PAPINIANO (Aemilius Papinianus)
Discepolo, secondo una dubbia tradizione, di Scevola, ebbe presso i posteri e conservò lungamente la fama di principe dei giuristi. Oriundo forse di Emesa in Siria, fu sotto Marco Aurelio assessore del praefectus praetorio; sotto Settimio Severo magister libellorum; dal 203 e sino alla morte di Settimio Severo praefectus praetorio. Fu ucciso per ordine di Caracalla l'anno 212 nella strage dei seguaci di Geta. È probabilmente leggendaria la notizia che lo fa perire per essersi rifiutato di giustificare il fratricidio di Caracalla. L'alta intonazione morale dei suoi scritti spiega questa tradizione e spiega, almeno in parte, anche la sua celebrità. Giacché, se certamente egli è l'ultimo dei grandi giuristi per la forza di analisi dei principî, per la valutazione delle necessità pratiche della vita, per la critica indipendente e serena, non può per potenza creatrice e spontaneità di concezione paragonarsi ai giuristi dell'età da Augusto ad Adriano.
Le sue opere principali sono 37 libri di quaestiones, composti sotto Settimio Severo e 19 libri di responsa compiuti sotto Caracalla, due libri di definitiones e alcune opere speciali in materia di diritto municipale e di adulterio. Sulla genuinità di una di queste opere speciali, scritta in greco, avente per titolo 'Αστυνομικός μονόβιβλος, si dubita. Papiniano è uno dei cinque giuristi, indicati nella costituzione di Teodosio II e Valentiniano III, alle cui dottrine dovevano attenersi i giudici nella decisione delle controversie; e anzi, a parità di voti doveva prevalere la dottrina rappresentata da Papiniano, mentre in caso contrario decideva la maggioranza. Nelle scuole postclassiche la sua autorità era grandissima e i suoi responsa erano materia di studio nel terzo e quarto anno. Vir consultissimus o prudentissimus lo dicono gl'imperatori del secolo III, ὁ ἄριστος τῶν νομικῶν lo definisce Teofilo, e Giustiniano lo dice acutissimi ingenii et merito ante alios excellens.
Bibl.: E. Costa, P., voll. 4, Bologna 1884-89; P. Krueger, Gesch. der Quellen, 2ª ed., Monaco-Lipsia 1912, p. 220; P. De Francisci, Storia del diritto romano, Roma 1929, II, i, p. 365; H. Krueger, in Studi in onore di P. Bonfante, II, Milano 1930, p. 315; P. Bonfante, St. del dir. rom., 4ª ed., Roma 1934.