RENO (fr. Rhin; ted. Rhein; A. T., 17-18-19, 20-21, 32-33-34, 44, 53-54-55)
Grande fiume europeo, lungo 1250 km. e con un bacino di circa 170.000 kmq., dei quali 159.918 di bacino effettivamente attivo a monte del confine olandese. Il Reno appartiene alla Svizzera, all'Austria, alla Francia, all'Olanda e soprattutto alla Germania. Si può considerare che il suo corso segni il limite tra l'Europa centrale e l'Europa occidentale.
Corso e tracciato della rete. - Il Reno superiore si svolge in territorio svizzero. Il corso, molto accidentato e sinuoso, è costituito dapprima dal Reno alpestre che si compone di due rami: il Reno Anteriore (Vorderrhein) e il Reno Posteriore (Hinterrhein). Il Reno Anteriore nasce presso il Rodano, la Reuss e il Ticino, a circa 2350 m. d'altezza, nel nodo montuoso del S. Gottardo. Scorre da OSO. a ENE. in gole selvagge, alla base meridionale del Tödi (3623 m.). A Reichenau esso riceve a destra il Reno Posteriore, che nasce dal massiccio dell'Adula (3398 m.) accresciuto, dopo la grandiosa gola della Via Mala, dalle acque dell'Albula. Così formato, il Reno si dirige ancora verso ENE. fino a oltre Felsberg, presso Coira; di qui si dirige poi verso N. in una valle sempre più larga, soggetta alle sue inondazioni, ma fiancheggiata da dighe, la quale taglia le Alpi e le Prealpi. Gli affluenti principali di questo tronco provengono da destra e sono il Landquart e l'Ill, fiume austriaco che nasce presso l'Arlberg. La pendenza, fortissima e assai disuguale nel corso superiore, si regolarizza e si attenua molto quando il fiume si avvicina al Lago di Costanza: è di 2,85 m. per km. da Felsberg a Tardisbrücke; 0,77 m. da Widnau-Lustenau al lago. In vicinanza di quest'ultimo, la pendenza era divenuta, in seguito al processo di colmamento alla fine del sec. XIX, perfino troppo scarsa e non consentiva il trasporto di tutto il fango che raggiunge circa 5 milioni di tonnellate all'anno, pari a 820 tonn. per kmq. Il taglio di Fussach, eseguito nel 1900, ha raddoppiato la pendenza ravvivando la forza d'erosione e di trasporto. Dopo aver attraversato il Lago di Costanza (538 kmq.), il Reno procede sensibilmente da E. verso O., salvo nel settore di Sciaffusa, dove si orienta da N. a S. e forma a Laufen, traversando una soglia calcarea che prolunga il Giura, la nota cascata, alta 20 m. Rapide assai meno sensibili s'incontrano a Zurzach, poco prima della confluenza con l'Aar.
Questo fiume, che ha una portata superiore a quella del Reno, emunge, mediante una rete a largo ventaglio, un bacino, in gran parte alpestre, di 17.779 kmq. Tra la confluenza dell'Aar e Basilea il Reno costeggia la parte meridionale della Foresta Nera, sulle cui rocce cristalline forma le rapide di Laufenburg e di Rheinfelden. La pendenza, che tra Eglisau e la confluenza dell'Aar è di 1,34 m. per km., si riduce tra Rheinfelden e Basilea a 0,86 m.
A valle di Basilea, il bacino del fiume si svolge in una regione di medie montagne (sistema erciniano) o di pianure. Fino alla confluenza col Meno si ha il corso medio del fiume in direzione prevalente S.-N. Il Reno s'impegna in un ampio corridoio di sprofondamento (pianura d'Alsazia a sinistra e pianura di Baden a destra; cfr. renano, bassopiano) con un vasto letto d'inondazione fiancheggiato da basse terrazze tra i Vosgi, che mandano al Reno il tributario Ill, e la Foresta Nera, dalla quale sbocca, tra altri fiumi, la Kinzig. Da principio, la pendenza si mantiene assai accentuata (0,86 metri per km. tra Basilea e Strasburgo); poi si attenua e diviene debolissima (0,23 m. dalla Lauter al Neckar; 0,06 m. dal Neckar al Meno). Contemporaneamente il letto normale del Reno si allarga a 400 o 500 m., contro i 200 m. di larghezza che ha verso Kehl, di frmte a Strasburgo, e la pianura alluviale renana si prolunga verso N., tra i massicci erciniani della Hardt a sinistra, del Kraichgau e dell'Odenwald a destra. Divenuto meno pericoloso per le città che non in Alsazia e nel Baden, il fiume passa per Mannheim, Ludwigshafen e Worms. Quando giunge a Mannheim, il Reno ha già ricevuto il Neckar, fiume che passa per Heidelberg, accresciuto a sua volta dalle acque dell'Enz, della Kocher e della Jagst. Il Neckar, con la sua larga rete che emunge un bacino di 13.964 kmq., apporta al Reno dal SE. tutte le acque della Svevia, tra la Foresta Nera, il Giura svevo e la Frankenhöhe. A Magonza il Reno riceve il Meno (bacino di 27.395 kmq.) che nasce dai Fichtelgebirge e che nel suo corso a larghissime curve, orientato da E. a O., passando per Bamberga, Würzburg, Aschaffenburg e Francoforte, emunge i fondi franconici, tra il Giura di Franconia, la Frankenhöhe, il Frankenwald, il Thüringerwald, il Rhön e il Vogelsberg.
Il Reno inferiore prolunga il tracciato del Meno verso O. fino a Bingen, dove riceve a sinistra la Nahe (bacino di 4042 kmq.). A questo punto il corso si volge verso NO. e tale direzione mantiene fino alla frontiera olandese. Poco dopo oltrepassata Bingen, il Reno s'incassa nel Massiccio scistoso renano (Hunsrück a sinistra, Taunus a destra). In questo tratto il letto normale, senza restringersi molto, lambisce i versanti assai ripidi, coperti di vigne e coronati da borghi e castelli. Nello stesso tempo, la pendenza aumenta molto: 0,13 m. per km. dal Meno alla Nahe; 0,29 m. per km. dalla Nahe alla Mosella e ancora 0,23 m. per km. dalla Mosella a Colonia. Presso Coblenza il Reno riceve a destra la Lahn (5946 kmq. di bacino) e a sinistra la Mosella che scola un bacino di 28.230 kmq., cioè una superficie un poco superiore a quella del bacino del Meno.
Dopo il bacino di Neuwied il corso procede nuovamente entro un'incassatura, meno accentuata della precedente, tra l'Eifel a O. e il Westerwald a E. A Bonn, infine, la sezione angusta termina; ma dopo pochi chilometri, le terrazze elevate riducono di nuovo l'ampiezza del letto. Il fiume ha in questa zona una larghezza media da 500 a 600 m. La pendenza torna ad attenuarsi, sebbene da Colonia alla frontiera olandese si mantenga superiore a quella tra Neckar e Meno (0,16 m. per km. contro 0,06 m.). Il Reno passa indi per Colonia, Düsseldorf, Duisburg e Ruhrort. Solamente allora la valle si apre del tutto. In questa regione industriale e sovrapopolata, il fiume riceve a destra la Ruhr (bacino di 4500 kmq.) poi la Lippe (bacino di 4891 kmq.) che è l'ultimo tributario importante.
A Lobit, dopo Emmerich, il Reno penetra in Olanda; a Pannerden comincia il delta. I 2/3 delle acque s'incanalano a sinistra nel Waal che, diretto verso O., passa a Nimega poi a Woudrichem, dove prende il nome di Merwede. A Hardinxveld, dove già sente l'influenza della marea, la Merwede si divide in 2 rami: a destra la Beneven Merwede (la quale a sua volta si suddivide in tre altri rami di cui uno raggiunge la Nuova Mosa a E. di Rotterdam), a sinistra la Nieuwe Merwede (65% della massa d'acque del Waal) che si unisce alla Mosa nell'estuario detto Hollandsch Diep. A Pannerden il Waal, iniziando il delta, si è lasciato a destra il Reno (o Neder Rijn) che, a Huisen, stacca da sé un altro ramo: l'Ijsel. Quest'ultimo sbocca quasi diritto al N. nello Zuiderzee, passando per Deventer. Il Neder Riin, ridotto a poco meno di 2/9 del volume d'acqua totale che portava fino a Emmerich, passa per Arnhem, Wijk, dove prende il nome di Lek. A Krimpen comincia a risentire l'azione della marea e prende il nome di Nuova Mosa (Nieuwe Maas). Infine bagna Rotterdam e si divide in due canali. Alcuni antichi bracci settentrionali del Lek, quali il "Reno sinuoso", il Vecchio Reno, il Vecht e il Hollandsch Jjsel sono attualmente pressoché interrati. La pendenza è debolissima (0,04 m. per km. verso Krimpen e sul Waal verso Gorinchem) in tutto il delta, che forma una gran parte dei Paesi Bassi ed è costituito dalle alluvioni renane (attuale trasporto di fango: 3 a 4 milioni di tonnellate all'anno, cifra bassa a causa dei laghi svizzeri). A O. di Gorinchem e di Utrecht il territorio si trova al disotto del livello del mare. D'altra parte, nelle più grandi piene, il livello delle acque supera quello del suolo di 2 a 3 m. a monte di Nimega e di 3 a 4 m. tra Mosa e Waal. Esse sono arginate con un sistema continuo di alte e potenti dighe le quali, in sostanza, formano letti artificiali.
Alimentazione. - A causa della varietà del rilievo, la quantità delle precipitazioni è molto varia nelle varie parti del bacino. Esse discendono al disotto di 600 mm. nei fondi renani, al riparo dei Vosgi e del Massiccio scistoso renano e nel centro del bacino francone; invece raggiungono o superano i 1250 e 1500 mm. sul Giura, sui Vosgi, nella Foresta Nera, nel Westerwald; toccano e sorpassano i 3000 mm. su taluni versanti alpestri (Tödi, Dammastock, Alpi Bernesi). In media, il Meno ha un' alimentazione pluviale annua di circa 660 mm.; il Neckar, di 800 mm.; la Mosella, di 765 mm.; la Ruhr, più di 1000 mm.; la Limmat, la Reu̇ss, l'Aar prima di Berna, il Reno alpestre, da 1600 a 1700 mm. Le precipitazioni sono da 940 a 950 mm. sull'insieme del bacino prima di Colonia; di 900 o 910 sulla totalità del dominio renano (1080 per il Rodano; da 1220 a 1240 per il Po).
Queste precipitazioni raggiungono quasi dappertutto il massimo in estate (in ottobre tra il Reno alpestre e l'Italia, nonché in Lorena). Inoltre, quantità mediocri di neve si depositano sul Giura, sui Vosgi, sulla Foresta Nera, sulle montagne della Franconia, ecc. La nevosità diviene enorme sulle Alpi, dove i massicci che superano nettamente i 3000 m. portano ghiacciai. Questi ghiacciai ricoprono: nel bacino dell'Aar superiore, 296,52 kmq.; nel bacino della Reuss, 133,8 kmq.; nel bacino della Limmat, 38,59 kmq.; in tutto il bacino dell'Aar, 468,91 kmq.; nel bacino del Reno, a monte di Basilea, 662 kmq.
Regime. - 1. Variazioni stagionali. - Questa estensione del bacino rende tipicamente glaciale (medîe mensili massime in luglio e talvolta in agosto; lunghissima magra di stagione fredda a causa della durata delle nevi) il regime di parecchi piccoli fiumi verso le sorgenti, quali il Linth a Tierfehd, la Göschener Reuss, la Meienreuss, il Kärstelenbach che sboccano tutti nella Reuss, e soprattutto, nel bacino dell'Aar, l'Urbachwasser, l'Unterwasser, la Gadmer Wasser, la Lütschine e la stessa Aar fino a Brienzwiller, dove si osservano le seguenti medie in mc. per secondo: giugno 78; luglio 85,6, agosto 72,3, da gennaio a marzo 6 a 8.
Il regime nivale che differisce dal precedente per un massimo più precoce in giugno, predomina sui principali elementi alpestri del bacino.
In tutte queste località, meno che nella prima, lo scarto tra media delle piene e quella delle magre resta moderato. Ciò è dovuto in parte all'azione dei piccoli affluenti i quali, rispetto all'alto corso dei principali fiumi, sono meno poveri d'acque in inverno e meno abbondanti nella stagione calda, perché provengono da regioni meno elevate e quindi meno nevose delle alte Alpi. Le Prealpi dànno origine al tipo nivale di transizione o nivo-pluviale (Thur, Sarina, Sihl, Grande e Piccolo Emme), con massimi in maggio e recrudescenze più o meno nette in autunno. Al regime pluvio-nivale appartengono la Birse, l'Orbe e l'Areuse che nascono nel Giura (massimo in marzo-aprile, forte ripresa in novembre-dicembre, magra profonda in estate). Ma la moderatezza degli scarti medî mensili è dovuta almeno altrettanto all'azione regolatrice dei laghi che raggiungono l'estensione di 542 kmq. per il Reno prima dell'Aar e 696 kmq. per l'Aar stessa. Grazie a quest'azione regolatrice, sul Reno, a Basilea, il rapporto delle medie mensili estreme (giugno a febbraio) non supera 2,36.
L'equilibrio del regime diviene notevolissimo più a valle, dove in pari tempo le variazioni stagionali mutano profondamente, perché in questo tratto tutti gli affluenti hanno ormai un regime press'a poco inverso a quello del Reno a Basilea. Infatti tutti questi affluenti hanno il periodo di magra in estate a causa dell'evaporazione, e hanno le piene in gennaio-febbraio (tipo pluviale oceanico) oppure in marzo (tipo in parte pluvio-nivale).
Pertanto il regime del fiume principale diviene a ogni confluenza meno nivale e sempre meglio caratterizzato da piene pluviali invernali. Da questa trasformazione risultano varî regimi successivi: 1. dopo il Neckar appare in dicembre una leggiera recrudescenza pluviale e in novembre un minimo appena meno forte di quello di febbraio; 2. dopo il Meno, il minimo invernale passa nel mese di gennaio, la cui media, del resto assai notevole, supera quella di novembre; la recrudescenza di dicembre s'accentua; 3. dopo la Mosella non vi sono più magre invernali, ma portate notevoli, con un massimo pluviale in gennaio-marzo, quasi uguale alla piena alpestre di giugno; 4. a Colonia giugno ha perduto il primo posto; 5. a Emmerich la supremazia dell'inverno si afferma molto nettamente.
Infine, il Reno inferiore presenta acque alte da dicembre a luglio. Tali acque provengono in primo luogo dallo scolamento pluviale d'inverno (alternative di magre e di crescite), poi dalla fusione delle nevi e dei ghiacci alpestri (abbondanza sostenuta, con rari eccessi positivi e nessuna magra). Le portate medie si abbassano un poco in settembre e ottobre perché il contributo pluviale è ancora mediocre e vi è forte diminuzione di acque alpine. Il rapporto delle medie mensili estreme a Colonia (1,54 solamente) denota un equilibrio poco comune e favorevolissimo all'utilizzazione da parte dell'uomo.
2. Piene. - L'evoluzione del regime delle piene a monte e a valle è analoga, con una complicazione supplementare: se tutte le inondazioni a monte del Lago di Costanza hanno luogo in stagione calda da giugno ai primi d'ottobre, perché nella stagione fredda la presenza del gelo e delle nevi compensa o distrugge l'effetto delle più forti piogge, è tuttavia da notare che talune di queste inondazioni hanno origine mediterranea. Negli alti passi dei Grigioni e del Gottardo irrompono le nubi che i venti di S. e SE. (Föhn, in inverno) trasportano dalla pianura padana. In tal caso si possono verificare in certi punti verso il limite meridionale del bacino, piogge di 200 o 300 mm. in un giorno. Appunto simili temporali furono causa della piena verificatasi nel settembre 1927 a monte del Lago di Costanza e che fu la più disastrosa fra quante ne siano avvenute da molto tempo. Altre piene del Reno alpestre provengono da piogge violente d'origine oceanica (fino a 150 e 200 mm. in 24 ore). Le portate massime dei due tipi si perdono nella traversata dei laghi. Ma le piene oceaniche alpestri, così alternate e ritardate, si ricostituiscono rapidamente dopo l'uscita dai laghi (per il Reno, soprattutto alla confluenza della Thur) e sono appunto esse che provocano a Basilea le più temibili inondazioni (luglio 1817, settembre 1852 e 1881, giugno 1876 e 1910).
Tuttavia, dopo l'uscita dai laghi, i venti tepidi di OSO., durante la stagione fredda, attenuano anche le piene oceaniche classiche, contemporanee a quelle del Rodano superiore, della Saône, della Mosa, della Senna, ecc. Gli affluenti del Reno a N. di Basilea non aumentano violente mente, se non in occasione di questi fenomeni. Per il poderoso intervento di tali fiumi, le piene invernali tendono continuamente ad aggravarsi da monte verso valle. A cominciare dalla confluenza del Neckar, esse superano le piene svizzere estive, e dopo la Mosella sono il doppio di quelle svizzere. Naturalmente, secondo la rispettiva importanza e secondo le combinazioni più o meno efficaci dei volumi d'acqua apportati dagli affluenti, l'aggravamento della piena avviene secondo modalità diverse a partire da Mannheim. Tra il Neckar e il Meno il primato spetta al novembre 1824 e al periodo da dicembre 1882 a gennaio 1883; tra il Meno e la Mosella il massimo fu segnato da quest'ultima piena e da quella del novembre-dicembre 1882. Dopo la Mosella le maggiori piene furono, in ordine d'importanza, quelle del dicembre 1925-gennaio 1926, del gennaio 1920 e del novembre-dicembre 1882. Ecco i massimi delle quattro piene più notevoli sullo zero della scala.
Infine le ostruzioni del ghiaccio producono talvolta terribili innalzamenti locali nel livello delle acque. Da un fenomeno di questo genere (febbraio 1784) dipesero le più alte quote osservate a Coblenza (m. 10,21) e a Colonia (m. 12,55).
Le portate massime delle piene sono le seguenti:
3. Magre. - Gli elementi alpini del bacino hanno le loro massime magre in inverno; gli affluenti delle regioni medie e basse, in estate; il Reno medio e inferiore, nella stagione fredda.
Grazie al regime nivale che mantiene abbondantemente alimentate le falde freatiche, e grazie ai laghi regolatori, i grandi fiumi alpini non scendono mai al di sotto di portate che sono ancora abbastanza abbondanti: da 3½ a 6 litri al sec. per kmq. Invece, a valle di Basilea, i tributarî sottoposti a regime oceanico, possono scendere a meno di 1,5 litri o anche 1,25 litri al sec. per kmq. Il tributo alpino e lacustre impedisce tuttavia che il Reno medio e inferiore scenda a livelli molto bassi (al minimo, 5,6 litri al sec. per kmq. a Basilea; 4,4 a Kaub, 3,7 a Emmerich).
Se si considerano le portate lorde in mc. per secondo, i minimi estremi ben noti sono di 30 mc. prima del Lago di Costanza; di 11,5 sulla Reuss; di 15 sulla Linnat, di 50 sull'Aar a Brugg; di 202 a Basilea; di 20 sul Neckar; di 35 sul Meno; di 30 sulla Mosella, di 350 prima del Meno; di 550 a Colonia; di 580 a Emmerich.
4. Quantità media. - Il Reno è il fiume più abbondante dell'Europa dopo il Volga, il Danubio e la Neva. Esso ha la portata di 2250 mc. quando entra in territorio olandese; di più che 2100 a Colonia; di 1600 o 1650 dopo la confluenza del Meno; di 1400 o 1450 a Mannheim; di 1025 a Basilea; di 445 prima della confluenza dell'Aar, di 235 prima del Lago di Costanza. L'Aar gli reca il contributo d'una portata di 565 mc., di cui 320 mc. provengono dal corso superiore, 135 dalla Reuss e 110 dalla Limmat; il Neckar fornisce circa 140 mc., il Meno 165, la Mosella 300, la Ruhr da 80 a 85, la Lahn da 65 a 70, la Lippe da 45 a 50, la Nahe una quarantina, la Thur 50.
Nelle Alpi e anche nella Foresta Nera i coefficenti annui di scolo superano il 70 e 75%. Tali coefficienti scendono a 0,35 o 0,40 per il Neckar, a o,437 per la Mosella, a 0,285 per il Meno perché questi elementi ricevono precipitazioni relativamente scarse. I coefficenti risalgono a circa il 60% per la Ruhr, e per tutto il bacino si può ammettere una media di poco inferiore a 48%.
Le portate medie annue relative, in litri al secondo per kmq., variano anche molto dall'una all'altra parte del bacino, anzitutto secondo la piovosità. Raggiungono cifre enormi all'uscita da ristrette regioni alpine emunte da fiumi che hanno per origine ghiacciai: 85 litri al sec. per kmq. per la Lütschine a Grindelwald; 70,7 per l'Aar a Rötherischboden; 67 per l'Unterwasser; 71,7 per la Meienreuss; 72,6 per il Kärstelenbach; 68,6 per la Linth a Tierfehd. Più a valle, le portate annue medie relative rimangono ancora ricche per il Reno a St. Margrethen (38,2), per la Limmat a Zurigo (46), per la Reuss a Mellingen (40,8), per l'Aar a Berna (42,4), e ancora per l'Aar a Brugg (27,3) e a Döttingen (31,8), e per il Reno a Basilea (28,5). Più a N. le medie divengono assai meno elevate: da 18 a 19 ancora per la Ruhr; 10 per il Neckar; 10,6 per la Mosella; 6 per il Meno. Sul Reno tali medie decrescono da monte verso valle, pur rimanendo imponenti fino all'ultimo: 20 litri/sec. per kmq. prima del Meno, e 14 a Emmerich (18 per il Rodano; 23,2 per il Po; 12,2 per la Garonna; 8 per la Loira).
Funzione antropogeografica. - Per la sua situazione e per il suo percorso tra la Svizzera, l'Alsazia, la Germania renana e meridionale, i Paesi Bassi e il Mare del Nord, il Reno costituisce una magnifica via navigabile. La navigazione vi era fiorente fino dal Medioevo, ai tempi della Lega anseatica. Nel sec. XIX gl'ingegneri tedeschi compiono sistemazioni; accorciando il letto del fiume tra Basilea e Magonza e concentrando le acque in un canale dalle dimensioni e dalle curve sapientemente calcolate, tracciato per mezzo di dighe longitudinali e di pennelli trasversali. A monte di Basilea, la rete idrografica è rimasta più o meno allo stato naturale: le forti correnti e le rapide vietano quasi del tutto la navigazione. Da Basilea a Strasburgo i lavori eseguiti non hanno potuto impedire che la pendenza rendesse le acque molto rapide. La navigazione contro corrente diviene difficilissima e costosa. Durante le magre normali essa è poi resa difficile o impedita dall'insufficiente profondità (pescaggio di m. 0,70 da Basilea al di là di Brisach). Il traffico fluviale a Basilea non superò quindi nel 1930 le 462.000 tonn. e nel 1931 le 344.000 (89.000 nel 1925). Attualmente, il canale gigantesco dell'officina di Kembs (6 km., con una portata derivata che raggiunge gli 850 mc.) permette di evitare, in territorio francese, la celebre barra rocciosa d'Istein, divenuta difficile da varcare in seguito ai recenti scavamenti del letto a valle.
Dopo la guerra mondiale, l'amministrazione francese ha modernizzato e largamente ampliato il porto di Strasburgo, dove nel 1930 e 1931 il movimento delle merci ha superato i 5,5 milioni di tonn. È da questo punto che il traffico sul Reno diviene considerevole, favorito dall'addolcirsi della pendenza, dal rallentare della corrente e da una profondità che in periodo di magra si mantiene a m. 1,45 a Kehl e m. 2 tra Lauterburg e Magonza. Nel 1931 il traffico superò i 6,5 milioni di tonn. verso la frontiera alsaziana, 9 milioni tra Karlsruhe e il Neckar, 16 milioni tra il Neckar e il Meno (di cui quasi i tre quarti risalirono la corrente del Reno). A Karlsruhe furono scambiati 2,2 milioni di tonn. di merci; a Mannheim-Ludwigshafen 7,2 milioni. Dal Meno alla confluenza della Ruhr i battelli trasportarono circa 21 milioni di tonn. sopra un canale, la cui profondità minima in tempo di magra raggiunge 2 m. a Bingen, 2,50 m. a Coblenza, 3 m. a Colonia. In questo settore, dove nel 1931 il movimento raggiunse 2,3 milioni di tonn. a Colonia e 1,7 milioni a Düsseldorf, il traffico diretto a monte supera sempre quello diretto a valle.
A partire dalla confluenza della Ruhr e dalla congiunzione col Rhein-Herne Kanal (collegamento con l'Ems e con la Weser per il bacino industriale della Ruhr) il traffico assume proporzioni grandiose. Nel 1931 il movimento fu di 20,9 milioni di tonn. nel porto di Duisburg-Ruhrort e da qui all'origine del delta fu da 40 a 45 milioni di tonn. (più di 50 milioni nel 1930). In questo tratto il traffico diretto a valle (carbone della Ruhr) supera nettamente quello diretto a monte. Il tonnellaggio più forte passa per il Waal e quindi per Rotterdam (1930: 28,5 milioni di tonn.; 1931: 21,6 milioni). La via navigabile del basso Reno è dunque una delle arterie commerciali più attive dell'Europa e del mondo.
Verso sud il collegamento del Reno con altri sistemi idrografici è assai difficile (progetti di canale da Basilea al Lago di Neuchâtel e al Lago di Ginevra), e dovrebbe essere preceduto da un miglioramento radicale tra Basilea e Strasburgo (grande canale d'Alsazia, costruito solo nel breve tronco di Kembs). Nel porto di Strasburgo arrivano i canali francesi dalla Marna al Reno e quello dal Rodano al Reno, il quale ultimo dopo i dintorni di Mulhouse costeggia il fiume a 5 0 10 km. di distanza. La navigazione del Neckar termina con un fondo cieco a Heilbronn (da 200.000 a 300.000 tonn.). Quella del Meno inferiore è molto intensa (3,4 milioni di tonn. nel 1931, dei quali 2,2 milioni scambiati a Francoforte). La navigazione diminuisce molto a monte di Aschaffenburg e cessa quasi del tutto a E. di Würzburg. Il collegamento tra questo punto e Bamberga, donde il canale Ludwig risale la Pegnitz e poi discende l'Altmühl fino al Danubio presso Ratisbona, è una delle grandi imprese moderne della Germania. Si lavora anche alla costruzione del Mittelland-Kanal, che prolungherà dalla Weser all'Elba il canale Rhein-Herne (da 10 a 11 milioni di tonn. nel 1931). La Mosella è facilmente navigabile fino a Treviri (traffico mediocre), ma è meno bene sistemata fino a Metz e Frouard, nonostante il nuovo canale Metz-Thionville.
A causa delle forti portate, in parte regolarizzate dai laghi, e delle pendenze molto accentuate, il Reno a monte di Strasburgo e i suoi affluenti svizzeri costituiscono una magnifica fonte d'energia. Sono già in funzione impianti idroelettrici, la cui potenza installata supera 1,25 milioni di kW nella parte svizzera del bacino. Sono inoltre da citare a monte del Lago di Costanza gl'impianti dell'Albula (27.000 kW), di Kublis (50.000 kW); sulla Linth e sui suoi affluenti, gl'impianti di Löntsch (69.000 kW), di Rempen (97.600 kW), di Siebnen (73.200 kW), questi due ultimi nel Wäggital, a S. del Lago di Zurigo. Sulla Reuss si cita l'impianto di Amsteg (90.000 kW); sull'Aar, quelli di Handeck (120.000 kW), di Mühleberg (48.000 kW), di Olten-Gösgen (70.000 kW). Sul Reno, tra Costanza e Basilea, si trovano gl'impianti di Eglisau (47.000 kW), di Albrück-Dogern (97.000 kW), di Laufenburg (84.000 kW), di Ryburg-Schwörstädt (150.000 kW), di Rheinfelden (32.000 kW), di Augst-Wyhlen (62.000 kW). In Alsazia, il solo impianto di Kembs fornisce 155.000 kW.
La funzione strategica del Reno uguaglia la sua importanza economica: sulle sue rive o nei suoi dintorni ebbero luogo innumerevoli e memorabili operazioni militari.
Bibl.: Centralbureau für Meteorologie und Hydrographie im Grossherzogtum Baden, Der Rhein und seine wichtigste Nebenflüsse, Berlino 1889, con atlante; v. Tein, Ergebnisse der Untersuchung der Hochwasserverhältnisse im deutschen Rheingebiet, a cura del Centralbureau cit. qui sopra, Berlino 1901. Sono inoltre da vedere gli archivî e le pubblicazioni varie della Preussische Landesanstalt für Gewässerkunde e del Service fédéral suisse des eaux (Berna). M. Pardé, Le régime des cours d'eau suisse, in Revue de géographie alpine, Grenoble, VIII (1920), pp. 359-457. Si vedano infine le relazioni annue della Commissione centrale per la navigazione del Reno, edite a Strasburgo.
Storia. - Il suo nome è probabilmente celtico, come furono Celti, nella immediata preistoria, gli abitanti delle sue rive. Nel sec. I a. C., però, la riva destra è già tutta occupata dai Germani (Ubii, Sigambri, Catti, Usipeti, Tencteri), mentre sulla sinistra si sono infiltrate quelle tribù che, per prime, secondo Tacito, avrebbero portato il nome di Germani (Triboci, Nemeti, Eburoni, Caerosi, Segni, Paemani, Aduatuci). Già allora il fiume era frequentato da mercanti e sulla sponda destra sorgeva una città degli Ubî, che Cesare dice "ampia e fiorente nei limiti della capacità germanica". Verso il 72 a. C., Ariovisto, capo svevo, passa il fiume iniziando quella penetrazione nella Gallia che è troncata da Cesare.
Cesare assegna al Reno la sua funzione di linea divisoria di razze e di civiltà: è sua la prima chiara visione dell'importanza strategica del fiume. Deciso di fare di esso la barriera non solo delle Gallie, ma dello stesso impero, annienta Ariovisto e sgombera dai Germani l'intera riva sinistra fino alla foce (52 a. C.), passa due volte sulla riva destra cacciando gli Svevi nelle selve, costringe le tribù germaniche a mutare la direzione della loro espansione e fissa così la fisionomia di questa parte d'Europa.
Augusto segue in un primo tempo i medesimi criterî: intento a organizzare l'amministrazione delle Gallie, si limita al possesso della riva sinistra abbandonando la destra agli Svevi. Gli Ubî, alleati di Roma, sono trapiantati da Agrippa sulla sponda sinistra. Poiché però tale politica è interpretata come un segno di debolezza e si susseguono scorrerie di Germani e rivolte di Celti, appare indispensabile, dopo ristabilito l'ordine da Agrippa e Tiberio (29 a. C.-19 a. C.), occupare saldamente anche la riva destra. Fallito nel 17 a. C. un primo tentativo di M. Lollio, Druso eseguisce una grandiosa manovra aggirante: appoggiandosi ai Batavi, acquistati all'alleanza romana già da Cesare, passa nel 12 a. C. il Reno alla foce, tra canali e acquitrini, si allea ai Frisî e risale la riva destra spingendosi poi fino al Weser e, in una seconda campagna, nel 9 a. C., fino all'Elba. Morto Druso, Tiberio prosegue nella conquista, ma deve interromperla in seguito a una rivolta scoppiata in Pannonia. La disfatta di Varo nella Selva di Teutoburgo (9 d. C.) segna la perdita di tutti i territorî alla destra del fiume. Poiché però non si verifica la temuta invasione germanica della Gallia, Augusto ritorna alla primitiva idea di tenersi alla linea del Reno rafforzata con teste di ponte sulla riva destra. Va ricordato che allora, come pure nel Medioevo, il fiume era in gran parte circondato da paludi, sicché il suo passaggio era possibile soltanto in alcuni punti obbligati. Sotto Tiberio, Germanico riprende il programma di suo padre Druso, avanzando un'altra volta oltre il Reno, senza però risultati duraturi. Da allora i Romani si arrestano al fiume.
Sorge così sulle sue rive un formidabile confine militare alimentato da un'ampia rete stradale. Nel sec. I d. C. otto legioni sono di stanza a Santen, Strasburgo, Colonia, Magonza. La difesa maggiore è lungo il Medio e Basso Reno. Alcuni ponti sostengono i castelli della riva destra e una flottiglia domina il corso del fiume. Il cosiddetto limes, linea di fortilizî, congiunge il Reno e il Danubio, che costituiscono in tal modo un unico grandioso sistema difensivo dell'impero. Nella regione si forma una civiltà romano-germanica di tipo prevalentemente militare: soldati, veterani, mercanti romani si mescolano con Celti e Germani ormai fissati al suolo. Si fondano allora tutte le principali città della Renania a cominciare da quell'Ara Ubiorum che prese poi il nome di Colonia Agrippina.
Sulla riva destra, nel sec. III, si effettua il processo di fusione delle varie tribù germaniche ostili a Roma: sul Medio e Basso Reno si organizzano i Franchi, sull'Alto Reno gli Alemanni. Profittando dell'anarchia militare costoro penetrano in Gallia, ma sono respinti da Aureliano e da Probo. Tuttavia già verso la fine del sec. III la linea del fiume è seriamente minacciata. Treviri diventa allora una delle capitali dell'impero e sede di un exercitus comitatensis. Diocleziano, Massimiano, Costantino riescono in tal modo a tenere la riva sinistra, ma devono ripiegare completamente dalla destra. Verso la metà del sec. IV nuovi ritorni in forze di Franchi, Alemanni e Sassoni sono respinti da Giuliano l'Apostata, verso la fine del secolo da Stilicone. La linea del Reno ha insomma assolto il suo compito. Essa crolla soltanto dopo che Alarico ha invaso l'Italia e preso Roma. Vandali, Alani, Svevi, si gettano sulla Gallia. Dietro a loro i Burgundi, che creano a Worms il loro leggendario regno, gli Alemanni che s'impadroniscono dell'attuale Alsazia, i Salî che arrivano alla Schelda, i Ripuari che occupano Colonia e Treviri e infine gli Unni, che sono cacciati da Ezio.
Alla fortuna dei Franchi Salî ha senza dubbio contribuito il fatto che essi si rafforzarono dapprima alle foci del Reno e da lì intrapresero, sotto i Merovingi, la graduale conquista della Gallia. Si rinnovò per loro, sul Reno, la situazione del tempo di Roma. Ma, più fortunati dei Romani, i Franchi poterono, sotto i Carolingi, conquistare dal Reno la Germania: già Carlo Martello sottomette la Frisia; Pipino rende tributarî Sassoni e Alemanni, e Carlomagno porta a termine l'impresa annientando l'ultima resistenza sassone.
Con la spartizione dell'impero carolingio il Reno riacquista per breve tempo la sua funzione politica: il trattato di Verdun dell'843 assegna all'ingrosso a Lotario il territorio alla sinistra e a Ludovico il Germanico il paese alla destra. Ma la conquista della Lorena da parte di Ludovico, figlio del Germanico, sposta la frontiera tra regno francese e regno tedesco dal Reno alla Mosa.
La valle del Reno diventa così nel Medioevo il cuore dell'impero, la sede della nuova cultura tedesca. La politica degli Ottoni favorisce la formazione di grandi principati ecclesiastici, che procurano alla via del Reno il nome di Pfaffengasse (via dei preti). Gli arcivescovi di Magonza, Colonia e Treviri, arbitri delle elezioni imperiali, coprono, sotto gli imperatori salî, le cariche di cancellieri per la Germania, l'Italia, la Borgogna.
Il traffico dell'epoca romana non era mai cessato sul fiume. Lungo il corso superiore prosperavano i vigneti e nelle città rivierasche si era conservata l'antica tradizione artigiana. Il commercio, in mano dapprima a Lombardi, porta dalla Frisia lana, pelli e pesce a Colonia, Magonza e Worms, dove pervengono i prodotti del sud. In diretto rapporto con le fiere della Champagne, la regione rifornisce tutta la Germania. Essa si suddivide, nell'alto Medioevo, in due zone economiche: quella dell'Alto Reno, con centro l'aurea Maguntia, prima regni sedes, e quella del Basso Reno con centro Colonia, che svolge un commercio internazionale con Londra e la Spagna ed è nei secoli XI e XII la prima città mercantile dell'impero. Le ricche borghesie contendono ai vescovi il governo delle città e creano una caratteristica civiltà cittadina.
È una civiltà affine a quella della Francia settentrionale e delle Fiandre. La riva sinistra, da Colonia in giù, è la prima ad accogliere i trovatori, le canzoni di gesta, l'ideale cavalleresco, mentre a sua volta la letteratura francese si alimenta di tradizioni nate sul Basso Reno: per es., fiamminga pare l'origine della grande epopea animalesca di Renart. Si diffonde pure l'architettura francese e sorgono le cattedrali gotiche delle città renane.
La politica degli Svevi, ostile alle borghesie comunali, provoca la scissione tra Alto e Basso Reno. Mentre il Barbarossa conquista l'Alto Reno e crea per un suo fratellastro il Palatinato Renano (1156), il Basso Reno, capeggiato da Colonia, si volge all'Inghilterra e alla morte di Enrico VI promuove l'elezione di Ottone di Brunswick, nipote di Riccardo Cuor di Leone. Caduti gli Svevi, sostiene la candidatura di Guglielmo conte d'Olanda, e, morto costui, di Riccardo di Cornovaglia. Già sotto Guglielmo si costituisce una lega generale renana, con alla testa Magonza e Worms. Sono infine i principi ecclesiastici del Reno a portare al trono Arrigo VII di Lussemburgo.
Col declinare del Medioevo, il Reno va perdendo il suo monopolio mercantile. Sul delta si è formato nel corso del sec. XII uno stato indipendente, la contea d'Olanda, che domina con le sue dogane il traffico del fiume e resiste agli attacchi degl'imperatori e dei conti di Fiandra. Lo sviluppo delle città fiamminghe e olandesi, la concorrenza delle città del Baltico, l'affermarsi nel sec. XV di un commercio inglese, la gravità dei pedaggi e dei balzelli lungo le rive, determinano la decadenza della potenza di Magonza e di Colonia. Ancora all'inizio del'400 gli arcivescovi di Colonia tentano d'imporre la loro alta sovranità sul Basso Reno, ma verso la metà del secolo perdono definitivamente la partita.
Di questa decadenza e più ancora della crisi dell'impero nel sec. XIV profitta la Francia, che estende la sua influenza sulla Fiandra, sull'Olanda e sulla riva sinistra. Filippo il Bello considera quasi suo vassallo l'arcivescovo di Colonia. Queste prime avvisaglie sono però presto interrotte dalla guerra dei Cento anni.
Il problema del Reno si presenta alla Francia soltanto col crollo dell'effimero stato borgognone e cioè come una sua eredità. Infatti il duca Filippo di Borgogna, sognando di restaurare l'antico regno di Lotario, ha, per primo, mire esplicite sulla riva sinistra. A sua volta Carlo il Temerario vi compare nel 1474 con un esercito, col pretesto di soccorrere l'arcivescovo di Colonia e pone l'assedio a Neuss, chiave strategica del Basso Reno. La città resiste e il duca muove allora verso l'Alto Reno, dove lo attende, per opera degli Svizzeri, la disfatta di Granson. Morto il Temerario, Luigi XI di Francia raccoglie nelle sue mani le fila degl'intrighi sulla riva sinistra. Passa tuttavia quasi un secolo prima che queste iniziative siano riprese risolutamente. Solo dopo il fallimento della politica francese in Italia, Enrico II cerca compensi a oriente e ottiene a Cateau-Cambrésis nel 1559 i vescovati di Metz, Toul e Verdun, e solo con la guerra dei Trent'anni compaiono le prime truppe francesi sul Reno.
Durante la Riforma, la vallata era stata teatro delle gesta di Franz von Sickingen, capo dei cavalieri in rivolta, d'insurrezioni di contadini e di anabattisti. Gli stessi principi ecclesiastici si erano mostrati in un primo tempo favorevoli alle nuove dottrine. Ma la sconfitta della Lega di Smalcalda aveva portato al ristabilimento del cattolicismo, che da allora ha avuto nella Renania il suo grande antemurale di fronte al protestantesimo.
Mentre l'impero è travagliato dalle guerre di religione, Richelieu porta la Francia al Reno. Occupata la Lorena e alleatosi all'arcivescovo di Treviri, invia un esercito che giunge fino a Magonza (1636). La pace di Vestfalia (1648) riconosce alla Francia il possesso dell'Alsazia e, sulla riva destra, delle fortezze di Philippsburg e Breisach. Poco dopo, sotto gli auspici del Mazzarino, si costituisce tra Colonia, Treviri e Magonza una lega, che si trasforma nel 1658 nella Lega del Reno, cui aderiscono oltre ai tre elettori ecclesiastici e a minori principi renani, i re di Svezia e di Danimarca, l'elettore d'Assia e i duchi di Baviera e del Brunswick. Protettore e mediatore di essa fu proclamato Luigi XIV.
La linea del Reno è ormai per Luigi XIV e per i suoi generali il confine naturale della Francia, senza il quale non si tengono né la Franca Contea, né l'Artois, né la Lorena. Il re considera così solida la sua posizione, che si serve delle due rive del fiume per discendere in Olanda. L'intervento della coalizione rimette tutto in giuoco: a stento il Condé salva la riva sinistra, e solo dopo una accanita lotta tra il Turenna e il Montecuccoli, Luigi ottiene alla pace di Nimega il riconoscimento dei suoi possessi sulla riva sinistra.
Negli anni successivi Luigi XIV procede all'annessione delle città, vescovati e principati d'Alsazia, già sudditi immediati dell'impero, ai quali la pace di Vestfalia aveva garantito il mantenimento dei loro privilegi. Le Camere di riunione dànno veste legale al sopruso, mentre il re in persona entra in Strasburgo (1681). Il valore di questo atto è espresso nel motto che Luigi XIV adotta: Clausa Germanis Gallia.
L'impero, impegnato nella lotta contro i Turchi, riconosce con la tregua del 1684 il fatto compiuto. Sbarazzatosi però dai Turchi, l'imperatore Leopoldo si rifiuta di trasformare la tregua in una pace definitiva. Luigi risponde allora con l'occupazione dei principati ecclesiastici e della riva destra. Costretto alla ritirata, ordina la devastazione dei territorî. Nuove asprissime lotte durante la guerra di successione di Spagna, quando la valle del Reno è teatro delle gesta del Villars, del Marlborough, del principe Eugenio di Savoia. Dopo oltre cinquant'anni, la politica di espansione iniziata dal Richelieu e proseguita da Luigi XIV si chiude con la pace di Utrecht e Rastadt. La Francia ha mantenuto l'Alsazia e Strasburgo, ma rinuncia a qualsiasi intervento sulla riva destra. Non fanno infatti parte di un sistematico piano di conquista le fiacche avanzate francesi oltre il Reno durante le guerre di successione polacca e austriaca e durante la guerra dei Sette anni. Il periodo è importante soltanto perché la Francia si trova contro non più il vecchio impero, ma il nuovo regno di Prussia.
Il grande programma di Luigi XIV è ripreso dalla rivoluzione. Dopo respinta l'invasione prussiana, i suoi eserciti compaiono sul Reno: il 21 ottobre 1792 cade Magonza, centro militare della regione; il 15 dicembre la Convenzione Nazionale estende ai territorî della sinistra la nuova legislazione rivoluzionaria; nel marzo del 1793 una Convenzione Nazionale del Reno si riunisce a Magonza. Dopo la sconfitta di Dumouriez a Neerwinden, i Francesi sono costretti a sgomberare, ma già nel corso del 1794, riorganizzati dal Carnot, riconquistano il Belgio, l'Olanda, Colonia, Bonn, Coblenza. Le paci di Basilea (1795) e di Campoformio (1797) sanzionano la conquista francese di tutti i territorî alla riva sinistra da Basilea alle foci. È la fine, tra l'altro, dei vecchi principati ecclesiastici: per impulso di Napoleone, nel 1803, si procede alla secolarizzazione in Germania. Beneficiarî gli Stati medî: l'Assia e il Nassau si dividono quanto rimane dei territorî di Magonza, Treviri, Colonia; il Baden prende quanto restava dei vescovati di Spira, Strasburgo, Costanza, Basilea; la Prussia ebbe buona parte della Vestfalia. Questa politica napoleonica diede i suoi frutti nel 1806, quando il Talleyrand poté costituire la Confederazione del Reno, vassalla dell'impero napoleonico.
Dopo Lipsia i patrioti tedeschi chiedono la riconquista di tutta la sponda sinistra. Il poeta E. M. Arndt, per incarico del ministro prussiano Stein, compila un opuscolo dal titolo: "Il Reno è fiume tedesco, non confine tedesco". J. J. v. Gorres, nel Rheinischer Merkur, sostiene idee analoghe. Tuttavia non è di questo parere l'opinione pubblica nelle città renane, che avevano goduto dei vantaggi dell'ottima amministrazione napoleonica e dell'unione economica con la Francia. Né di questo avviso è il Metternich, che offre a Napoleone il confine del Reno, e anche dopo Waterloo, nonostante che i patrioti tedeschi, sostenuti da ministri e generali prussiani, chiedano l'Alsazia e la Lorena, fa restituire alla Francia, salvo lievi modificazioni, la frontiera del 1792.
Ciò rappresenta una spina nel cuore del patriottismo tedesco. Il romanticismo, rievocando le memorie del Sacro Romano Impero, fa sognare la riconquista degli antichi confini. L'odio antifrancese, dopo le guerre di liberazione, si polarizza in questo senso. I poeti cantano il "Padre Reno". Nel 1840 un certo M. Schneckenburger compone il celebre Wacht am Rhein. Il poeta N. Becker lancia un suo canto del Reno, cui risponde Alfred de Musset. Durante la guerra del'59 i partiti in Prussia sono unanimi nel chiedere il passaggio del Reno e in effetti questa minaccia è fra i motivi che inducono Napoleone III all'armistizio di Villafranca.
In Francia la linea del Reno è più che mai considerata la frontiera naturale, che conviene rafforzare. Infatti, dopo Sadowa, Napoleone III chiede a Bismarck compensi sul Reno e tenta più tardi di acquistare dal re di Olanda il Lussemburgo. Bismarck ne profitta per galvanizzare l'opinione pubblica con lo spettro di una minaccia francese. Nella guerra del '70 la valle del Reno è base di operazioni tanto prussiana quanto francese: mentre i Francesi progettano l'avanzata da Strasburgo, i Prussiani si raccolgono intorno a Magonza e scendono tra la Mosa e il Reno prendendo alle spalle la linea francese. Con la pace di Francoforte (10 maggio 1871) tutte le più ardite aspirazioni tedesche sono realizzate. Dopo due secoli l'opera del Richelieu e di Luigi XIV è distrutta. Bismarck volle soddisfare le richieste dei militari, per i quali la sicurezza della Germania esigeva la frontiera dei Vosgi: l'Alsazia e parte della Lorena sono annesse al nuovo impero tedesco come Reichsland.
La pace di Versailles (1919) restituiva queste terre alla Francia, che tornava al Reno. Non contento di ciò il Clemenceau chiese ed ottenne l'occupazione militare della Renania per 15 anni. Un vago movimento separatista in Renania, favorito dal generale E. Mangin e, forse, dal Poincaré, non ebbe successo. Nel gennaio del 1923 la questione delle riparazioni provocò l'occupazione della regione industriale della Ruhr. A Locarno e a Thoiry G. Stresemann, accordatosi con A. Briand, ottenne lo sgombero anticipato della Renania. Infine, in seguito al plebiscito del 13 gennaio 1935 è stata regolata, col ritorno alla Germania, la questione della Saar, che il trattato di Versailles aveva affidata per 15 anni alla Società delle Nazioni.
Nel corso degli ultimi secoli la valle del Reno ha visto rifiorire la sua vita economica, che aveva molto sofferto dello spostamento dei traffici sulle coste dell'Atlantico. Ne avevano profittato gli Olandesi, che, padroni del delta, avevano alle spalle il territorio renano. Già nel corso del sec. XVII e XVIII immigrati ugonotti creano nell'Alto Reno prospere manifatture. Nel secolo XIX tutta la vallata, in virtù dei giacimenti minerarî, diviene una delle più ricche regioni industriali del mondo. Lungo il fiume si è riattivata la navigazione, resa libera da Napoleone e dal Congresso di Vienna, e internazionalizzata dall'accordo di Mannheim del 1868. Il trattato di Versailles ha affidato il controllo del fiume a una commissione internazionale con sede a Strasburgo. Una serie di canali, costruiti nel sec. XIX, mette in comunicazione il fiume col Rodano, la Saar, la Mosella, la Senna, il bacino del Danubio.
V. tavv. XXI-XXIV.
Bibl.: Un'ampia raccolta di atti e documenti è costituita dalle Publikationen der Gesellschaft für rheinische Geschichtskunde, la quale ha pure pubblicato una Geschichte des Rheinlandes von der ältesten Zeit bis zur Gegenwart, voll. 2, Bonn 1922; V. Hugo, Le Rhin, Parigi 1842; C. Mehlis, Der Rhein in d. Kelten- u. Römerzeit, im Mittelalter, in der Neuzeit, voll. 3, Berlino 1876-79; K. Simrock, Rheinsagen, 1ª ed., Bonn 1891; De Rhein, sein Lebensraum u. sein Schicksal, a cura di K. Haushofer, K. Wieldenfeld, H. Oncken, P. Wentzke, voll. 3, Berlino 1928-29; P. Wentzke, Rheinkampf, voll. 2, ivi 1925; id., Tausend Jahre Rheinland im Reich, ivi 1925; K. Schumacher, Siedlungs-u. Kulturgeschichte d. Rheinlandes von der Urzeit bis ins Mittelalter, voll. 2, Magonza 1921-1923; H. Boos, Geschichte d. rhein. Städtekultur, voll. 4, Berlino 1897-1901; A. Schultz, Frankreich u. das linke Rheinufer, Stoccarda 1918; id., Der Rhein u. seine Funktionen in d. deutschen Geschichte, Colonia 1923; J. Hashagen, Das Rheinland u. die franz. Herrschaft, ivi 1908; O. Brües, Der Rhein in Vergangenheit u. Gegenwart, Stoccarda 1925; E. Tross, Der deutsche Rhein, Francoforte s. M. 1925; R. Hennig, Rheinschiffart u. Versailles Friede, Berlino 1921; H. Stegemann, Der Kampf an dem Rhein, Das Stromgebiet d. Rheins im Rahmen d. grossen Politik und im Wandel d. Kriegsgeschichte, Stoccarda 1931.
La Confederazione del Reno.
Con le secolarizzazioni del 1802, approvate dalla Dieta di Ratisbona il 25 febbraio 1803, e con la pace di Presburgo, conchiusa il 26 dicembre 1805, Napoleone s'era assicurata l'amicizia di parecchi principi della Germania. Nel marzo 1806 diede a G. Murat, suo cognato, i ducati di Clèves e di Berg (che poi, nel 1808, passarono al primogenito di Luigi, re d'Olanda); nel maggio fece nominare il proprio zio, card. Fesch, coadiutore dell'arcivescovo di Magonza, ch'era Carlo Teodoro Dalberg (nel 1810 fu designato suo successore Eugenio Beauharnais). Il 12 luglio, con atto datato da Parigi, sedici principi dichiararono di costituirsi in confederazione del Reno, alleata di Napoleone e da lui protetta. Ebbe fine così il Sacro Romano Impero, e scomparvero le tre città libere di Augusta, Norimberga e Francoforte sul Meno, l'Ordine di Malta (quello Teutonico fu soppresso nel 1809) e molte illustri case sovrane che vennero mediatizzate (Lobkowitz, Schwarzenberg, Turn e Taxis, Hohenlohe, Kaunitz, Ligne, Truchsess, ecc.). La Confederazione si governava per mezzo di una Dieta sedente a Francoforte sul Meno e composta di due Collegi, uno detto dei Re (Baviera, Württenberg, Magonza, Baden, Clèves e Berg, Assia Darmstadt), l'altra dei Principi (Nassau Usingen, Nassau Weilburg, Hohenzollern Hechingen, Hohenzollern Sigmaringen Birstein, Arenberg, Liechtenstein, Leyen), presieduti rispettivamente dall'ex-elettore, ora principe primate di Magonza e dal duca di Nassau Usingen. In seguito entrarono nella Confederazione il granduca di Würtzburg e il re di Sassonia (25 settembre e 11 dicembre 1806), due principi di Schwarzburg, tre duchi di Anhalt, i principi di Lippe Detmold, Lippe Schaumburg e Reuss, cinque duchi di Sassonia (18 aprile 1807), il re di Vestfalia (18 agosto 1807), ch'era Gerolamo Bonaparte, due duchi di Meclemburgo Schwerin (18 febbraio e 22 marzo 1808), trentasette in tutto nel 1809, e cioè 4 re, 5 granduchi, 15 principi e 13 duchi, con un territorio di 330 mila kmq., 14 milioni di abitanti e un esercito federale di 120 mila uomini. Nel marzo 1810 il principe primate di Magonza divenne granduca di Francoforte, perdendo Ratisbona e acquistando Hanau e Fulda, e il re di Baviera, ch'ebbe allora Salisburgo, cedette il Trentino al regno d'Italia. Nel dicembre, poi, Napoleone s'impadronì dei distretti alle foci dell'Ems, del Weser e dell'Elba che, insieme con l'Olanda e con Brema, Amburgo e Lubecca, furono annessi all'Impero. Così restarono mutilati il granducato di Berg e il regno di Vestfalia, mentre scomparvero i ducati di Oldenburgo e di Arenberg e i principati di Salm Salm e di Salm Kyrburgh. La Confederazione, diminuita di 30 mila kmq. e di un milione e mezzo di abitanti, si sfasciò nel 1813; primi se ne allontanarono Meclemburgo, Baviera e Württemberg, ultimi Francoforte e Sassonia.
Bibl.: A. Rambaud, L'Allemagne sous Napoléon Ier (1804-1811), Parigi 1874; A. Himly, Hist. de la formation territoriale des États de l'Europe centrale, ivi 1876, voll. 2; H. Brück, Geschichte der katholischen Kirche in Deutschland, Magonza 1887; A. Driault, Napoléon et l'Europe, Le grand Empire (1809-1812), Parigi 1924, e opere ivi citate.