COSTA, Paolo
Letterato, nato a Ravenna il 13 giugno 1771, morto a Bologna il 21 dicembre 1836. Fu dapprima un seguace letterario del Cesarotti: quindi, seguendo il sensismo del Condillac, si fece una sua propria dottrina filosofico-letteraria, dove cercò concordare il razionalismo e il classicismo, adattando una parte dl tali concetti anche al purismo linguistico. A queste sue idee si riconnettono alcune sue pagine di critica (buone le osservazioni sul Bardo del Monti) e di lessicografia; e in relazione col classicismo è l'utile commento del poema dantesco, in cui egli fu aiutato da Giovanni Marchetti. Tradusse senza grazia né felicità da Anacreonte, da Orazio, da altri antichi; e compose allora anche epistole e liriche di suo. Maggiore ampiezza di vedute e più calore gli provenne dalle sciagure, nobilmente sostenute. Avendo partecipato ai moti del 1831, dové andare esule a Corfù; ivi stampò il libro Del modo di comporre le idee, che parve più originale e più forte di quanto in realtà non fosse. Tornato a Bologna, ideò i gustosi e forbiti sermoni Dell'arte poetica (1836), dove valse a far capire che classicismo e romanticismo non erano due scuole contrapposte tanto che questa dovesse scomunicare quella; e sviluppò quel che aveva già delineato nei due libri Della elocuzione (1818-1827). Le tragedie Ildegonda, Properzia de' Rossi, Don Carlo e la commedia La donna ingegnosa non sono altro che mediocri tentativi d'italianizzare, classicheggiando, modelli romantici stranieri.
Bibl.: V. Brocchi, La scuola classica romagnola: P.C., in Atti del R. istituto Veneto, s. 7ª, IX, 1897-98 (con bibl.); G. Gasperoni, Studi e ricerche, Roma-Milano 1910, p. 279 segg.; G. Gentile, ROsmini e Gioberti, Pisa 1898, p. 47 segg.; M. Venturoli, introd. alle Lettere al conte C. Mattei [discepolo del C.], Bologna 1890.