paleontologia
Studio dei fossili e dell’evoluzione dei viventi
La paleontologia è la scienza che studia gli organismi fossili per ricavare indicazioni sui processi evolutivi. La paleontologia del passato ci ha trasmesso un’enorme quantità di dati sulla classificazione dei fossili. La moderna paleontologia affronta questioni di grande portata sul modo in cui è si evoluta la vita sulla Terra
Quando, agli inizi dell’Ottocento, furono scoperti per la prima volta resti di dinosauro, la paleontologia si stava definitivamente affermando come disciplina autonoma. Si erano conclusi i lunghi secoli in cui l’osservazione dei fossili e il loro esame analitico, pur non avendo prodotto una visione coerente della vita nel passato (ere geologiche e geologia), avevano preparato il terreno allo sviluppo di una scienza moderna. In quegli stessi anni Georges Cuvier, insigne zoologo francese, applicando le conoscenze ottenute dallo studio anatomico degli organismi viventi, aveva messo a punto metodi per ricostruire la struttura dell’animale intero partendo dalle singole parti fossilizzate. Fu quindi possibile per la prima volta ricomporre alcuni esemplari di giganteschi rettili e di grandi mammiferi estinti, pur commettendo qualche grossolano errore: lo sperone della zampa del primo iguanodonte rinvenuto fu collocato sul naso dell’animale, credendolo un corno. La capacità di ricomporre gli animali estinti dai resti fossili ebbe l’indubbio merito di rendere popolare un fatto che si considerò allora clamoroso, e che a noi oggi appare scontato: le specie viventi possono estinguersi.
I due secoli che ormai ci separano dal periodo eroico della paleontologia corrispondono a un periodo di grande progresso della disciplina. I paleontologi contemporanei hanno ricevuto in eredità dai predecessori un enorme inventario sistematico di classificazione (tassonomia) e notevoli risultati in specifici campi sottodisciplinari come la paleontologia stratigrafica (che si occupa della successione stratigrafica dei fossili), la paleoecologia (che studia i fossili in relazione al proprio ambiente), la paleobiogeografia (che analizza le ragioni della distribuzione geografica dei fossili), la paleoicnologia (che si occupa delle tracce fossili), la micropaleontologia (che studia fossili di dimensioni microscopiche). Essi dispongono di strumenti analitici avanzati, come il microscopio elettronico, e contribuiscono ai miglioramenti delle conoscenze di discipline limitrofe, quale la biologia evolutiva.
Il fascino della paleontologia rimane legato a un argomento di notevole portata e ancora di grande attualità: il modo in cui avvengono i cambiamenti naturali. Di questo si occupa in particolare la paleontologia evolutiva. Lo studio dell’evoluzione biologica è rilevante e suggestivo anche perché comporta lo sviluppo di teorie che arricchiscono il dibattito filosofico e culturale.
Una contesa intellettuale di ampia portata è quella che coinvolge i neodarwinisti, ossia i sostenitori della teoria della gradualità dei processi evoluzionistici, e i sostenitori della recente teoria degli equilibri puntuati la quale prevede salti repentini nel corso del tempo geologico che interrompono lunghi intervalli di stabilità evolutiva. Rispetto all’ipotesi gradualistica, la teoria degli equilibri puntuati è più vicina ai concetti di complessità, disordine e caos che tanta parte hanno avuto nel recente cambiamento delle idee scientifiche fondamentali. In questo appassionante dibattito, la paleontologia evolutiva si confronta con le acquisizioni provenienti da discipline di frontiera, come la biologia molecolare e le ricerche sul dna e quindi sulle distanze genetiche tra le specie animali ne forniscono un chiaro esempio. Sono trascorsi quasi duecento anni dalla scoperta del primo fossile di dinosauro, ma l’enigma delle grandi estinzioni di massa non è stato del tutto risolto; lo studio della vita nel passato è tuttavia più vivo che mai e carico di promesse per future, nuove conquiste della conoscenza.