Stato dell’Europa settentrionale; confina a N con l’Estonia, a E e SE con la Russia e la Bielorussia, a S con la Lituania, mentre a O si affaccia per circa 500 km al Mar Baltico, che vi forma il Golfo di Rīga.
Il territorio della L. costituisce un lembo del bassopiano russo. Raramente affiorano terreni antichi, essendo essi stati ricoperti, all’inizio del Quaternario, da una potente coltre di depositi glaciali che hanno dato al paese il suo aspetto attuale, di colline alternate a depressioni. Una vasta depressione pianeggiante, drenata dal fiume Lielupe e dai suoi affluenti, divide la L. in due regioni. Quella occidentale comprende una serie di dossi collinosi, coperti di boschi, fra i quali i fiumi hanno inciso vallate profonde e sinuose. Ai piedi dell’orlo collinoso, lungo il mare, si sviluppa una striscia pianeggiante larga da 10 a 30 km. La zona orientale abbraccia diversi gruppi di rilievi tra i quali il sistema della Livonia centrale; le coste sono generalmente basse e sabbiose, orlate da dune, con lagune e laghi costieri. Il corso d’acqua principale è la Daugava (Dvina Occidentale), che scorre per circa 370 km in territorio lettone. Altri fiumi importanti sono la Venta, il Lielupe e il Gauja. I laghi sono circa un migliaio e di varia dimensione e per la maggior parte d’origine glaciale.
Il clima è prevalentemente continentale, ma il Mar Baltico mitiga alquanto la temperatura delle zone costiere e in particolar modo di quelle volte a occidente, libere da ghiacci.
La popolazione è costituita in maggioranza da Lettoni (59%); Russi (28,3%), Bielorussi (3,7%), Ucraini (2,5%). La popolazione risiede per circa il 70% nei centri urbani. Rīga concentra un terzo degli abitanti della L. ed è il centro politico ed economico del paese. Gli altri maggiori centri urbani continuano a essere Daugavpils, importante nodo di comunicazioni e polo industriale, Liepāja, attivo porto sul Mar Baltico, Jelgava, vivace centro agricolo e industriale, e infine Jūrmala, la principale località turistica del paese. Nelle aree interne, invece, la popolazione, dedita essenzialmente all’agricoltura, vive ancora soprattutto nei villaggi. La consistente minoranza di lingua russa si concentra prevalentemente nelle maggiori città. La religione più seguita è quella luterana; la maggioranza della popolazione non professa alcuna religione.
Per quanto povera (con l’eccezione della torba) di materie prime e di risorse energetiche, l’industria lettone risulta comunque notevolmente diversificata e costituisce il settore portante dell’economia nazionale. L’afflusso di capitali inglesi e tedeschi prima (nel 19° sec.), la politica dell’URSS poi, consentirono, infatti, una forte industrializzazione della L.; importanti sono soprattutto i comparti siderurgico, meccanico, chimico, petrolchimico, cantieristico e alcuni settori ad alta tecnologia (farmaceutico, elettrotecnico, telecomunicazioni).
Abbastanza praticata è l’agricoltura e buone sono le rese per quanto riguarda i cereali, le patate, gli ortaggi e alcune piante industriali (in particolare il lino), che alimentano le industrie di trasformazione. Assai estese sono, poi, le foreste che forniscono la materia prima alle industrie del legno e della carta. L’allevamento, specialmente di bovini e suini, è considerevolmente sviluppato; a esso è collegata l’attività delle industrie alimentari, tessili e delle pelli (cuoio). La pesca, praticata su ampia scala, alimenta invece l’industria conserviera.
Il commercio è agevolato dalla presenza di una buona rete stradale e ferroviaria, oltre che da quella dei porti attivi sul Baltico. Pur mantenendo fitti rapporti economici con la Russia, la L. ha visto intensificarsi gli scambi con l’Europa occidentale, in particolare quelli con Gran Bretagna e Germania, ma anche con altri paesi dell’UE.
La L. è l’erede delle due regioni storiche della Livonia e della Curlandia, rispettivamente dal 1721 e dal 1795 sotto il controllo della Russia, occupate dai Tedeschi nella Prima guerra mondiale. Il risveglio di una coscienza nazionale lettone, sviluppatasi soprattutto dopo il 1905 e favorita dalla rivoluzione russa del 1917, portò alla proclamazione, il 18 novembre 1918, della Repubblica indipendente di L.; il governo provvisorio presieduto da K. Ulmanis dovette fronteggiare l’invasione bolscevica e i tentativi tedeschi di mantenersi nel paese. Liberata nei primi mesi del 1920, la vita interna fu caratterizzata da accentuata instabilità politica: 10 governi si succedettero dall’entrata in vigore della Costituzione del 1922 fino al 1934, quando Ulmanis attuò un colpo di Stato. Dichiaratasi invano neutrale il 1° settembre 1939 (dopo che il patto Molotov-Ribbentrop l’aveva riconosciuta zona d’influenza sovietica), il 4 agosto 1940 la L. entrò a far parte dell’URSS. Occupata dai Tedeschi (1941-45), tornò a far parte dell’URSS alla fine della Seconda guerra mondiale.
Nell’agosto 1990 con una dichiarazione che definiva la L. repubblica democratica indipendente e richiamava in vigore la Costituzione parlamentare del 1922, la L. sciolse i legami con l’URSS, che ne riconobbe l’indipendenza a settembre; nello stesso mese il paese entrò a far parte dell’ONU. Negli anni successivi la L. fu impegnata a ridefinire l’assetto della sua economia, fino ad allora integrata con quella dell’URSS e, contemporaneamente, a trovare una nuova collocazione internazionale, nuove regole per il suo ordinamento politico e nuovi equilibri sociali. Particolare rilevanza assunse la riaffermazione di una identità nazionale compromessa dal pesante tentativo di russificazione messo in atto dall’URSS. Il prevalere di un nazionalismo radicale condusse a gravi misure discriminatorie nei confronti delle minoranze slave e a crescenti tensioni non solo con la Russia, ma anche con la Comunità Europea. Contemporaneamente la L. si impegnò a rafforzare i legami con le altre repubbliche baltiche e con i paesi dell’Europa occidentale: membro del Consiglio degli Stati del Mar Baltico dal 1992 e del Consiglio d’Europa dal 1995, nello stesso anno presentò domanda di adesione all’Unione Europea, in cui è entrata nel 2004; nello stesso anno ha aderito alla NATO, nel 2007 all’area Schengen. Sempre nel 2007 la firma di un trattato con la Russia per il reciproco riconoscimento delle frontiere ha chiuso un’annosa contesa territoriale.
Sul piano interno, lo schieramento nazionalista che aveva portato il paese all’indipendenza ha subito ripetute scissioni e la vita politica è stata caratterizzata da un’accentuata instabilità e frammentarietà, che si è espressa nell’avvicendarsi di vari governi di centrodestra che hanno perseguito una politica economica liberista, con privatizzazioni e misure volte al graduale smantellamento del sistema di sicurezza sociale. V. Vike-Freiberga, eletta nel 1999, è stata la prima donna a conquistare la carica di presidente della Repubblica in un paese dell’Europa centro-orientale; confermata nel 2003 a coronamento delle sue battaglie riformatrici ed europeiste, è rimasta in carica fino al 2007, quando le è succeduto V. Zatlers. Nel 2009 proteste e tumulti popolari hanno fatto seguito al propagarsi della crisi economica, che ha fatto registrare un calo del PIL del 10,5%, il più alto dell’Unione Europea. Al potere dal marzo dello stesso anno, nonostante le severe misure antideficit imposte per far ripartire l'economia il governo di centrodestra guidato dal premier V. Dombrovskis, riconfermato alle consultazioni dell'ott. 2010, non è stato in grado di frenare il crollo del PIL. Alle elezioni legislative anticipate del sett. 2011, tenutesi per decisione dell'ex capo di Stato Zatlers, sostituito dal luglio del 2011 dal verde Andris Bērziņš, il partito di opposizione Centro dell'Armonia si è imposto con il 29% circa dei voti, non ottenendo però la maggioranza che gli avrebbe consentito di formare il nuovo governo. Le consultazioni parlamentari svoltesi nell'ottobre 2014 hanno sancito la vittoria della coalizione di centrodestra del primo ministro L. Straujuma, in carica dal gennaio dello stesso anno e membro del partito Unità, che si è aggiudicato 61 seggi su 100, mentre al partito filorusso Centro dell'Armonia è andato il 23% delle preferenze. Nel dicembre 2015 la premier Straujuma si è dimessa in ragione delle divisioni interne alla coalizione di centrodestra al potere e nel febbraio successivo il Parlamento ha accordato la fiducia a un nuovo esecutivo presieduto da M. Kučinskis, mentre alle elezioni legislative tenutesi nell'ottobre 2018 è risultato vincitore con il 19,9% dei voti il filorusso Partito Socialdemocratico Armonia, costituitosi dalla confluenza tra il Partito dell'Armonia Nazionale e alcuni movimenti politici minori già facenti parte della coalizione Centro dell'Armonia con il Partito socialista lettone, seguito dalle formazioni populiste A chi appartiene lo Stato? (Kam pieder valsts? KPV), che ha riportato il 14% dei consensi, dal Nuovo Partito Conservatore (Jaunā konservatīvā partija – JKP), che si è aggiudicato il 13,6% delle preferenze, e la coalizione di centrodestra Nuova Unità (Jaunā Vienotība, JV). Nel gennaio 2019, dopo una lunga fase di stallo, è stato concluso un accordo di governo tra JKP, KPV e JV, il cui rappresentante A.K. Kariņš ha assunto la carica di premier del Paese, subentrando a Kučinskis. Il partito centrista del premier Kariņš ha consolidato i propri consensi alle elezioni europee svoltesi nel maggio successivo, alle quali si è imposto come prima forza politica del Paese ottenendo il 26% circa dei consensi, e alle politiche del settembre 2022, dove ha ottenuto il 19% dei suffragi. Eletto nel giugno 2023 presidente del Paese subentrando a E. Levits, E. Rinkevics ha affidato nel settembre successivo all'ex ministra del Welfare E. Silina l'incarico di formare un nuovo governo.
Il 1° gennaio 2014 la L. è entrata a far parte dell'area dell'euro.
Il lettone è una lingua indoeuropea, suddivisa in alto-lettone, medio-lettone e tahmi, appartenente al gruppo delle lingue baltiche, all’interno delle quali mostra caratteri di maggiori affinità con il lituano. Conserva un sistema di accenti musicali secondari, ma presenta, a differenza del lituano, un accento iniziale espiratorio. I primi documenti letterari, di carattere religioso, risalgono al 16° secolo. L’ortografia, che si serviva un tempo dei caratteri gotici, è stata rinnovata nel 1921.
La storia della letteratura lettone comincia con l’ampio patrimonio della cultura orale rappresentato dalle dainas, i canti popolari, che si cantavano nella Baltia (area culturale e linguistica baltica) pagana, in Livonia come in Lituania, prima che l’Europa vedesse nascere i trovatori, i Minnesänger, Dante e G. Chaucer; caratterizzati da accentuato lirismo, sono componimenti in genere molto brevi, con prevalenza di temi naturali e familiari, talvolta satirici o guerreschi. Come nel resto della Baltia, anche in Livonia l’interesse verso la lingua del popolo crebbe notevolmente nella seconda metà del 16° sec., favorito dall’avvento della Riforma e della Controriforma. A questi anni risale la stampa del primo libro lettone, una traduzione del Catechismus Catholicorum di P. Canisius, apparsa a Vilnius nel 1585 (forse opera di E. Tolgsdorf). Importante fu l’opera del lettone G. Elgers, autore di canti religiosi, di un Catechismo e di un grande Dictionarium polono-latino-lottavicum apparso postumo (1683). In questi anni si registrano anche gli sforzi dei gesuiti per fondare in Livonia un’università poliglotta.
Il vero sviluppo della letteratura lettone si verificò però nel successivo 17° sec., quando la parte posta più a nord dell’antica Livonia passò agli Svedesi. Furono date alle stampe in questo periodo le opere dell’umanista J. Mancelis, composte in lingua lettone, dal titolo tedesco Lettus, das ist Wortbuch sampt angehengtem täglichen Gebrauch der lettischen sprache (1638) e Langgewunschte Lettische Postill (1654); quelle del curlandese C. Fürecker e di E. Glück, primo traduttore della Bibbia in lettone (1689). La fine del 17° sec. si caratterizza invece per la produzione di opere grammaticali e lessicali: il curlandese J. Langius redasse un dizionario lettone-tedesco e una grammatica lettone in lingua tedesca; H. Adolphy pubblicò una grammatica che servì da modello ai suoi successori per oltre un secolo; J. Wischmann scrisse di poetica.
Il 18° sec. si caratterizza per opere narrative e didattiche sulla scorta delle idee dell’Illuminismo tedesco; fra gli autori del periodo spicca G.F. Stenders, traduttore di Esopo e altri classici, nonché autore di trattati di scienze naturali, matematica, cosmologia ecc.; il figlio A. Stender scrisse la prima commedia lettone (1790). G. Merkel (18°-19° sec.) è noto per l’opera Die Letten («I Lettoni», 1796) che fece conoscere il popolo lettone nel mondo; A. Bielenstein (19° sec.) fu autore di una monumentale grammatica scientifica del lettone. Fra gli autori meno noti di quest’epoca si ricordano: M. Stobe, K.F. Watson, K.G. Elverfeld, K. Hugenberger; tutti, più o meno, contribuirono a preparare il successivo periodo cosiddetto tautisks, cioè nazionale. In questi anni s’interessò con passione alla cultura lettone J.G. Herder, che soggiornò a Königsberg e Rīga (1762-69) e studiò la poesia popolare.
Si suole datare al 1856 la rinascita storica della nazione lettone, quando i cosiddetti Jaunlatvieši («Giovani lettoni»), guidati da K. Valdemārs, promossero periodici incontri in cui si discuteva di letteratura, arte, ma anche di politica; le loro simpatie andavano al movimento nazionale, più o meno sotterraneo, che fino a quel momento era stato sempre combattuto dalla Russia zarista, alleata della nobiltà latifondista d’origine tedesca. Prima di rientrare in patria e finalmente trasferirsi a Mosca, Valdemārs studiò a San Pietroburgo, dove gli riuscì di pubblicare un giornale in lettone, Pēterburgas Avīzes («Giornale di Pietroburgo», 1862-65). Fra gli studenti che sostennero gli ideali dei Giovani lettoni si ricordano: J. Alunāns, poeta e linguista del movimento; K. Barons, che raccolse e pubblicò le dainas durante tutta la sua vita; F. Brīvzemnieks e A. Lerchis-Puškaitis, raccoglitori e autori di favole, saghe e indovinelli; nella Letgallia fu operoso G. von Mannteufel. L’opposizione ai Giovani lettoni proveniva dall’ambiente più moderato dei teologi evangelici e fu rappresentata dal pastore e scrittore J. Neikens. Nel 1869 è fondata la Società lettone di Rīga che diviene subito il centro della vita intellettuale del movimento di rinascita nazionale; compaiono nuovi giornali lettoni e spicca la figura del pubblicista e polemista A. Kronvalds. La fine del 19° sec. si caratterizza per l’adesione a espressioni artistiche tardo-romantiche, dove eroi del passato mitico e le lotte contro gli insediamenti dei Cavalieri teutonici del 13° sec. costituirono la materia preferenziale; fra gli autori si ricordano soprattutto il poeta Auseklis; A. Pumpurs, autore del poema epico Lāčplēsis (1888), ossia lo «squartatore d’orsi», nome dell’eroe protagonista; Matīss e Reinis Kaudzīte, autori del romanzo satirico Mērnieku laiki («I tempi degli agrimensori», 1879); A. Alunāns, iniziatore del teatro nazionale.
Verso la fine del secolo trovano espressione nella ormai cresciuta stampa lettone le nuove idee socialiste, quelle dei movimenti letterari dell’Occidente, così come di filosofie importate dall’estero. Intanto cresceva il movimento nazionale e si mettevano in dubbio i secolari privilegi posseduti dai baroni baltici. In letteratura ciò favorì l’affermarsi del realismo e del naturalismo; fra gli autori più importanti vanno ricordati J. Poruks per la prosa originale ispirata a F. Nietzsche e H. Ibsen; R. Blaumanis, A. Brigader; in poesia, E. Veidenbaums. All’anima socialista, che fra l’altro favorì il sorgere di molte organizzazioni clandestine e portò alla rivoluzione del 1905, appartennero il poeta nazionale J. Rainis e la sua compagna Aspasia; a lungo esuli in Svizzera, poterono rientrare in patria soltanto dopo la dichiarazione d’indipendenza. In questo contesto si produce il tentativo di distacco della cultura lettone dalla doppia influenza russa e tedesca, e si manifesta un orientamento più marcato verso le culture romanze (soprattutto E. Virza e E. Stērste), nello sforzo di dar vita a un’arte nazionale di elevato livello. Alla ricca pleiade di autori influenzati dal simbolismo russo appartennero: V. Eglītis, J. Akurāters, K. Skalbe, J. Jaunsudrabiņš, K. Jēkabsons, K. Štrāls, K. Krūza, A. Austriņš, V. Dambergs. Degno di menzione è il romanzo di E. Virza Straumēni, dal nome di una fattoria della Semgallia che assurge a simbolo per un romanzo-epopea della vita rurale.
Con l’indipendenza della Repubblica di L. (1918), la cultura lettone punta a ricollocarsi nell’ambito europeo. La principale corrente letteraria dell’epoca fu l’espressionismo, rappresentato dai poeti P. Ērmanis, J. Sudrabkalns (proclamato tautas dzejnieks «poeta del popolo» nel nuovo ordine sovietico), V. Grēviņš, J. Roze, A. Dāle, J. Ziemeļnieks e J. Grots. La giovane generazione di letterati si divise in due gruppi che facevano capo alla rivista Jauno Trauksme («Allarme dei giovani», 1928-31), di sinistra, e al circolo Zaļā vārna («La cornacchia verde»), nazionalista. Figure di rilievo del primo orientamento furono il poeta A. Čaks, riformatore della struttura metrica del verso lettone, J. Plaudis, E. Ādamsons, J. Medenis, V. Cedriņs. La lirica femminile è rappresentata da A. Baumane, A. Skujiņa, M. Bendrupe e V. Stēlerte. Fra i narratori si ricordano A. Grīns e K. Zariņš per il romanzo storico, J. Ezeriņš per le novelle, oltre a A. Eglītis e A. Niedra. Nella critica letteraria si distinse Z. Mauriņa.
Con il precipitare della situazione politica negli anni 1940-44, e con l’annessione dei tre Stati baltici all’URSS, si sviluppò una ‘letteratura dell’emigrazione’ (in Germania, Svezia, USA e Canada). In patria, invece, sopravvisse essenzialmente il realismo di impegno sociale confluito presto nel ‘realismo socialista’. Fra i letterati di questo periodo si ricordano E. Birznieks-Upitis, autore di racconti e di opere memorialistiche; S. Edžus, attivista rivoluzionario; i poeti A. Arājs-Bērce e L. Paegle; il saggista R. Pelše; il romanziere E. Eferts-Klusais. Il rappresentante principale fino agli anni 1950 fu A. Upīts, prolifico narratore, premio Stalin per la letteratura. Si ricordano ancora i romanzieri V. Lācis; A. Sakse; J. Grants; Z. Grīva; i poeti P. Vilips, A. Grigulis, J. Vanags, A. Balodis, F. Rokpelnis.
Dagli anni 1960 appaiono nuove tendenze: la lirica impegnata di M. Kempe; la poesia analitica di I. Ziedonis; quella filosofica di O. Vācietis; quella sensibile a temi storici e folclorici di I. Auziņš. Nella narrativa A. Jansons, J. Kalniņš, V. Lams, V. Spāre, Z. Skujiņš, A. Bels, I. Indrāne, seguirono la corrente psicologica. A partire dagli anni 1970 si rileva l’opera del poeta J. Peters, densa di motivi storici, quella di K. Skuyenieks, e, infine, di P. Brūveris.
Gli avvenimenti che, agli inizi degli anni 1990, hanno condotto all’indipendenza del paese, ne hanno anche scosso il panorama editoriale con la pubblicazione di opere prima censurate, e di numerose nuove riviste, mentre la narrativa si è andata caratterizzando sulla base di due linee privilegiate: pubblicazione di opere storico-memorialistiche dei protagonisti degli eventi degli anni 1930 e 1940 e dell’emigrazione; riacquisizione del patrimonio letterario delle comunità lettoni esuli.
Gli scavi hanno dimostrato l’esistenza di un’evoluta architettura in legno dal 9° al 12° secolo. Motivi geometrici decorano in vario modo bracciali, fibbie, collane ecc.; notevoli, per questo periodo, anche le stoffe di lana, che attestano un senso vivace della policromia. Nei secoli successivi operano in L. soprattutto artisti stranieri, provenienti generalmente dalla Germania e dalla Svezia; la sola architettura rustica e l’arte popolare continuano una tradizione originale. Esempi di architettura romanica si ritrovano in edifici di pietra calcarea come il castello e la chiesa di Ikškile (12° sec.). Nel 13° sec. forme gotiche appaiono in una variante locale dapprima in monumenti semplici e grandiosi a Rīga (duomo) e, poi, in edifici riccamente decorati (parte absidale di S. Pietro). Interessanti anche le forme rinascimentali e barocche che si succedono, sia nell’architettura, sia nei ricchi arredi degli interni e nei molti monumenti funebri delle chiese (S. Trinità a Liepāja, chiesa di Pasiena, 18° sec.). Notevoli gli edifici civili (palazzi di Rundale, 1736, e di Jelgava, 1738, di B.F. Rastrelli). Annessa gradualmente alla Russia, la L. ne riceve il gusto classicheggiante. Nella seconda metà del 19° sec. fioriscono artisti come K. Huns e J. Fedders, pionieri di una pittura nazionale, che imitano i modelli delle scuole di Düsseldorf e di San Pietroburgo.
Le arti hanno avuto in L. un momento di particolare sviluppo durante il periodo dell’indipendenza: in architettura (fino alla fine degli anni 1950), oltre al neoclassicismo di F. Skuijņš, si diffonde il funzionalismo con E. Stālbergs; pittura e scultura sono influenzate dalle correnti d’avanguardia europee; di un certo interesse la scultura monumentale (Cimitero dei Fratelli a Rīga, 1924-29, dello scultore K. Zāle e dell’architetto A. Birzenieks; il monumento del poeta J. Rainis, a Rīga, 1935, di K. Zemdega).
Nel secondo dopoguerra interessante l’opera dei pittori E. Iltners, J. Osis, I. Zariņš, dello scultore L. Bukovskis. Notevoli, a Rīga, i complessi di abitazione (quartieri a pianta libera) costruiti da N. Rendels (1957-61). L’arte della L. ha trovato nell’espressività cromatica di J. Pauluks una delle punte più avanzate di opposizione al realismo socialista; anche B. Berzins si è allontanato dai dettami del regime per riallacciarsi al modernismo di J. Kazaks e R. Suta. Attraverso la sua attività di scenografo I. Blumbergs, dagli anni 1970 ha potuto esprimersi in modi innovativi, affini all’assemblage; dopo il 1987 Blumbergs si è dedicato alla pittura con composizioni astratte o allegorico-figurative ricche di allusioni letterarie. Negli anni 1980 si segnala il Laboratorio per il restauro delle sensazioni non provate, un gruppo che, attraverso modi espressivi pluridisciplinari (video e computer art, nuova musica, performances), ha contribuito al recupero dell’identità nazionale; tra gli esponenti del gruppo che hanno continuato la loro attività emergono J. Boiko, H. Ledins, A. Sparans, D. Senberga. Creano installazioni e video-installazioni anche O. Petersons e A. Zabilevska; predilige la fotografia I. Ruka. Tra i progetti architettonici del 21° sec. spicca quello di R. Koolhaas per il Museo di Arte Contemporanea della L. (2006).