RESTAURO
. Nel dopoguerra non erano ancora maturate le nuove concezioni relative al r. architettonico. Accadde così che l'Abbazia di Montecassino, quasi completamente distrutta dalla guerra, venne ricostruita nello stile barocco del Fanzago; il ponte a Santa Trinita dell'Ammannati a Firenze, che i Tedeschi avevano fatto sprofondare, ma che avrebbe potuto essere ricostituito, almeno per il paramento esterno, con le pietre cadute nella pescaia del fiume, fu invece edificato ex-novo, inserendo un falso sfacciato nel cuore di Firenze.
Né tali operazioni erronee, perpetrate sull'onda di un sentimentalismo nazionalistico, si limitarono alle distruzioni belliche, ma furono estese, per debolezza degli organi centrali italiani, anche a monumenti che potevano conservarsi così com'erano, quale il campanile romanico della Cattedrale di Trani, che fu smontato e ricostruito in un'anastilosi così innovativa che il risultato fu un monumento di zucchero. Altri r. architettonici al limite dello scempio, furono, sempre in Puglia, il ripristino dell'interno della Cattedrale di Trani, con la demolizione inconsulta delle parti aggiunte nel tempo e la trasformazione della Cattedrale di Taranto, con l'apposizione esterna di un ridicolo campanile del tutto falso; in Toscana, il r. con l'aggiunta di una scalinata di gusto barocco dell'antica chiesa abbaziale di Abbadia San Salvatore, l'aggiunta di un'ala in stile all'ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze, il r.-distruzione degli altari barocchi di San Domenico a Siena, e per ultimo in Abruzzo lo scempio inaudito di Santa Maria di Collemaggio all'Aquila, dove distruggendo un nobile interno barocco è stata inventata una chiesa gotica, di cui non era sopravvissuta neanche una sola arcata.
Alla violenta reazione che accompagnò quest'ultima operazione, che trovò schierati a favore solo la classe politica e un'opinione pubblica male informata, di contro a tutta la cultura italiana e straniera, si dové se finalmente la Direzione generale delle antichità e belle arti si decise a pubblicare, anche se non ancora con forza di legge, una Carta del restauro 1972 (Boll. d'arte del ministero della P.I., n. 2,1972). In questa si unificano i criteri di r. sia per l'archeologia che per pittura, scultura e architettura medievali e moderne, seguendo i principi della teoria di r. (v. C. Brandi, in bibl.).
Tale teoria si fonda su due assiomi: per il primo, si restaura solo la materia dell'opera d'arte, per il secondo, il r. deve mirare al ristabilimento dell'unità potenziale dell'opera d'arte, purché ciò sia possibile senza commettere un falso artistico o un falso storico e senza cancellare ogni traccia del passaggio dell'opera d'arte nel tempo. Dal contemperamento dell'istanza estetica con quella storica, viene quivi dedotta tutta la normativa del restauro. Parallelamente a questa formulazione si svolgeva l'opera dell'Istituto centrale del restauro, che si è posto ormai come il più importante organo per il r. del mondo occidentale, e, con diretta attività o consulenza, è largamente intervenuto anche all'estero (Francia, Belgio, Egitto, Messico, India, Yemen, Turchia, Perù) realizzando, fra l'altro, il r. della più antica porta bronzea di Santa Sofia a Costantinopoli e la ricomposizione delle stele ittite di Caratepè in Anatolia. Come già l'istituto predetto era nato per togliere il r. dall'empirismo allora dominante (1939), la sua integrazione di critica e di scienza è andata sempre aumentando, parallelamente ai grandi progressi della scienza, inoltre ingrandendo la sua dotazione di apparecchi e di personale specializzato.
Tale attività non poteva rimanere isolata, senza determinare benefici riflessi sul mondo culturale. Già nel 1959 l'Unesco, riconoscendo l'alto magistero dell'istituto stesso, volle, in accordo col governo italiano, fondare, specificamente presso l'istituto a Roma, un Centre international d'études pour la conservation et la restauration des biens culturels, che esplica un'attività di adeguamento culturale nel campo della conservazione per il personale addetto, nei vari paesi, particolarmente del Terzo Mondo, ai rispettivi patrimoni artistici e culturali. Ma un'attività scientifica di r. esige anche un'adeguata pubblicazione, a cui per 14 anni sovvenne l'Istituto centrale del restauro, per quanto riguarda le opere d'arte non architettoniche (di cui l'istituto non deve occuparsi) con il Bollettino che, iniziato nel 1950, si è purtroppo arenato nel 1964 con il resoconto del r. importantissimo della grande Madonna della Clemenza di Santa Maria in Trastevere, forse l'icona più antica esistente, e non solo a Roma. L'attività dell'istituto si è largamente riflessa nel territorio italiano suscitando il potenziamento di vari gabinetti di r. presso le singole soprintendenze, segnatamente a Firenze (Fortezza da Basso) e a Venezia (Abbazia di S. Gregorio), ma anche in altri centri, come Bologna, relativamente al r. delle opere di legno e alla conservazione delle pietre.
La terribile alluvione del 1964 che determinò danni incalcolabili alla città e ai monumenti singoli di Firenze, e a cui si dové purtroppo la distruzione quasi totale del Crocifisso di Cimabue in Santa Croce, dette l'esempio di una confortante solidarietà internazionale nel campo del r., facendo accorrere aiuti di ogni genere alla città di Firenze, in cui particolarmente agirono il locale Gabinetto di r. e l'Istituto centrale di Roma.
Fra i cicli di r. più importanti realizzati in questi ultimi anni si pone il compimento del r. degli affreschi della Basilica inferiore di Assisi condotta unitamente dalla Soprintendenza alle Gallerie e monumenti dell'Umbria e dall'Istituto centrale di Roma (1975). È stato anche ripreso il r. degli affreschi della Basilica superiore, interrotto nel 1960. In tal senso l'istituzione del nuovo ministero dei Beni ambientali e culturali, che unifica tutta la materia dei beni culturali, archivi e biblioteche con i monumenti e le opere d'arte, è di buon auspicio per un'intensificazione dell'attività volta alla conservazione e al restauro.
Fuori d'Italia dev'essere prima di tutto ricordato l'istituto reale del patrimonio artistico di Bruxelles, affidato a scienziati di grande valore, che hanno perfezionato, determinato tecniche come l'analisi stratigrafica e la rintelatura a cera. A questo istituto si deve in particolare l'esecuzione del r., sotto una Commissione internazionale, dell'Agneau mistyque di Van Eyck a Gand e della Deposizione di Rubens ad Anversa.
Purtroppo è continuata in Inghilterra e in parte in Olanda la pratica, per i dipinti, di una drastica pulitura, volta a riportare a un ipotetico e impossibile stato originario lo strato del colore, inevitabilmente alterato nel tempo e riassestatosi sotto una patina, mentre con la perdita della patina e delle vernici colorali originarie - ove siano conservate - si viene anche a distruggere irremissibilmente quell'equilibrio ormai raggiunto. Né meno è da deplorarsi la pulitura drastica dei monumenti, che già fu lamentata anche per certi monumenti italiani, come il Colosseo, ma che ha largamente snaturato il volto di Parigi, in una malintesa affermazione di grandeur. Tale pulitura, che mai avrebbe dovuto essere eseguita, almeno su un monumento come Notre Dame, cancellando il passaggio del tempo, può essere ammessa solo quando la solforazione delle pietre e dei marmi crea uno strato di fragilità nella composizione della pietra che induce alla caduta, o quando devono essere rimosse vernici che squamandosi intaccano anche la superficie della pietra, com'è il caso della facciata di San Petronio a Bologna con il portale famoso di Iacopo della Quercia.
Fra gl'istituti e gabinetti che specificamente si occupano di problemi particolari si annoverano, oltre quelli già citati: in Italia, il Centro sculture all'aperto CNR a Bologna, e l'Istituto sperimentale metalli leggeri a Novara. All'estero, da ricordarsi gl'istituti a livello nazionale di Monaco e Stoccarda nella Rep. Fed. di Germania; il Laboratorio della National Gallery, l'Institute of archeology, il British Museum research laboratory in Inghilterra; il Laboratoire (Institut Mainini) du Louvre a Parigi.
Vedi tav. f. t.
Bibl.: P. Léon, La vie des monuments français. Destruction et restauration, Parigi 1951; A. Barbacci, Il restauro dei monumenti in Italia, Roma 1956; U. PRocacci, La tecnica degli antichi affreschi e il loro distacco e restauro, Firenze 1958; Répertoire des laboratoires de musée et ateliers de restauration, Roma 1960; ICOM, The care of paintings, in Museum, 3 (1960), p. 235; O. Kurz, Varnishes, tinted varnishes and patina, in Burlington magazine, CIV (1962), n. 707, pp. 56-59; S. R. Jones, Science and the art of picture cleaning, ibid., pp. 60-62; id., The cleaning controversy: further comments, ibid., CV (1963), n. 720, pp. 97-98; C. Brandi, Teoria del restauro, Roma 1963; R. Bonelli, Restauro architettonico, ivi 1963; P. Philippot, P. Mora, Technique et conservation des peintures murales, ICOM, New York 1965; J. Guillerme, L'atelier du temps, essai sur l'altération des peintures, Bruxelles 1967; H. Ruhemann, The cleaning of paintings, Londra 1968 (con bibl.); C. Ceschi, Teoria e storia del restauro, Roma 1970; H. J. Plenderleith e A. E. A. Werner, The conservation of antiquities and works of art, Londra 19712; C. Chirici, Il problema del restauro, Milano 1971; Il monumento per l'uomo, in Atti del II congresso internazionale del restauro, Venezia 1964, Padova 1971; Carta del restauro, in Bollettino d'arte MPI, n. 2 (1972); A. Conti, Storia del restauro e della conservazione delle opere d'arte, Milano 1973; Problemi di conservazione, a cura di G. Urbani, Bologna 1973; G. La Monica, Ideologie e prassi del restauro, Palermo 1974.
Riviste principali dedite allo studio del restauro: Technische Mitteilungen für Malerei and Bildpflege, 1886-1944; Technical studies in the field of the fine arts, 1932-42; Bollettino dell'Istituto centrale del restauro (dal 1950); Studies in conservation (dal 1952); Maltechnik (dal 1955); Bulletin du Laboratoire du Musée du Louvre (dal 1956); Bulletin de l'Institut royal du patrimoine artistique (dal 1958). Inoltre contributi vari sono da consultare nelle riviste: Museum (ICOM), Boll. d'arte del MPI e Italia nostra (dal 1959), e le voci relative in Enciclopedia Universale dell'arte e in Enciclopedia dell'Arte antica.