La norma linguistica può essere definita «come un insieme di regole, che riguardano tutti i livelli della lingua (fonologia, morfologia, sintassi, lessico, testualità), accettato da una comunità di parlanti [...] in cui le terminazioni -cia e -gia sono precedute da vocale.
Nella prima metà del Novecento, se il liberalismo linguistico di rendimento fonologico (il diverso grado di apertura delle vocalimedie, la sonorità o meno della sibilante intervocalica e ...
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Per secoli l’italiano, fuori di Toscana, è stato imparato sui libri: per questo si è sottratto ai processi di trasformazione caratteristici delle lingue che si sono sviluppate dall’alto medioevo a oggi [...] esito per -o e -u > [u] e per -e, -i [i]. Per la Sardegna, il tipo campidanese ha innalzato le vocalimedie finali (-e, -o > -i, -u: [ˈkruːʒi] «croce», [ˈbɔːʒu] «voglio»).
Quanto al consonantismo, da ricordare il cosiddetto ➔ betacismo, cioè ...
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Il saggio programmaticamente intitolato Dialettologia toscana (Giacomelli 1975) inaugura una serie di ricerche che applicano i metodi della dialettologia allo studio delle parlate in un territorio generalmente [...]
Per alcuni fenomeni Firenze si oppone a buona parte della Toscana. Rispetto al fiorentino, molte varietà presentano una diversa distribuzione delle vocalimedie anteriori e posteriori: s[ɛ]nza a Firenze, s[e]nza a Pisa; c[ɔ]ppia a Firenze, c[o]ppia ...
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Le semivocali sono suoni di tipo vocalico che, nei dittonghi (➔ dittongo) e nei trittonghi (➔ trittongo), si combinano alle ➔ vocali propriamente dette. Una suddivisione più fine oppone le semivocali alle [...] in relazione con l’evoluzione storica della lingua: la maggioranza dei dittonghi ascendenti è diretta continuazione delle vocalimedie brevi latine in sillaba tonica; i dittonghi discendenti continuano la forma latina dotta oppure sono dovuti all ...
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Per variazione diatopica (dal gr. diá «attraverso» e tópos «luogo») si intende la ➔ variazione linguistica su base geografica. L’espressione è stata, se non creata, certo diffusa negli studi linguistici [...] che nel linguaggio comune viene indicata come calata o accento, alla lunghezza sillabica, dal diverso grado di apertura delle vocalimedie toniche alla presenza di foni assenti nello standard, fino a fatti di ➔ fonetica sintattica come le ➔ aferesi e ...
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Posta al centro del bacino occidentale del Mediterraneo, la Sardegna trae dalla posizione geografica e dall’accentuata diversificazione interna del territorio i fattori che caratterizzano la sua storia [...] calabro-lucana;
(b) la metafonesi, che determina l’articolazione in /é/, /ó/ delle vocalimedie toniche, quando nella sillaba successiva si trova una vocale alta, /i / e /u/ (originari): Michéli (ma Michèla), cónchinu «testardo» (ma cònca «testa ...
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Il dittongo è una sequenza di suoni formata da due vocali appartenenti alla stessa ➔ sillaba (tecnicamente, tautosillabiche): contengono dittonghi, ad es. le parole piede, fuoco, fiato, euro, baita, pausa. [...] alte [i] e [u], nel parlato connesso e non accurato si formano di continuo dittonghi fonetici in presenza anche di vocalimedie, soprattutto se si tratta di parole di uso comune e frequente; ad es., aereo, stereo, video, meteo, tutte suscettibili di ...
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Per la particolare situazione linguistica della Sicilia, in cui i dialetti sono vivi e numerosi, è importante distinguere l’italiano regionale parlato da chi ha per madrelingua il dialetto da quello di [...] o dalla loro conoscenza del dialetto. Ciò avviene, ad es., nel caso della mancata opposizione di grado d’apertura delle vocalimedie (medio-alte o medio-basse) toniche, per cui nell’italiano di Sicilia le e e le o aperte non si distinguono da quelle ...
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L’➔italiano regionale usato in Sardegna (cfr. Loi Corvetto 1983) è una varietà che, nei suoi tratti principali, è diffusa presso tutti gli strati sociali dell’isola, non è recepita come marcata in maniera [...] catena parlata. Nell’italiano regionale sardo si ha l’assimilazione ‘a catena’ del grado di apertura delle vocalimedie: la vocale finale modifica il grado di apertura delle vocali toniche, le quali a loro volta influenzano il grado di apertura delle ...
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Gian Giorgio Trissino, nato a Vicenza nel 1478 e morto a Roma nel 1550, è uno dei letterati di maggior rilievo della prima metà del Cinquecento (➔ Umanesimo e Rinascimento, lingua dell’) e il più importante [...] orale» (Pozzi 1989: 157), consistono anzitutto nell’introduzione delle lettere greche ε e ω per indicare le ➔ vocalimedie aperte, distinte così dalle chiuse; successivamente (a partire dal Castellano e dai Dubbi grammaticali), per «amor di grecità ...
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consonante
s. f. [dal lat. consŏnans -antis (littĕra), part. pres. di consonare «consonare»]. – Ciascuno dei fonemi di una lingua che vengono pronunciati con il canale vocale chiuso (c. occlusive o momentanee) o semichiuso (c. semiocclusive...
s, S
(èsse) s. f. o m. – Diciottesima lettera dell’alfabeto latino; della sua forma originaria nella scrittura si hanno scarse notizie per la fase anteriore al greco, non sapendosi con certezza quale delle sibilanti fenicie i Greci prendessero...