psicoanalisi
La teoria psicologica creata da Freud
La psicoanalisi elaborata da Sigmund Freud alla fine dell’Ottocento è sia un metodo d’indagine sul funzionamento della mente umana, adulta e infantile, normale o patologica, sia una tecnica di cura delle malattie psichiche basata sull’uso della parola. L’intuizione dell’esistenza di una dimensione inconscia e sconosciuta in ogni individuo rivoluzionò l’idea tradizionale dell’Io. D’altronde, proprio l’ipotesi di una parte inconscia della nostra psiche suscita ancora oggi diffidenza e rifiuto da parte di molti
Ciascuno di noi possiede una parte conscia, della quale è consapevole, una parte preconscia e una parte inconscia, molto più vasta e misteriosa. Noi non possiamo entrare in contatto diretto con l’inconscio, poiché è fuori dal nostro controllo cosciente, e dobbiamo scoprirne il funzionamento attraverso i suoi cosiddetti derivati: i sogni, i sintomi, i lapsus (dimenticanze, errori di memoria, scambi di nomi). Qui sono le nostre passioni inconfessate, le emozioni inquietanti, i desideri dei quali ci vergogniamo, i ricordi remoti dell’infanzia, tutte le nostre parti ‘scomode’ che preferiamo ignorare. Questo ricchissimo mondo inconscio tende però continuamente a riaffiorare alla coscienza in forme mascherate. Per esempio, a volte soffriamo di uno stato nevrotico di ansia, ma non sappiamo dire perché, in quanto la vera causa è appunto inconscia e a noi stessi sconosciuta. Il lavoro della psicoanalisi è dunque decifrare i contenuti inconsci della psiche a partire da tutti questi derivati normali e patologici.
Il bambino non è un angioletto innocente e passivo, ma un piccolo individuo che fin dalla nascita vive forti emozioni e passioni di amore e di odio. Sono verità naturali, presenti sotto gli occhi di tutti, ma che nessuno tuttavia prima di Sigmund Freud aveva voluto vedere.
Secondo la psicoanalisi, molte nevrosi dell’età adulta hanno la propria radice in epoche infantili: in rapporti non felici con i genitori, in eventi traumatici (per esempio, una malattia, la morte di una persona cara, un abbandono) o in conflitti non risolti (per esempio, una forte aggressività e desideri ostili verso un fratello, che fanno sentire il bambino in colpa); di conseguenza, il sentimento troppo doloroso o proibito viene rimosso, cioè cacciato via dai livelli di coscienza e nascosto nell’inconscio. Ciò che è rimosso però non viene annullato; anzi continua a influenzare la nostra personalità e i nostri rapporti, senza che ce ne rendiamo conto. Il primo compito della cura psicoanalitica è portare alla luce i conflitti inconsci, in modo da poterli affrontare senza paura e venirci a patti: per esempio riconoscendo senza troppa vergogna che siamo gelosi dei fratelli, ma che vogliamo loro anche molto bene.
La teoria psicoanalitica vede la nostra personalità composta da vari livelli, che Freud propose di chiamare Es, Io e Super-Io.
L’Es corrisponde al livello inconscio primitivo degli istinti (pulsioni) per distinguerli dagli istinti degli altri animali, che sono modelli di comportamento ereditari obbligati. Le pulsioni invece sono impulsi con i quali possiamo venire a patti. Per esempio, possiamo avere voglia di aggredire qualcuno o di avere un rapporto sessuale, ma possiamo controllarne l’impulso. Le patologie psichiche – come le nevrosi, le psicosi e via dicendo – possono derivare da un controllo troppo debole o troppo forte dell’impulso. Due sono le pulsioni fondamentali: quella di vita (detta anche Eros, che in greco significa «amore», o libido) e quella di morte (detta anche Thanatos, che in greco significa «morte», o distruttività). Esse sono presenti in ciascuno di noi in perenne conflitto; la sanità psicologica dipende da questo delicato equilibrio. Per vivere ci vuole una componente di aggressività sana – per esempio, per sostenere la voglia di mangiare, di esplorare il mondo, di conquistare la persona amata – mentre la distruttività assume a volte l’apparenza rassicurante della quiete, per esempio nei tanti casi in cui manca la voglia di agire e di impegnarsi.
L’Io, prevalentemente inconscio, è la parte della persona deputata all’apprendimento, alla memoria, alla costruzione dei rapporti con gli altri, all’integrazione tra conoscenza ed emozioni, al controllo degli impulsi.
Il Super-Io, in gran parte inconscio, è per così dire la nostra ‘voce della coscienza’, che deriva dagli insegnamenti di genitori e adulti autorevoli nella prima infanzia e poi dal senso morale che ciascuno si costruisce. Un Super-Io sano ci dice come dobbiamo comportarci (funzione normativa), ci fa sentire in colpa se non siamo nel giusto (funzione punitiva) e ci dà il senso di serenità interiore di chi si sente in pace con sé stesso (funzione protettiva).
La patologia invece può derivare sia da un Super-Io troppo forte, che ci perseguita e non ci permette di godere, sia da un Super-Io troppo debole, che ci lascia preda dei nostri impulsi distruttivi e antisociali (droga, criminalità, gioco d’azzardo e così via).
Nella cura psicoanalitica il paziente è sdraiato sul lettino e l’analista è seduto alla sue spalle, per creare una situazione di distensione e di concentrazione. Il numero di sedute settimanali (tre, quattro, anche cinque incontri) non dipende dalla gravità della malattia, ma ha lo scopo di creare una situazione di intimità durante la quale l’analizzato possa rievocare con calma gli eventi di tutta la sua vita: comprendere le vicende del passato, le difficoltà del presente, lasciar emergere dalle profondità dell’inconscio le pene segrete.
Per facilitare la comunicazione con l’inconscio, il paziente racconta le sue fantasie e i suoi sogni e poi viene invitato a fare le cosiddette libere associazioni, cioè a riferire cosa gli viene in mente, senza preoccuparsi se ciò che dice è apparentemente insignificante, giusto o sbagliato, vero o falso.
L’analista non dà consigli, offre invece interpretazioni, cioè spiegazioni delle cause inconsce che possono determinare i comportamenti consci. Per esempio, una persona che soffre di grave angoscia al momento di sostenere esami non è detto che sia fragile e insicura: può essere in realtà molto ambiziosa e desiderare di primeggiare su tutti gli altri. Oppure, chi fallisce sistematicamente in uno sport potrebbe esprimere così il proprio rancore per un genitore che lo spinge troppo a gareggiare: perdere la gara è un modo sottile di vendicarsi.
Durante la cura psicoanalitica si verifica il cosiddetto transfert del paziente sull’analista. Chi affronta l’analisi, cioè, è portato a riprodurre con l’analista lo ‘stile’ degli antichi rapporti: per esempio, affidarsi passivamente come faceva con la madre, oppure entrare sempre in competizione come faceva con il padre.
Tutti gli psicoanalisti si sono sottoposti a una psicoanalisi personale didattica e a un lungo addestramento in una delle scuole riconosciute dalla Società psicoanalitica internazionale, fondata da Sigmund Freud. Spesso, però, ormai il termine psicoanalista viene usato approssimativamente per indicare tutti coloro – psicologi, psichiatri, psicoterapeuti di scuole più o meno qualificate – che praticano psicoterapie. Gli psicoanalisti, comunque, non fanno solo psicoanalisi: offrono anche psicoterapie a uno o due incontri a settimana, colloqui di sostegno in momenti difficili della vita, episodiche consultazioni.
Freud chiamava psicoanalisti selvaggi i terapeuti inesperti o dilettanti che, basandosi su nozioni di psicoanalisi mal comprese e superficiali, si lanciavano in interpretazioni circa le motivazioni inconsce di sintomi, sogni, azioni, discorsi o lapsus altrui. La qualità ‘selvaggia’ di un’interpretazione non è tanto in relazione alla sua eventuale falsità, piuttosto alla sua inopportunità. Come scriveva Freud «è un errore tecnico gettare bruscamente in faccia al paziente, nel corso della prima visita, i segreti che il medico ha indovinato». In tal modo si rischia soltanto un aggravamento dei sintomi e una maggiore resistenza alla cura.
Quando le idee e le ipotesi psicoanalitiche si usano al di fuori della situazione clinica di cura, si parla di psicoanalisi applicata. Per esempio, quando si interpretano il carattere e le azioni di personaggi storici (da Napoleone ad Hitler) o immaginari (da don Giovanni ad Amleto).
Fin dai primi tempi della psicoanalisi ci sono stati allievi di Freud che sono entrati in contrasto con le sue teorie e hanno formato delle loro società di psicoterapia. Il caso più importante è quello di Carl Gustav Jung, che ha fondato la scuola di psicologia analitica, detta appunto junghiana.
Dalla psicoanalisi derivano anche altri metodi di cura psicologica, variamente modificati, come la psicoterapia della coppia o della famiglia, o come lo psicodramma.