua filiale, la NLM.
Bibl.: P. George, R. Sevrin, Belgique, Pays-Bas, Luxembourg, Parigi 1967; P. Wagret, Polderlands, Londra 1968; F. Huggett, The modern Netherlands, ivi 1971; G. R. P. Lawrence, Randstad Holland, Oxford 1973; R. C. Riley, G. J. Ashworth, Benelux. An economic geography of Belgium, the Netherlands and Luxembourg, Londra 1975.
Storia. - I problemi posti dal processo di decolonizzazione e, d'altro verso, dalla richiesta britannica di ammissione alla CEE determinarono largamente l'azione del governo cattolico de Quay. La controversia fra i P.B. e l'Indonesia riguardo alla Nuova Guinea occidentale portò, il 16 agosto 1960, alla rottura delle relazioni diplomatiche fra i due stati. Tuttavia, dopo faticose trattative, il 31 luglio 1962 fu raggiunto un accordo: il 1° ottobre la Nuova Guinea occidentale passò sotto il controllo diretto dell'ONU, da cui venne poi affidata all'amministrazione dell'Indonesia. Persistette invece, pur con larghe autonomie, la dipendenza del Suriname e delle Antille olandesi dai P. Bassi.
I contrasti sulla politica coloniale portarono a una momentanea rottura nel dicembre 1960; tutti i partiti olandesi, invece, a eccezione della sinistra social-pacifista e comunista, sostennero la posizione governativa, contraria alle tesi gaulliste sia riguardo all'ingresso della Gran Bretagna, sia riguardo alla creazione di una forza multilaterale atlantica. Nonostante la perdita della Nuova Guinea occidentale, il governo de Quay durò fino alle elezioni del 15 maggio 1963, in cui cattolici e protestanti mantennero le proprie posizioni mentre socialisti e liberali persero a vantaggio delle due estreme (il partito contadino di recente costituzione, da una parte, socialistipacifisti e comunisti, dall'altra). Un nuovo governo della stessa coalizione uscente (cattolici, cristiano-storici, antirivoluzionari e liberali) fu costituito il 23 luglio da V. G. M. Marijnen e cadde solo il 26 febbraio 1965 per disaccordi sulla riforma della radio e della televisione. Il gabinetto del cattolico-popolare J. Cals, formato il 12 aprile, fu composto da cattolici, antirivoluzionari e socialisti. La svolta a sinistra non valeva però a eliminare i crescenti sintomi di malessere politico-sociale nel paese: il 1966 vedeva prorompere le accese dimostrazioni di piazza dei provos, movimento giovanile di protesta che l'11 giugno otteneva anche un'affermazione elettorale conquistando un seggio al municipio di Amsterdam. In settembre la regina Giuliana, nel discorso del trono, annunciava che il governo avrebbe cercato delle risposte al "desiderio di rinnovamento" che si manifestava in tutto il paese.
Il 15 ottobre, però, il governo Cals era costretto a dimettersi dopo che la Camera aveva approvato una mozione di censura presentata dal leader cattolico Schmelzer contro il programma del ministro delle Finanze, socialista: il successivo governo, costituito il 22 novembre da J. Zijlstra con una coalizione minoritaria di cattolici e antirivoluzionari appoggiata all'esterno dai liberali e dai cristiano-storici, segnava dunque uno spostamento a destra. Compito di tale governo fu, sostanzialmente, quello di preparare le elezioni, che si svolsero il 15 febbraio 1967 e videro la sconfitta dei due partiti maggiori (il cattolico-popolare e il socialista) a vantaggio degli antirivoluzionari, del Partito contadino (di destra) e della nuova formazione Democrazia 66. Dopo una lunga crisi, il 3 aprile l'ammiraglio P. de Jong formava un governo di cattolici, liberali, cristiano-storici e antirivoluzionari, con un programma volto soprattutto a frenare l'inflazione in corso. Alle nuove elezioni del 18 aprile 1971 i quattro partiti di governo perdevano nel loro insieme la maggioranza; regrediva molto anche il Partito contadino, mentre guadagnavano i socialdemocratici di Democrazia 70 guidati da Drees jr. (che si presentavano per la prima volta), i socialisti e Democrazia 66. A conclusione di faticose trattative, il 1° luglio B. Biesheuvel riusciva a costituire un nuovo gabinetto associando i socialdemocratici ai quattro partiti della precedente coalizione. Un anno più tardi, però, i due ministri socialdemocratici si dimettevano per divergenze sul bilancio e il 18 agosto 1972 Biesheuvel, non riuscendo a ricomporre il governo, annunciava elezioni anticipate. Queste, avvenute il 29 novembre (con l'età di voto abbassata a 18 anni) segnarono una sconfitta dei cattolici a vantaggio dei socialisti e dei liberali. La vecchia coalizione manteneva solo un seggio di maggioranza (76 su 150) e la sua precarietà veniva bene in luce nella lunga crisi successiva, durata ben 5 mesi. Il 6 maggio 1973 i socialisti non solo tornavano al governo (in coalizione con i cattolici, gli antirivoluzionari e i cristiano-radicali), ma ne ottenevano anche la guida, nella persona di J. Den Uyl.
Nei due anni seguenti, tuttavia, si vide quanto fosse difficile, dati i rapporti di forza, tradurre in concreto lo spostamento a sinistra realizzatosi in termini di schieramento. Sul piano economico il programma socialista di riforme sociali era costretto a un notevole ridimensionamento, sia per la necessità di tener conto della posizione degli altri partiti della maggioranza, sia per il sopravvenire della crisi economica causata da quella petrolifera (per fronteggiare la quale, l'8 gennaio 1974 il governo ottenne dal Parlamento poteri speciali). Sul piano della politica estera, si ebbero chiari segni di maggior indipendenza nei confronti dell'Alleanza atlantica, e a metà aprile del 1975 il congresso del Partito socialista affermò la necessità di subordinare la permanenza dei P. B. nella NATO a precise condizioni in materia di uso delle armi nucleari. Ma D. Uyl, in un'intervista del 7 maggio, attenuò la portata di tale presa di posizione, mentre poco dopo la scelta da parte dell'Olanda (come di altri paesi europei) di acquistare l'aereo americano F-16 anziché il francese Mirage F-i confermava la difficoltà di portare avanti il discorso, pur impostato con forza, di un'autonomia dell'Europa dagli SUA. I crescenti dissidi fra socialisti e cattolici portarono a una nuova crisi nel marzo 1977. Alle elezioni del 25 maggio risultò vincitore il Partito socialista che, salendo da 43 a 53 seggi, ottenne la maggioranza relativa (i cristiano-democratici salirono solo da 48 a 49 seggi, mentre Democrazia 66 balzò da 2 a ben 8 seggi). Tuttavia, dopo lunghe e travagliate trattative, ogni tentativo di ricostituire l'alleanza fra socialisti e cattolici rimase senza esito. Il 15 dicembre 1977 fu costituito un governo di centro-destra (cristiano-democratici e liberali) con l'esigua maggioranza di 77 seggi su 150, guidato dal cattolico A. Van Agt, il quale ha ottenuto la fiducia della Camera il 19 gennaio 1978.
Bibl.: B. W. Schaper, Religious groups and political parties in contemporary Holland, in Britain and the Netherlands: papers delivered to the Oxford-Netherlands historical conference, 1959, New York 1960, pp. 204-20; V. A. Val'kov, Ekonomika i politika Gollandii posle vtoroi mirovoi voiny, Mosca 1961; L. Palmier, Indonesia and the Dutch, Londra 1962; H. Mitchell, Europe in the Carribean. The policies of Breat Britain, France and the Netherlands towards their West Indian territories, Ginevra-Edimburgo 1963; Manpower and social policy in the Netherlands, Parigi 1967; A. Lijphart, The politics of accomodation. Pluralism and democracy in the Netherlands, Los Angeles 1968; G. De Gregorio-P. Lo Re, Le classi medie olandesi. Istituzioni e documenti, in Rassegna di politica e storia, XV (1969), pp. 215-20, 249-55, 270-87, 302-08; W. Singh, Policy development: A study of the social and economic council of the Netherlands, Rotterdam 1972; P. Wagret, Polderlands, New York 1972.
Letteratura nederlandese. - Senza dubbio nel dopoguerra la letteratura olandese e quella fiamminga, nonostante le differenti realtà socio-culturali, tendono a unirsi, rendendo, nel futuro, sempre più artificiosa una loro divisione, e aspirano a innalzarsi a livello europeo, partecipando, in alcuni casi, a correnti internazionali.
Nella letteratura nederlandese dei P. B. dobbiamo anzitutto notare un notevole distacco tra ante- e dopoguerra, con la morte dei poeti predominanti J. Slauerhoff e H. Marsman, e dei critici più autorevoli M. ter Braak e E. du Perron. A legare i due periodi troviamo il multiforme S. Vestdijk (v.), il poeta A. Roland Holst (1888-1977), M. Nijhoff (1894-1953) e i poeti formatisi attorno alla rivista Criterium tra cui G. Achterberg (v.), M. Vasalis (1909), B. Aafjes (1914) e E. Hoornik (1910-1970). La poesia di quest'ultimo assunse, dopo la guerra, un carattere più pregnante, per es. in Het menselijk bestaan ("L'esistenza umana", 1951) o nel più recente De Vis ("Il pesce", 1962). Fra la nuova letteratura, ispirata direttamente alla guerra e col passare del tempo sempre più oggettiva - ma non più tanto fiduciosa nella bontà dell'uomo come l'ormai famosissimo Het Achterhuis ("Diario", 1946) di A. Frank - citiamo A. Herzberg, Amor fati, 1945, W. F. Hermans, De tranen der acacia's ("Le lacrime delle acacie", 1949), J. Presser, De nacht der Girondijnen ("La notte dei Girondini", 1957), M. Minco, Het bittere kruid ("L'erba amara", 1957) e, soprattutto, W. F. Hermans, De donkere kamer van Damocles ("La camera oscura di Damocle", 1958).
Come in tanti altri paesi del "vecchio mondo", anche nei P. B, fu la dura esperienza della seconda guerra mondiale, insieme con la paura di una sua ripresa (le tensioni internazionali, l'esistenza di armi sempre più distruttive, l'acquisita consapevolezza della crudeltà di cui l'uomo è capace), a dare l'impronta determinante alla più recente letteratura. La convinzione dell'incertezza e dell'assurdità dell'esistenza umana, le frustrazioni, un forte sentimento di delusione, spinsero ad affrontare la realtà in modo più crudo, talvolta col gusto di demolire i valori tradizionali, ma sempre con un fondamentale atteggiamento di onestà morale. Come primi esponenti di questa generazione si ricordano gli scrittori G. K. van het Reve, W. F. Hermans (v.), H. Mulisch (v.), a cui seguirono, negli anni Sessanta, letterati come J. Wolkers, A. Koolhaas, J. Hamelink, A. Burnier, H. Heeresma, anch'essi di stile tradizionale e imbevuto dello spirito suddetto. Di rilievo J. Wolkers (1925), la cui tematica del sensibile giovane represso dalla figura del padre (o del fratello), affrontata con non-conformismo, risvegliò l'interesse di un largo pubblico giovanile (fra l'altro nelle raccolte di novelle Serpentina's petticoat, "La sottana di S.", 1961; Gesponnen suiker, "Zucchero filato", 1963; e nei romanzi Een roos van vlees, "Una rosa di carne", 1963; Terug naar Oegstgeest, "Ritorno a O.", 1965); così pure A. Koolhaas (1912) col suo immedesimarsi soprattutto nella psiche animale e, tramite questa, in quella degli uomini, produce effetti che possono sconvolgere perché evidenziano la crudeltà delle leggi della natura, in un tessuto nello stesso tempo sensibilissimo, per es. in Vanwege een tere huid ("A causa di una pelle delicata", 1973) e De geluiden van de eerste dag ("I suoni del primo giorno", 1975); J. Hamelink (1939), invece, ha come tematica l'isolamento dell'uomo, sentito come regressione animistica fino a un collegamento con i protoelementi terra, pietra, acqua, per es. nella novella Het plantaardig bewind ("Il regno vegetale", 1964) e nei romanzi Ranonkel ("Ranuncolo", 1969) e Afdaling in de ingewanden ("Discesa negli intestini", 1975); H. Heeresma (1932) espone sia la desolazione e la malvagità dell'uomo, che, con sarcasmo mordente, l'ipocrisia della vita piccolo-borghese (Een dagje naar het strand, "Una giornata alla spiaggia", 1962, trad. anche in italiano; De verloedering van de Swieps, "Lo sfaldamento degli S.", 1967); la scrittrice A. Burnier (1931, pseud. di C. I. Dessaur) propone intelligenti analisi psicologiche di giovani donne alla ricerca della loro identità, collegate con problemi omosessuali e dell'emancipazione della donna (Een tevreden lach, "Un riso contento", 1965; De huilende libertijn, "Il libertino piangente", 1970).
Anche la nuova generazione degli anni Settanta segue il filone tradizionale, di contenuto disadorno. Per il tramite di un romanzo classico come Een romance ("Una romanza", 1975) di D. A. Kooiman (1946) o le verbose storie, a sfondo autobiografico, di J. M. Biesheuvel (1939) in In de bovenkooi ("Nella cuccetta superiore", 1972), arriviamo così a una scrittrice che si annoda al realismo pessimista olandese inizio-secolo di M. Emants e J. van Oudshoorn, cioè Mensje van Keulen (1946) con i romanzi Bleekers zomer ("L'estate di B.", 1972) e Van lieverlede ("A poco a poco", 1975). Notevoli anche i libri di M. 'tHart (1944) Stenen voor een ransuil ("Pietre per un gufo", 1971) o Het vrome volk ("Il popolo pio", 1976); di F. M. Arion (1936) Dubbelspel ("Doppio gioco", 1973) o Afscheid van de koningin ("Congedo dalla regina", 1957); di L. Ferron (1942), di H. Vervoort (1939).
Accanto alla letteratura "ufficiale" si è sviluppata, in modo indipendente, la corrente dell'umorismo, genere esercitato con molto successo da G. Bomans (1913-1971) e da S. Carmiggelt (1913). Il filone sperimentale, sviluppatosi accanto a quello tradizionale, è generalmente in stretta connessione con correnti e teorie letterarie. La prosa associativa a collage di B. Schierbeek (1918) in Het boek Ik ("Il libro Io", 1951) non si può vedere isolata dal movimento dei Vijftigers (vedi appresso), così come, anche se più intellettualisticamente, dallo stesso proviene S. Polet (1924, pseud. di S. Minnema) con la sua narrativa rinnovatrice, soprattutto nel romanzo Breekwater (1961). Della generazione più recente sono da ricordare G. Krol (1934), che scrisse il primo romanzo nederlandese semiologico, testi alternantisi con figure matematiche, in Het gemillimeterde hoofd ( "La testa millimetrata", 1967), L. van Marissing (1942) che usa effetti di alienazione, anche attraverso inversioni di ruolo dei personaggi, e il più interessante di questa corrente, J. F. Vogelaar (1944, pseud. di F. Broers), il quale, attraverso una visione marxistamaterialista, demolisce la letteratura e la lingua stessa (ormai da lui considerate corrotte) fino all'estremo grado di frammentarietà, in Anatomie van een glasachtig lichaam ("Anatomia di un corpo vitreo", 1966).
Tuttavia, il trionfale ingresso dello sperimentalismo nella letteratura nederlandese, soprattutto nella poesia, avviene prima, già alla fine degli anni Quaranta, quando era un fenomeno nuovo poiché le avanguardie internazionali dell'anteguerra - salve alcune eccezioni - non avevano mai attecchito. Gli Experimentelen ("Sperimentalisti"), poi chiamati i Vijftigers ("Cinquantisti"), legati alle arti figurative e in contatto con correnti estere (Cobra), cercano di rendere nella loro opera il caos totale del mondo e, anche, di coinvolgere il lettore, provocando effetti di scossa nell'abbandonare ogni tradizione metrica, sintattica, talvolta anche semantica, nel ritornare al balbettio del bambino, nel tentativo di ridare alla parola la sua carica originale o una nuova forza associativa. Tra essi vanno ricordati il loro precursore H. Lodeizen (1924-1950); il poeta-pittore Lucebert (1924, pseud. di L. J. Swaanswijk); G. Kouwenaar (1923), il quale, sempre rinnovandosi, influenzerà all'inizio degli anni Sessanta la poesia di H. Faverey (1933); il "profeta" S. Vinkenoog (1928); R. Campert (1929); il fiammingo H. Claus (v.). Negli anni Sessanta la poesia nederlandese si divide in alcune correnti. Collegati con la rivista Gard Sivik troviamo, fra l'altro, C. B. Vaandrager (1935) e H. Verhagen (1939), che fanno parte di un gruppo "neorealista" che disapprova la poesia personalistica dei Vijftigers e cerca, invece, di togliere alla poesia ogni effusione sentimentale. Così anche i redattori della rivista "per testi" Barbarber (1958-71), fra cui K. Schippers (1936, pseud. di G. Stigter) e J. Bernlef (1937, pseud. di H. J. Marsman) intervengono il meno possibile tra il lettore e la realtà quotidiana, isolando luoghi comuni od offrendo testi già trovati pronti (i ready-mades). I poeti attorno alla rivista Tirade ("Tirata", 1957), fra cui R. Kopland (1934, pseud di R. H. van den Hoodakker) e J. Emmens (1924-1971), scrivono, invece, una lirica personale, alquanto anneddotica, di stile casuale. Alla seconda metà degli anni Sessanta risale la corrente neoromantica, la cui poesia, talvolta, assume dei tratti ottocenteschi; il genere viene eseguito da poeti come G. Komrij (1944), W. D. Kuik (1929) e anche da G. K. van het Reve, ed è collegato con il realismo romantico di K. Ouwens (1944). In opposizione alle correnti poetiche suddette è l'indirizzo intellettuale della rivista Raster ("Rastrello", 1967-73), alla quale collaborano fra l'altro J. Hamelink (1939) e R. Bloem (1932), e di cui il poeta H. C. ten Berge (1938), influenzato da E. Pound, fu il motore; la loro poesia (gestaltepoezie) cerca collegamenti con la storia.
Nella critica e nella saggistica, ricordiamo la rivista Merlyn ("Merlino", 1962-66), che, opponendosi alla corrente personalistica che seguiva le orme di Forum, si colloca nella tradizione del new criticism, ed ebbe un influsso considerevole. Notevole sono anche le altre pubblicazioni dei redattori J. J. Oversteegen (1926), Kees Fens (1929) e H. U. Jessurun d'Oliveira (1933). Un genere a sé stante formano i saggi originali di D. Hillenius (1927).
Bibl.: J. J. Oversteegen, Kees Fens, H. U. Jessurun D'Oliveira, Literair Lustrum I, Amsterdam 1967; II, 1966-1971, ivi 1973; J. C. Brandt Corstius, G. Van Woudenberg, La letteratura olandese, Firenze 1969; R. P. Meijer, Literature of the Low Countries, Assen 1971; Nog geen geschiedenis, in Tirade, 17 (1973); P. Calis, F. P. Huygens, B. W. E. Veurman, Het spel en de knikkers, Amsterdam 1974; da segnalare, come prezioso strumento di ricerca, Bibliografie van de Nederlandse taal-en literatuurwetenschap, a cura di H. van Assche, E. Beukenhorst-Kamp, G. Borgers e altri, Anversa-Bruxelles 1970.
Archeologia. - Nell'ultimo ventennio si è avuto nei P.B. un grande sviluppo delle investigazioni archeologiche. Questo ha comportato la creazione, da parte del ministero della Cultura, Arti e Scienze, di un "Servizio Centrale degli scavi statali" il cui compito è di organizzare e realizzare scavi in tutto il territorio dal Paleolitico al Medioevo.
Scarsi, anche alla luce degli ultimi ritrovamenti, appaiono gl'insediamenti dell'antico e medio Paleolitico. Meglio rappresentato è il Mesolitico, che ha dato un rinvenimento sensazionale, realizzato a Pesse (Drenthe): una piroga integra, ricavata da un tronco d'albero (larga approssimativamente 3 m). Più recente ancora il ritrovamento a Sittard e a Elsloo (Limburgo) nell'Olanda del sud, di stazioni di ceramica databili all'incirca al 4000 a.C. e la scoperta, realizzata per la prima volta nei P. B., delle fondamenta di abitazioni, caratterizzate da pali di legno, in genere tronchi di castagno, che sostenevano la casa. Sempre nella provincia di Drenthe è stato realizzato, negli anni Sessanta, un notevole ritrovamento: un santuario di pianta circolare dell'età del Bronzo, circondato da grandi pietre e sostenuto da pilastri terminanti a punta.
L'età romana in Olanda è meglio conosciuta della preistorica; saggi esplorativi e scavi sono stati infatti eseguiti prima d'intraprendere le ricostruzioni degli edifici distrutti durante l'ultima guerra. Per quanto riguarda l'occupazione romana dell'Olanda a S del Reno, molto interessanti sono stati i risultati delle ricerche: sulla riva meridionale è stata identificata infatti tutta una serie di castella, costituenti una linea fortificata databile al 47 d.C., quando il Reno venne costituito a frontiera dell'Impero e Claudio riorganizzò il limes della Germania Inferior.
Oltre a quelli già esplorati di Utrecht (databili dal 47 d.C. al 260 d.C.) e di Valkenburg, presso Leida, fondato intorno al 43 d. C. e in cui è stata accertata l'esistenza di sei periodi successivi di occupazione, di essenziale importanza per la conoscenza della romanizzazione del N-O dell'Europa sono gli accampamenti di Holsterhausen, di Haltern (di età augustea tiberiana), di Oberaden sulle rive della Lippe, che costituisce fino a oggi la più antica istallazione militare del territorio, da porre presumibilmente in relazione alle campagne di Augusto contro i Germani. Altri castella sono stati localizzati ad Alphen (Castellum Albaniana) con tre periodi successivi di occupazione dalla metà del 1° al 3° sec. d.C., e, ad Alphen-Zwammerdam (Nigrum Pullum nella Tabula Peutingeriana: anche qui l'origine dell'istallazione rimonta a Claudio, con fasi successive di occupazione fino a circa il 260 d.C.).
Gli scavi recenti di Nimega (Noviomagus) hanno apportato notevoli indicazioni sulla storia dell'accampamento e dell'abitato civile sorto attorno a esso. È emerso che il sito fu occupato almeno per un breve periodo fin dall'età augustea (porta monumentale in legno e sistema di fossati); il luogo fu poi rioccupato in età flavia da un campo legionario in legno, che venne sostituito successivamente da un'architettura in pietra. Gli scavi condotti nell'ultimo decennio hanno messo in luce una parte delle costruzioni interne, alcune ornate da ricche pitture murali, le istallazioni per le attività commerciali, ecc. L'abitato civile Ulpia Noviomagus che, assieme a Elinum Canninefatium, costituivano gli unici municipia esistenti nell'attuale territorio dei P. B., si sviluppò ai margini del territorio militare, nella parte occidentale della città odierna. Fra le scoperte archeologiche più importanti sono da segnalare le tracce di due templi gallo-romani circondati da galleria coperta e alcuni resti monumentali identificabili presumibilmente come un criptoportico. Numerose sepolture sono state messe in luce a S e ad E della città.
In relazione all'architettura sacra e ai luoghi di culto, un ritrovamento di notevole importanza ha avuto a Elst, dove gli scavi hanno messo in luce i resti di due templi gallo-romani. Il primo santuario, costruito sotto Claudio, fu distrutto in un incendio nel 70 d. Cristo. Il secondo tempio, sensibilmente più importante, eretto sotto vespasiano, comprendeva una cella con portico di colonne corinzie su basso podio. Le pitture murali ivi rinvenute appartengono al IV stile pompeiano di età flavia. Il tempio restò in uso fino al 3° secolo. Nel 1970 nei pressi di Colijnsplatt il ritrovamento di un centinaio di altari (di cui 64 iscritti) ha permesso di localizzare un nuovo santuario della dea Nehalennia (oltre a quello già noto di Domburg), databile dalla fine del 2° secolo e la prima metà del 3° secolo d. Cristo.
L'aereofotointerpretazione è stata applicata con successo nei P. B. per l'individuazione e la ricostruzione di strade romane nella zona di Venlo (Limburg) e di alcuni insediamenti di età romana (per es. resti di ville, fattorie, ecc.). La villa gallo-romana di Voerendaal, in prossimità del vicus di Heerlen-Coriovallum, costituisce uno degli esempi più notevoli per dimensione e ricchezza: il primo impianto, in origine assai modesto, risale alla fine del 1° secolo d.C., ma i successivi ingrandimenti di cui è stato fatto oggetto hanno contribuito, alla fine del 2° secolo a trasformare il sito in un insieme imponente di costruzioni (circa 200 m di lunghezza) con una grande corte porticata. Dopo la distruzione della metà del 3° secolo, il luogo fu rioccupato ancora per tutto il 4° secolo: l'esame degli edifici e della loro evoluzione nel tempo permette agevolmente di seguire la storia economica e sociale di un impianto a carattere agricolo. A Kerkrade (Limburg) è stata rinvenuta una bella villa romana, del 2° secolo, con galleria in facciata e torri angolari, preceduta da un impianto anteriore in legno del 1° secolo d. Cristo.
Per quanto riguarda i ritrovamenti di carattere funerario si ha nel paese un'ampia documentazione: particolarmente frequenti appaiono le tombe a incinerazione sotto il tumulus funerario: a Esch (Nord-Brabant) è stata scoperta tutta una serie di ricche tombe a incinerazione del 2° secolo d.C., alcune con camera funeraria in legno. Due grandi cimiteri a incinerazione sono stati rinvenuti a Mook e a Gennep, lungo la strada Nimega-Venlo, datati rispettivamente dalla fine del 1° a tutto il 2° secolo d.C. e dalla fine del 1° al 3° secolo. Infine a Brunssum (Limburg) gli scavi hanno messo in luce un deposito funerario della fine del 2° o degl'inizi del 3° secolo contenente ventisette oggetti di corredo. Vedi tav. f. t.
Bibl.: i principali scavi e le più significative ricerche archeologiche dei P. B. sono analizzati ogni anno nel Nieuws-bulletin van de Koninklijke Nederlandse Oudheidkundige Bond. V. inoltre W. A. van Es, Die Romeinen in Nederland, Bussum 1972; M. T. Raepset-Charier, Gallia Belgica et Germania Inferior, in Aufstieg und Niedergang der römischen Welt, II, 4, Berlino 1975.
Arti figurative. - Durante la guerra la pittura e la grafica olandese dovettero segnare il passo. Sulla generazione del dopoguerra, l'unica figura che ha esercitato un reale influsso è H. Werkman, un artista tipografico che sotto l'occupazione continuava a stampare i suoi fogli con combinazioni di lettere, cifre e forme figurative. Nell'ultimo mese dell'occupazione Werkman fu arrestato e fucilato.
Dopo il caos della guerra i giovani ricercavano un nuovo linguaggio visuale. Insoddisfatti dell'astrazione rigorosa della scuola di P. Mondrian e anche del realismo tradizionale, questi pittori "sperimentali" si rivolgevano all'estero. K. Appel, Corneille e Constant scoprivano nei loro viaggi la pittura di Picasso, Klee e Miro, e stabilivano contatti con giovani danesi, francesi e belgi. Nel 1948 fu fondato così il gruppo internazionale di Cobra (abbr. di Copenaghen, Bruxelles e Amsterdam), che durò solo tre anni, ma che esercitò un influsso profondo sull'arte olandese fin negli anni Sessanta. Il Cobra rappresenta un'arte consapevolmente primitiva. Nei loro quadri Appel, Corneille e Constant adopravano forme e colori di disegni infantili ed elementi di arte negra e precolombiana. Le figure che predominano sono animali fantastici, bambini e uomini ritratti in forme semplificate, che suggeriscono un significato mitico. Negli anni Cinquanta i principali pittori sperimentali si stabilivano a Parigi. Particolarmente l'arte di Appel, che cominciava a produrre grandi quadri riempiti di densi strati di colore, tendeva sempre più verso un espressionismo astratto.
Fra i pittori che, senza appartenere al movimento Cobra, mostrano tendenze simili, il più noto è J. Nanninga. Nella sua pittura i paesaggi nudi e scuri degli anni Quaranta si trasformano gradualmente in composizioni astratte di una tranquillità armoniosa.
In forme più appartate è continuata anche la tradizione figurativa. A. C. Willink rende con grande precisione paesaggi con rovine di un'architettura classica. C. Westerik, il principale rappresentante della scuola realistica dell'Aia, si concentra invece su figure umane in un ambiente quotidiano. Nel corso degli anni Sessanta i pittori figurativi incominciarono a incontrare un interesse maggiore.
Il surrealismo è rappresentato principalmente da Melle (M. Oldeboerrigter, morto nel 1976). Nei suoi quadri Melle ha creato un mondo fantastico che ricorda, per la minuziosa esecuzione di ogni particolare e per la frequenza di motivi sessuali, animali e vegetativi, quello di H. Bosch.
Poco prima del 1960 si organizzò un movimento non figurativo che reagiva contro il soggettivismo emozionale di Cobra e cercava di ridurre la funzione creativa dell'artista al minimo possibile. I partecipanti adottarono, in analogia con simili gruppi all'estero, il nome di Gruppo zero olandese. I prodotti caratteristici dell'arte "zero" sono composizioni rettangolari di oggetti isolati dalla realtà (lastre di ferro, viti, ecc.) disposti secondo un ordine semplice e impersonale. Fra i rappresentanti di questa corrente, Armando, noto anche come poeta, tornò più tardi nei suoi disegni a uno stile più libero e quasi figurativo. J. Schoonhoven, altro partecipante del gruppo, è conosciuto per i suoi disegni e rilievi, nei quali un singolo elemento astratto viene ripetuto con piccole variazioni.
Nell'opera di alcuni artisti di una generazione più giovane si può notare uno sviluppo ulteriore dell'astrazione razionale di Mondrian. Nelle composizioni geometriche di P. Struycken tutto, fino alle sfumature del colore, è determinato da calcoli matematici. A. Dekkers, che morì nel 1974, sperimentava con rilievi bianchi di varie forme rettangolari e circolari.
Una figura fuori di ogni movimento, che acquistò negli anni Sessanta una grande notorietà, è A. Heyboer. Le incisioni di Heyboer, nelle quali raggruppamenti geometrici di figure umane sono combinati con cifre e frammenti di un testo esoterico, sono l'espressione di un simbolismo personale.
L'orientamento internazionale verso un'arte "concettuale" si riflette in Olanda principalmente nell'opera di J. Dibbets e G. van Elk, che per fissare loro idee in una forma materiale usano con preferenza montaggi fotografici. Nei suoi ultimi lavori van Elk ha anche incorporato elementi di una tecnica pittorica tradizionale.
Vedi tav. f. t.
Bibl.: Uno studio esauriente sul movimento Cobra si trova nel libro di W. Stokvis, Cobra, geschiedenis, voorspel en betekenis van een beweging in de kunst van na de tweede wereldoorlog, Amsterdam 1974. Il Gruppo zero ha pubblicato due volumi con testi e illustrazioni: De nieuwe stijl, Amsterdam 1965-66. Artisti al di fuori dei gruppi: Willink, a cura di W. Kramer, L'Aia 1970, con bibl.; J. L. Locher, Anton Heyboer, werk en persoon, in Vormgeving en structuur, Amsterdam 1973. Notizie sugli altri artisti nei cataloghi di mostre personali presso lo Stedelijk Museum di Amsterdam.
Architettura. - Dopo il 1945, la storia dell'architettura olandese è sempre meno storia di singoli "maestri". Accade con sempre maggiore frequenza che la paternità di una costruzione sia assunta collettivamente da un gruppo di architetti, da uno "studio", tanto che, se si vuol sapere chi sia l'effettivo autore del progetto, non rimane, il più delle volte, che affidarsi al sentito dire. Ciò, d'altra parte, rispecchia la reale pratica della progettazione in cui il lavoro individuale si fa ogni giorno più raro.
Tra i vecchi architetti della grande generazione sono pochi coloro i quali, sopravvissuti ai cinque anni di occupazione tedesca e di totale blocco dell'attività edilizia, hanno ripreso nel dopoguerra la loro opera di "solisti". W. M. Dudok (1884-1974) ha progettato, nel 1967, alcuni complessi residenziali di case a molti piani ad Amsterdam, mediocri nell'organizzazione planimetrica, ma con innovazioni plastiche che sarebbero state, in seguito, largamente imitate. Alla fama di Dudok, invece, nulla aveva aggiunto - se non l'aveva diminuita - il municipio di Velsen (1956). G. Rietveld (1888-1964) è rimasto fedele alla sua origine De Stijl e alla sua fama d'instancabile ricercatore di soluzioni nuove: nella villa di campagna a Ilpendam (1959) si rifà al Mondrian più puro, mentre nel progettare gli edifici scolastici di Amsterdam (1957) e di Arnhem (1958) sembra cercare una smaterializzazione della struttura architettonica quasi volesse racchiudere lo spazio nel puro nulla; di nuovo, nella villa di campagna a Heerlen (1963) gli spazi sono accatastati gli uni sugli altri come i quadrilateri nei dipinti di Mondrian. La chiesa di Uithoorn (1960) richiama ancora Mondrian, ma con un tocco di monumentalità nella zona dell'ingresso, che si renderà ancor più evidente nel progetto per il Museo Vincent van Gogh di Amsterdam, realizzato postumo. J. J. P. Oud (1890-1963) si libera dell'ornamentalismo cui si era volto alla fine degli anni Trenta, e cerca, non senza qualche difficoltà, di ritrovare le proprie origini recuperando i moduli grammaticali di De Stijl: vi riuscirà pienamente soltanto con i progetti per il Palazzo dei congressi all'Aia, costruito dopo la sua morte. Di fronte all'opera realizzata, viene però da chiedersi fino a che punto le enormi dimensioni di un edificio come questo siano compatibili con le soluzioni compositive di De Stijl. Tra gl'"individualisti" sopravvissuti alla guerra, va ricordato anche J. Bijvoet (nato nel 1889) che, in una serie di teatri (quello di Tilburg del 1961, quello di Nimega del 1963, quello di Apeldoorn del 1966 e il progetto per quello di Amsterdam, approvato ma non ancora realizzato) ha sviluppato, con sorprendente spirito giovanile, un'espressiva plasticità di stile quasi brutalista non senza venature romantiche. S. van Ravesteijn (nato nel 1899), che negli anni Trenta aveva sviluppato una personale forma di barocco, fatta di linee curve e di sculture applicate, ritorna a soluzioni più austere con la stazione centrale di Rotterdam (1953) che, se risente probabilmente di un certo influsso della stazione Termini di Roma, mostra delle qualità spaziali che richiamano quello che è un insuperato esempio della sua capacità di strutturare gli spazi, cioè la stazione ferroviaria di Utrecht (1938).
La difficoltà dell'attribuzione di un'opera a un unico autore ci si presenta già, in qualche misura, con W. van Tijen (1894-1974). Egli infatti costituì con H.A. Maaskant (nato nel 1907) un sodalizio durato dal 1938 sino alla fine degli anni Cinquanta, durante il quale gran parte dei lavori sono da considerare eseguiti in collaborazione, anche se sembra esservi sempre più la mano di Maaskant mentre l'apporto di van Tijen si fa sempre meno riconoscibile. Negli ultimi cinque anni della sua vita, Van Tijen si dedicò al campo specialistico dell'edilizia per anziani. P. Elling (1897-1962) s'è associato, dopo la guerra, a Ben Merkelbach (1901-1961): insieme hanno intrapreso la via della funzionalità (in quanto opposta al funzionalismo), come mostra il Rijnhotel di Rotterdam del 1957, e ancor più il grande edificio della GAK ad Amsterdam, del 1958. Dopo la morte di Merkelbach, Elling si riaccosta a De Stijl, di cui fornisce saggi molto belli, come l'edificio dell'amministrazione alla Fiera internazionale di Utrecht nel 1962, gli studi radiofonici di Hilversum, sempre nel 1962, e una stazione di rifornimento ad Amsterdam, realizzata dopo la sua morte.
J. H. van den Broek (nato nel 1898), pur appartenendo per età alla generazione degl'"individualisti", s'inserisce pienamente nella nuova tendenza per cui, a firmare l'opera, è non più il singolo architetto, ma lo "studio". Egli, dopo aver prodotto nel periodo prebellico una serie di lavori che interpretavano, in maniera un po' rozza ma personale, la funzionalità, con risultati non belli ma di solido aspetto, nel 1948 fonda con J. B. Bakema (nato nel 1914) uno studio destinato ad acquistare grandissima fama ben oltre i confini nazionali. Nella particolare interpretazione che i due hanno fornito dello "stile internazionale", è forse andata perduta, in parte, l'immediatezza di van den Broek, ma non v'è dubbio che essi, con la progettazione, nel 1953, del centro commerciale (Lijnbaan) di Rotterdam, abbiano realizzato un'opera di valore esemplare a livello internazionale, e che, con lavori quali il centro civico di Marl nella Rep. Fed. di Germania (costruito nel corso degli anni Sessanta e oltre) o il palazzo della radio di Stato a Hilversum (del 1956), abbiano conseguito risultati di notevole maestria. Altrettanto si può dire del grande auditorium dell'università tecnica di Delft, anche se, nella sua spettacolarità, sembra rifarsi al progetto per un'immaginaria "Nuova Babilonia" del pittore e scultore olandese Constant.
Il già citato H. A. Maaskant si è posto a capo di uno studio di progettazione i cui collaboratori si sono fatti via via più numerosi. Tuttavia lo stile di Maaskant è riconoscibile, per es., nel "palazzo per le vendite all'ingrosso" accanto alla stazione centrale di Rotterdam, la più bella costruzione (se non l'unica bella costruzione) di questa città. Probabilmente il vero autore del progetto è J. Steensma (nato nel 1904), ma alcuni dettagli, e in particolare l'ornamentazione prefabbricata, così come lo schema generale del progetto, sono da attribuire a Maaskant (1949-51).
Meno facile è individuare quanto degli sviluppi successivi dell'opera di Maaskant sia dovuto a lui e quanto ai suoi collaboratori: la fabbrica Tomado a Etten-Leur reca ancora la firma dei soli van Tijen e Maaskant (1955), ma già la sede centrale della Tomado a Dordrecht (1962) è firmata Maaskant-van Dommelen-Kroos-Senf; le stesse quattro firme ritroviamo per gli uffici della Johnson Wax a Mijdrecht (1967), anche se pare siano stati progettati da G. P. de Bruijn (nato nel 1929); qualcosa di simile accade per la sede centrale dell'impresa di dragaggio Adriaan Volker a Rotterdam (1973), di cui ancora si discute se sia opera di De Bruijn o del genero di Maaskant, P. J. Gerssen (nato nel 1932), in seguito staccatosi dallo studio. Tutto ciò dimostra come non sia più possibile oggi non solo assegnare l'opera architettonica a una singola personalità, ma talvolta nemmeno a coloro che l'hanno ufficialmente firmata.
D'altra parte, l'eclissarsi dei pochi grandi dell'architettura consente di affacciarsi a un notevole numero di personalità di talento: J. P. Kloos (nato nel 1905), un deciso funzionalista, come si può vedere da un suo singolare complesso residenziale sulla Dijkgraafplein ad Amsterdam (1970); P. Zanstra (nato nel 1905), un seguace di successo dello stile internazionale; A. Staal (nato nel 1907), che persegue solitario un suo tentativo di adattare l'estetica tradizionale alle forme di oggi; M. F. Duintjer (nato nel 1908), molto vicino allo stile internazionale, ma voltosi, di recente, a forme spezzate, più "umanizzate"; K. L. Sijmons (nato nel 1908), in cui si avvertono vaghi influssi brutalistici; H. Salomonson (nato nel 1910), un notevolissimo stilista, con molte ville di campagna al suo attivo, ma anche un bel palazzo per uffici, per un'industria chimica, ad Amsterdam. Vanno inoltre citati tre seguaci dello stile internazionale: E. F. Groosman (nato nel 1917), D. van Mourik (nato nel 1921) e J. W. du Pon (nato nel 1922); e alcuni interessanti funzionalisti della generazione di mezzo: G. J. van der Grinten (nato nel 1927), J. C. L. Choisy (nato nel 1928), W. G. Quist (nato nel 1930) ed E. J. Jelles (nato nel 1932, la cui cura per il dettaglio riecheggia la poetica degli anni Venti). Tutti costoro, se stanno a dimostrare che i nostri non sono tempi di eccezionali individualità artistiche, testimoniano però, soprattutto, che l'architettura ha perso assai meno in vitalità di quanto frequentemente si dica.
A. van Eyck (nato nel 1918) ed H. Hertzberger (nato nel 1932) hanno resa famosa la rivista olandese di architettura Forum, intorno al 1960, con la loro riscoperta del sistema di vita della kasbah araba, che ha avuto un'enorme influenza sull'urbanistica di oggi. Van Eyck ha acquistato notorietà con il suo centro per bambini handicappati ad Amsterdam (1960); un suo quartiere residenziale, fatto di case basse, a Zwolle (in fase di realizzazione nel 1975) ha ancora certe caratteristiche che ricordano l'atmosfera intima della kasbah. Hertzberger è divenuto il più noto progettista olandese di spazi abitativi interrelati. Sia van Eyck che Hertzberger lavorano ancora a livello individuale.
La produzione di F. J. van Gool (nato nel 1922) e dei suoi collaboratori Oyevaar e Stolle oscilla tra funzionalità e funzionalismo, con forme rigide ma d'indubbio valore estetico. L. J. Heijenrijk (nato nel 1932) e J. van Stigt (nato nel 1934) si segnalano per l'abilità con cui applicano la progettazione modulare. Numerosi sono i giovani architetti che vanno riscoprendo le forme tradizionali, soprattutto nella costruzione di case a uno o due piani: tra questi vanno ricordati N. Witstok (nato nel 1930), P. P. Hammel (nato nel 1933), H. Klunder (nato nel 1935) e J. H. Bosch (nato nel 1939), il cui ostello della gioventù ad Amsterdam costituisce un tentativo indubbiamente notevole di conciliare il linguaggio moderno con l'imponenza dell'ambiente circostante, sorto agl'inizi del secolo. Onno Greiner (nato nel 1924), dotato di un'estrema semplicità di progettazione, eccelle nella costruzione di centri sociali, caratterizzati da una particolare atmosfera, fatta di profondo spirito democratico. Il lavoro di E. Hartsuyker (nato nel 1925) è dominato dall'idea di quello che egli chiama "muro per vivere", che consiste nel concentrare tutti gli accessori domestici entro una parete rigida inserita in uno spazio abitativo flessibile. P. Blom (nato nel 1934), che è senz'altro il più fantasioso tra i progettisti olandesi, ha sviluppato il principio della kasbah nel progetto per un complesso di abitazioni a Hengelo (1971) e ha recentemente terminato un quartiere di "case-albero" (abitazioni sostenute da sottili elementi a stelo che reggono le scale) a Helmond (1975). J. Verhoeven (nato nel 1926) può essere considerato un vero e proprio romantico con lo scarno nonfinito delle sue abitazioni, strutturate su una rigida griglia dimensionale.
N. J. Habraken (nato nel 1928) ha elaborato, nel corso di una decina d'anni, il suo principio del "guscio" architettonico (i cosiddetti progetticasco) e della flessibilità delle partizioni interne che possono essere costruite secondo le esigenze dell'inquilino o del proprietario. Il principio, derivato da un'idea di Le Corbusier, ha condotto alla messa a punto di dimensioni standardizzate ora largamente in uso, soprattutto nella Rep. Fed. di Germania. Habraken ha costruito poco o nulla, ma grande è l'influenza esercitata dal suo insegnamento. Nel 1975 è stato chiamato al Massachussetts Institute of Technology. Vedi tav. f. t.