Pakistan
La componente islamica del subcontinente indiano
Tra i più popolosi paesi del mondo, con una quantità di problemi che ne rallentano lo sviluppo, il Pakistan presenta aspetti modernissimi e molto avanzati accanto ad altri completamente opposti: la distanza fra modelli di vita tra loro incompatibili – come quelli dei pastori o dei contadini delle montagne e quelli degli abitanti delle grandi città – costituisce forse il problema più difficile da risolvere
Il territorio pakistano si presenta montuoso nelle regioni settentrionali, che si elevano fin oltre gli 8.000 m (come il K2 nel Karakorum), e occidentali; a est la pianura dell’Indo fa prosperare un’agricoltura abbastanza ricca.
Il clima è continentale a nord, semiarido a ovest e monsonico nella pianura.
La regione più fertile è il Panjab, che accoglie metà della popolazione e le principali città.
Agricoltura – cotone e canna da zucchero, cereali e legumi – e allevamento seminomade rappresentano l’economia tradizionale, ma il Pakistan ha moderne industrie tessili, meccaniche, chimiche, risorse idriche e minerarie (carbone, petrolio), e ha anche sviluppato un programma nucleare.
La vita moderna si svolge nelle città: Karachi (9.339.000 abitanti, porto principale), Lahore (5.143.000 abitanti, città antica, ricca di monumenti, centro islamico importante) e la capitale Islamabad (529.000 abitanti), che è stata fondata di recente.
Le forti differenze di sviluppo tra regioni, etnie e classi sociali, la crescita demografica e la povertà spingono i Pakistani a un’intensa emigrazione.
Il Pakistan sorse nel 1947, insieme all’Unione Indiana (India), dalla dissoluzione del dominio britannico nel subcontinente indiano. Le ragioni che portarono alla sua nascita hanno radici remote. Prima della conquista britannica nel 19° secolo, infatti, l’India era stata a lungo dominata da potenti dinastie musulmane le quali avevano consolidato nel paese una forte componente islamica, in rapporti tendenzialmente conflittuali con la maggioranza della popolazione, di religione induista. Il contrasto tra le due comunità si protrasse durante la dominazione britannica e segnò gli anni della lotta di liberazione. Sicché al momento dell’indipendenza, in un contesto di gravi violenze, nacquero non uno, ma due nuovi Stati: l’Unione Indiana, a maggioranza indù, e il Pakistan, a maggioranza musulmana.
Al momento della sua nascita il Pakistan comprendeva due nuclei territoriali distinti: il Pakistan occidentale e il Pakistan orientale, formato dalle province musulmane del Bengala. Queste ultime, attraverso una breve guerra, si separarono dal Pakistan occidentale (l’attuale Pakistan) nel 1971, dando vita al Bangla Desh.
Sul piano della politica estera, il Pakistan ha intrattenuto rapporti assai conflittuali con l’Unione Indiana, in particolare per il controllo del Kashmir. Questa conflittualità, divenuta guerra aperta nel 1948 e nel 1965, ha raggiunto uno dei punti più alti alla fine degli anni Novanta, quando i due paesi effettuarono test nucleari, minacciando in tal modo la possibilità di una guerra atomica. In politica interna, il Pakistan – costituitosi in repubblica islamica dal 1956 – ha conosciuto lunghi periodi di instabilità, ripetuti colpi di Stato militari, deboli tentativi di modernizzazione dall’alto, fragili esperimenti riformatori, il tutto nel quadro di gravi contrasti etnici e religiosi e di una crescente islamizzazione della società, che si è ulteriormente acuita, nonostante gli sforzi del governo, dopo gli attentati terroristici dell’11 settembre 2001 contro gli Stati Uniti.