L’italiano parlato a Torino condivide, con differenze diafasiche (➔ variazione diafasica), diastratiche (➔ variazione diastratica) e di frequenza d’uso, i principali tratti regionali delle varietà settentrionali. [...] tratto c); [ˈkɑldo] o [ˈkɒldo], per caldo;
(b) pronuncia di e, specie se tonica, sempre aperta in sillaba chiusa da consonante vibrante (ad es. [ˈvɛrde] per verde) e sempre chiusa se in sillaba aperta non finale di parola (ad es. [ˈtreːno] per treno ...
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In linguistica, derivati di sostantivi e anche di aggettivi, talora di verbi, intesi a dare connotazione affettiva alla parola originaria; sono formati con gli stessi suffissi dei diminutivi, soprattutto [...] al suo posto l’iniziale della forma intera (per es., Gianni per Giovanni, Betto per Benedetto), o ripetendo come iniziale la consonante che segue dopo l’accento (per es., Nanni per Giovanni, Peppe per Giuseppe) o una affine (per es., Beppe per ...
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I latinismi sono elementi linguistici attinti dal latino (parole e significati di parole, elementi grafici o fonetici, costrutti sintattici) e giunti in italiano in momenti diversi della sua storia. Occorre [...] , gloria, globo, obliquo, obbligo, ampliare, implorare, complice e simili, che si affiancano a quelle ereditarie col gruppo consonante + i (esemplare accanto a esempio, flebile accanto a fievole, plebe accanto a pieve, ecc.), o che le sostituiscono ...
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L’italiano di Milano si può definire come una sottovarietà galloitalica dell’➔ italiano regionale settentrionale (che esclude cioè l’italiano regionale del Triveneto). La sua fisionomia va collegata ai [...] tra la pronuncia chiusa e aperta di e: [ˈdeːʎi] o [ˈdɛːʎi] degli, [ˈkweːʎi] o [ˈkwɛːʎi] quegli. In sillaba chiusa davanti a consonante nasale la pronuncia è sempre chiusa, e si ha quindi [e] invece di [ɛ] in molti casi: [ˈdeŋte] dente, [ˈveŋti] venti ...
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L’introduzione della lingua nazionale nel repertorio veneto è stata più lenta che in altre regioni, per una diffusa persistenza nell’uso del dialetto, come attestano le statistiche Doxa e ISTAT. Oggi tuttavia [...] . Abbastanza persistente è l’uso degli articoli il, i e un davanti a nomi inizianti per [ʦ] o [ʣ], [s] seguita da consonante, [ʃ] e [ɲ]: il zucchero, i scambi, i gnocchi, un scemo. Talora emergono nei nomi differenze di genere (peri per pere ...
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La Campania non è un’area uniforme dal punto di vista linguistico (Radtke 1997; De Blasi 2006a), poiché nessun dialetto (nemmeno il napoletano, parlato a Napoli e nei dintorni) ha mai raggiunto lo status [...] -b- e -g- intervocaliche (sa[bː]ato, a[bː]ito, ra[dːʒ]ione, naufra[d:ʒ]io), la pronuncia della -i- grafica dopo consonante palatale sorda (per es., soc[i]ale, c[i]elo), la resa affricata [ʦ] della sibilante dopo vibrante o liquida (pen[ʦ]o, sal[ʦ]a ...
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Si chiamano enclitiche le parole (soprattutto ➔ monosillabi) che, non possedendo accento proprio, si ‘appoggiano’ prosodicamente alla parola precedente, formando con essa un’unità accentuale (a volte anche [...] :
(a) l’➔imperativo affermativo:
(1) consèrvalo; regàlaglielo; prèndiglielo
Si noti che con imperativi monosillabici la consonante iniziale del pronome si rafforza per effetto del ➔ raddoppiamento sintattico:
(2) dagli [ˈdaλːi]; dammi; dillo ...
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«Quasi per un paradosso, proprio quando gli accademici hanno cominciato a occuparsene, il fumetto ha smesso, almeno in Occidente [...], di essere un fenomeno popolare per diventare con poche eccezioni [...] ha determinato la nascita «di nuove onomatopee con basi italiane, formate sul modello inglese con finale in consonante, come strap (strappare), sgrat (grattare), rasp (raspare), zomp (zompare, saltare), che si possono considerare pseudoanglicismi ...
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I verbi modali (tradizionalmente detti verbi servili) sono quei verbi che fanno parte dell’ampia classe dei verbi ausiliari (➔ ausiliari, verbi) e che, collegandosi direttamente a un verbo all’infinito, [...] imperfetto indicativo debēbat > doveva;
(c) lo sviluppo di /e/ in ➔ iato in semivocale /j/ che provoca l’allungamento della consonante /b/, impedendone l’apertura in /v/: debeo > it. ant. debio > debbo e cong. debeamus > dobbiamo (dove si ...
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Si chiamano proclitiche quelle parole (di solito ➔ monosillabi) che, non avendo accento autonomo, si appoggiano prosodicamente alla parola seguente, detta ospite, formando con essa un’unità accentuale [...] l’articolo maschile fosse preceduto da una pausa, quindi in genere a inizio di frase, o da parola terminante in consonante, era proclitico e selezionava l’allomorfo lo; altrimenti l’articolo si comportava da enclitico e selezionava l’allomorfo il (o ...
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consonante
s. f. [dal lat. consŏnans -antis (littĕra), part. pres. di consonare «consonare»]. – Ciascuno dei fonemi di una lingua che vengono pronunciati con il canale vocale chiuso (c. occlusive o momentanee) o semichiuso (c. semiocclusive...
consonanza
s. f. [dal lat. tardo consonantia, der. di consonare «consonare»]. – 1. Il fatto di consonare, di dar suono insieme: chi, passando per una fiera, s’è trovato a goder l’armonia che fa una compagnia di cantambanchi, quando, fra una...