Portogallo
(XXVIII, p. 32; App. I, p. 947; II, ii, p. 597; III, ii, p. 470; IV, iii, p. 38; V, iv, p. 208)
Geografia umana ed economica
di Piergiorgio Landini
Agli inizi del nuovo millennio, il P. appare sempre più avviato a uscire dalla condizione di perifericità che, ancora nei primi anni Novanta, lo caratterizzava all'interno dell'Europa comunitaria. La sorprendente capacità di adeguamento ai parametri stabiliti per l'ingresso nell'Unione monetaria europea, il dinamismo dei sistemi economici locali, l'apertura a nuove localizzazioni industriali esogene e il conseguente incremento dei flussi commerciali offrono al paese prospettive di sviluppo assai incoraggianti, tali da sostenere l'ormai avviato processo di convergenza regionale interna, fondamentale per il consolidamento degli equilibri geoeconomici e sociali.
Popolazione
Stime anagrafiche del 1998 attribuivano al paese una popolazione di 9.869.000 abitanti. Rispetto al dato censuario del 1991 (9.853.100) la popolazione è rimasta sostanzialmente stabile; questo fenomeno è dovuto al progressivo bilanciamento dei flussi migratori e del movimento naturale della popolazione. La riduzione dell'indice di fecondità (sceso a 1,4) e l'aumento della speranza di vita media configurano, peraltro, un problema di invecchiamento strutturale della compagine demografica destinato ad aggravarsi già nel breve periodo. Il grado di urbanizzazione (37% della popolazione totale) resta il più basso fra i paesi europei occidentali: ciò dipende in parte dai criteri statistici adottati per la sua determinazione, mentre lo sviluppo autopropulsivo generato dalle nuove iniziative industriali e turistiche, specie nelle zone interne (v. oltre), prelude al rafforzamento della rete di città piccole e medie che copre soprattutto le regioni meridionali e centro-orientali. L'area metropolitana di Lisbona (ormai vicina ai 2 milioni di ab.) continua a rappresentare, in ogni caso, un polo di concentrazione destinato a rafforzarsi ulteriormente, soprattutto grazie al processo di innovazione (vi è stato costituito un 'parco tecnologico'), accelerato dagli interventi per l'Esposizione universale del 1998.
Condizioni economiche
I fondamentali dell'economia portoghese si sono decisamente consolidati nel corso degli anni Novanta, con la parziale eccezione del tasso di disoccupazione (4,9% nel 1998), che tuttavia fa registrare valori assai più contenuti rispetto ai paesi europei maggiormente sviluppati. Dopo il rallentamento verificatosi nel periodo 1990-94 (+0,6% annuo, contro una media del 2,9% negli anni Ottanta), il tasso di crescita del PIL è risalito progressivamente al 3,9% nel 1998, quando l'inflazione è scesa al di sotto del 3%, come pure l'incidenza del debito pubblico sullo stesso prodotto lordo. Anche la revisione dei criteri di contabilità nazionale, con l'accorpamento delle Azzorre e di Madera e una più congrua valutazione del lavoro autonomo, ha contribuito alla riduzione del divario rispetto alla media europea: il P. ha lasciato l'ultima posizione nella graduatoria europea in base al reddito pro capite e, con 10.690 dollari (1998), si colloca intorno al trentesimo posto di quella mondiale.
La privatizzazione (avviata nel 1989) dei settori bancario e assicurativo, seguita da quella dell'industria del cemento e delle telecomunicazioni, ha fornito risorse da destinare a interventi sociali, mentre il Piano di sviluppo regionale 1994-99 ha contemplato una revisione dei distretti amministrativi volta ad attribuire loro più ampie competenze in materia di sviluppo regionale. Per quest'ultimo aspetto è da sottolineare la crescita dei centri interni (in particolare Viseu), che intrattengono più intensi rapporti commerciali con la Spagna e che sono favoriti nella localizzazione di piccole industrie, avviata fin dagli anni Settanta con il sostegno dei fondi dell'EFTA (European Free Trade Association), anche se di veri e propri 'localismi' (con specializzazione nei settori alimentare, tessile e calzaturiero) si può parlare anche per la costa atlantica settentrionale, da Viana do Castelo ad Aveiro. Gli stessi flussi turistici tendono a diversificarsi e, dalla classica regione marittima dell'Algarve, a sud, si estendono progressivamente all'intero paese, nelle forme del turismo rurale e venatorio, contribuendo alla rivitalizzazione delle aree marginali.
L'agricoltura (che occupava ancora il 13,6% degli attivi nel 1997) svolge un'importante funzione di presidio del territorio, ma stenta ad adeguare la propria struttura organizzativa alla competizione sui mercati internazionali. Di grande rilievo invece, nel settore secondario (32% degli attivi), è l'entrata in produzione, dal 1995, del complesso automobilistico Ford-Volkswagen di Setúbal, che fa riscontro alla crisi del vecchio stabilimento Renault e da cui si attende un significativo contributo (nell'ordine del 20% delle esportazioni totali) alla bilancia commerciale, finora costantemente passiva.
bibliografia
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Storia
di Giovanni Gay
L'incruenta 'rivoluzione dei garofani' del 1974, mettendo fine a una dittatura durata quarant'anni, che aveva mantenuto il paese in una condizione di arretratezza e di isolamento internazionale, avviava in P. un complesso e contrastato processo di modernizzazione economica e politica su cui influiva in modo decisivo il contemporaneo costituirsi di un diverso assetto europeo. Proprio l'entrata in Europa rappresentava infatti a partire dagli anni Ottanta l'obiettivo prioritario dei governi e delle principali forze politiche del paese. Nonostante le difficoltà e la persistente presenza di vaste aree di arretratezza, il P. fu ammesso alla CEE nel gennaio 1986, ratificò il Trattato di Maastricht nel dicembre 1992, fu infine tra i tredici paesi che nel gennaio 1999 entrarono a far parte dell'Unione monetaria europea. La scelta europeista si intrecciava con l'altro processo che ha caratterizzato la vita politica del P. negli ultimi due decenni: il radicale, per quanto contrastato, ripensamento dei principi socialisti che avevano ispirato la 'rivoluzione dei garofani'. In politica economica si assisteva infatti a partire dagli anni Ottanta alla progressiva riprivatizzazione delle industrie di base nazionalizzate, al drastico ridimensionamento della spesa pubblica e delle politiche di welfare, sciogliendo in senso moderato i contrasti apertisi fin dall'inizio all'interno anche delle stesse forze di sinistra. Un analogo processo di rivisitazione investiva la sfera costituzionale: l'abolizione del Consiglio della rivoluzione, la riduzione dei poteri presidenziali e infine, nel 1988, l'eliminazione di ogni riferimento al socialismo dalla Costituzione rappresentavano le tappe principali di un progressivo ridimensionamento del potere di controllo dei militari, che erano stati gli artefici della 'rivoluzione'.
Il netto predominio politico del Partito socialdemocratico (PSD, Partido Social Democrata) durò fino alle elezioni per il Parlamento europeo che si tennero nel giugno 1994. In quell'occasione i socialisti, che fino al 1991 avevano abbandonato la linea precedentemente praticata di collaborazione con i socialdemocratici, superarono i loro avversari aggiudicandosi 10 dei 25 seggi disponibili a Strasburgo, mentre al PDS ne andarono 9. Le scelte impopolari del governo socialdemocratico, impegnato in una rigida politica di ristrutturazione economica, e il coinvolgimento di alcuni suoi esponenti in episodi di corruzione, avevano avuto un peso rilevante nella vittoria socialista, che fu ancora più netta alle elezioni politiche dell'ottobre 1995, alle quali il Partito socialista (PS, Partido Socialista) si presentò con un programma che prevedeva un incremento dei finanziamenti pubblici per la scuola e la sanità e una maggiore integrazione con l'Unione europea, ottenendo il 39,4% dei voti e 112 seggi, contro il 34% dei consensi e 88 seggi del PSD. La destra populista del Partito popolare (PP, Partido Popular, nuovo nome assunto dal Centro democratico sociale) ottenne 15 seggi, tanti quanti ne furono vinti dalla Coalizione democratica, l'alleanza di partiti di sinistra comprendente il Partito comunista. A. Guterres, leader del Partito socialista dal febbraio 1992, formò un governo monocolore di minoranza. L'ampio consenso che i socialisti raccoglievano nel paese fu confermato alle elezioni presidenziali del gennaio 1996, vinte da J. Sampaio già sindaco socialista di Lisbona, proveniente dalla sinistra del partito, che si aggiudicò il 53,9% dei voti contro il 46,1% che andò al suo avversario socialdemocratico A. Cavaco Silva.
I socialisti intrapresero all'indomani della loro vittoria elettorale un'azione riformatrice che si sviluppò in diverse direzioni e che fu favorita anche da un miglioramento della situazione economica. All'inizio del 1996 governo, sindacato e imprenditori pervennero a un accordo in base al quale fu stabilito l'incremento del 5% del salario minimo e una graduale riduzione dell'orario di lavoro, fissato a un massimo di 40 ore settimanali. Nell'estate dello stesso anno Guterres annunciò il suo progetto di riforme istituzionali che prevedeva la riduzione del numero dei parlamentari, l'apertura delle liste elettorali a personalità indipendenti dai partiti per limitare il monopolio di questi ultimi e l'ampliamento delle materie ammesse alla verifica referendaria. Le riforme furono varate nel corso del 1997 in accordo con le opposizioni che diedero il loro assenso anche a una graduale trasformazione delle forze armate in esercito professionale. Uno dei punti più qualificanti del programma di governo fu il progetto di decentramento amministrativo, presentato dai socialisti già durante la campagna elettorale del 1995. Esso prevedeva l'istituzione di otto regioni con ampi poteri, sul modello delle comunità autonome di Madeira e delle Azzorre, e si inseriva in un indirizzo politico più generale teso al superamento degli squilibri regionali. La proposta, sottoposta all'approvazione popolare tramite un referendum svoltosi nel novembre 1998, fu bocciata dall'elettorato sensibile alla propaganda della destra, contraria al progetto, tutta incentrata sui temi dell'unità nazionale. Il consenso alla politica del governo non venne comunque meno. Nelle elezioni legislative dell'ott. 1999 il PS ottenne infatti il 44% dei consensi e 115 seggi, contro il 32,3% dei voti e gli 81 seggi del PSD; Guterres fu riconfermato in novembre primo ministro.
Sul piano internazionale, mentre si rafforzavano i legami con i partner europei, continuarono a rimanere tese le relazioni con l'Indonesia, a causa dell'irrisolta questione di Timor Est, colonia portoghese proclamatasi indipendente nel 1975. Il P. non aveva infatti riconosciuto l'annessione violenta operata dal governo indonesiano nel 1976 e aveva interrotto con quest'ultimo le relazioni diplomatiche. I colloqui tra i due paesi, promossi dall'ONU agli inizi degli anni Ottanta, proseguirono con fasi alterne durante gli anni Novanta e solo nella primavera del 1999 si giunse a un accordo per lo svolgimento di un referendum sull'indipendenza di Timor Est, tenutosi nell'agosto 1999. Il 20 dicembre 1999 il territorio di Macao (v. in questa Appendice), già provincia d'oltremare portoghese, è stato restituito alla sovranità cinese.
bibliografia
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