ALBERTELLI, Pilo
Nacque a Parma il 30 sett. 1907 da Guido, deputato socialista. Trasferitosi a Roma con il padre, che aveva potuto sottrarsi a stento alla violenza dei fascisti parmensi, fu discepolo di G. Calogero, laureandosi nel 1929 con la tesi: Problemi di gnoseologia platonica. Insegnò filosofia e storia, dal 1935, nel liceo "Umberto I" di Roma, che ora porta il suo nome; nel 1939 conseguì la libera docenza in storia della filosofia antica.
La sua tesi rimase medita, ma dei suoi studi platonici è valida testimonianza il saggio, sotto citato, sul problema morale nella filosofia di Platone. Più sicura orma l'A. comunque segnò nel campo degli studi sull'eleatismo. La versione dei frammenti degli Eleati, che egli curò per la collezione laterziana dei classici del pensiero antico, costituì un eccellente contributo alla loro interpretazione. Nella sua interpretazione dei filosofi eleatici l'A. subì in certa misura l'influenza delle ricerche del Calogero; ma in molti casi il suo giudizio critico manifestò spiccata indipendenza e originalità, come per es. nella discussione del problema fondamentale della genesi del pensiero parmenideo, a cui egli dedicò anche un saggio specifico.
Sin dal 1928 arrestato a Milano per antifascismo, era stato condannato a cinque anni di confino, commutati in tre di vigilanza speciale. Partecipò poi sempre più attivamente alla resistenza al fascismo, prima con il gruppo liberalsocialista, poi con il partito d'azione, di cui fu, nei primi mesi del 1942, uno dei fondatori a Roma, divenendo collaboratore dell'Italia libera clandestina. L'8 e il 9 sett. 1943 l'A. prese parte ai tentativi di difesa di Roma.
Divenuto subito dopo membro del comitato militare romano del Partito d'azione, assunse la responsabilità diretta della zona di S. Giovanni e poi dell'Ostiense; e fu infine chiamato a sostituire il comandante militare del partito per l'intera città, Giovanni Ricci, che era riuscito a sfuggire, gravemente ferito, a un'imboscata. Il 1° marzo 1944 l'A. fu arrestato. Torturato, salvò con il silenzio numerosi compagni di lotta, e, volendo sottrare la moglie e i figli alle rappresaglie, tentò due volte il suicidio. Il 24 marzo fu ucciso alle Fosse Ardeatine.
Alla sua memoria venne conferita, nel 1947, la medaglia d'oro.
Scritti principali: La dottrina parmenidea dell'essere, in Annali della R. Scuola normale superiore di Pisa, s. 2, IV (1935), pp. 327-34; Gli Eleati, testimonianze e frammenti, Bari 1939 (collezione Filosofi antichi e medievali di Laterza); Il problema morale nella filosofia di Platone, Roma 1939; Le antinornie dell'educazione, in Cultura magistrale, Enciclopedia dei maestri, Milano 1939. Lasciò inoltre alcuni lavori inediti.
Bibl.: Scritti di L. Albertelli, G. Calogero, M. Del Viscovo, C. Bandi, I. Carini, nel vol. P. A., Roma 1945, a cura del Partito d'azione, nel primo anniversario della morte; P. A., in Aurea Parma, XXXVIII (1954), pp. 37-38.