PORTOGALLO.
– Demografia e geografia economica. Storia. Bibliografia. Architettura. Bibliografia. Letteratura. Bibliografia. Cinema
Demografia e geografia economica di Marco Maggioli. – Stato dell’Europa meridionale. Al censimento del 2011 la popolazione del P. è stata pari a 10.562.178 ab.; secondo una stima UNDESA (United Nations Department of Economic and Social Affairs) nel 2014 ammontava a 10.610.304 abitanti. Questa popolazione, che a causa della netta diminuzione della fecondità e del sensibile allungamento della vita media è entrata in una fase di invecchiamento, è ripartita in modo ineguale, con una densità di circa 115 ab./km2 e forti differenze tra le aree interne, ancora in parte legate ad attività agropastorali, e quelle prossime alla costa e alle maggiori città: il P. è stato infatti interessato da spopolamento rurale e, parallelamente, da processi di urbanizzazione. Fino alla fine del 20° sec. la popolazione urbana risultava attestata su valori bassissimi, inspiegabili per un Paese europeo, ma tale anomalia derivava da una scelta di indicatori statistici diversi da quelli comunemente adottati; comunque, anche i valori registrati nei primi anni del nuovo secolo (61,6% nel 2012) sono minori rispetto a quelli degli altri Paesi europei.
Il P. ha due città metropolitane: la capitale, Lisbona, che contava 547.733 ab. al rilevamento censuario del 2011 (2.042.477 nell’intera agglomerazione urbana), e Porto (rispettivamente, 237.591 e 1.287.282 ab.). Queste due agglomerazioni urbane ospitano dunque il 31,5% della popolazione complessiva del Paese. Le altre città maggiori (Amadora, Almada, Braga, Coimbra, Funchal, Setúbal) sono centri urbani demograficamente modesti; se la seconda città del Paese conta all’incirca metà degli abitanti della prima, la terza ospita appena un settimo della popolazione della seconda; pertanto, manca del tutto quella rete di città medie che forma un tessuto indispensabile per la funzionalità territoriale di un Paese.
Nel corso del primo decennio del 21° sec. il P. ha attraversato una grave e profonda recessione economica, con un tasso di disoccupazione che nel 2014 è stato del 14,2%, in costante crescita dal 2008. Le banche portoghesi hanno annunciato, nell’aprile 2010, l’impossibilità di acquistare in asta i titoli del debito pubblico; un anno dopo, l’esito dell’asta dei titoli di Stato a breve termine ha costituito il campanello d’allarme per l’imminente crisi di liquidità. Il P. stava scontando la condizione di tassi di crescita economica molto contenuti, dovuti all’erosione di competitività, di salari troppo alti rispetto alla produttività, di infrastrutture inadeguate o insufficienti, di una scarsa razionalizzazione della spesa pubblica. L’assenza di sviluppo si è combinata con un gettito fiscale insufficiente: questi fattori, inseriti nel contesto di una crisi di fiducia degli investitori, hanno condotto rapidamente il Paese a essere incapace di rifinanziarsi sul mercato e di onorare il debito già contratto. Dopo aver fatto richiesta ufficiale di aiuti per 80 miliardi di euro (apr. 2011), l’eurogruppo ha approvato nel maggio successivo il piano di salvataggio, concesso a condizione che il Parlamento approvasse il risanamento di bilancio. L’intervento è stato concesso in una situazione di estrema emergenza di fondi dello Stato, impossibilitato a coprire i rimborsi e le spese ordinarie. Successivamente (ag. 2011) il Parlamento portoghese ha discusso e approvato pesanti misure di riduzione del disavanzo e delle spese, tra le più dure degli ultimi cinquant’anni. A metà del 2014 si è concluso il piano triennale di aiuti stabilito nel 2011 e il Paese è dovuto tornare a finanziarsi sui mercati.
Nell’ultimo trimestre del 2013 l’economia del P. è cresciuta dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e dell’1,6% rispetto allo stesso periodo del 2012, il dato più alto della zona euro. La Banca del Portogallo ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita per i successivi mesi; l’indice della fiducia nell’economia del Paese ha raggiunto, nel mese di marzo 2013, il tasso più alto dal 2008. La crescita è stata favorita soprattutto dalle esportazioni, con un aumento del 24% a partire dal 2008, diffuso in tutti i settori del ciclo produttivo. Nel 2014 il PIL del P. è stato pari a 228,2 miliardi di $ e il PIL pro capite a parità di poteri d’acquisto (PPA) a 26.306 $. Il contributo percentuale alla formazione del PIL da parte dei tre settori è il seguente: primario, 2,3%; secondario, 23,6%; terziario, 74,1%. Tra le attività terziarie, si distingue in netta crescita, sia per addetti sia per contributo al PIL, il turismo (7,5 milioni di ingressi nel 2012); seguono quello culturale, polarizzato in larga misura su Lisbona, e quello balneare, che ha ‘colonizzato’, non senza danni ambientali, la costa dell’Algarve. Circa i due terzi della capacità industriale del P. sono concentrati nella regione che comprende Lisbona e Setúbal, con in prevalenza industrie chimiche, automobilistiche, elettroniche, di lavorazione del cemento, di conservazione del pesce, nonché di trasformazione del legno e del sughero; al Nord, soprattutto a Porto, Braga e Aveiro, prevale invece l’industria leggera, essendo molto sviluppato il comparto tessile, calzaturiero, vitivinicolo e dell’arredamento.
Storia di Ilenia Rossini. – A cavallo del primo decennio del 21° sec. il P. continuava a essere uno dei Paesi più poveri dell’Unione Europea, a dover fronteggiare un imponente deficit di bilancio – precedente alla crisi economica globale iniziata nel 2008 – e a essere caratterizzato da un sistema politico fortemente bipolare, fondato sull’alternanza al governo del Partido socialista (PS) e del conservatore Partido social democrata (PSD).
Nonostante le proteste e gli scioperi che avevano contestato le sue riforme economiche e sociali, il governo socialista presieduto da José Sócrates, in carica dal 2005, pur perdendo la maggioranza assoluta in Parlamento, fu riconfermato alle elezioni del 2009, quando il PS ottenne il 36,6% dei voti (97 seggi) a fronte del 29,1% (81 seggi) del PSD. Il governo socialista si mostrò molto attivo sul piano dei diritti civili: dopo la legalizzazione dell’aborto entro le prime dieci settimane di gravidanza (2007), nel 2010 fu consentito il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Il presidente della Repubblica Aníbal Cavaco Silva (PSD) – in carica dal 2006 e, in seguito, riconfermato con il 53% dei voti nel 2011 –, nonostante fosse contrario alle due leggi, non usufruì del suo diritto di veto per mantenere un rapporto di dialogo con il governo.
Le conseguenze della crisi economica e finanziaria globale iniziata nel 2008 furono particolarmente pesanti per il Portogallo. Per fronteggiarle e per ridurre il deficit di bilancio, il governo di Sócrates approvò alcune misure come il congelamento degli stipendi dei dipendenti pubblici e un aumento dell’imposta sul valore aggiunto (nov. 2010). Questi provvedimenti furono vivacemente criticati nel Paese e nel marzo 2011, dopo un voto di sfiducia sul quarto piano di austerità presentato in un anno, Sócrates si dimise. Rimasto in carica provvisoriamente fino alle nuove elezioni, nel maggio 2011 il suo governo – a fronte di un deficit di bilancio sempre più imponente – decise di aderire al programma di salvataggio da 78 miliardi di euro concesso dalla cosiddetta troika (Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale).
Le nuove elezioni (giugno 2011) videro il crollo del PS (28,1%, 74 seggi) e l’affermazione del PSD (38,7%, 108 seggi), il cui leader Pedro Passos Coelho fu posto alla guida di un governo di coalizione con il partito di destra CDS-PP (Centro Democrático Social-Partido Popular, 11,7%, 24 seggi).
Negli anni seguenti il governo adottò ulteriori misure di austerità per rispettare i criteri del piano di salvataggio: estese privatizzazioni delle aziende chiave del Paese (come i cantieri navali), aumenti delle tasse, ingenti tagli alla sanità e all’istruzione e soppressione di migliaia di posti di lavoro, provvedimenti che aggravarono la disoccupazione e spinsero molti portoghesi all’emigrazione. Duramente contestate nel Paese, queste misure consentirono al P. di uscire dal piano di salvataggio nel giugno 2014, ma comportarono un crollo dei consensi per il PSD, come evidenziato dai risultati elettorali negativi alle elezioni amministrative dell’autunno 2013 e alle europee di maggio 2014, in cui i due partiti di governo – riuniti nell’unica lista Aliança Portugal – si aggiudicarono solo 7 seggi su 21. Nell’agosto del 2014, ottenuto il via libera dalle autorità europee, il P. varò un piano per il salvataggio del Banco Espirito Santo, uno degli istituti di credito più importanti del Paese: azionisti e creditori non privilegiati furono chiamati ad assumere le attività tossiche allocate in una struttura in dismissione (bad bank); le attività sane confluirono invece in una nuova banca, denominata Novo Banco.
Bibliografia: «Limes», 2010, 5, nr. monografico: Il Portogallo è grande.
Architettura di Paola Gregory. – L’alta qualità dell’architettura portoghese nel dopo rivoluzione trova riscontro anche nella produzione più recente: la grave recessione economica che ha portato il Paese nel 2011 sull’orlo del fallimento, ha ridotto fortemente le opportunità di lavoro, non impedendo tuttavia la realizzazione di architetture di grande qualità, spesso inserite all’interno dei piani strategici elaborati a cavallo del nuovo millennio. Rientrano in quest’ambito le nuove reti della metropolitana di Porto (1997-2005), coordinatore Eduardo Souto de Moura, e l’ampliamento della metropolitana di Lisbona (2004-12), così come i progetti di riqualificazione di molte scuole pubbliche (secondo il pia no governativo di inizio millennio) nei quali sono stati coinvolti giovani architetti – fra gli altri, Ricardo Carvalho (n. 1971), Pedro Domingos (n. 1967), Inês Lobo (n. 1966) – e i piani di recupero di ampie porzioni di città e territorio, che dimostrano un’attenta sapienza delle regole insediative esistenti nell’ottica di una valorizzazione integrata degli spazi pubblici e del paesaggio. Tra i più importanti: a Porto, capitale europea della cultura 2001, i progetti di riqualificazione delle sponde del Duero e quelli di ristrutturazione urbana dei quartieri Baixa (1999-2002) e Ribeira (1998-2003); a Lisbona, lo sviluppo dell’area orientale della città che, a partire dalla riqualificazione legata all’Expo 1998, si è proiettato al 2010 attraverso un’operazione di riconversione e rinnovo urbano basato su un disegno chiaro e riconoscibile dello spazio pubblico, capace da un lato di strutturare l’edificazione futura, dall’altro di restituire al fiume Tago la città.
Accanto a questi ampi progetti urbani – cui potremmo affiancare quelli di Souto de Moura per Maia, di Manuel Salgado per Cacém, Sintra, di Manuel Fernandes de Sà per Viana do Castelo, di Nuno Portas per Aveiro – molti sono gli interventi puntuali (alcuni notissimi come la Casa della musica, 2005, a Porto di Rem Koolhaas-OMA) ai quali hanno contribuito i maggiori architetti portoghesi, a partire da Álvaro Siza e Souto de Moura. Fra le opere più recenti di Siza, si ricordano: l’azienda vinicola Adega Mayor (2007) a Campo Maior, il padiglione polifunzionale (2007) a Gondomar, la biblioteca municipale (2007) di Viana do Castelo, l’ampliamento (2010) delle Terme di Vidago a Chaves, l’edificio Paraninfo (2010) dell’Università pubblica basca a Bilbao. Di Souto de Moura, sono da menzionare: la Torre Burgo (2007) a Porto, il Centro di arte contemporanea (2008) a Bragança, il Museo Casa das historias Paula Rego (2009) a Cascais, il Centro culturale Miguel Torga (2011) a Coimbra, la ristrutturazione (2012) del Monastero das Bernardas a Tavira, il centro culturale (2013) a Viana do Castelo, la casa (2014) in Oliveira Do Douro, Vila Nova de Gaia.
Accanto a questi indiscussi maestri, cui vanno accostati, come massimi esponenti dell’architettura portoghese, Gonçalo Byrne (n. 1941) – autore dell’ampliamento (2010) del Museo nazionale Machado de Castro a Coimbra, Piranesi Prix de Rome 2014, della ristrutturazione (2012) del Teatro Thalia e del restauro (2012) del Banco de Portugal, entrambi a Lisbona, della realizzazione del Centro di interpretazione della cultura ebraica (2012) a Trancoso – e João Luís Carrilho da Graça (n. 1952) – autore, tra l’altro, del Museo archeologico di Praça Nova do Castelo de São Jorge (2010) a Lisbona, Piranesi prix de Rome 2010 –, molti sono gli architetti che hanno avuto importanti riconoscimenti, fra i quali: Aires Mateus associados (1988), lo studio dei fratelli Manuel (n. 1963) e Francisco (n. 1964), il cui lavoro, premiato più volte, si connota per una particolare attenzione allo spazio e alla materia con cui si costruisce il limite dell’architettura, come dimostrano il centro culturale di Sines (2005), il museo del Faro (2007) di Santa Marta a Cascais, gli uffici e alloggi al Parco delle nazioni (2007) di Lisbona, il call center (2009) a Santo Tirso, le residenze per anziani (2010) ad Alcácer do Sal, il complesso scolastico (2013) ad Abrantes; Manuel Graça Dias (n. 1953) + Egas José Vieira (n. 1962), autori, con Gonçalo Afonso Dias, del Teatro municipale di Almada (2005) e della Scuola di musica, arti e mestieri (2008) a Chaves; ARX Portugal (1991), studio creato da Nuno e José Mateus, più volte premiato con il Chicago Athenaeum, nel 2012 per la casa a Possanco, Alcácer do Sal, nel 2009 per la Scuola superiore di tecnologia a Barreiro, nel 2006 per la Biblioteca municipale di Ílhavo; Barbosa & Guimarães arquitectos (1994), autori del-l’edificio Vodafone (2009) a Porto e del Centro polifunzionale (2012) a Lamego, miglior edificio pubblico dell’anno; Cristina Guedes (n. 1964) e Francisco Vieira de Campos (n. 1962), firmatari della cantina vinicola Quinta do Valado, Peso da Régua (2010), menzione speciale al premio di architettura del Douro 2010/11, selezionata alla Mostra Porto poetic (2013) alla Triennale di Milano; Ricardo Bak Gordon (n. 1967), autore del padiglione dello sport (2011) a Restelo, Lisbona e, con i brasiliani Paulo Mendes da Rocha e MMBB arquitectos, del nuovo Museo nazionale delle carrozze a Lisbona, aperto al pubblico nel maggio 2015.
Bibliografia: Porto poetic, a cura di R. Cremascoli, catalogo della mostra, Milano, La Triennale, Porto 2013; Álvaro Siza. Inside the human being, a cura di R. Cremascoli, catalogo della mostra, Rovereto, Museo di arte moderna e contemporanea diTrento e Rovereto, Milano 2014.
Letteratura di Simone Celani. – Varietà, pluralità di generi, insistita intertestualità e rinnovamento stilistico sono le costanti della letteratura prodotta dagli autori delle ultime generazioni in Portogallo. L’ultimo decennio è stato segnato dalla scomparsa di figure importanti della letteratura portoghese del secondo Novecento, in particolar modo il premio Nobel José Saramago (1922-2010), fino agli ultimissimi anni comunque ancora prolifico e attivo (A viagem do elefante, 2008, trad. it. Il viaggio dell’elefante, 2009; Caim, 2009, trad. it. Caino, 2010; e il postumo Claraboia, 2011, trad. it. Lucernario, 2012), oltre ad altre figure di spicco quali Mário Cesariny (1923-2006), Fernanda Botelho (1926-2007), Fiama Hasse Pais Brandão (1938-2007), Dalila L. Pereira da Costa (1918-2012), Manuel António Pina (1943-2012), Urbano Tavares Rodrigues (1923-2013), António Ramos Rosa (1924-2013) e Vasco Graça Moura (1942-2014), quest’ultimo poeta e autore di un’importante traduzione della Commedia dantesca.
Tra gli autori consacrati ancora attivi, spicca innanzitutto la figura di António Lobo Antunes (n. 1942), oggi certamente l’esponente della letteratura portoghese maggiormente noto a livello internazionale, acclamato dalla critica, oggetto di attenzione accademica e tradotto in moltissimi Paesi; sempre estremamente prolifica, la sua produzione è caratterizzata da una narrazione complessa e frammentaria, basata sulla pluralità delle voci (O arquipélago da insónia, 2008, trad. it. Arcipelago dell’insonnia, 2013; Sôbolos rios quevão, 2010; Comissão das lágrimas, 2011; Caminho como uma casa em chamas, 2014). Accanto a lui, vi sono altre figure di notevole importanza, quali Agustina Bessa Luís (n. 1922) che, nonostante si sia ritirata dall’attività letteraria per motivi di salute dopo il suo ultimo romanzo del 2006 (A ronda da noite), resta una delle esponenti più importanti della letteratura del Novecento, ma anche Lídia Jorge (n. 1946; A noite das mulheres cantoras, 2011, Os memoráveis, 2014) e João de Melo (n. 1949; Lugar caído no crepúsculo, 2014), per la prosa, o, per la poesia, Herberto Helder (1930-2015; Ofício cantante, 2009, Servidões, 2013, A morte sem mestre, 2014), Maria Teresa Horta (n. 1937; Poesia reunida, 2009), Gastão Cruz (n. 1941; Escarpas, 2010, Fogo, 2013) e Nuno Júdice (n. 1949; A matéria do poema, 2008, Navegação de acaso, 2013, ma anche narratore, con O complexo de sagitário, 2011).
Tra gli esponenti delle generazioni successive, due sono le figure oggi maggiormente note internazionalmente: Gonçalo M. Tavares (n. 1970), prolifico autore di diversi cicli narrativi, poetici e saggistici, come O Reino (il cui ultimo volume, Aprender a rezar na era da técnica, è del 2007) e O Bairro (che conta già dieci volumi, l’ultimo, O senhor Eliot, del 2010) in cui è centrale il ricorso al citazionismo e all’intertestualità; e José Luís Peixoto (n. 1974), romanziere, ma anche poeta e drammaturgo, autore di opere di carattere intimista e lirico, caratterizzate da una scrittu ra densa basata sul costante ricorso al flusso di coscienza (Cemitério dos pianos, 2006, trad. it. Il cimitero dei pianoforti, 2010; Livro, 2010, trad. it. Libro, 2013; Galveias, 2014). Oltre ai due autori citati, è da segnalare anche la figura di Valter Hugo Mãe (nome d’arte di Valter Hugo Lemos, n. 1971), singolare e poliedrica figura di poeta (Contabilidade, 2010), narratore (A desumanização, 2013), ma anche artista plastico e cantante, indefesso sperimentatore di nuove tecniche letterarie e artistiche. Altri autori di recente affermazione sono, per la prosa, Afonso Cruz (n. 1971; A contradição humana, 2010; Jesus Cristo bebia cerveja, 2012, trad. it. Gesù beveva birra, 2014), Manuel Jorges Marmelo (n. 1971; Uma mentira mil vezes repetida, 2011), Jacinto Lucas Pires (n. 1974; O verdadeiro ator, 2011), João Tordo (n. 1975; As três vidas, 2008), Nuno Camanreiro (n. 1977; Debaixo de algum céu, 2013), David Machado (n. 1978; Índice médio de felicidade, 2013, trad. it. Indice medio di felicità, 2015), Joana Bértholo (n. 1982; Diálogos para o fim do mundo, 2010); per la poesia, Alexandre Nave (n. 1969), Margarida Vale de Gato (n. 1973), Pedro Eiras (n. 1975), Paulo Tavares (n. 1977), Joel Henriques (n. 1979), Miguel Manso (n. 1979) e Pedro Braga Falcão (n. 1981).
Bibliografia: Lusofônica. La nuova narrativa in lingua portoghese, a cura di G. de Marchis, Roma 2006; V. Tocco, Breve storia della letteratura portoghese, Roma 2011; Il Novecento in Portogallo, a cura di G. Lanciani, Roma 2014.
Cinema di Bruno Roberti. – Il cinema in P. si è caratterizzato, fin dagli anni Settanta, alla vigilia della Rivoluzione dei garofani, quando si formò il Centro português de cinema (CPC, una cooperativa autonoma composta da diciotto registi), come un cinema d’autore, percorso da sperimentalismi e rimandi culturali, di impianto raffinato, di linguaggio rigoroso, di atmosfere rarefatte, letterarie, mistiche e visionarie, ma anche crudemente realistiche ed esistenziali. La libertà artistica è stata spesso tutelata con gli aiuti forniti dalla Fundação Calouste Gulbenkian (una delle più grandi fondazioni private del mondo). Alterne vicende hanno subito i finanziamenti statali: l’Instituto português de cinema (IPC) nacque nel 1973 e fece leva sull’imposta sui biglietti. La nascita di un cinema più commerciale è stata resa possibile anche grazie alle trasformazioni subite dall’IPC, divenuto nel 1993 Instituto português da arte cinematográfica e audiovisual (IPACA) e, nel 1997, Instituto do cinema, audiovisual e multimédia (ICAM), quindi Instituto do cinema e do audiovisual (ICA). Le fonti finanziarie hanno corrisposto ai diversi atteggiamenti dello Stato nei confronti del cinema, all’indomani della chiusura delle cooperative indipendenti di autori (il CPC chiuse nel 1978). Da un lato il cinema d’autore si è istituzionalizzato, dall’altro sono emerse figure di produttori intraprendenti e attenti alle ragioni artistiche (come Paulo Branco o la società O Som e a Fúria). L’interazione con il sistema televisivo ha fatto la sua parte, ma, a inizio del nuovo millennio, le politiche governative di destra si sono mostrate ostili al sostegno artistico e hanno congelato le sovvenzioni, persino quelle che tramite l’ICAM arrivavano all’eccezionale Cinemateca portuguesa.
Eppure la generazione degli autori non solo ha continuato a essere attiva, ma si è arricchita di nuovi talenti e ha sviluppato la produzione di documentari (come quelli, che lavorano sul paesaggio e sull’immaginario, di João e Miguel Manso, Gonçalo Tocha, Salomé Lamas) e di cortometraggi (come quelli, pluripremiati, di João Salaviza), anche a seguito di una nuova legge sull’audiovisivo, finalmente attuata nel 2012. Così le nuove generazioni del cinema portoghese si sono distinte nei festival internazionali, nel corso dei primi anni Duemila: tra i rappresentanti più singolari emersi, João Pedro Rodrigues e Miguel Gomes. Il primo con film che indagano sessualità plurime e trasgressive: O fantasma (2000; Il fantasma), immerso in un’atmosfera surreale, è la storia di un netturbino gay che si traveste di notte con una tuta nera e una maschera di gomma vivendo un’identità perversa e segreta; Odete (2005), dove il tema dello spettro viene ripreso nella melodrammatica elaborazione del lutto di una ragazza a seguito della morte incidentale di un ragazzo omosessuale che non ha mai conosciuto, e che assume toni distorti nell’identificazione di lei con il ragazzo scomparso e nell’incontro impossibile con il fidanzato di lui; Morrer como um homem (2009), storia ‘al femminile’ di un transessuale; e, in coppia con João Rui Guerra da Mata, i melodrammi esotici e noir A última vez que vi Macau (2012) e Mahjong (2013).
Il secondo con bizzarri film poetico-politici che investono la realtà e la memoria portoghesi di libere associazioni tra finzione, cinefilia e verità: A cara que mereces (2004), metafora di una ‘linea d’ombra’ generazionale; Aquele querido mês de agosto (2008), sospeso tra invenzione ed etnografia; Tabu (2012), bizzarra elegia del ricordo che ripercorre la memoria della vita di un’anziana signora con omaggi al cinema di Carl Theodor Dreyer e Friedrich Wilhelm Murnau; Redemption (2013), quattro frammenti di epoche diverse nel mondo, dagli anni Settanta al Duemila, il cui intento politico-filosofico emerge da una tessitura visiva sperimentale; e il complesso progetto in tre parti As mil e uma noites (vol. 1: O inquieto, vol. 2: O Desolado, vol. 3: O Encantado, 2015), che racconta la crisi globale nei modi delle Mille e una notte.
Il gruppo di cineasti del Nuovo cinema portoghese, della prima e della seconda generazione, ha continuato a realizzare opere importanti. Fernando Lopes (1935-2012) con O Delfim (2002), dal romanzo di José Cardoso Pires, Lá Fora (2004), 98 Octanas (2006), Os sorrisos do destino (2009),Em câmara lenta (2012), ha confermato la sua poetica esistenziale raccontando i singolari intrecci del destino che coinvolgono i suoi personaggi solitari e in crisi. João Mário Grilo ha riattivato la memoria di una generazione in A falha (2000) e realizzato melodrammi a sfondo psicoanalitico con 451 Forte (2000) e Duas mulheres (2009). Pedro Costa con No quarto da Vanda (2000; Nella stanza di Vanda), Juventude em marcha (2006), Cavalo dinheiro (2014) ha esplorato in forma di trilogia l’umanità disperata e tenera di tossicodipendenti, nei sobborghi di Lisbona, scavata dalle luci caravaggesche della camera, e con Ne change rien (2009) ha raccontato come un diario filmato la sua amicizia con la cantante e attrice Jeanne Balibar. Joaquim Sapinho ha girato melodrammi familiari con A mulher polícia (2003), storia di una madre che lotta contro le istituzioni che vogliono strapparle il figlio, e Deste lado da ressurreição (2011), sul legame tra fratello e sorella che rivela risvolti mistici. João Canijo ha girato vere e proprie ‘tragedie moderne’ con il dramma carcerario Ganhar a vida (2001), Noite escura (2004), sui bassifondi della prostituzione, Mal nascida (2007), variazione moderna del mito di Elettra, Sangue do meu sangue (2011), É o Amor (2013), melodramma di ambiente marinaro.
Teresa Villaverde ha tessuto intensi ritratti femminili: Água e sal (2001), Transe (2006), Cisne (2011). João Botelho ha proseguito con il suo cinema visionario, teatrale e insieme sarcastico con la variazione romantica sul mito ‘sebastianista’ (riferito a don Sebastiano, il re che sognava di costituire un impero portoghese nell’Africa del Nord e che scomparve nel 1578 nella battaglia di Alćazarquivir), tratto dal dramma Frei Luís de Sousa di Almeida Garrett, Quem és tu? (2001), la bislacca satira politica di A mulher que acreditava ser Presidente dos Estados Unidos da América (2003), l’adattamento da Denis Diderot O fatalista (2005) e da Fernando Pessoa Filme do desassossego (2010), i sontuosi e romanzeschi A corte do Norte (2008) e Os maias (2014), da Eça de Queirós. Margarida Gil ha continuato a costruire favole metaforiche che indagano nell’animo e nelle passioni femminili, o si immergono nei meandri della memoria, con Adriana (2004), Perdida mente (2010), Paixão (2012).
Dopo anni di assenza è tornato a girare Vítor Gonçalves con A vida invisível (2013; La vita invisibile), storia di un impiegato alla ricerca di un film incompiuto e perduto, che nasconde un commosso omaggio al cineasta Antonio Reis. La vena sperimentale di Edgar Pêra è proseguita con molti film sospesi tra documentario, finzione e squarci surreali tra cui A Janela (2001), Oito oito (2002), Rio Turvo (2007), O Barão (2011) e CineSapiens, episodio in 3D di 3X3D (2013), cui hanno preso parte Jean-Luc Godard e Peter Greenaway. I film di un grande direttore del suono del cinema portoghese come Joaquim Pinto sono risultati personalissimi, e dolorosi, autoritratti come E agora? Lembrame (2013), o contaminazioni tra poesia, verità e testimonianza di vita come O Novo Testamento de Jesus Cristo segundo João (2013) e Fim de citação (2013), entrambi con la partecipazione del grande attore portoghese di teatro e cinema, Luís Miguel Cintra, e girati con Nuno Leonel.
Un maestro storico come Paulo Rocha, scomparso nel 2012, con A raiz do coração (2000), As sereias (2001), Vanitas (2004) ha composto un trittico meditativo e misterioso sull’anima portoghese, prima di girare un film testamentario, che ripercorre e rimonta le sue immagini, Se eu fosse ladrão, roubava (2013). Estremi, beffardi e poetici congedi dal mondo appaiono gli ultimi due film di un altro maestro, João César Monteiro, morto nel 2003: Branca de neve (2000), film che lascia lo schermo nero, salvo pochi squarci di un cielo o di un paesaggio innevato, mentre si ascolta la favola di Biancaneve nella versione ‘crudele’ dello scrittore Robert Walser, e Vai e vem (2003), autoritratto per le strade di Lisbona e cronistoria tenerissima della sua malattia e dei suoi ultimi amori.
Ma il maestro dei maestri del cinema portoghese, Manoel de Oliveira, scomparso nel 2015 a 106 anni, si è dimostrato il più infaticabile e prolifico, con una serie di grandi opere, sempre vitali e sorprendenti: Palavra e utopia (2000; Parola e utopia), Porto da minha infância (2001),Vou para casa (2001; Ritorno a casa), O princípio da incerteza (2002; Il principio dell’incertezza), Um filme falado (2003; Un film parlato), O quinto império - Ontem como hoje(2004; Il quinto impero), Espelho mágico (2005; Specchio magico), Belle toujours (2006; Bella sempre), Cristóvão Colombo - O enigma (2007), Singularidades de uma raparigaloura (2009; Singolarità di una ragazza bionda), O estranho caso de Angélica (2010; Lo strano caso di Angelica), Painéis de São Vicente da Fora - Visão poética (2010), O Gebo e a sombra (2012; Gebo e l’ombra), Metrópole conquistadora,conquistada (2012), O velho do restelo (2014), da cui, nell’insieme, si ricava un affresco immaginifico della storia e della cultura portoghese, vista come metafora universale, e attuale, dei destini umani.