Pseudonimo del poeta lettone Jānis Pliekšāns (Tadenava, Zemgale, 1865 - Riga 1929). Redattore capo (1891-95) del giornale Dienas Lapa ("Il quotidiano"), fondato nel 1886 come organo del movimento Jaunā strāva ("La corrente nuova"), a cui diede un indirizzo sempre più apertamente marxista, fu arrestato (1897) dai Russi. In prigione e in esilio tradusse il Faust di Goethe, opere di Puškin, Schiller, Lessing, Shakespeare, ecc., e compose la sua prima raccolta di versi, Tālās nuoskaņas zilā vakarā ("Echi lontani nella sera azzurra", 1903). Tornato a Riga (1903), dopo la rivoluzione del 1905 si recò di nuovo in esilio. In Svizzera, a Castagnole (1906-20), scrisse le sue opere migliori: le raccolte di versi Ave, sol!, 1910; Gals un sākums ("Fine e principio", 1912); il ciclo Addio, bella, 1920, consacrato alla natura e alla donna italiana; i drammi Uguns un nakts ("Fuoco e notte", 1905); Spēlēju, dancuoju ("Giocai, danzai", 1919); Daugava, 1919; Jāzeps un viņa brāļi ("Giuseppe e i suoi fratelli", 1919); ecc. Tornato in Lettonia, si dette alla vita politica (ministro della Pubblica Istruzione, 1926-28). Del 1922 è il dramma Il´ja Muromec e del 1928 il dramma Rīgas ragana ("La strega di Riga"). Poeta lirico, per lo più ispirato a idee sociali e morali, dallo stile serrato, impressionistico, R., soprattutto per i suoi drammi, ebbe grandissima importanza politica durante le lotte per l'indipendenza della Lettonia.