Puglia
Il tacco e lo sperone dello Stivale
Se l’Italia è uno stivale, la Puglia è il tacco e il Promontorio del Gargano è lo sperone. Regione dagli intensi (anche se variabili nel tempo), contatti con il Mediterraneo orientale, la Puglia si è trovata al centro di grandi traffici e ne ha tratto quella ricchezza che oggi ancora vediamo cristallizzata in tanti monumenti straordinari. Quando quei contatti si sono indeboliti, la regione ha dovuto rinchiudersi nel suo ambiente mediterraneo, contadino e povero, e fronteggiare difficili problemi. L’allargamento dell’Unione europea è una grande opportunità anche per la Puglia
La Puglia, stretta e distesa lungo il Mare Adriatico, è una regione tipicamente mediterranea e marittima, specialmente nella sua parte meridionale, la Penisola Salentina, bagnata anche dal Mar Ionio (Golfo di Taranto).
Fra le regioni italiane, la Puglia è quella più pianeggiante; anzi, si può dire che essa sia l’unica regione italiana sostanzialmente priva di montagne: soltanto nell’estremità occidentale della regione un gruppo appenninico, i Monti della Daunia, supera appena i 1100 m di altitudine; a poco meno arriva anche il promontorio del Gargano. Al largo del Gargano è il piccolo arcipelago delle Isole Tremiti.
Non si deve tuttavia pensare che il resto della regione sia tutto pianura vera e propria: per quasi metà del territorio, infatti, la Puglia è coperta da colline e, soprattutto, da altipiani (la Capitanata a nord e le Murge al centro e a sud), che alla sommità appaiono spesso spianati o appena ondulati, ma che hanno elevazioni abbastanza sensibili, in molti tratti al di sopra dei 400-500 m.
Pianura vera e propria è, invece, il Tavoliere nel Nord, in provincia di Foggia; due strisce di pianura litoranea sono in Terra di Bari e nell’arco più interno del Golfo di Taranto, tra le Murge e il mare; il Salento (cioè la provincia di Lecce e un buon tratto delle province di Brindisi e Taranto) è quasi tutto pianura, sia nella Terra d’Otranto sia nel Tavoliere di Lecce, anche se le Murge Tarantine e le Murge Salentine, che superano appena i 100 m, bastano a movimentare il paesaggio.
Inoltre, il tipo di roccia dominante è il calcare, che ha dato luogo a fenomeni carsici molto estesi: grotte come quelle di Castellana, di Putignano e della Zinzulusa sono famose, e doline anche vaste e profonde (dette puli) e canaloni (gravine) interrompono spesso le pianure e gli altipiani.
Il paesaggio pugliese, in ogni caso, è tutt’altro che monotono, anche lungo la costa, che si presenta sabbiosa nei pressi dei laghi litoranei di Lesina e di Varano a nord, alta e rocciosa intorno al Gargano, bassa e sabbiosa dal Golfo di Manfredonia al Brindisino, rocciosa ma generalmente bassa nel Salento, nuovamente sabbiosa nel Golfo di Taranto.
Le condizioni ambientali della Puglia sono segnate in maniera molto netta dal clima, che quasi ovunque è pienamente mediterraneo fatta eccezione per i soli Monti della Daunia. Nel resto della regione, gli inverni sono molto miti e le estati calde, con pochissime precipitazioni; secondo alcuni studiosi il Salento e le Murge dovrebbero essere considerati a clima ‘arido’, come parte della Sicilia e della Sardegna. In realtà, oltre alle condizioni climatiche, qui incide il fatto che l’area carsica non ha quasi circolazione di acqua in superficie. Il problema della scarsità di acqua, comunque, è molto rilevante in gran parte della regione, e solamente in provincia di Foggia è presente una vera rete idrica, con numerosi brevi fiumi come Fortore, Candeloro, Ofanto.
La poca disponibilità di acqua ha certamente ostacolato la diffusione di piccoli centri o di abitazioni sparse, che nella regione sono una rarità, mentre sono frequenti grossi agglomerati sorti dove sorgenti o falde superficiali consentivano il rifornimento costante di acqua. Da questo punto di vista ha pesato di più, però, la storia della proprietà della terra, che per secoli è stata divisa in enormi latifondi, spesso utilizzati (specie nel Foggiano) come pascoli o per coltivare grano. I pochi grandi proprietari non vivevano nelle aziende agricole, ma in città spesso lontane, a Bari o addirittura a Napoli, così come gli stessi braccianti abitavano in borghi spesso lontani dalle terre da lavorare: non c’era, infatti, alcun bisogno che i contadini vivessero sui campi, perché le coltivazioni non richiedevano una presenza continua – come è necessaria, per esempio, per le colture di ortaggi – ma soltanto stagionale.
L’economia pugliese era tradizionalmente caratterizzata dalla presenza di pascoli e campi di grano nelle parti settentrionale e centrale della regione, dalla viticoltura nella Terra di Bari e da vastissimi oliveti nel Salento.
Questi usi della terra hanno ‘disegnato’ il paesaggio in maniera molto varia; nella regione dei cereali e dell’allevamento ovino la terra è nuda, i campi vastissimi e uniformi, i centri abitati sono sui fianchi o sulle sommità di piccole alture; nella Terra di Bari il popolamento è più sparso, grossi centri si trovano sul margine delle Murge e lungo la costa, in funzione del commercio marittimo e della pesca, i campi sono più piccoli e recintati da muretti in pietra; nell’area a olivi, i terreni coltivati sono divisi e suddivisi da migliaia di chilometri di robusti muri di pietra a secco e i centri abitati, non grandi, sono distanti gli uni dagli altri. Come in molte regioni pianeggianti, un po’ in tutta la Puglia colpisce il fatto che i centri abitati siano spesso distanziati in maniera quasi regolare.
La vegetazione un tempo spontanea – macchia mediterranea e pinete – è stata sostituita da quella coltivata, salvo per quanto riguarda il Gargano, ricoperto dalla famosa Foresta Umbra («ombrosa, buia»), oggi diventata Parco nazionale. Altra interessante area protetta è quella dell’antico lago di Salpi, prosciugato secoli fa per realizzare delle grandi saline (Salina di Margherita di Savoia).
Nel corso del Novecento, l’uso della terra è molto cambiato: sono aumentate le terre a vigneto e le coltivazioni di frutta, ortaggi e piante ‘industriali’ come la soia o il girasole, anche perché i latifondi sono stati divisi fra i contadini. Dopo una discreta industrializzazione, concentrata nelle città (Taranto, Bari e Brindisi), è arrivato infine il turismo balneare di massa, prima concentrato nell’area del Gargano, e oggi presente lungo tutta la costa. Questi fenomeni hanno modificato l’aspetto della regione – per esempio lungo le coste, per lunghi tratti edificate – e l’uso produttivo dei terreni.
In Puglia la popolazione (più che triplicata dall’Unità a oggi, a differenza di quella italiana che è appena raddoppiata) continua ad aumentare, ma anche a emigrare verso le città e fuori della regione: essa non è ricca e non è sviluppata abbastanza da garantire lavoro e benessere a tutti i suoi abitanti; nelle aree interne, inoltre, le condizioni di vita sono ancora insoddisfacenti.
L’aumento più forte, specie nel Novecento, ha fatto crescere soprattutto la popolazione delle città. Definire le città pugliesi è abbastanza complicato, perché spesso si tratta di agglomerati con decine di migliaia di abitanti, che però non hanno servizi di tipo urbano: grossi paesi, ‘città contadine’, come qualcuno le ha chiamate. Un sistema di vere città è quello centrato sui capoluoghi di provincia, che hanno avuto una grossa crescita in anni recenti. Foggia, per esempio, è stata per secoli importante mercato del grano e dei prodotti dell’allevamento (lana) della Capitanata, e anche oggi è un centro di servizi. Bari dal Medioevo è stata la città più importante della regione e oggi concentra non soltanto molti abitanti, ma anche industrie e altre attività moderne e sofisticate. Brindisi, dotata di uno straordinario porto naturale valorizzato fin dall’antichità (e collegato con Roma dalla via Appia) e di un’area industriale, è il principale punto d’imbarco per il traffico europeo verso la Grecia e la Turchia. Anche Taranto, che pure vanta il porto naturale forse più famoso del Mediterraneo, ha importanza dall’antichità come base militare e mercantile e come polo industriale, anche se poi l’industria siderurgica è entrata in crisi e oggi l’economia cittadina è in difficoltà. Lecce, bellissima città rinascimentale e barocca (come molti altri centri della sua provincia), isolata al centro del Salento, ha una vivacità culturale invidiabile e attività economiche vitali.
Tra i numerosi centri minori, alcuni sono davvero popolosi e importanti, specialmente lungo la costa: di recente è stata istituita la provincia di Barletta-Andria-Trani, proprio unendo tre di queste città attive e dalla storia importante, come si vede anche soltanto dai monumenti che possiedono: Barletta, per esempio, ha un bellissimo duomo romanico, come è splendida la cattedrale di Trani – uno dei monumenti italiani più famosi e suggestivi – a ricordo di un’epoca in cui queste città avevano una marineria importante e commerci internazionali; bello anche il centro di Andria e, non molto distante, il celeberrimo Castel del Monte voluto dall’imperatore Federico II di Svevia.
Nel Medioevo la Puglia era percorsa dai pellegrini che si imbarcavano per la Terrasanta, e questa è una delle ragioni della straordinaria fioritura dell’arte romanica, in Capitanata (Troia, Lucera, dove sorge anche un’enorme fortezza), nel Gargano (Monte Sant’Angelo) e in moltissimi luoghi, come la città scomparsa di Siponto, Bisceglie, Ruvo di Puglia, Molfetta, Bari, Bitonto, Otranto; molte anche le splendide testimonianze del tardo Medioevo, disseminate ovunque, anche in località poco note, come per esempio Galatina.
Più antica è l’origine di quelle famose costruzioni rurali, dette trulli, ancora frequenti soprattutto tra Alberobello, Locorotondo e Martina Franca, e ancora più antica la realizzazione dei misteriosi dolmen, pure frequenti, e l’utilizzazione delle gravine per ricavare abitazioni in grotta. Infine, importanti sono anche i resti delle città romane e greche. La presenza greca (Taranto, Gallipoli, Otranto furono colonie greche) venne rinnovata dai Bizantini nell’Alto Medioevo: se ne trovano ancora le tracce nella lingua grecanica parlata in una zona del Salento detta Grecìa.
Il peso delle tradizioni in Puglia è, dunque, rilevantissimo e non soltanto dal punto di vista delle tante tracce monumentali del passato ma anche, per esempio, per le abitudini alimentari, delle quali i Pugliesi sono giustamente molto fieri e i forestieri molto golosi. Si tratta di alimenti semplici, rustici, dal pane di grano duro all’olio, dal vino forte delle Murge alle famose orecchiette, ai piatti di pesce, ai latticini freschi. Il valore del passato si ritrova anche nella musica tradizionale (come la pizzica, che di recente ha avuto un successo di massa).
Insieme con la bellezza dei paesaggi dell’interno, l’attrattiva del mare, gli splendori artistici, anche queste cose più minute attirano e trattengono i turisti. L’arrivo di grandi quantità di persone nella stagione estiva sta modificando l’economia e il paesaggio. Nel Salento, per esempio, dove pochi erano gli insediamenti costieri, molte cittadine dell’interno hanno sviluppato delle ‘marine’ lungo la costa, per ospitare i villeggianti. L’economia è molto attenta alla produzione di beni e di servizi destinati soprattutto ai forestieri. Al tempo stesso, aumentano i rischi di inquinamento e di congestione e si aggrava la carenza di acqua.
Uno sviluppo economico troppo legato al turismo è certamente limitato, anche per una regione così ricca di luoghi interessanti e anche famosi (Castel del Monte e i trulli di Alberobello sono stati inseriti tra i siti Patrimonio dell’umanità). La Puglia sta sviluppando, inoltre, iniziative in altri campi, nell’industria e nel terziario, anche per mettere a frutto la posizione di ‘ponte’ verso il Mediterraneo orientale, che è sempre stato il suo punto di forza.