L’➔imperativo è il modo verbale (➔ modi del verbo) che esprime:
(a) il comando (impĕrĭum, in latino): torna indietro;
(b) il monito: pensa bene prima di agire;
(c) la preghiera: dacci oggi il nostro pane [...] , e dare sono convenzionalmente trascritti come fa’, va’, sta’ e da’. Occorre evitare quindi, di usare con queste parole l’accento (come spesso accade), dato che il segno grafico necessario è l’➔apostrofo, che è traccia di una ➔ elisione (► apostrofo ...
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La punteggiatura (lat. interpunctio) è un sistema di segni convenzionali impiegato nello scritto per segnalare le relazioni logiche e sintattiche tra le diverse parti della frase, le pause della lettura [...] la ➔ virgola di forma attuale ‹,›, il ➔ punto e virgola ‹;›, l’➔apostrofo ‹’› e gli accenti grafici (Castellani 1995; Lepschy & Lepschy 2008: 12; ➔ accento grafico). L’impiego di tali segni però non corrisponde sempre a quello odierno: per es ...
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Linguistica
La parte della linguistica che studia la connessione di unità minori a formare unità maggiori. In questo senso si parla anche di fonetica sintattica (o sandhi, con il termine della grammatica [...] una parola che finisce per vocale ne può seguire un’altra che comincia pure per vocale. Se entrambe le vocali portano l’accento tonico, si forma uno iato (es., vorrà essere); se lo porta solo l’iniziale della seconda parola, si può avere un dittongo ...
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In italiano diverse parole grafiche contengono lettere ripetute tradizionalmente chiamate doppie (➔ doppie, lettere). La ripetizione riguarda principalmente le consonanti. In particolare, va osservato [...] , a una sola i (corridoi è preferito a corridoii, monopoli a monopolii, ecc.), o scampati alla consuetudine, ormai rara, dell’accento circonflesso (principî; o a quella, decisamente desueta, della j: studj) – che abbiano la i tonica: pii, zii, e dai ...
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L’epitesi (dal lat. tardo epithĕsis, a sua volta dal gr. epíthesis «sovrapposizione, aggiunta»; il termine originario si basa sul tema di epitíthēmi dal significato di «porre sopra o accanto») consiste [...] ».
Oltre alle forme verbali, l’epitesi fu anticamente (non nell’italiano contemporaneo) produttiva anche in parole che presentavano vocale accentata sull’ultima sillaba, o forme ossitone, come in amò e fu che diventarono amoe e fue con epitesi di -e ...
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Individuo della specie umana, senza distinzione di sesso, età, condizione sociale ecc., considerato sia come elemento a sé stante sia come facente parte di un gruppo o di una collettività.
Antropologia
A [...] (Mali). In La notion de personne en Afrique noire (autori vari, 1973), altre ricerche hanno posto invece l’accento sulle rappresentazioni del corpo e delle diverse componenti fisiche o psichiche dell’individuo (ossa, sangue, sperma, umori vari ...
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Ogni lingua si articola in sillabe, per effetto dell’alternarsi di foni consonantici e vocalici (➔ fonetica; ➔ consonanti; ➔ vocali). I secondi sono caratterizzati da maggior sonorità intrinseca e maggior [...] ) differisce da /ˈnɛ.i/ (plurale bisillabico di neo); ma in pronuncia veloce – a parte la diversa vocale e il ruolo dell’accento – la struttura sillabica delle due parole viene a coincidere. Lo stesso dicasi di fi.ni.i, che può diventare bisillabo in ...
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sillaba La minima unità fonica (autonoma e distinta sotto l’aspetto dell’articolazione) in cui si possono considerare divise le parole.
La s. è costituita da un punto vocalico o centro o apice, formato [...] è possibile andare a capo con una vocale (per es., in ma-estro, pa-ura, sci-are); la regola tuttavia va seguita fuori d’accento (dividendo perciò mae-strale, pau-roso, scia-tore piuttosto che ma-estrale, pa-uroso, sci-atore); c) l’apostrofo in fin di ...
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La legge Tobler-Mussafia (così detta dal nome di Adolf Tobler e Alfredo Mussafia, i quali, rispettivamente nel 1875 e nel 1886, per primi osservarono nella distribuzione dei ➔ clitici in francese e in [...] ; era un fine sentimento che li faceva rifuggire dall’incominciare la proposizione […] con un monosillabo privo di accento, e quindi di suono e di significato soverchiamente tenue».
Nella storia degli studi si sono tentate altre spiegazioni ...
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Come indicò Saussure (1916), la lingua si può studiare in due modi: o lungo l’asse della simultaneità, descrivendo il sistema di fenomeni esistente in un momento dato, in una certa comunità di parlanti, [...] , ecc.; cfr. anche diedi / detti).
I verbi della II e III coniugazione, in latino, avevano tre tipi di perfetto forte (accentato sulla radice), che si sono continuati nell’italiano:
(i) formazione in -ī (vīdī > vidi);
(ii) formazione in -sī (mīsī ...
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accento
accènto s. m. [dal lat. accentus -us, comp. di ad- e cantus «canto1», per calco del gr. προσῳδία]. – 1. a. Rafforzamento o elevazione del tono di voce (a. tonico in senso largo) con cui si dà a una sillaba maggior rilievo rispetto...
accentare
v. tr. [der. di accento] (io accènto, ecc.). – 1. a. Segnare, scrivendo, l’accento sulle parole per indicare la sillaba tonica, o anche per distinguere il timbro d’una vocale: in italiano si accentano tutte le parole tronche; «qui»...