PAESI BASSI
(v. olanda, XXV, p. 207; App. I, p. 903; II, II, p. 440; III, II, p. 297; paesi bassi, XXV, p. 909; App. IV, II, p. 709)
I P.B., che si estendono su una superficie di 33.937 km2 (41.526 con le acque interne), restano il paese più densamente popolato d'Europa (446 ab./km2 nel 1992), seguiti, a notevole distanza, dal Belgio (328 ab./km2). Nell'ultimo ventennio la popolazione dei P.B. è aumentata di oltre 2 milioni di unità, come conseguenza in parte dell'elevato saldo naturale (che però è sceso al 4,6ı nel 1991: 13,2ı il tasso di natalità e 8,6ı quello di mortalità), e in parte dell'immigrazione. Nel 1992 si contavano ben 733.000 immigrati (contro i 296.800 del 1973), per lo più di origine turca (il 30% del totale) e marocchina. Il 90% della popolazione dei P.B. vive inurbata. La Randstad, la ''città anello'', nata dalla fusione delle principali aree urbane olandesi, raccoglie in meno di un quinto della superficie territoriale il 40% della popolazione. Nella provincia dell'Olanda meridionale la densità di popolazione raggiunge i 1140 ab./km2.
Nell'utilizzazione del suolo si osserva un aumento sia delle aree a coltura (dal 22,8% del 1977 al 25% del 1991), sia dell'incolto e improduttivo (dal 35,5% al 36,7%) a spese delle aree a prati e pascoli (che nello stesso periodo sono scese dal 33,6% del 1977 al 29,4%). L'agricoltura olandese, proverbiale per la sua efficienza e per la sua organizzazione, vanta le più elevate produttività del mondo. Circa metà dell'arativo è coltivato a cereali (frumento, 139.000 ha per 10,2 milioni di q nel 1992; orzo, 39.000 ha per 2,2 milioni di q; avena, 3000 ha per 160.000 q). Sempre diffusa la coltura della patata, per uso sia alimentare che industriale (70,4 milioni di q su 175.000 ha), e della barbabietola da zucchero (86,3 milioni di q su 125.000 ha), ma guadagnano continuamente terreno l'orticoltura, la frutticoltura (pere, mele, prugne) e soprattutto la floricoltura, la bulbicoltura e la vivaistica. Grazie a tecniche avanzate e a un elevato livello qualitativo, queste ultime caratterizzano sempre più nettamente l'agricoltura dei P.B., che tuttavia ricavano i maggiori redditi del settore primario dall'allevamento: bovini, 4.920.000 capi (1992); suini, 14.161.000; ovini, 1.954.000; carne, 2.621.000 t; latte, 11.180.000 t. Date le note crisi di eccedenza comunitarie, risultano in contrazione soltanto burro (163.000 t) e formaggi (634.000 t). I P.B. mantengono una buona posizione nella pesca (438.300 t di pescato nel 1990) e nella correlata industria di trasformazione.
Nel settore energetico i P.B. possono contare su una buona produzione petrolifera (3.258.000 t nel 1991; giacimenti di Coevorden-Schoonebeek e di Rijswijk; raffinerie presso Rotterdam e Amsterdam). Rispetto agli anni Settanta, è invece in diminuzione la produzione di gas naturale (81.666 milioni di m3 nel 1991; giacimenti di Bierum, Schildmeer, Slochteren, Noordbroek). Dopo la chiusura dei pozzi del Limburgo la produzione di carbone è ormai irrilevante. La produzione di energia elettrica (74.553 milioni di kWh nel 1991, quasi interamente di origine termica; meno dell'1% quella termonucleare; centrali nucleari a Dodewaard e a Borsele) è in costante aumento.
Nonostante la fama di grande paese agricolo, fornitore privilegiato di derrate alimentari per la Germania, in realtà i P.B. sono ormai un grande paese industrializzato che, pur non avendo abbandonato le tradizionali attività di trasformazione delle materie prime provenienti dalle ex colonie (manifattura del tabacco, zuccherifici) e la sempre redditizia lavorazione dei diamanti, punta ormai alla grande industria e all'alta tecnologia, in gran parte controllate da importanti multinazionali. Nel 1991 l'industria siderurgica ha prodotto 4,7 milioni di t di ghisa e ferroleghe, e 5,2 milioni di t di acciaio. Notevole anche la lavorazione dei metalli non ferrosi (zinco, piombo e alluminio). La cantieristica si mantiene all'altezza della sua fama, ma diminuisce il tonnellaggio delle navi varate (173.000 t di stazza lorda nel 1991). Una battuta d'arresto ha registrato invece l'industria automobilistica (84.709 autovetture e 13.915 veicoli commerciali prodotti nel 1991), mentre in espansione sono le industrie chimiche: fibre sintetiche, fertilizzanti azotati (1,8 milioni di t nel 1990), caucciù sintetico (236.600 t) e materie plastiche. La bilancia commerciale, in passivo alla fine degli anni Settanta, si è mantenuta positiva negli anni Ottanta e nei primi anni Novanta.
L'alto sviluppo raggiunto dal paese è dimostrato dalla diffusione e dalla funzionalità delle vie e dei mezzi di comunicazione. Sulle strade e autostrade olandesi (105.000 km) circolano 6,5 milioni di autoveicoli, di cui 5,7 milioni di autovetture, con un rapporto di un'auto ogni 2,5 abitanti. Efficiente anche la rete ferroviaria per il trasporto sia di passeggeri che di merci. Grandissima importanza conserva la rete fluviale (5046 km di fiumi e canali navigabili), che è parte integrante delle imponenti strutture portuarie. La flotta commerciale conta 1076 navi per una stazza lorda di 3,4 milioni di t (1992). In rapida espansione la navigazione aerea. Gli aeroporti internazionali di Schiphol/Amsterdam e di Rotterdam sono importanti nodi del traffico mondiale (188 milioni di km volati e 28,7 miliardi di passeggeri/km nel 1991-92).
Bibl.: F.E. Huggett, The Dutch connection, L'Aia 1982; OCDE, Les Pays Bas, in Etudes économiques, 1986-87; P.K. King, M. Wintle, The Netherlands, Oxford-Santa Barbara 1988; J. Malézieux, Randstad Holland. Réponse urbaine des métropoles européennes à l'internationalisation de l'économie, in Notes de recherche du Centre de recherches sur l'industrie et l'aménagement, 11 (1989); Rijksplanologische Dienst, De Randstad op weg naar 2015, L'Aia 1990; Id., Platteland op weg naar 2015, ivi 1990; H. Hetsen, M. Hidding, Landbouw en ruimtelijke organisatie in Nederland, Wageningen 1991.
Politica economica e finanziaria. - Dopo un prolungato periodo di stagnazione del reddito e della domanda interna, a partire dal 1983 l'economia dei P.B. ha mostrato segni di ripresa. In una prima fase la crescita è stata trainata dalla domanda estera. La posizione competitiva dei P.B. si è infatti notevolmente rafforzata in seguito alla moderata dinamica salariale fatta registrare a partire dal 1978. Ciò ha consentito un rapido aumento delle esportazioni di beni e servizi allorché, nel 1984, l'andamento del commercio mondiale è risultato particolarmente vivace. La crescita delle esportazioni si è tuttavia stabilizzata a partire dal 1986. Da allora, lo sviluppo dell'economia olandese ha tratto impulso dalla domanda interna, alimentata dall'aumento del reddito reale del settore industriale e delle famiglie.
I consumi privati sono cresciuti del 3% nel 1986, in seguito, soprattutto, al calo del tasso d'inflazione e all'aumento delle remunerazioni. Nonostante un certo rallentamento nel 1987, la crescita dell'economia è proseguita nel biennio successivo, caratterizzato anche da limitati tassi di aumento dei prezzi e da ampi avanzi della bilancia dei pagamenti di parte corrente (oltre 7 miliardi di dollari l'anno).
La riduzione del disavanzo pubblico è risultata, invece, assai lenta. Nella prima metà degli anni Ottanta il disavanzo ha oscillato intorno al 6% del PIL. Il governo rieletto nel 1986 ha, inoltre, dovuto fronteggiare la marcata diminuzione dei prezzi dei prodotti energetici. Il reddito derivante da questi prodotti è sceso del 60% nel 1987; nello stesso anno le entrate complessive dello stato sono diminuite di circa l'8%. Per far fronte a questa situazione il governo ha attuato un programma volto a ridurre il disavanzo pubblico. Solo negli anni Novanta si è avuta una marcata riduzione del disavanzo che, nel 1993, malgrado la fase recessiva attraversata dall'economia olandese, si è portato al disotto del 3%.
Importanti modifiche sono state introdotte nel corso degli anni Ottanta nel mercato del lavoro. Tra il 1960 e il 1980 le autorità olandesi avevano svolto un ruolo importante nel processo di formazione dei salari e di regolamentazione del mercato del lavoro; esse avevano inoltre offerto possibilità d'impiego diretto nel settore pubblico o in settori collegati, quali quello sanitario e della scuola. L'occupazione nel settore pubblico era così aumentata di oltre il 50% tra il 1967 e il 1981, con un incremento particolarmente elevato tra il 1974 e il 1977, allorché il primo shock petrolifero aveva ridotto l'attività e l'occupazione nel settore privato. Questa politica era risultata particolarmente efficace nel mantenere la crescita dell'occupazione considerevolmente più elevata di quella fatta registrare dai principali partners europei.
A partire dal 1981 la capacità del settore pubblico di aumentare l'occupazione è stata tuttavia limitata dai crescenti disavanzi pubblici. Così nel 1981-82, allorché l'economia olandese è caduta in una fase di recessione, il tasso di disoccupazione è salito rapidamente, fino a raggiungere il 12% nel 1983-84. Per fronteggiare questa situazione il governo, dopo aver raccomandato una moderazione salariale per rilanciare l'occupazione, si è ritirato dalla commissione tripartitica sui salari, lasciando la determinazione di questi ultimi alle parti sociali. Nel 1985 queste hanno concordato una limitazione dell'indicizzazione dei salari e una riduzione del 5% dell'orario di lavoro. Tali misure hanno consentito una diminuzione del tasso di disoccupazione di quasi 4 punti percentuali tra il 1984 e il 1993.
Storia. - La coalizione di centro-destra − formata dai democristiani del CDA (Christen-Democratish Appel), dai liberali del VVD (Volkspartij voor Vrijheid en Democratie) e guidata dal democristiano A. Van Agt − governò il paese dal gennaio 1978 alle elezioni del maggio 1981. In tali consultazioni il CDA − nato nel 1976 in seguito alla fusione dei tre partiti confessionali, uno cattolico e due protestanti − continuò a mantenere la maggioranza relativa con il 30,81% dei voti, nonostante la perdita di un seggio rispetto alle precedenti elezioni del 1977; mentre l'ex alleato di governo, il Partito liberale, scese da 28 a 26 seggi. D'altro canto, la pesante sconfitta dei laburisti (PvdA, Partij van de Arbeid), che registrarono un calo di 9 seggi a vantaggio di Democraten 66 (che passarono da 8 a 17 seggi) e di altri raggruppamenti minori della sinistra, portò a una difficile situazione politica che si risolse solo dopo un lungo negoziato con la formazione di una coalizione di centro-sinistra, sempre presieduta da Van Agt, cui aderirono il CDA, i laburisti e Democraten 66.
Forti contrasti interni si manifestarono in materia di politica economica e di politica militare: i laburisti proponevano misure in primo luogo contro la disoccupazione − superiore ormai al 10% −, mentre i democristiani puntavano a ridurre il pesante deficit statale con drastici tagli alla spesa pubblica; l'installazione degli euromissili Cruise nel paese, richiesta dalla NATO nel dicembre 1979 e sostenuta dai democristiani, era fortemente contrastata da un ampio settore dell'opinione pubblica, dai laburisti e perfino da una parte della stessa base democristiana. Ne conseguì, nel maggio 1982, una crisi di governo e fu costituito un gabinetto di minoranza (composto da CDA e Democraten 66) per preparare le elezioni anticipate, che si tennero nel settembre dello stesso anno. Nonostante la sconfitta elettorale dei democristiani (passati a 45 seggi) e l'avanzata del Partito laburista (che, conquistando la maggioranza relativa dei voti − pari al 30,4%, contro il 29,3 del CDA −, ottenne 47 seggi) a danno di Democraten 66 (che perse 11 seggi), si arrivò alla formazione di un governo di centro-destra, costituito dal CDA e dai liberali, grazie soprattutto al notevole successo di questi ultimi, che aumentarono di 10 seggi la propria rappresentanza parlamentare. In materia di politica economica, la linea del nuovo gabinetto, guidato dal leader democristiano R. Lubbers, adottò negli anni successivi misure decisamente deflattive, con pesanti tagli alla spesa pubblica, al fine di ridurre il deficit statale: misure che provocarono forti tensioni sindacali, soprattutto nel settore pubblico. Quanto alla questione degli euromissili, nel novembre 1985 il governo approvava l'installazione dei missili Cruise per il 1988. La decisione del governo Lubbers venne peraltro superata due anni dopo dal trattato tra Stati Uniti e Unione Sovietica (dicembre 1987) per l'eliminazione delle testate nucleari in Europa.
Nel frattempo, nel febbraio 1983, il Parlamento (Stati Generali) approvava la nuova costituzione del regno (che sostituiva quella del 1848), le cui principali novità riguardavano la netta distinzione degli ambiti istituzionali del primo ministro e del governo, l'abbassamento a 18 anni d'età del diritto di voto, l'introduzione del diritto ''sociale'' all'assistenza pubblica per tutti i cittadini, l'estensione della libertà d'opinione a tutte le forme di comunicazione, l'abolizione di ogni elemento di discriminazione religiosa, sessuale o etnica, e, infine, la soppressione della pena di morte. Secondo un precedente emendamento costituzionale, inoltre, che cancellava le restrizioni alla successione al trono per linea femminile, il 30 aprile 1980 la regina Giuliana aveva abdicato in favore della figlia maggiore Beatrice.
La coalizione di centro-destra ritornò al governo anche dopo le elezioni politiche del maggio 1986. In queste elezioni i liberali del VVD persero 9 seggi a favore dei democristiani del CDA (che da 45 seggi passò a 54), mentre nello schieramento di sinistra i laburisti e Democraten 66 (che in quell'anno modificò ufficialmente il nome in D66) registrarono un'avanzata elettorale a scapito dei gruppi più radicali (il PvdA passò da 47 a 52 seggi, mentre D66 da 6 a 9). Il governo Lubbers avviò un programma di ulteriore riduzione della spesa pubblica e nel maggio 1989 propose un piano ventennale di difesa dell'ambiente che comportava tagli in nuovi settori (difesa ed edilizia), un aumento delle tasse sulla benzina e l'abolizione delle esenzioni fiscali per i pendolari che usavano il trasporto privato. Di fronte all'opposizione degli alleati liberali al piano di Lubbers, si arrivò a una crisi di governo e, dopo un gabinetto ad interim guidato dallo stesso Lubbers, furono indette nuove elezioni nel settembre 1989. In queste elezioni il CDA confermava i suoi 54 seggi, i laburisti ne perdevano 3 e i liberali 5; il raggruppamento di sinistra (Groen Links), formato da un'alleanza tra i piccoli partiti della sinistra − Partito radicale, Partito socialista pacifista, Partito comunista olandese, Partito popolare evangelico, alleanza che si coalizzerà in un unico partito con lo stesso nome di Groen Links nel giugno 1991 −, infine, otteneva 6 seggi.
I risultati elettorali portarono alla formazione di un nuovo governo di coalizione, questa volta di centro-sinistra, guidato ancora una volta da Lubbers, che vedeva la partecipazione del CDA e dei laburisti, con un programma orientato a un ampliamento delle spese per l'assistenza pubblica a fronte di una riduzione di quelle militari. Inoltre, accanto alla creazione di un programma per l'occupazione, fu confermata la volontà di realizzare il piano ventennale proposto nel maggio 1989, che venne tuttavia rivisto l'anno successivo (agosto 1990) al fine di abbreviare i tempi della sua realizzazione e di rafforzare gli obiettivi relativi al risparmio energetico e all'eliminazione e riciclaggio dei rifiuti. Venne anche ritirata la misura impopolare che aboliva gli sgravi fiscali per il trasporto privato: misura compensata da un aumento dell'imposta di consumo sui carburanti.
Nel 1991 la perdita di popolarità del governo − e in special modo dei laburisti, che nelle elezioni provinciali per la Camera Alta tenutesi nel marzo 1991 registrarono un drammatico calo del 13% dei voti − fu accompagnata da tensioni interne alla compagine governativa emerse a proposito della proposta del CDA di ridurre l'impegno dello stato nella politica di welfare. Quest'ultima questione rientra d'altronde nell'acceso dibattito che coinvolge le forze politiche e la stessa opinione pubblica. Di fronte al deficit statale, ha cominciato infatti a essere messo in discussione l'alto costo finanziario del sistema assistenziale, tanto che nel settembre 1993 il governo ha presentato una riforma del sistema di assistenza pubblica, sostituendo al concetto di ''massima collettivizzazione dei rischi'' quello di una garanzia individuale legale di ''protezione sociale minima''. Tale cambiamento di rotta riflette, in sostanza, la scelta da parte dei partiti di governo di ridurre l'impegno statale e, seppur limitatamente, di privatizzare alcuni servizi. Rispetto a questa svolta − ancora lontana, peraltro, dall'approvazione parlamentare −, rimane però salda l'impostazione di fondo della linea politica seguita dai diversi governi nell'ultimo ventennio per quel che concerne gli altri principali ambiti d'intervento: in primo luogo la questione dell'ambiente, poi quella dei diritti civili (nel maggio 1992 sono stati legalizzati i club in cui viene praticata la prostituzione; nel febbraio 1993 il Parlamento ha votato una nuova legge che, pur non depenalizzando l'eutanasia, riconosce ai medici la facoltà di ricorrervi in alcuni specifici casi) e, infine, la sostanziale opzione antimilitarista (nel gennaio 1993 il governo ha annunciato un programma di riduzione di quasi il 50% delle forze armate e la graduale abolizione del servizio militare di leva entro il 1998).
Bibl.: B. Gaay Fortman, De oilitieke pendule: pleidooi voor een nieuwe toekomst, Ede 1987; A. M. de Boo, Nederland, handelsnatie zonder handelspolitiek?: handelspolitiek als non-issue, Groningen 1989; Politics in the Netherlands: how much change?, a cura di H. Daalder e G. A. Irwin, Londra 1989; C. Huijsen, De PvdA en het Von Munchhausen-syndroom: pleidooi voor een progressief perspectief, Haarlem 1990; K. Gladdish, Governing from the center: politics and policy-making in the Netherlands, Williston (Illinois) 1991; C. P. Middendorp, Ideology in Dutch politics: the democratic system reconsidered, 1970-1985, Assen-Maastricht 1991; M. Tiesinga e altri, Emancipatie in de jaren negentig, Zutphen 1991; I. D. Verkuil, Een positieve grondhouding: de geschiedenis van het CDA, L'Aia 1992; J. J. Woltier, Recent verleden: de geschiedenis van Nederland in de twintigste eeuw, Amsterdam 1992; R. B. Andeweg, Dutch politics and government, New York 1993; R. H. Cox, The development of the Dutch welfare state: from workers' insurance to universal entitlement, Pittsburgh 1993.
Letteratura. - Il panorama della letteratura nederlandese dell'ultimo ventennio, che grazie ai tanti nomi nuovi si presenta mutato, viene generalmente suddiviso in tre correnti.
Fedele a se stessa, ma alquanto isolata rispetto al grande pubblico, è la corrente modernista schierata attorno alla rivista d'avanguardia Raster ("Retino", 1967-72; saltuariamente continuata come collana di volumi dal 1973 al 1976, ha ripreso la pubblicazione dal 1977), i cui collaboratori coltivano soprattutto un tipo di sperimentazione che privilegia l'uso della lingua come materia espressiva di per sé, che si riflette in un'opera di finzione. Un esempio è il redattore H.C. ten Berge (n. 1938) che applica, sulle orme di E. Pound, tecniche poetiche basate sul montaggio di altri testi; nella poesia epica Texaanse elegieën ("Elegie texane", 1983) sposta l'ottica consueta del lettore, contrapponendo anche varie culture fiorite in periodi differenti. Nelle recenti raccolte, la sua opera si dimostra più accessibile al lettore.
In Raster, erede della formula dell'analisi strutturale ''ergocentrica'' di Merlijn (1962-66), molto spazio è dedicato al rapporto tra la letteratura e la linguistica. La critica letteraria non si limita alle frontiere olandesi: tipica dell'impostazione internazionale è la raccolta di saggi Terugschrijven ("Rispondere per lettera", 1987) di uno degli autori più rappresentativi della rivista, J. F. Vogelaar (pseud. di F. Broers, n. 1944). All'attenzione per l'avanguardismo di stampo internazionale − con collegamenti, fra l'altro, in Italia (E. Sanguineti) − si aggiunge ora quella per le relazioni tra letteratura e società, dando spazio alle teorie di Barthes, Foucault, Adorno, Benjamin.
Nell'ambiente di Raster, oltre a ten Berge e Vogelaar, spiccano altre personalità quali: R. Bloem (n. 1932), anch'egli cresciuto nella tradizione della ''logopoeia'' di E. Pound, critico letterario e traduttore di autori come Mallarmé, Apollinaire, Joyce; il poeta dei ''Cinquantisti'' G. Kouwenaar (n. 1923), che influenzò a sua volta la poesia di H. Faverey (1933-1990); e inoltre autori più affermati, come G. Krol (n. 1934) e J. Bernlef (pseud. di H.J. Marsman, n. 1937; nel 1994 ha ricevuto il premio P.C. Hooft per la poesia), accanto ai più giovani poeti P. Nijmeijer (n. 1947) e W. Kusters (n. 1947).
Una reazione allo sperimentalismo letterario nacque negli anni Settanta quando, per es. nel Manifest voor de jaren zeventig ("Manifesto per gli anni Settanta"), vari autori optarono per testi "leggibili". Uno dei firmatari, H. Heeresma (n. 1932), sviluppò in quegli anni uno stile particolare − per es. in Han de Wit gaat in ontwikkelingshulp ("Han de Wit va volontario nei paesi sottosviluppati", 1972) − costituito da una mescolanza di slapstick e di parodia, sullo sfondo di un acuto pessimismo.
In questi stessi anni uscirono anche le prime opere del biologo M. 't Hart (n. 1944), considerato rappresentante di questa corrente tradizionalista. In romanzi come Een vlucht regenwulpen (1978; trad. it., Un volo di chiurli, 1984), o in De jacobsladder ("La scala di Giacobbe", 1986), sviluppa la tematica della gioventù calvinista e puritana, della solitudine individuale, oltre a dimostrare, nei suoi saggi, un'ampia erudizione. Notevoli, dal suo tardo debutto nel 1976 in poi, le novelle di F.B. Hotz (n. 1922) − fra cui la raccolta Eb en vloed ("Marea alta e bassa", 1987) −, nelle quali disegna acutamente un mondo senza illusioni, come anche nel romanzo De vertekening ("L'immagine falsata", 1991). L'opera di J.M. Biesheuvel (n. 1939), invece, sottolinea l'assurdità dell'esistenza umana. Più ironica la produzione del diplomatico F. Springer (pseud. di C.J. Schneider, n. 1932): si vedano in particolare le novelle Bougainville (1981) e Bandoeng-Bandung (1993). Commovente il romanzo sulla demenza, Hersenschimmen ("Chimere", 1984), di J. Bernlef. Controcorrente la produzione di G. Komrij (n. 1944), poeta, saggista e, infine, romanziere, per es. in Over de bergen ("Sopra le montagne", 1990) che si svolge in Portogallo, dove l'autore attualmente vive.
Tipica in queste opere ''tradizionali'' è l'attenzione rivolta ai dati realistici della vita, mentre la prospettiva narrativa s'incentra spesso su un unico personaggio. Tra le opere che focalizzano il tema della dignità dell'individuo, parecchie elaborano esperienze vissute nella seconda guerra mondiale, fra le altre quelle di J. Oberski (n. 1938), Kinderjaren (1978; trad. it., Anni d'infanzia, 1982, da cui R. Faenza ha tratto il film Jonas che visse nella balena, 1993), A. Tellegen (n. 1941), De dood van tante Miesje ("La morte di zia Miesje", 1984), G.L. Durlacher (n. 1928), Drenkeling ("L'annegato", 1987), C. Friedman (n. 1952), Twee koffers vol ("Due valige piene", 1992). Nei campi di concentramento giapponesi, nell'Indonesia degli anni 1942-45, o comunque su esperienze vissute nelle ex-colonie si svolgono i romanzi di J. Brouwer (n. 1939), Bezonken rood ("Rosso depositato", 1981); di M. Ferguson (n. 1920), Elias in Batavia en in Jakarta ("Elia a Batavia e a Giacarta", 1977) o Chaos ("Caos", 1989); e di P. Gomes (n. 1932) Het kind met de clownspop ("La bambina con la bambola da clown", 1987). Importanti, in questo contesto, i saggi di R. Kousbroek (n. 1929) in Het Oost-Indisch Kampsyndroom ("La sindrome dei campi di concentramento nelle Indie Orientali", 1992). Fra la letteratura extra muros nelle Indie Occidentali, invece, spicca l'opera di Tip Marugg (n. a Curaçao nel 1923), come De morgen loeit weer aan ("La mattina si ripresenta muggendo", 1988).
Vasta la produzione femminile e parzialmente femminista. Oltre alla prosa di H. Meinkema (pseud. di H. Stamperius-Nelemans, n. 1943), sono da notare le novelle di T. de Loo (n. 1946), De meisjes van de suikerwerkfabriek ("Le ragazze dello zuccherificio", 1985; della stessa autrice da ricordare il romanzo De tweeling, "I gemelli", 1993), di N. Heykamp (n. 1944), De stenenzoekers ("I collezionisti di pietre", 1985), di H. de Graaf (n. 1951), fra cui Aanklacht tegen onbekend ("Accusa contro ignoto", 1987) e De regels van het huis ("Le regole della casa", 1987); colpisce inoltre la vivace originalità di R. Dorrestein (n. 1954) in Buitenstaanders ("Estranei", 1983) o in Heden ik ("Oggi io", 1993). Sempre su un altissimo livello e con una crescente popolarità H. Haasse (n. 1918), delle cui numerose opere ricordiamo Mevrouw Bentinck of Onverenigbaarheid van karakter ("La signora Bentinck o l'Incompatibilità di carattere", 1978) e lo splendido Heren van de thee ("I signori del tè", 1992), ambedue derivati ed elaborati sulla base di alcuni archivi di famiglia. Ancora agli inizi della carriera, invece, è C. Palmen (n. 1955) la quale, in De wetten ("Le leggi", 1991, trad. it. 1993), descrive la ricerca di identità da parte di una giovane donna, tramite un gioco di specchi. Il sorprendente romanzo De virtuoos ("Il virtuoso", 1993) di M. de Moor (n. 1941) si svolge nel mondo lirico italiano, attorno ai successi di un cantante ''castrato'' nella Napoli del Settecento. Vicino a questa corrente, ma con una diversa concezione nei confronti della stessa realtà, si pone W.F. Hermans (v. App. IV, ii, p. 132), autore già affermato nei decenni precedenti, neopositivista e allo stesso tempo neoromantico, eterno ricercatore della verità in un mondo, a suo parere, non conoscibile (tranne che per mezzo della scienza), e i cui personaggi − anche nelle pubblicazioni più recenti quali Een heilige van de horlogerie ("Un santo dell'orologeria", 1987) e Au pair ("Alla pari", 1989) −, mentre interpretano la loro quotidianità, non possono far altro che sbagliare.
Con la fondazione della rivista De Revisor ("Il revisore", 1973) nasce la terza corrente, battezzata dalla critica "accademismo". Gli scrittori attorno a questa rivista, esplorando in esempi della letteratura internazionale (J.L. Borges, V. Nabokov, W. Gombrowicz) la relazione tra finzione e realtà e attribuendo un'importanza decisiva alla forma, producono opere ricche di stratificazioni interpretative.
A tali analisi, infatti, potrebbero invitare le pubblicazioni dei redattori della rivista D. Ayelt Kooiman (n. 1946) o N. Matsier (pseud. di T. Reinsma, n. 1945), nonché dell'ex redattore F. Kellendonk (1951-1989), per es. in Bouwval ("Rudere", 1977) o in Mystiek lichaam ("Corpo mistico", 1986), così come le novelle tra loro collegate di D. Meijsing (n. 1947) in Utopia of de geschiedenissen van Thomas ("Utopia o le storie di Tommaso", 1982); o le opere di Oek de Jong (n. 1952) Cirkel in het gras ("Cerchio nell'erba", 1985), di L. de Winter (n. 1954) − per es. l'enigmatico Zoeken naar Eileen W. ("Cercando Eileen W.", 1981), Kaplan (1986), storia d'amore e analisi dell'identità ebrea o De ruimte van Solokov ("Lo spazio di Solokov", 1993) −; o ancora la trilogia De tandeloze tijd ("Il tempo sdentato", dal 1983) di A.F. Th. van der Heijden (n. 1951), e i romanzi di G. Meijsing (n. 1950) Veranderlijk en wisselvallig ("Variabile e instabile", 1986), Het Leven uit een dag ("La vita in un giorno", 1988).
In questo contesto si può inserire anche la produzione del più anziano G. Reve, tornato alla ribalta col romanzo Bezorgde ouders ("Genitori preoccupati", 1988), e di C. Nooteboom (n. 1933), che, pur operoso da anni spesso con relazioni di viaggio, attirò a un tratto l'attenzione con un romanzo come Rituelen ("Rituali", 1980) − i rituali che strutturano sia la vita individuale, sia quella sovra-individuale della cultura occidentale. Il suo Een lied van schijn en wezen ("Il canto dell'essere e dell'apparire", 1981, trad. it., 1990) ha riscosso l'attenzione della critica. Sempre notevole la produzione di H. Mulisch: i suoi romanzi Twee vrouwen ("Due donne", 1975) e Hoogste tijd ("Ultimo momento", 1985), a prima vista di facile lettura, hanno in realtà un alto valore simbolico, pur non avendo riscosso il successo anche internazionale di De aanslag (1982; trad. it., L'attentato, 1986). Da ricordare inoltre il suo saggio filosofico De compositie van de wereld ("La composizione del mondo", 1980), analisi della realtà esistenziale partendo dal fenomeno del paradosso. Il voluminoso De ontdekking van de hemel ("La scoperta del cielo", 1993), romanzo assai intrecciato, unisce una grande vastità di temi cari all'autore.
La suddivisione in tre correnti letterarie può essere adottata anche nella poesia. Infatti, accanto ai poeti di Raster già nominati, troviamo quelli impegnati nel realismo tradizionale che pubblicano in Tirade ("Tirata"), rivista operante nella tradizione ''discorsiva'', sulle orme della rivista Forum degli anni Trenta; fra essi spiccano J. Herzberg (n. 1934) e R. Kopland (pseud. di R.H. van den Hoofdakker, n. 1934). La terza corrente si divide tra le riviste De Revisor- che ospita prevalentemente poeti, detti neosimbolisti, come H. Verhagen (n. 1939), Jan Kuyper (n. 1947), A. Korteweg (n. 1944) − e Maatstaf ("Misura"), con le poesie classicheggianti di Ida Gerhardt (n. 1905) e, più raramente, di M. Vasalis (pseud. di M. Droogleever Fortuyn - Leenmans, n. 1909) e di E. de Waard (n. 1940) a loro affine; e con quelle dei neoromantici W. Wilmink (n. 1936), G. Komrij (n. 1944) e L. Weemoedt (pseud. di I.J. van Wijk, n. 1948): tutti poeti che dimostrano una predilezione per il verso classico, in rima, senza sdegnare il sonetto. Riguardo agli autori dell'ultima generazione, il premiato R. Wieg (n. 1962) e le poetesse A. Brassinga (n. 1948) con la raccolta Aurora (1987) e A. Enquist (n. 1945) con Soldatenliederen ("Canti da soldati", 1991), va comunque osservato che negli ultimi anni la suddivisione precedentemente valida, secondo correnti di riviste, ha perso la sua attualità: le riviste letterarie sono ormai sempre più interscambiabili.
Bibl.: Kritisch lexicon van de Nederlandstalige literatur na 1945, a cura di Ad Zuiderend, T. van Deel e H. Brems, Bruxelles-Groninga 1980; H. Brems, Al wie omziet. Opstellen over Nederlandse poëzie 1960-1980, Amsterdam 1981; C. Offermans, De kracht van het ongrijpbare. Essays over literatuur en maatschappij, ivi 1983; Twee eeuwen literatuurgeschiedenis. Poëticale opvattingen in de Nederlandse Literatuur, a cura di G.J. van Bork e N. Laan, Groninga 1986; Het literair klimaat 1970-1985, a cura di Tom van Deel, N. Matsier e C. Offermans, Amsterdam 1986; J. Goedegebuure, Nederlandse literatuur 1960-1988, ivi 1989; T. Anbeek, Geschiedenis van de Nederlandse literatuur tussen 1885 en 1985, ivi 1990; Nederlandse literatuur, een geschiedenis, a cura di M.A. Schenkeveld - van der Dussen, Groninga 1993.
Archeologia. - Negli ultimi anni una vivace attività archeologica si è sviluppata in particolare nella parte orientale del delta del Reno, dove sono stati individuati ed esplorati numerosi siti della tarda età del Ferro. Nella quasi totalità dei casi le tracce degli abitati sono contrassegnate essenzialmente dalla presenza di una grande quantità di fori per pali, distribuiti sul terreno in più nuclei. Si tratta di un fenomeno comune agli insediamenti della media e tarda età del Ferro, ma che si riscontra qui anche in quelli di età romana, come avviene a Heteren-Het Lage Land e Heteren-Uilenburg. Resti più completi di abitazioni della media e tarda età del Ferro sono stati rinvenuti a Ede-Maanderburtweg, a nord del Reno. Non sono mancate indagini sulle strutture agrarie dell'età del Ferro, che hanno portato al riconoscimento di numerosi celtic fields.
La maggior parte delle ricerche archeologiche nei P. B. riguarda l'età romana e in particolare i numerosi castella che costeggiavano il limes. Alla fine degli anni Ottanta sono stati eseguiti scavi di emergenza nel vicus e nel sepolcreto di Valkenburg, un castellum che risale al 43 d.C. Scavi condotti tra il 1979 e il 1982 a Nimega hanno apportato nuove conoscenze su un piccolo accampamento, a ovest di quello dei legionari, che appare più grande e irregolare di quanto si era inizialmente supposto. Interessanti sono anche i dati che emergono dallo scavo dell'abitato attorno a Valkhov, generalmente identificato come Batavodurum od oppidum Batavorum, dai quali risulta che il sito era all'origine una canaba legionis.
Molto importanti sono i risultati delle ricerche condotte nel 1979 ad Arnhem-Meinerswijk, dove è stato rinvenuto un accampamento militare che va ad aggiungersi a quelli, già noti nella zona del delta del Reno, di Vechten e Velsen e a quello che si suppone dovesse essere a Bijlandse Waard. A Meinerswijk sono stati accertati sei periodi successivi di occupazione da porsi tra il 20 a.C. e il 4°-5° secolo d.C., ed è probabile che la prima fase dell'accampamento vada messa in relazione con le campagne condotte da Germanico nel 16 a.C. Sulla base di un graffito si è supposto che per un certo periodo vi abbiano stazionato i soldati della legio V Alaudae. In età claudia l'accampamento fu incorporato nel limes della Germania Inferior. I primi edifici in pietra risalgono all'età flavia mentre una completa ricostruzione del campo va ascritta al 3° secolo d.C. e, da quanto si ricava da un'iscrizione e da alcuni bolli laterizi, sembra vada attribuita alla legio I Minervia. In base alla Tabula Peutingeriana è plausibile sostenere l'ipotesi che questo accampamento corrisponda a Castra Herculis, una delle sette città fortificate da Giuliano nel 359 d.C. Altri accampamenti militari lungo il limes sono stati scavati a Driel e a Loowaard.
Negli anni Ottanta è proseguito il programma di ricerche relativo alla villa gallo-romana di Voerendal, con particolare riguardo al suo territorio. I nuovi dati confermano l'occupazione del sito dal 1° secolo d.C. sino agli inizi dell'8° secolo d.C. Anche a Maasbach, sulla riva destra della Mosa, gli scavi hanno messo alla luce resti di una villa romana costituita da una parte abitativa e da edifici annessi. Il nucleo principale presenta due fasi costruttive: alla fine del 1° o all'inizio del 2° secolo d.C. risale un corpo di fabbrica rettangolare preceduto da una galleria, mentre alla fine del 2° secolo d.C. sono state aggiunte un'ala laterale e una torre d'angolo.
Gli scavi archeologici nei P. B. sono eseguiti principalmente dal Servizio statale per le Ricerche archeologiche del suolo di Amersfoord (ROB), dall'Istituto di Archeologia dell'università statale di Utrecht, dall'Istituto per la Storia antica e l'Archeologia dell'università di Nimega (IOGA) e dall'Istituto per la Preistoria e la Protostoria Albert Egges van Griffen dell'università di Amsterdam (IPP). L'ERA (Eastern River Area) realizza ampi progetti di scavo su una superficie di circa 1700 km attorno a Nimega, con particolare attenzione al periodo che va dal 250 a.C. al 750 d.C.
Bibl.: Drs. R.H. Klok, Archeologisch Reisboek voor Nederland, Bussum 1977; W.J.H. Willems, Roman and Batavians. A regional study in the Dutch Eastern River Area, ii, in Berichten van de Rijksdienst voor het oudheidkundig bodemonderzoek, 34 (1984), pp. 39-331; Id., New discoveries along the Limes in the Dutch Eastern River Area, in Fundberichte in Baden-Württemberg, 20 (1986), pp. 291-99; J.H.F. Bloemers, Archäologie der Römerzeit im Mündungsgebiet von Schelde, Maas und Rhein. Ziele/Methoden und Ergebnisse, in Jahrbuch des Römisch-Germanischen Zentralmuseums Mainz, 43 (1987), 2, pp. 369-86; P. van Ossel, Etablissements ruraux de l'antiquité tardive dans le Nord de la Gaule, in Gallia, Suppl. 51, 1992.
Arte. - Importanti innovazioni nell'ambito dell'arte olandese si verificarono verso la fine degli anni Sessanta. Gruppi politici giovanili, di formazione spontanea (Provo's, Kabouters, Dolle Mina's), che aspiravano a un ribaltamento dei valori dell'establishment, esercitarono una grande influenza sugli artisti. Happenings, performances, spettacoli televisivi provocatori come quelli prodotti da W. de Ridder (n. 1942) e W. Skippers (n. 1942) possono essere considerati vere e proprie intrusioni nel campo dell'arte. Sotto la pressione di queste nuove forme espressive l'arte allargò le sue frontiere, e la sua tradizionale concezione fu radicalmente messa in discussione, come avvenne in particolare nel 1969 con la mostra di Amsterdam intitolata Op losse schroeven ("Traballante") e nel 1970 con quella di Sonsbeek, Sonsbeek buiten de perken ("Sonsbeek oltre i limiti"). Negli anni immediatamente successivi, tuttavia, il clima cambiò: la tendenza generale alla restaurazione, accelerata dalla crisi economica, si espresse nell'arte con un ritorno alla pittura.
Già negli anni Sessanta artisti come J. Dibbets (n. 1941), G. van Elk (n. 1941) e soprattutto R. Lucassen (n. 1939), fondatori nel 1968 dell'Internationaal Instituut voor Herscholing van Kunstenaars ("Istituto internazionale per la rieducazione degli artisti"), avevano esplorato percorsi che conducevano a un uso più tradizionale delle tecniche pittoriche. Dibbets, seguendo in un certo senso una lunga tradizione che da P. Saenredam (1597-1665) conduceva a M.C. Escher (1898-1972), prediligeva gli studi prospettici; van Elk combinava invece la pittura con montaggi fotografici; Lucassen intraprendeva un tentativo di recupero del valore magico di una pittura segnica. Seppur per molti versi vicino a un'arte concettuale, Lucassen fu, insieme con A. Freymuth (n. 1940) e P. Holstein (n. 1934), protagonista di quella tendenza che, con un'espressione assai ambigua ma ormai entrata nell'uso comune, si denomina Nieuwe Figuratie ("Nuova figurazione"). L'elemento neo-figurativo, sempre esplicito, nonostante i vari stili sperimentati, nei quadri espressivi di Freymuth, dalle tematiche spesso volgari, è più difficile da riscontrare nelle opere, spesso segnate da una forte carica ironica, di Holstein che, attraverso un linguaggio tipico delle illustrazioni di libri per bambini, intende svelare l'illusione del senso di un racconto che non esiste. Ancor meno individuabile è l'elemento neo-figurativo nei quadri di Lucassen che tendono all'astrattismo anche in presenza di un'immagine simbolica. Sia in Holstein che in Lucassen predominanti sono il tema della comunicabilità dell'arte e la critica implicita alla razionalità come strumento per comprendere la realtà.
Nell'aprile 1975, presso lo Stedelijk Museum di Amsterdam, fu organizzata una mostra internazionale dal titolo Fundamentele Schilderkunst ("Pittura fondamentale"). Gli artisti olandesi presentati in quell'occasione erano J. Berghuis (n. 1945) e K. Smits (n. 1945): nella loro ricerca, affine a quella dello statunitense R. Ryman, si può notare un interesse dominante per i principi elementari e minimali del dipingere, il porre, cioè, segni sulla tela; la loro preoccupazione è soprattutto l'atto concettuale e poi fisico del dipingere. Più espressivo è senz'altro l'astrattismo di R. van Koningsbruggen (n. 1948) e W. Sanders (n. 1954): entrambi lavorano con colori molto vivaci, ma mentre Sanders compone forme e colori distinti e giustapposti, van Koningsbruggen fa spesso interagire i colori tramite lo slittamento di due tele ancora bagnate una sull'altra. Un atteggiamento decisamente più contemplativo e sobrio traspare dal neo-astrattismo di T. Verhoef (n. 1946) e di J.C.J. van de Heyden (n. 1928). Quest'ultimo, a lungo legato alla minimal art, si è liberato da un'immagine statica dell'opera d'arte per considerarla, nei lavori più recenti, come un work in progress. Tra gli esponenti del neo-astrattismo R. van de Wint (n. 1942) occupa un posto di rilievo: il suo lavoro non è facilmente catalogabile per la sua tendenza a conciliare gli opposti: oscilla tra pittura ''fondamentale'' e arte povera e, soprattutto negli ultimi anni, i suoi lavori non si limitano più alla superficie del quadro, invadendo e macchiando tutto l'ambiente circostante.
Una forte ripresa dell'ideologia individualista, poco legata con la tradizione e con l'identità olandese, si nota nei lavori di giovani artisti che, in un modo o nell'altro, si conformano al vasto filone della transavanguardia. Molti di essi hanno studiato nella scuola d'arte di Haarlem Ateliers '63, sotto la guida di insegnanti quali Dibbets, van Elk, Verhoef, B. Akkerman (n. 1920) e lo scultore C. Visser (n. 1928), senza per questo avere i caratteri di un gruppo omogeneo.
H. van Hoek (n. 1947), il più anziano di quest'ultima generazione, mostra spesso nelle sue opere riferimenti agli antichi maestri, con un evidente ritorno alla pittura figurativa: partendo da opere di el Greco, Cézanne o Gauguin, giunge a una loro reinterpretazione essenziale, senza mai cadere nella pura citazione. I più noti tra questi giovani artisti, che vengono promossi, talvolta in modo eccessivo, dalle istituzioni statali con mostre e pubblicazioni, sono R. Daniels (n. 1950) ed E. Verkerk (n. 1955). Daniels pratica una sorta di transizione tra arte concettuale e nuova figurazione: inizialmente isolava gli oggetti raffigurati, che occupavano l'intera tela, rendendoli a mala pena riconoscibili; si è poi preoccupato di dare più spazio alla figurazione e di creare una tensione aperta fra immagine e titolo, favorendo una libera interpretazione del suo lavoro. Come in Daniels, anche in Verkerk si nota un influsso dell'espressionismo tedesco; dopo il 1977 Verkerk, che aveva studiato anche agli Ateliers '63, si è dedicato interamente a ritrarre amici e persone più o meno famose. Con grande flessibilità per quanto riguarda le tecniche e i materiali utilizzati, i suoi ritratti hanno lo scopo non tanto di essere riconoscibili, quanto di creare una tensione tra il modo di rappresentare e d'interpretare una personalità, che in alcuni casi può portare a risultati quasi astratti, e sono, comunque, sempre delle epifanie. Accanto a Daniels e Verkerk si profilano pittori come F. van Keulen (n. 1951), A. Blom (n. 1956), P. Klashorst (n. 1957) e R. Scholte (n. 1958), che presentano grandi divergenze stilistiche: Blom si accosta spesso a matrici concettuali e usa la superficie come luogo su cui reagisce il proprio desiderio di dipingere; Scholte mostra nei suoi lavori un atteggiamento ironico, quasi neo-pop, e Klashorst usa tecniche più espressive e spontanee per dare sfogo alla sua rabbia artistica; i quadri di van Keulen rivelano, invece, riferimenti a opere di maestri come M. Duchamp e F. Picabia.
Nel campo della scultura i P.B. non hanno mai avuto una grande tradizione, tuttavia questa forma d'arte sta gradualmente guadagnando una crescente popolarità. Artisti come H. Visch (n. 1950) e P. Veneman (n. 1952) si sono dedicati completamente alla scultura, sia pure con esiti diversi: Visch, che insieme ad altri esponenti della giovane scultura dei P.B. ha partecipato alla Biennale di Venezia del 1988, ha una poetica tutta personale, molto fragile e allusiva, mentre Veneman elabora opere che per l'uso dei colori vivaci e per le forme chiare saltano maggiormente all'occhio, in una sorta di neominimalismo.
È interessante infine notare un decentramento della produzione che si sta verificando da alcuni anni. Amsterdam è stata per molto tempo il centro quasi esclusivo della produzione artistica, accogliendo anche molti artisti stranieri, come la serba M. Abramović, unica esponente della body art dopo la morte di B.J. Ader (1942-1976), avvenuta in perfetta sintonia con la sua tragica arte, o come ancora la sudafricana M. Dumas (n. 1953), il finlandese S. Gudmundsson (n. 1942) o l'inglese T. Puckey (n. 1948). Oggi, tuttavia, molti giovani artisti dei P.B. preferiscono evitare Amsterdam e lavorare più tranquillamente nelle città di provincia. Vedi tav. f.t.
Bibl.: Elementary forms of contemporary painting and drawing in the Netherlands, Catalogo della mostra a cura di G. van Tuyl, H. Sizoo, K. Honnef, Amsterdam 1975; De Nederlandse identiteit in de kunst na 1945, a cura di G. Imanse, ivi 1984; Cataloghi annuali degli acquisti dello stato (Rijksaankopen, L'Aia-Amsterdam); Cataloghi delle mostre organizzate dalla Rijksdienst Beeldende Kunst; Riviste: Dutch Art+Architecture Today, Museumjournaal, Metropolis M.
Architettura. - Nel corso degli anni Ottanta si assiste nei P.B. al consolidarsi di nuovi orientamenti, comuni alla cultura architettonica internazionale. La più feconda linea di ricerca attuale, stimolata dalle diffuse operazioni di rinnovo urbano, si fonda sul confronto critico con le diverse esperienze del passato e soprattutto con le ricerche e sperimentazioni del moderno e del protomoderno (sull'attività precedente di alcuni esponenti di queste tendenze, v. App. IV, ii, p. 714).
L'altra faccia di questa nuova sensibilità è data da segnali contraddittori, quali l'insensata demolizione a Rotterdam del quartiere Witte Dorp, progettato nel 1922 da J.J.P. Oud, oppure da alcuni inserti nella parte storica della stessa città, come l'edificio per uffici Willemswerf (1983-87) di W.G. Quist (n. 1930), la cui dilatata volumetria falsa il rapporto tra quanto sopravvive dell'antico impianto e il fiume.
Le vicende del Nieuwmarkt di Amsterdam sono invece rappresentative dell'emergente attenzione nei confronti dei valori spaziali della città storica. In questo quartiere, negli anni Settanta, era stato attuato un massiccio sventramento per la costruzione della metropolitana. Tale deprecabile operazione è stata poi parzialmente riscattata dalla nuova definizione planivolumetrica, a opera di A. van Eyck (n. 1918) e T. Bosch (n. 1940), che ricalca la morfologia urbana preesistente e riconferma la prevalente destinazione d'uso residenziale. Tra i molti isolati così proposti, quello denominato ''il Pentagono'', dello stesso Bosch, è un esempio di quel calibrato vernacolo contemporaneo olandese che ha avuto un notevole influsso sulle nuove generazioni.
Nelle più recenti opere di H. Herzberger (n. 1932), dopo la stagione dello ''strutturalismo'', si riscontra una diffusa attenzione per gli utenti, risolta operativamente con una scala misurata e con una variegata articolazione di spazi interni intesi come veicolo di aggregazione sociale (Casa per anziani ad Almere-Haven, 1980-84). Nel 1989 la zona industriale della capitale è stata rivitalizzata da un architetto italiano, D. Benini, con la realizzazione dell'Istituto di ricerche biotecnologiche, complesso dalla forte matrice neoespressionista non dimentica però del delicato realismo, marchio della scuola olandese. A un'analoga intenzionalità espressionista e organica sono riconducibili le opere di A. Alberts (n. 1927), come la sede centrale della Nederlandsche Middenstandsbank ad Amsterdam (1979-86), il cui frastagliato impianto multicellulare è vertebrato dal dinamico vettore orizzontale costituito dalla strada interna di collegamento. L'originale fantasia di P. Blom non risulta catalogabile: nel suo complesso polifunzionale del Porto Vecchio di Rotterdam (1978-84) elementi multiformi definiscono la serrata trama di un inedito brano urbano, che si colora di toni fiabeschi nei grappoli di residenze a forma di cubi poggiati di spigolo. Su un opposto versante si sviluppa la ricerca di C.J.M. Weeber (n. 1937), mirata all'essenzialità geometrica, come è riscontrabile nella griglia urbanistica del quartiere Venserpolder ad Amsterdam (1979) o nella netta volumetria del complesso di abitazioni ''Peperklip'' a Rotterdam (1978-82), che s'impone come segno forte nel panorama portuale. Alla stessa volontà di creare nuove ''emergenze'' nella città si può ricollegare il nuovo Teatro dell'Opera di Amsterdam (1979-87), di W. Holzbauer (n. 1930) e C. Dam (n. 1932), che si caratterizza per la spaesata monumentalità di rigidi telai marmorei.
Un considerevole impulso innovativo proviene dalle sperimentazioni tipologico-linguistiche condotte da alcuni giovani professionisti stimolati dagli insegnamenti di van Eyck e J.B. Bakema. Tra questi si segnala R. Koolhaas (n. 1944), la cui ricerca progettuale, fondata su diversità formali e varietà di materiali in una molteplicità di volumi incurvati o sghembi, è stata evidenziata, a livello internazionale, dalla sua partecipazione alla mostra Deconstructivist Architecture a New York nel 1988 (Teatro di Danza dell'Aja, 1980-87). Nel gruppo Mecanoo (H. Döll, E. van Egeraat, F. Houben, R. Steenhuis, C. de Weijer) l'invenzione tipologica scaturisce da ripetute contaminazioni e aggiunte ai modelli correnti (edificio sul Kruisplein a Rotterdam, 1983-85); analogamente S. Soeters (n. 1947) assembla frammenti dell'eredità ''moderna'', a cui giustappone con voluta cacofonia memorie dell'antico (alloggi popolari ad Amsterdam, 1980-83). Le realizzazioni di J. Coenen (n. 1949) sono strutturate da una serie di episodi autonomi accomunati dalla raffinatezza del disegno e dei dettagli (Museo-biblioteca di Heerlen, 1983-85). Vedi tav. f.t.
Bibl.: U. Barbieri, New images in architecture the young generation, in Dutch Art+Architecture Today, 11 (maggio 1982), pp. 32-41; G. Polin, Alcuni giovani architetti olandesi, in Casabella, 504 (luglio-agosto 1984), p. 16; Abitare, 236 (luglio-agosto 1985; numero monografico dedicato all'Olanda); P. Groenendijk, P. Vollaard, Gids voor moderne architectuur in Nederland, Rotterdam 1987; U. Barbieri, Rem Koolhaas e O.M.A. Teatro di Danza, L'Aia, in Domus, 689 (dicembre 1987), pp. 44-55; A. F. Marcianò, Eurocetus Istituto di ricerche biotecnologiche ad Amsterdam, in L'architettura, 415 (maggio 1990), pp. 326-41.
Musica. - La scena musicale olandese della prima metà del 20° secolo è stata dominata da un gruppo di compositori che promossero un'efficace opera di rinnovamento della tradizione nazionale. Notevole, in particolare, fu l'attività di S. Dresden (1881-1957), di H. Andriessen (1892-1981) e, soprattutto, di W. Pijper (1894-1947), per ciò che riguarda sia la composizione di opere stilisticamente avanzate, sia un lungo impegno d'insegnamento in alcuni dei più importanti conservatori musicali del paese, dove essi ebbero modo di formare un folto numero di giovani compositori.
Andriessen fu direttore del conservatorio di Utrecht dal 1934 al 1946, nonché docente di composizione al conservatorio di Amsterdam per più di vent'anni (1930-54); ha lasciato notevoli contributi soprattutto nella musica liturgica (del 1945 è il Te Deum per soli, coro e orchestra), ambito in cui hanno dato generalmente i risultati migliori alcuni dei suoi allievi, come J. Mul (1911-1971) e H. Strategier (n. 1912). Dresden diresse fino al 1937 il conservatorio di Amsterdam, succedendo in quello stesso anno a J. Wagenaar (1862-1941) alla direzione del conservatorio dell'Aia; notevole è la sua produzione di musica vocale e per orchestra (si ricorda il Chorus Tragicus per coro, ottoni e percussioni, 1921). La figura di maggior spicco è senz'altro quella di W. Pijper. Professore di composizione dal 1925 al conservatorio di Amsterdam, e dal 1930 al 1947 a quello di Rotterdam, Pijper risentì nelle sue prime composizioni dell'influenza delle correnti allora dominanti nel paese, di derivazione sia francese (Debussy) che tedesca (Mahler), per poi sviluppare, a partire dagli anni Venti, uno stile del tutto personale, al quale più tardi seppero richiamarsi molti dei suoi allievi (un esempio in tal senso sono la Terza Sinfonia, 1926, e le Tre Sonate per pianoforte composte fra il 1918 e il 1925). A questa stessa generazione, che può definirsi della prima avanguardia, appartengono fra gli altri M. Vermeulen (1888-1967), D. Ruyneman (1886-1963) e A. Voormolen (n. 1895).
All'indomani della seconda guerra mondiale lo stato profuse un notevole impegno nella riorganizzazione della vita musicale del paese: è in questo periodo che la Concertgebouw Orkest (fondata sul finire dell'Ottocento) poté confermarsi come uno dei più prestigiosi complessi orchestrali a livello internazionale, assieme alle orchestre dell'Aia, di Rotterdam, a quella della Radio olandese e all'Orchestra da Camera di Amsterdam; in quegli stessi anni complessi minori sono sorti in ognuna delle province del paese. Nel 1947 fu fondato ad Amsterdam il centro di documentazione musicale olandese Donemus, cui si deve la pubblicazione della rivista Key Notes (1975) che fin dall'inizio svolse una preziosa opera di promozione della produzione musicale olandese. Nel 1948 fu inaugurato il Festival d'Olanda, manifestazione attualmente fra le più significative sul piano internazionale, rivolta tanto al repertorio classico, quanto a quello contemporaneo nei suoi diversi aspetti.
Tra i musicisti del dopoguerra, a imporsi furono soprattutto i giovani compositori che erano cresciuti alla scuola di Pijper, tra i quali spicca in modo particolare la figura di K. van Baaren (1906-1970), che fu in certo senso l'autentico erede dell'opera di rinnovamento avviata dal maestro, e che fu a sua volta capace di ricreare modelli validi per le nuove generazioni.
Dopo essersi rifatto alla cosiddetta "tecnica a cellule germinali" di Pijper, van Baaren si dedicò − già a partire dagli anni Trenta, ma in misura crescente nel decennio successivo − alla composizione di musica dodecafonica (del 1948 è The Hollow Men, per voce e coro). Direttore del conservatorio dell'Aia dal 1957, ha segnato l'avvento della Nuova Musica nel suo paese con composizioni come il Settimino per violino concertante (1952), il quartetto Sovraposizioni I (1962) e Sovraposizioni II per cinque fiati (1963). Dei molti allievi di Pijper andranno ricordati ancora H. Badings (n. 1907), impegnato alla metà degli anni Sessanta presso lo Studio per la sperimentazione della musica elettronica di Utrecht; e inoltre G. Landré (1905-1968) e H. Henkemans (n. 1913). Figura di rilievo in quegli anni fu anche un allievo di Badings, T. de Leeuw (n. 1926), che ha insegnato presso il conservatorio e poi all'università di Amsterdam, autore di De Droom ("Il sogno", 1965), che risente fra l'altro degli studi di musica orientale compiuti dall'autore.
Lo sviluppo della nuova avanguardia, situabile tra la fine degli anni Cinquanta e la metà degli anni Sessanta, anche nei P.B. significò principalmente la diffusione del serialismo. A questo riguardo merita di essere menzionata in particolare l'attività di alcuni allievi di van Baaren, come P. Schat (n. 1935), J. van Vlijmen (n. 1938) e M. Mengelberg (n. 1935), e ancora di compositori di altra formazione, fra cui si ricorda L. Andriessen (n. 1939).
Di Schat vanno ricordate, oltre all'opera sperimentale Reconstructie composta in collaborazione con Andriessen, Mengelberg, van Vlijmen e altri (e rappresentata al Festival d'Olanda del 1969), altre composizioni più recenti, come Polonaise per pianoforte (1981), Serenade per archi (1984), e Adem per coro a cappella (1984). Van Vlijmen, che dal 1975 è direttore del conservatorio dell'Aia, ha composto in questi ultimi anni Trimurti per 2 violini, viola e violoncello (1980), Quaderni III-IV per soprano, coro e orchestra (1984), e Falthful per viola (1984). Con Mengelberg, che nel 1967 ha fondato l'Instant Composers Pool, si è affermata negli anni Settanta la corrente cosiddetta della ''musica d'improvvisazione''; tra le sue opere si ricorda soprattutto Dressoir, per strumenti a fiato e pianoforte (1977). A quest'ultima corrente appartiene un altro fra i maggiori rappresentanti dell'avanguardia olandese, L. Andriessen, allievo del padre nonché, nei primi anni Sessanta, di L. Berio a Milano; ha fondato i gruppi De Volharding e Hoketus, per i quali ha composto molte delle sue opere. Agli anni Settanta appartiene De Staat, per 4 voci femminili (1972-76), mentre successive sono le opere De Tijd con coro femminile (1981), De Snelheid per orchestra (1983) e Trepidus per pianoforte (1983).
Di questa generazione fanno parte ancora T. Loevendie (n. 1930), il compositore di origine spagnola E. Raxach (n. 1932), e O. Ketting (n. 1935), mentre fra i più giovani sono da ricordare T. Keuris (n. 1946) e D. Porcelijn (n. 1947).
Bibl.: J. Wouters, Dutch music in the 20th century, in The Musical Quarterly, 1 (1965), pp. 97-110; E. Brody, C. Brook, The music guide to Belgium, Holland, Luxemburg and Switzerland, New York 1977; M. Flothuis, 1882-1982: Betrachtungen über hundert Jahre Niederländische Musikgeschichte, in Tijdschrift van de vereniging voor nederlandse Muziekgeschiedenis, Utrecht 1982, pp. 126-33; L. Samama, Olanda, in Dizionario Enciclopedico della Musica e dei Musicisti. Il Lessico, iii, Torino 1984, pp. 387-91; W. Elders, Composers of the Low Countries, Oxford 1991.
Cinema. - Solamente due anni dopo la prima proiezione pubblica (6 giugno 1896), i P.B. divennero produttori di brevi filmati documentaristici sulla famiglia reale. L'interesse per il documentario non venne meno neanche dopo che altre cinematografie avevano privilegiato la fiction. Spronati da J. Ivens e dallo scrittore M. Braak, alcuni giovani intellettuali istituirono ad Amsterdam (1927) la Film Liga, un'organizzazione che, oltre a promuovere la visione dei grandi capolavori del cinema, realizzava in proprio interessanti documentari. Alla fine della seconda guerra mondiale l'Olanda confermava ulteriormente le proprie qualità documentaristiche, affiancando ai nomi di Ivens quelli di M. Franken, M. De Haas, di B. Haanstra, H. van der Horst, J. van der Keuken.
Una via più personale è stata battuta a partire dagli anni Sessanta, con la comparsa di cineasti particolarmente interessati alla realizzazione di lungometraggi di fiction. Il progressivo aumento della produzione di film che caratterizza gli anni Settanta e Ottanta porta il cinema olandese alla ribalta dei festival internazionali; e fra i cineasti più apprezzati spiccano F. Rademakers (Mira, 1971; Max Havelaar, 1976), O. Seunke (De Smaak van water, "Il sapore dell'acqua", 1983), J. Stelling, regista degli inquietanti De Illusionist (Il giardino delle illusioni, 1983) e De wisselwachter (Lo scambista, 1986), F. Weisz (Charlotte, 1980; Op Afbetaling, "Il tradimento", 1992) e soprattutto P. Verhoeven (n. 1938), che dopo l'interessante Soldaat van Oranje ("Soldato d'Orange", 1977), in cui disegna con abile e sensibile tratto alcuni profili di giovani olandesi diversamente coinvolti nelle vicissitudini dell'Olanda occupata dai nazisti, e dopo l'immaginifico e sensuale Spetters ("Spettri", 1979), ha raggiunto notorietà internazionale con l'audace black comedy del 1984, De vierde man (Il quarto uomo), che gli ha aperto le strade di Hollywood: dove si è definitivamente affermato con i due thrillers di fantascienza − eccessivamente violenti ma sapientemente diretti − Robocop (1987) e Total recall (Atto di forza, 1990), e soprattutto con lo scabroso Basic instinct (1992). Negli anni Novanta i P.B. hanno registrato un forte calo di spettatori cinematografici. Dai 30 milioni del 1970 sono scesi a 12, ma fra i registi c'è stato qualche esordio interessante: di G. Poppelaars (con De drie beste dingen in het ewen, "Le tre più belle cose della vita"), di F. Fokkema (con Kracht, "Forza"), di R. Horst (con Romeo).
Bibl.: F. Bono, Nuovo cinema olandese 1966-1987, Roma 1988; Nuovo cinema olandese, in Altrocinema, 4-5 (1988); Il cinema olandese, in Cinecritica, 11-12 (1989); Variety, 28 ottobre 1991, 26 novembre 1992.