PARCHI NAZIONALI
. Collegamemo storico. - Le prime iniziative moderne di creazione di spazi riservati per la conservazione della natura risalgono al secolo scorso, ma si tratta di operazioni riservistiche di pura e semplice protezione come la riserva naturale creata nel 1870 dal Club Jurassien nel Creux-du-Van, come il p. di Ascania Nova in Ucraina creato nel 1883. Dobbiamo riconoscere fra i meriti dovuti al movimento romantico dell'Ottocento la propagazione di un impulso verso la riscoperta della natura selvatica in opposizione all'invadente e accecante progressione della civiltà meccanica susseguente alla rivoluzione industriale; accanto a finalità di obiettiva conservazione, specialmente nei confronti della più grande fauna minacciata di distruzione, insorgevano esigenze di ordine morale, estetico, culturale. Nasceva così a Fontainebleau una riserva "artistica" per conservare alle porte di Parigi un paesaggio forestale caro ai pittori e ai nuovi amanti della natura, che leggevano con ardore le pagine di Bernardin de St. Pierre, di Rousseau e di Humboldt.
Veniva dunque delineandosi l'immagine di spazi naturali da tutelare, ma nello stesso tempo da rendere accessibili all'uomo per suo godimento e beneficio. È significativo che Fontainebleau sia stato scelto nel 1948 come luogo dove proporre la fondazione dell'Unione Internazionale per la conservazione della Natura (UICN). Risale al 1872 la fondazione del primo p. n. ben definito e legalizzato per fini multipli di conservazione, di educazione e di ricreazione, a Yellowstone negli Stati Uniti. Nel 1890 si aggiungevano i p. di Yosemite e Sequoia, e si andava quindi verso la creazione di un sistema nazionale. Nel 1909 in Lapponia (Svezia) la creazione di due p. confinanti costituiva il più vasto complesso di quell'epoca. Risale al 1910 il primo tentativo italiano di creare in Val di Livigno nella Valle dello Spöl un p. n.; questo e altri successivi progetti erano promossi dai naturalisti italiani della Società botanica e dell'Unione zoologica. Nel 1914 sorgeva il p. n. svizzero dell'Engadina per iniziativa della Società elvetica di scienze naturali; era un simbolo di contraddizione nei confronti del dominante progressivismo meccanicistico dell'Europa industriale, e divenne un modello stimolatore che fece esplodere ovunque analoghe istituzioni. Nel 1921 la Germania istituiva il p. del Luneburgo, nel 1922 l'Italia perveniva finalmente a realizzare quel p. d'Abruzzo che sin dal 1913 era stato proposto dai botanici L. Vaccari e R. Pirotta, e quel p. del Gran Paradiso che era già stato ideato sin dal 1821 come riserva per la conservazione dello stambecco da G. Thumstein Delapierre.
La Convenzione di Londra del 1933 costituì un primo tentativo di unificazione concettuale dei diversi orientamenti che venivano differenziandosi nel primo impulsivo proliferare dei p. n. indicando alcuni caratteri essenziali: controllo pubblico fondato su un atto legislativo, finalità di conservazione e di ricreazione, divieti di caccia, di cattura, di raccolta.
Nel 1934 veniva creato in Italia il p. del Circeo, nel 1935 il p. dello Stelvio. Negli stessi anni sorgeva il sistema giapponese che nel 1936 annoverava già 12 p. e nel 1957 giungeva a 20 p. "quasi-nazionali", più 200 p. "naturali", con caratteristiche adeguate alle esigenze di un paese a densa popolazione umana.
Verso un sistema mondiale. - Un'ulteriore tappa di organizzazione su piano internazionale fu realizzata nella Conferenza di Washington del 1940, in cui venne accentuandosi il criterio estetico, scenografico e dell'utilizzazione come bene pubblico. Di fronte al sorgere nei diversi paesi del mondo di modelli abbastanza diversificati, per ovvie esigenze regionali, si addivenne all'aggregazione delle cosiddette "Riserve analoghe" da accettare nella lista internazionale dei p. n. propriamente detti. Dal 1948 l'UICN, fondato, come si è detto, a Fontainebleau, ma con sede a Morges in Isvizzera, si assumeva il compito permanente di classificare e regolare la complessa materia dei p., delle riserve e in genere delle aree protette. Il Consiglio economico e sociale delle nazioni unite nel 1959 affidò infatti all'UICN il compito di redigere una lista dei "Parchi nazionali e riserve analoghe" sulla base delle convenzioni di Londra e di Washington.
Si accentuavano frattanto alcune significative differenziazioni nazionali, che complicavano la materia, ma recavano anche idee nuove. L'Inghilterra, nonostante la guerra, allineava nel 1951 ben 10 National Nature Reserves (NNR) che coprivano già l'8% del territorio accentuando il pubblico interesse anche col mantenimento di un'efficiente attività agricola, secondo una definizione data col Dower Report del 1945, ma sulla base di idee che risalivano al 1884. La Francia con la legge del 20 luglio 1960 creava un "sistema francese" zonizzato con un nucleo centrale di riserva integrale, chiuso in una "cellula madre" con attività umane agricole, forestali e pastorali ben controllate, e una "zona periferica" con ampia programmazione socio-economica. Gli Stati Uniti, essendo stati pervasi, intorno al 1960, da una crisi di ansietà di fronte al propagarsi di catastrofici processi di degradazione ambientale - si giunse a denunciare un "ambiente carcinogeno americano" - riconoscevano sempre più il carattere essenzialmente politico dei problemi ambientali e nel 1962 avviavano, con l'Outdoor Resources Review Commission Report, la cosiddetta "nuova conservazione" una delle cui conseguenze fu la dilatazione del sistema nazionale dei parchi. Nel 1970 il presidente Nixon creava un Council on Environmental Quality che correlava il sistema dei p. ai servizi addetti alla qualità dell'ambiente. Nel 1972 la celebrazione del centenario del p. di Yellowstone costituì in certo modo una trionfale ripresentazione al mondo del modello americano di p. nazionale.
La Conferenza internazionale di Nuova Delhi del 1969 escludeva dal novero dei p. n. i p. naturali regionali che stavano trovando fortuna in Francia, in Inghilterra, in Germania e altrove, dettando una più rigorosa e restrittiva definizione dei p. n., ma anche conservando una certa genericità. Una Conferenza di Vienna del 1973 dei ministri europei per l'ambiente concordava un'azione concertata a livello intergovernativo, essendo ormai stati attivati più o meno efficacemente in molti paesi dicasteri e agenzie nazionali addette ai problemi e agli strumenti della conservazione.
Le finalità. - Pur nella grande varietà e fluttuazione di tendenze che si manifestano nei vari paesi, alcune finalità dei p. n. emergono con carattere di priorità. Si possono sintetizzare in tre nuclei fondamentali.
1) La conservazione. Questo motivo ha preceduto tutti gli altri nei primi movimenti che hanno divulgato e promosso l'idea della creazione dei p. nazionali. Il concetto più ovvio di conservazione per ciò che riguarda i p. consiste nel mantenimento degli ecosistemi in essi contenuti il più possibile nelle loro condizioni originarie. In questa prospettiva ecosistemica sono inclusi tutti i contenuti fisici e biologici considerati entro il quadro complesso delle loro interrelazioni naturali. Ma dev'essere tenuta presente la constatazione realistica che quanto più una regione è densamente popolata, quanto più è stata soggetta a vicende storiche umane, tanto più ha subito e continua a subire modificazioni dirette o indirette a carico degli equilibri e assetti originari. La conservazione allora diventa un'attività scientifica e tecnica molto complessa, di cui non si valuta abbastanza l'impegnatività: deve assumere carattere di controllo permanente dei processi naturali, dell'efficienza ecologica e in particolare delle potenzialità che permettono di attuare provvedimenti di ricostruzione e restaurazione.
Si parla e si scrive dei p. come di "isole felici", di "isole della speranza", abusando spesso di una retorica astratta che fa appello più a grandi e nobili ideali, che a concrete realtà, a concreti interessi di una regione, di un territorio abitato dagli uomini. L'insularità dei p. tende troppo ad accomunarli con le riserve, quindi a rendere quasi esclusiva e schematicamente delimitata la sua funzione di conservazione. La più rigorosa conservazione è affidata infatti alle riserve, non ai p.; se mai nei p. stessi riguarderà le zone più interne destinate a "riserva integrale".
In realtà nei p. s'incontrano e troppo spesso si scontrano interessi di conservazione e di utilizzazione. L'ammissione di una fruizione umana mediante visite al p., circolazione nel p., è già un'utilizzazione istituzionale con cui si devono fare i conti. Il problema della conservazione, che rimane sempre scientifico-tecnico, si rivela quindi ancor più complesso, perché deve includere il controllo di tutte le utilizzazioni ammesse, affinché non divengano consumatrici e deterioranti. Il criterio sostenuto da molti protezionisti di ridurre al minimo gl'interessi umani nel p., possibilmente con l'acquisizione da parte del p. stesso di tutta l'area in proprietà, è certo la via più facile, perché semplifica i problemi di conservazione, ma polarizza l'istituzione verso compiti in assoluta prevalenza conservazionali al modo delle riserve. Ma ciò pone dei limiti alla realizzabilità dei p. e alla loro stessa ragion d'essere.
2) La ricreazione. Se s'intende nel senso più autentico di restaurazione e ricreazione di tutte le fondamentali energie umane - fisiche, intellettuali, spirituali - questa finalità diventa veramente prioritaria, come emerge dalla stessa definizione originaria del p. di Yellowstone. Un'identificazione però della ricreazione offerta dai p. con quella di un turismo diventato commercio e industria e che come tale offre ai visitatori installazioni di carattere urbano, non è accettabile. P. attrezzati per il turismo, anche nella forma più recentemente ideata di agriturismo, devono esser creati a parte con criteri diversi, anche allo scopo di alleggerire la pressione che viene esercitata dal crescente richiamo verso i p. nazionali. Un turismo nei p. dovrà avere un carattere culturale ed educativo; dovrà proporsi una promozione di conoscenza, e quindi di rispetto per la natura vivente in tutte le sue espressioni. Visite guidate, incanalate in appositi percorsi, disciplinate da norme rigorose dovranno limitare il disturbo che inevitabilmente arreca ogni invadenza di masse di curiosi, per educati e sensibili che siano. Valutare il successo di un p. n. dal numero dei visitatori può costituire un criterio fallace. La gestione del turismo nel sistema dei p. va correlata con la politica generale del turismo nella regione e nel paese.
3) La ricerca scientifica. Ecosistemi custoditi nella loro integrità offrono un luogo ideale per ricerche scientifiche non solo nel presente ma per il futuro. Queste ricerche hanno valore anche se sono occasionali e frammentarie ma assumono un'importanza ben maggiore se vengono integrate interdisciplinarmente per la conoscenza il più possibile organica ed esauriente delle strutture, delle funzioni e del dinamismo evolutivo degli ecosistemi. Ma in un p. che comprenda nelle zone esterne anche attività umane di tipo agricolo, silvicolturale, alpicolturale, gli ecosistemi vengono condizionati dall'uomo e assumono carattere seminaturale e artificiale imponendo indagini più complesse che devono sperimentare i rapporti fra conservazione e sviluppo. Questi modi di fare ricerca, in senso ecologico globale, conferiscono ai p. n. un interesse ben maggiore di quello tradizionalmente a loro attribuito.
Le strutture. - Prevale oggi nella strutturazione dei p. il modello francese di cui si è già fatto cenno. Una zonazione fondata su gradienti di severità di tutela, quindi su un accrescersi di limitazioni e di divieti a partire dalla periferia verso l'interno, il tutto circondato da un pre-parco destinato a normali attività umane ma esso pure controllato in funzione dell'esistenza del p.: ecco la struttura che costituirebbe il "sistema" del parco. Ma un sistema non è solo struttura, ma anche funzionalità; un complesso zonale dovrebbe quindi esser finalizzato nelle sue parti affinché non diventi un mero apparato difensivo. Una concezione permanentemente costruttiva, concordante col dinamismo dei sistemi viventi - e un p. n. è un sistema vivente - e con concreti interessi umani del territorio più vasto ove sorge il p., impone una fedeltà alla logica dei sistemi biologici, che sono sistemi aperti e in perenne divenire. I p. n. non sono quindi razionalmente realizzabili se non nel contesto di un assetto regionale, e non solo perché il territorio circostante non sia incompatibile con la conservazione, ma perché il p. non violi interessi essenziali delle popolazioni residenti all'intorno. Ogni sforzo dev'essere compiuto con metodologia rigorosamente scientifica, cioè con costante intervento delle scienze naturali e umane, perché si realizzi un confronto permanente, quindi una sperimentazione è un controllo incessante, fra gl'interessi del p. e quelli delle popolazioni limitrofe, fra conservazione e sviluppo, nello spirito di esigenze sempre più perentoriamente insorgenti nei paesi ove più acuti si avvertono i problemi umani. Questa è indubbiamente la via più difficile e che si tende a respingere perché implica rischi innegabili; ma oggi discorsi ecologici più realistici si pongono i problemi dei rischi per affrontarli con tutte le possibili metodologie di previsione. I p. n. entrano allora come strumenti di altissima importanza nella pianificazione del territorio, e questo accresce la loro importanza, perché ne arricchisce oltretutto il significato umano.
L'aspetto economico. - È encomiabile lo sforzo che molti compiono per dimostrare che i p. n. possono costituire per sé stessi una fonte di reddito molto significativa per le popolazioni del territorio in cui sono istituiti. Indubbiamente si rendono attuabili vantaggi economici, ma l'argomento dev'essere usato con molta prudenza. Anzitutto per non illudere le popolazioni, che vengano allettate spesso da ben più appariscenti proposte di utile immediato, in special modo dalle iniziative turistiche industriali. È necessaria una lunga e paziente penetrazione informativa per convincere che importa più salvare un altissimo patrimonio durevolmente redditizio anche per le generazioni future, che gettarsi in immediate utilizzazioni, quando urge localmente una crisi permanente di povertà e una fame di sviluppo. I p. n. non sono autosufficienti economicamente; richiedono, per essere funzionali, crescenti finanziamenti da parte dello stato. Anche i p. statunitensi, i più fiorenti che si conoscano, invocano crescenti soccorsi. La tendenza allora di considerare i p. n. come enti sfruttati e gestiti come normali unità economiche va respinta. Come si legge in una premessa alla legge canadese - una delle più avanzate - è necessario "esaminare piuttosto la qualità degli assetti e dei servizi in funzione della destinazione dei p. e degl'ideali cui rendono servizio, più che dal punto di vista economico" (omiss.). "Se la nazione non è finanziariamente in grado di amministrare e valorizzare i p. n. conformemente agl'ideali, allora è meglio ritardare l'assetto piuttosto che ridurre l'utilità e il costo". Le responsabilità dello stato ricadono però su tutto il paese, per questo il carattere "nazionale" dei p., una volta che sia stato riconosciuto, dev'essere responsabilmente accettato con tutte le conseguenze.
Parchi nazionali italiani. - Ai quattro p. n. italiani - d'Abruzzo, del Gran Paradiso, dello Stelvio e del Circeo - ricordati nel vol. XXVI di questa Enciclopedia - va aggiunta un'altra unità, di cui diamo notizia sintetica: il p. n. della Calabria. E stato istituito il 2 aprile 1968 su una superficie di 18.000 ha suddivisi in tre unità topografiche distinte: una nella Sila Grande a E del lago di Cecita, una fra il M. Cocuzza e Punta Galera nell'Aspromonte, una nella Sila Piccola al M. Gariglione. Comprende boschi di pino laricio, di faggio, di cerro e di abete bianco fra 1300 e 1956 m di altitudine. Custodisce una fauna di lupi, cinghiali, caprioli, lepri italiche, gatti selvatici.
Bibl.: National Parks for the future, The Conservation Foundation, Washington (D. C.) 1972; Second World Conference on National Parks, UICN, Losanna 1974; Parchi e Riserve, territorio, popolazioni. Atti del Convegno tenuto al CNR in Roma, 10-12 giugno 1974, Roma 1977; L'ambiente naturale, num. straord. 55 di Agricoltura, 26, n. s., 29 ott. 1977.