Benché negli autografi si denomini Iohannes Boccaccius de Certaldo civis, o più semplicemente Iohannes de Certaldo (in volgare, Giovanni di Boccaccio da Certaldo) e poi, nell'opera De montibus e in una [...] genere narrativo, da potersi cimentare a colmare una lacuna che, secondo un'osservazione già fatta da Dante nel Devulgarieloquentia, egli vedeva tuttora aperta nella letteratura italiana; la quale se possedeva la lirica amorosa, col Canzoniere di ...
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Trovatore perigordino, della seconda metà del sec. XII, nato a Ribérac, nella Dordogna, secondo una breve biografietta provenzale, che gli attribuisce nobili natali, e amore, non corrisposto, per una gentildonna [...] in Al poco giorno e al gran cerchio d'ombra; in Purg. XXVI, 140, lo fa parlare nella propria lingua, e in DeVulgariEloquentia, II, 2, lo proclama, tra gli altri trovatori, il cantore dell'amore per eccellenza. Anche il Petrarca lo tenne in grande ...
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Nacque a Roma nel 1553, ma visse a Siena, dove, nella seconda metà del Cinquecento, furono coltivati con fervore gli studî linguistici, e dove occupò la cattedra di lingua toscana, istituitavi intorno [...] rivolse la sua attività di studioso alla lingua volgare, avendo posto mano a una traduzione, buona per quei tempi, del Devulgarieloquentia di Dante; a una grammatica italiana; a un Trattato degli idiomi toscani; a due operette di non ampia mole, ma ...
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Per quanto perdesse il suo nome nel diventare, come Costantinopoli o Nuova Roma, la capitale dell'Impero d'Oriente, Bisanzio ebbe la sorte di essere ancora ricordata quando si volle designare l'arte, la [...] ristretta di numero e di mente: non ci fu, non ci poté essere un Dante bizantino che scrivesse un Devulgarieloquentia greco. La letteratura volgare bizantina fiorisce, e anche questo è caratteristico, lontano da Costantinopoli, ai confini di quello ...
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MEDIOEVO
Giorgio FALCO
Angelo MONTEVERDI
. Il concetto di Medioevo, cioè di un periodo storico compreso fra l'antichità e l'età contemporanea, nasce tra il Quattro e il Cinquecento nelle grandi [...] della letteratura latina medievale: l'originale saggio che celebra latinamente le virtù della lingua volgare (Devulgarieloquentia): strumento nuovo di una nuova cultura.
L'uso letterario delle lingue volgari nell'Occidente cristiano, relativamente ...
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Con questo nome si indica, in generale, ogni atteggiamento e funzione dell'umano conoscere che miri a distinguere nel proprio oggetto ciò che in esso ha, comunque, valore da ciò che valore non ha. ll nome [...] novità più o meno chiaramente intravedibili. Se il Saintsbury s'illuse considerandolo, specialmente per il trattato Devulgarieloquentia, come addirittura scopritore dell'indipendenza dell'arte e assertore in essa dell'espressione, non del contenuto ...
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LINGUE
Carlo Tagliavini
. Il problema di una classificazione di tutte le lingue del mondo si pone solo in epoca moderna.
Anche quando, per la tendenza enciclopedistica della seconda metà del Settecento [...] che non era ancora conosciuto e che è documentato solo molto più tardi) fu già affermata in modo chiarissimo da Dante nel Devulgarieloquentia (I, cap. 8°) all'alba del sec. XIV; l'affinità fra l'ebraico e l'arabo fu già intravvista dal dotto ebreo ...
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Con riferimento alla nozione di discendenza generazionale che il termine ''famiglia'' implica, la locuzione f. l. fa riferimento a gruppi di lingue che risultino in qualche modo imparentate fra loro (v. [...] matricum linguae, inter se nulla cognatio est, neque in verbis neque in analogia. In modo sostanzialmente simile Dante nel Devulgarieloquentia (1303-04) aveva enunziato la teoria di un ydioma trifarium (lingue dell'oc, dell'oil, del sì, legate però ...
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. Letteratura. - È la più antica forma metrica della lirica d'arte nella letteratura italiana e la più alta, vulgarium poematum supremum, come dice Dante, che primo espose le leggi che regolano la sua [...] della libertà di comporre stanze del tutto indipendenti l'una dall'altra.
Bibl.: D. Alighieri, Devulgarieloquentia (ed. Rajna), II, v, viii-xiv; F. da Barberino, De variis inveniendi et rimandi modis, in Giornale di filologia romanza, IV, p. 78; F ...
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. Col nome di dalmatico intendiamo l'idioma neolatino preveneto della Dalmazia oggi estinto, formatosi dalla diretta continuazione del latino sulla costa dalmata completamente romanizzata. Dante non fa [...] alcun cenno al dalmatico nel Devulgarieloquentia, ma già alcuni storici delle crociate, viaggiatori, ecc., parlano, dal sec. . Ist. lombardo, XLIII, pp. 271-81; M. Bartoli, in Revue de dial. romane, II (1910), pp. 456-490. Anche dopo questa lunga ...
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curiale
agg. e s. m. [dal lat. curialis]. – 1. agg. Della curia, relativo alla curia, nei varî sign. del termine. In partic.: a. letter. Di corte, cortigiano, aulico: mi spoglio quella veste cotidiana ... e mi metto panni reali e c. (Machiavelli)....
rettitudine
rettitùdine s. f. [dal lat. tardo rectitudo -udĭnis, der. di rectus «retto2»]. – 1. letter. e raro. L’esser diritto, andamento in linea retta: la r. della sua ossatura (D’Annunzio). 2. fig. L’essere retto in senso morale e intellettuale...