RIFINIZIONE
Industria tessile. - Sinonimo di apparecchiatura o apprettatura, o apparecchio, o finitura, o finissaggio, o nobilitazione (v. anche apparecchiatura, III, p. 726, e appretto, III, p. 765; App. II, i, p. 215); indica l'insieme di operazioni che vengono eseguite sui tessuti per conferire loro certe caratteristiche che ne migliorano l'aspetto, la presentazione, il drappeggio, e li rendono più idonei per gli scopi cui sono destinati e per i quali a suo tempo vennero progettati. Correntemente nel gergo industriale si utilizza in prevalenza il termine finissaggio per la r. dei tessuti lanieri, mentre nobilitazione si applica di preferenza ai tessuti cotonieri.
Normalmente la r. si propone il conseguimento dei seguenti obiettivi: la pulitura, cioè l'eliminazione delle impurità dal semilavorato dopo tessitura su telaio o macchina da tessere o macchina di maglieria o dopo il passaggio su macchina per la formazione di strutture tessili piane, e sua preparazione per le successive operazioni di trasformazione; il conferimento al prodotto finito di un determinato aspetto o di una particolare mano per soddisfare a precise esigenze d'impiego o di moda; l'aumento della resistenza del prodotto finito agli agenti esterni di carattere fisico, chimico o biologico. La tecnica di r. coinvolge problemi di natura meccanica, fisica, chimica e, da un punto di vista tecnologico, dipende da quattro fattori principali: a) il tipo e la qualità della materia prima, costituita dalla natura delle fibre e dalla loro organizzazione (per es., la torsione e il procedimento tecnologico di filatura influenzano la disposizione delle fibre nella formazione del filato, mentre l'armatura e la compassatura adottate possono modificare profondamente l'organizzazione dei filati nella costruzione del tessuto o della maglia); b) le proprietà fisiche delle fibre, in particolare la loro capacità di assorbimento delle sollecitazioni, che ne determina il comportamento quando si vengono ad applicare forze di pressione o altre azioni meccaniche allo stato umido o bagnato, sia ad alta sia a bassa temperatura; c) la ricettività del tessuto ad assorbire i vari prodotti ausiliari di r. come resine, agenti imbibenti, impermeabilizzanti, oleorepellenti, antipiega, ecc.; d) la suscettibilità del materiale a modificarsi chimicamente. In termini più generici nel corso della r. si dovrà operare tenendo conto di quali possano essere le reazioni della materia prima alle azioni meccaniche, all'umidità, al calore, al vapore, ai vari reagenti chimici.
Rifinizione laniera. - Se per certi tipi di tessuto la funzione della r., anche se indispensabile, può essere considerata complementare, nel caso dei tessuti di lana, pura o in mischia con fibre chimiche di taglio laniero, la r. è determinante, in quanto provoca una profonda trasformazione del tessuto, tale da modificarne la struttura e l'aspetto in generale. Nell'industria laniera la tecnica di rifinire le stoffe, dalle sue remote origini artigianali, è passata attraverso una continua evoluzione a un livello industriale sempre più elevato. Attualmente il settore è interessato da una fase di continuo ed esplosivo progresso determinato, oltre che dalla competitività delle fibre chimiche utilizzate in alcuni settori in mischia con la lana, soprattutto dalle nuove cognizioni e dai risultati acquisiti in lavori di ricerca applicata, e dalla crescente diffusione dell'informatizzazione, con procedimenti continui e discontinui rigidamente controllati da un programmatore e da un elaboratore, e con parallelo sviluppo della robotica.
Nell'ambito della r. laniera si possono distinguere due grandi categorie di tessuti: pettinati e cardati. Il finissaggio normale dei tessuti pettinati generalmente persegue un effetto ''rasato'', mediante l'eliminazione della peluria superficiale e la tendenza a porre in risalto il disegno del tessuto o comunque l'intreccio del medesimo; in prevalenza la r. rasata conferisce al tessuto un aspetto brillante, superficie liscia, tatto più fresco. Nei tessuti cardati invece, salvo le eccezioni rappresentate dalla finitura rasata o semifollata delle stoffe fantasia destinate alla drapperia, prevalgono tipi di finissaggio che tendono a nascondere l'intreccio sul tessuto finito; fondamentalmente si adottano l'apparecchiatura melton o follata e l'apparecchiatura a pelo o garzata. Con la prima, caratterizzata da una follatura (v. oltre) a fondo e utilizzata sovente anche nei tessuti pettinati fabbricati con lane facilmente feltrabili, si tende a coprire l'intreccio sottostante con una peluria superficiale, e a dare compattezza alla stoffa con rientro della medesima in altezza e in lunghezza; con la seconda, caratteristica dei tessuti cardati e solo eccezionalmente usata per tessuti pettinati, realizzati con filati di titolo grosso e a basso coefficiente di torsione, si tende mediante l'operazione di garzatura (v. oltre) a estrarre il pelo dal corpo del filato impartendogli eventualmente una direzione preferenziale: infatti le stoffe a pelo sono particolarmente adatte per indumenti invernali e hanno di norma una mano piena e morbida.
Le operazioni di r. laniera sono numerose, come pure molteplici le possibili combinazioni delle stesse nei vari cicli di r.; ancora oggi, infatti, sia la condotta della singola operazione sia l'articolazione dell'intero ciclo sono lasciati entro certi limiti alla conoscenza e all'esperienza del finitore, che può operare in maniera differente da un altro finitore pur tendendo al medesimo risultato, adattando non di rado di volta in volta il ciclo alle caratteristiche contingenti del materiale in lavorazione. Le più importanti e usuali operazioni di r. laniera possono così essere succintamente descritte:
Lavaggio: con il lavaggio si tende a eliminare gli oli di filatura, le bozzime, eventuali tracce di sporco e la polvere raccolta dal semilavorato nelle fasi precedenti di lavorazione. Il lavaggio può eseguirsi nelle stoffe subito dopo la tessitura e l'eventuale rammendatura (effettuata a mano per riparare i difetti più grossolani presenti sul tessuto), dopo la follatura, dopo la tintura, dopo la carbonizzatura, con assetto del tessuto in corda (a forma di budello) o in largo (disteso su tutta l'altezza); in impianti di lavaggio discontinui o continui (questi ultimi inseriti in complesse linee di lavorazione); in mezzo acquoso o in mezzo solvente; sempre comunque in presenza di appositi detergenti in grado di favorire la rimozione delle sostanze estranee dal corpo del tessuto. La fig. 1 riporta lo schema di un lavaggio in corda. Un lavaggio in mezzo solvente è costituito dall'unità lavante, dall'unità per eventuali trattamenti dopo passaggio su foulard e dall'unità di asciugamento.
Idroestrazione: ha lo scopo di rimuovere dal tessuto l'eccesso di acqua per via meccanica; si effettua dopo un'operazione in bagnato e prima di un'operazione in asciutto; si ottiene per centrifugazione in maniera discontinua oppure in continuo, sia per aspirazione (passaggio della stoffa ben distesa in largo su una o più fenditure poste superiormente a una camera mantenuta in depressione), sia per spremitura (con passaggio della stoffa in largo attraverso una coppia di cilindri spremitori).
Asciugatura: ha lo scopo di asciugare completamente la stoffa dopo un trattamento in bagnato (lavaggio, tintura, applicazione di resine o appretti, ecc.). Si esegue su macchine rameuse (fig. 2) con la stoffa a che avanza, mantenuta distesa da b a c mediante catene laterali d munite di spilli che si fissano lungo le cimose del tessuto, all'interno di una camera calda e a uno o a più percorsi, oppure su hotflue, cioè una camera metallica chiusa con una serie di cilindri inferiori e superiori per consentire la guida del tessuto facendogli effettuare una serie di percorsi verticali. Sia nella rameuse che nella hotflue occorre provvedere al riscaldamento e all'immissione dell'aria all'interno della camera e all'evacuazione dell'aria satura di umidità.
Recentemente si sono affermati in vari settori dell'industria tessile procedimenti di asciugatura basati sull'uso di alte frequenze; con questa nuova tecnica si sfrutta il calore generato dal moto che le molecole d'acqua assumono, grazie al loro momento bipolare, quando sono poste tra due elettrodi in un campo di alta frequenza. Il riscaldamento ad alta frequenza consente da un lato un asciugamento rapido per mezzo del calore che si origina nello stesso prodotto da asciugare, e inoltre, essendo l'energia termica prodotta sempre direttamente proporzionale all'umidità da eliminare, tutte le parti di un semilavorato asciugano con regolarità e contemporaneamente. Le applicazioni dell'essiccazione per mezzo dell'alta frequenza sono ormai numerose e affermate per asciugare filati in rocche e in matasse, fibre tessili sfuse o in nastro; per i tessuti l'impiego è per ora limitato al preasciugamento.
Follatura: operazione che, sfruttando in positivo la proprietà della lana di feltrare in opportune condizioni di sollecitazioni meccaniche, temperatura e umidità, tende a modificare l'aspetto, il corpo, la mano, le caratteristiche dinamometriche di un tessuto, per conferirgli una nuova struttura che può divenire la base di ulteriori trattamenti di finitura. I tessuti, una volta follati, riducono le dimensioni iniziali in lunghezza e in altezza e assumono il tipico aspetto del ''panno''. Di norma con ''follatura'' s'indica il processo, e con ''feltratura'' s'indica l'effetto ottenuto. L'effetto di feltratura dipende dalle caratteristiche delle fibre di lana (finezza, lunghezza, ondulazione, numero di scaglie), dal tipo di filato (cardato o pettinato, con molta o poca torsione), dalla compassatura del tessuto (altezza in pettine, riduzione o densità di fili/cm e trame/cm). È intuitivo come le lane più fini, con maggior numero di scaglie, organizzate in filati cardati o in filati pettinati con scarsa torsione, utilizzate per tessuti aperti e a bassa riduzione, follino meglio: in questo caso infatti le fibre sono più libere di muoversi e di compenetrarsi le une con le altre formando grovigli irreversibili sempre più stretti e compatti. La follatura può avvenire in mezzo acquoso, meglio se alcalino o acido e con eventuali aggiunte di ausiliari naturali o sintetici; ormai desueto il ''follone a martelli'', si usa nella generalità dei casi il ''follone a cilindri'' o il lavafolla; quest'ultimo è una macchina combinata per il lavaggio e/o la follatura. La fig. 3 riporta lo schema di un follone a cilindri: la feltratura nel senso dell'altezza si ha grazie al passaggio ripetuto del tessuto fra due mascelle a ad apertura regolabile, poste prima della coppia di cilindri di trascinamento b, mentre la feltratura nel senso della lunghezza si ha grazie alla frenatura e alla costipazione del tessuto nella canalina c, il cui coperchio d è a pressione regolabile.
Carbonizzatura: è un'operazione che tende a eliminare dai tessuti di lana le impurezze di natura vegetale (paglie, fili e fibre di cotone, viscosa, lino, ecc.), basata sul noto principio per cui la lana resiste agli acidi, che provocano invece un rapido degrado nelle sostanze di natura cellulosica. Un impianto di carbonizzatura si compone generalmente di: vasca di acidaggio (per l'impregnazione del tessuto con una soluzione diluita di acido solforico); aspiratrice o foulard di spremitura (per rimuovere l'eccesso di bagno); camera di carbonizzo (normalmente si tratta di un essiccatoio in cui grazie all'alta temperatura l'acqua evapora, l'acido si concentra e attacca la cellulosa carbonizzandola); vasca di neutralizzazione (per rimuovere l'acidità dalla lana).
Fissatura: in senso lato, consiste nel sottoporre i tessuti di lana a determinati trattamenti per portare le fibre a uno stato di semiplasticità, in determinate condizioni di umidità, temperatura e pressione, in modo da far loro assumere un nuovo assetto di carattere permanente. I procedimenti usati per ottenere una fissatura più o meno stabile sono il crabbing, il ''decatizzo'' o ''decatissaggio con vapore'', il potting o ''decatissaggio a umido''. Nel primo, adottato per certi articoli per eliminare le tensioni latenti nel tessuto dopo tessitura, è ormai generalizzato l'utilizzo del crabbing in continuo (fig. 4): il tessuto in largo a passa prima nella zona b di riscaldamento mediante trattamento con vapore, poi, dopo spremitura in c, viene guidato e adagiato su di un tamburo d e coperto da una tela senza fine, indi raffreddato e infine raccolto all'uscita; le fibre vengono fissate nel nuovo assetto grazie al riscaldamento con vapore e quindi con l'avvolgimento sotto tensione sul tamburo. Nel decatissaggio il tessuto di lana, avvolto su un cilindro forato, è sottoposto a un trattamento con vapore, che passa dall'interno verso l'esterno del cilindro per migliorare la mano della stoffa, ridurne e fissarne la lucentezza, stabilizzarla dimensionalmente; si può effettuare a pressione atmosferica o in autoclave. La fig. 5 illustra un decatissaggio in continuo, nel quale a indica il cilindro forato. Nel potting infine si avvolge il tessuto in rotolo su un cilindro forato, quindi si fa passare più volte acqua bollente attraverso gli strati di stoffa, dalla periferia verso il centro e viceversa, indi si raffredda bruscamente. Il potting permette di ottenere stoffe dimensionalmente stabili, non macchiabili dall'acqua, dotate di lucentezza durevole.
Fissatura chimica: ha lo scopo di conferire alle stoffe particolari caratteristiche antipiega o di minima manutenzione (per capi di vestiario lava-indossa, ecc.). Si esegue trattando i tessuti con particolari sostanze per mezzo di tecniche a spray, oppure presensibilizzando i tessuti durante la finitura e quindi sottoponendoli all'azione del calore e della pressione in fase di confezione (pressatura), oppure ancora impregnando i tessuti, con passaggio in foulard, di determinati reattivi e successivo decatizzo con sottopezza di cotone.
Calandratura: ha lo scopo di conferire alle stoffe una superficie perfettamente piana, un risalto evidente degli effetti di tessitura, un lucido più o meno accentuato. L'operazione si esegue su calandra (fig. 6), facendo passare il tessuto fra la bacinella a e il cilindro b, ambedue riscaldati con vapore e con mutua pressione regolabile.
Garzatura: serve a dare al tessuto un aspetto peloso e una mano particolarmente morbida, effetti che si ottengono estraendo il pelo dal corpo dei filati componenti. Si esegue su macchina garzatrice, su cui la stoffa avanza avvolgendo un grande cilindro. Nel caso della garzatura vegetale il cilindro è interamente ricoperto da segmenti fissi o telaini di ferro sui quali vengono montati i cardi vegetali, mentre nel caso della garzatura metallica (fig. 7) sulla semicirconferenza superiore del grande cilindro (non visibile in fig.) sono collocati alcuni cilindretti garzatori a guarniti di punte di acciaio: il grande cilindro ruota nel senso di avanzamento del tessuto, mentre i cilindri garzatori ruotano in senso contrario. L'azione progressiva e regolabile dei cardi vegetali o delle punte metalliche estrae il pelo, e con ciò si ottengono gli effetti desiderati. La garzatura vegetale viene utilizzata di preferenza per le stoffe di grande pregio, mentre la garzatura metallica, più rapida e più economica, è di uso per le stoffe più ordinarie.
Cimatura: ha la funzione opposta a quella della garzatura, in quanto tende a rasare alla radice la peluria sporgente dai filati componenti, al fine di porre in evidenza il sottostante disegno oppure di uniformare l'altezza del pelo, tagliando le fibre sporgenti oltre l'altezza fissata. Si esegue su macchina cimatrice o più spesso su treno composto da più cimatrici, che consentono la cimatura contemporanea in unico passaggio del ritto e del rovescio del tessuto. In particolare, il taglio del pelo (fig. 8) avviene grazie al passaggio della stoffa a, ben distesa, sullo spigolo di una barra b e sotto un cilindro c guarnito di lame elicoidali a cui fa da riscontro una lama d fissa. In fig. 9 sono illustrati una cimatrice a un cilindro e il particolare di un cilindro cimatore.
Trattamenti vari: rientrano in questa tipologia i trattamenti impermeabilizzanti o idrorepellenti, i trattamenti ignifuganti, d'irrestringibilità, ecc. Tra i primi sono da annoverare i processi con uso di emulsioni di paraffina o di composti di alluminio; in entrambi i casi si ottiene l'impermeabilizzazione dei tessuti mediante precipitazione di sostanze idrofobe sulle fibre; gli ausiliari si applicano con passaggio su foulard. L'impermeabilizzazione dei tessuti è tuttavia possibile anche per trasformazione chimica della superficie delle fibre: in questo caso il prodotto ausiliario, distribuito sul tessuto con passaggio al foulard, tende a reagire chimicamente con le fibre nel corso del successivo fissaggio a caldo. Anche i trattamenti ignifuganti possono essere effettuati con passaggio su foulard, ma talvolta si preferisce l'applicazione per esaurimento in bagno in fase di tintura. Svariate e complesse le sostanze usate come prodotti ignifuganti (composti di cromo, titanio, zirconio, cloruro di tetraidrossimetilfosfonio, ecc.). Particolarmente importanti infine i trattamenti per conferire irrestringibilità, di norma applicati alla maglieria in genere; si dividono in ''degradativi'' (o di ossidazione) e ''di addizione'' (o di applicazione di polimeri). I primi (ossidazione con alogeni, ossidazione con altri ossidanti, processi riduttivi, processi enzimatici, ecc.) provocano danni più o meno sensibili alle fibre di lana, comportano in genere sfavorevoli variazioni di mano, non consentono la produzione di articoli lavabili nelle lavatrici domestiche. I secondi (di addizione) utilizzano prodotti ausiliari genericamente detti ''resine'' (poliuretani, poliacrilati, poliammidi e resine epossidiche, ecc.), che non danneggiano il materiale anche se influenzano negativamente la mano, e consentono con certe precauzioni l'impiego della lavatrice. Sia i prodotti di ossidazione che quelli di addizione sono comunemente distribuiti sul supporto tessile con passaggio su foulard (a volte si applica un trattamento in mezzo solvente) e con eventuale successiva fissatura ad alta temperatura. Si possono rendere irrestringibili semilavorati in assetto diverso dal tessuto: si citano come esempio il procedimento CSIRO per lana in top, il processo IWS super-wash per top e capi finiti, il procedimento per esaurimento su filati, ecc.
Rifinizione cotoniera. - Nel finissaggio dei tessuti di cotone puro o in mischia con altre fibre prevalgono i trattamenti di natura chimica; è inoltre da rilevare che gli impianti di r. e tintoria non sono indipendenti tra di loro, ma debbono piuttosto essere considerati come un'unica entità. Schematicamente il diagramma di r. di un tessuto di cotone o realizzato con fibre chimiche a taglio cotoniero prevede le seguenti fasi principali: controllo del tessuto greggio, sbozzimatura, candeggio, lavaggio, tintura o stampa, mercerizzazione (limitatamente ad alcuni tipi di tessuti di cotone puro o in mischia), asciugatura, calandratura, garzatura, decatissaggio, cimatura, gasatura, ecc., oltre a numerosi possibili trattamenti con applicazione di prodotti chimici. Ovviamente, a seconda dei risultati che si vogliono ottenere e della destinazione finale dei tessuti, alcune fasi possono essere superflue e non vengono effettuate. Recentemente, specialmente per i tessuti di cotone in mischia con fibre chimiche o per quelli realizzati con sole fibre chimiche, si sono diffusi i trattamenti di alta nobilitazione, cioè trattamenti di finissaggio che sono in grado di migliorare in maniera cospicua le caratteristiche d'uso e di manutenzione, in particolare quelle dei tessuti realizzati con fibre chimiche e con fibre cellulosiche.
Questi trattamenti mirano a ridurre la formazione di pieghe sul tessuto, a migliorarne l'attitudine a mantenere un aspetto elegante anche dopo un ripetuto numero di lavaggi, a eliminare qualsiasi rischio di restringimento successivo, ad aumentare la resistenza allo sporco e all'abrasione; in altre parole, essi si prefiggono come essenziale obiettivo quello di realizzare un tessuto che abbini il massimo comfort a una scarsa o minima manutenzione. Altra caratteristica peculiare della r. cotoniera è la presenza diffusa di linee di lavorazione in continuo, costituite da lunghe e complesse catene di macchine, in grado di trattare, con la massima produttività e riproducibilità di effetti, lotti di grandi dimensioni.
Ciò premesso, le operazioni di r. cotoniera possono suddividersi in tre categorie: operazioni di preparazione (sbozzimatura, lavaggio, candeggio), operazioni con azione meccanica o fisica (calandratura, cimatura, gasatura, decatissaggio, ecc.), operazioni con applicazione di mezzi chimici (alta nobilitazione); a sé sta la mercerizzazione.
Operazioni di preparazione. Tali operazioni hanno come scopo la presentazione al candeggio o alla tintura di semilavorati assolutamente puliti e liberi da ogni traccia di sostanze estranee (bozzime, polvere, residui di olio minerale, ecc.). Si eseguono su linee di lavaggio e sbozzimatura, previo un eventuale passaggio di cimatura o gasatura per liberare il tessuto dalla peluria superficiale. Tali linee sono costituite da impianti piuttosto complessi, attrezzati per lavorare lotti di notevoli dimensioni, sovente collegati in serie a macchine per il candeggio o la tintura in continuo. La sbozzimatura e il lavaggio possono effettuarsi in corda o in largo; in entrambi i casi i costruttori mirano a ottenere la massima attivazione della turbolenza del bagno al fine di accelerare gli scambi di sostanze fra tessuto e bagno.
Candeggio: si esegue per conferire ai tessuti di cotone o fibre chimiche un particolare grado di bianco, ma solo se il fondo del materiale è piuttosto scuro o quando, nel caso di tessuti tinti, il colore da riprodurre abbia una brillantezza tale da richiedere un fondo chiaro e pulito. I candeggianti comunemente utilizzati sono l'ipoclorito di sodio, l'acqua ossigenata, il clorito di sodio; in ogni caso si cerca di agire chimicamente sulle sostanze coloranti presenti nelle fibre tessili cellulosiche in misura tale da mascherare il loro caratteristico colore giallognolo. La scelta di uno specifico prodotto dipende dalla resistenza delle diverse fibre a tale prodotto, dal grado di candeggio che si vuole ottenere, e infine dal tipo di macchinario di cui si dispone. In fig. 10 è rappresentato lo schema di un impianto di candeggio in continuo con gruppo di entrata a, impregnatore a grande capacità b, vaporizzatore a rulli c, doppia unità di lavaggio d, spremitore e, sezione di asciugatura a cilindri f, affaldatrice g.
Operazioni con applicazione di mezzi fisici. Per tali applicazioni si impiegano il calore, la pressione, la tensione, la frizione, lo stazzonamento, ecc.; tipiche della r. cotoniera sono le operazioni di calandratura, asciugatura, cimatura, garzatura e decatissaggio.
Con la calandratura si applicano sul tessuto, a mezzo di cilindri riscaldati, pressioni variabili per ottenere effetti diversi a seconda del tipo di macchina adoperata e dell'intensità di trattamento; con le calandre a più cilindri si tende a dare ai tessuti di cotone una brillantezza e una mano caratteristiche, con le calandre a feltro (in cui la stoffa è obbligata ad avvolgere un grande cilindro premuta da un feltro senza fine) si cerca di regolarizzare l'impregnazione di eventuali appretti, con la calandra a frizione i fili vengono appiattiti e il tessuto riflette assai meglio la luce. Con la calandra a goffrare infine si riproduce sul tessuto un determinato disegno inciso su un cilindro d'acciaio. Per l'asciugatura dei tessuti di cotone la scelta di impianti è vastissima: può spaziare dalle rameuses agli essiccatoi a raggi infrarossi, ai già ricordati hotflue per tessuti in largo, agli essiccatoi a tamburo per tessuti in corda, ai vaporizzatori a stella ancora per tessuti in largo. Per la cimatura si rimanda a quanto detto nella r. laniera; per la garzatura e il decatissaggio si veda, nella r. laniera, la parte riguardante la garzatrice metallica e la fissatura.
Operazioni con applicazione di mezzi chimici. Come già accennato in precedenza, nella r. cotoniera tali operazioni sono numerosissime e di particolare importanza; fra tutte accenneremo brevemente alle seguenti.
Finitura antipiega e lava-indossa: serve a ridurre grandemente la tendenza della stoffa a sgualcirsi. Si usano resine e composti chimici distribuiti sul tessuto per foulardaggio; al passaggio su foulard fa seguito un trattamento in macchina polimerizzatrice o vaporizzatrice, per fissare i prodotti reticolanti sulla fibra; la struttura interna della fibra viene modificata, al pari delle proprietà fisiche, diminuendo la propensione alla gualcibilità e riducendo la facilità ad alterarsi nelle dimensioni sotto l'azione di forze esterne.
Impermeabilizzazione e idrofobizzazione: la prima si esegue occludendo completamente gli interstizi fra fibra e fibra e tra filo e filo, sistema che viene adottato quando il tessuto deve resistere non alla sola bagnatura ma anche alla pressione di una determinata colonna d'acqua (allo scopo s'impiegano strati sottili di resine sintetiche o di siliconi). Con le stoffe per abbigliamento è preferibile l'idrofobizzazione (con questo trattamento il tessuto non s'impregna d'acqua ma consente la traspirazione); si esegue con paraffine, sali di alluminio o di zirconio, complessi di cromo e acidi grassi, prodotti siliconici.
Trattamenti oleorepellenti e antimacchia: si utilizzano composti fluorocarbonici ed esteri fluoroalchilici, distribuiti per foulardaggio su tessuti perfettamente lavati; al passaggio in foulard segue il fissaggio in camera calda.
Trattamenti antistatici: hanno lo scopo di ridurre la creazione di carica elettrostatica sulle fibre, con attenuazione della propensione ad attirare polvere e sudiciume. Tali trattamenti, che devono rimanere stabili anche dopo ripetuti lavaggi, hanno particolare importanza nella r. dei tessuti composti da fibre sintetiche, poiché queste tendono a caricarsi elettrostaticamente molto più delle fibre naturali. In generale si utilizzano prodotti del tipo poliglicole-poliammina, con applicazione al foulard e reticolazione in ambiente alcalino prima della fissatura con vapore.
Preparazione antifiamma: è un trattamento che va acquisendo crescente importanza a causa del diffondersi di leggi antinfortunistiche sempre più restrittive. Un tessuto così trattato non deve diffondere e propagare la fiamma oppure emettere fumi tossici (per es. cloro). Un ignifugante serve essenzialmente a impedire che sul tessuto, sottoposto all'azione della fiamma, si formino sostanze catramose, favorendo, al contrario, la formazione di sostanze carboniose. In genere si usano sali solubili molto idratati, tetraidrossimetilfosfonio, soluzioni di trimetilfosfito, ecc. Le modalità di applicazione sono le solite (foulardaggio, reticolazione e fissatura).
Si citano infine i trattamenti per il miglioramento dello scorrimento dei fili, di aumento della resistenza alle muffe, alla putrefazione, ecc.
Mercerizzazione: è un'operazione tipica della r. cotoniera e può applicarsi non solo ai tessuti ma anche ai filati; in ogni caso si opera su semilavorati greggi. L'espressione prende il nome dal chimico britannico Mercer che per primo studiò gli effetti degli alcali sulle fibre di cotone. La mercerizzazione in sintesi è un trattamento chimico-meccanico, consistente nell'impregnare i semilavorati sotto tensione con una soluzione alcalina (normalmente si usa soda caustica a 25°÷33° Beaumé), per un periodo che può variare da qualche decina di secondi a tre minuti. Per l'azione rigonfiante dell'alcali, la struttura macromolecolare delle fibre si apre, la sezione si gonfia e si arrotonda, la fibra diventa lucida e tende a trattenere meno lo sporco data l'accentuata levigatezza, rivela una certa trasparenza, acquista maggior tenacità (sino a +30%) e minor allungamento; di conseguenza diventa dimensionalmente più stabile, assorbe maggiormente l'umidità, si tinge più uniformemente. In fig. 11 è riportato lo schema di una mercerizzatrice per tessuti: sono visibili il gruppo di entrata a, la vasca di mercerizzazione con la serie di rulli per mantenere il tessuto sotto tensione b, la vasca di recupero della soda c, le vasche di neutralizzazione d, i cilindri spremitori e, il gruppo di uscita f.
Rifinizione serica. - Comprende generalmente un limitato numero di trattamenti meccanici e termici da applicarsi in relazione alla mano finale richiesta al tessuto e alle caratteristiche chimico-fisiche dei fili di seta o sintetici. Le principali fasi del ciclo di r. sono: pinzatura (asportazione manuale, con l'aiuto di pinze, delle impurezze presenti sul tessuto); smacchiatura con solventi; lucidatura con speciali macchine dotate di spatole girevoli; apprettatura, operazione che tende a modificare la mano dei tessuti grazie alla distribuzione sul tessuto di opportune sostanze quali colle animali, gomme vegetali, precondensati a base di urea-formaldeide, dispersioni di acetato di polivinile (si applicano con passaggio al foulard, a cui segue una rapida asciugatura in vaporizzatori per fissare le sostanze sulla fibra); spianatura, realizzata con passaggio in rameuse; calandratura (con calandra a feltro continuo illustrata in fig. 12), eseguita per distribuire uniformemente eventuali soluzioni diluite di appretto, o per spianare il tessuto, o per effettuare una sorta di blando decatissaggio con vapore; decatissaggio (si utilizza il normale decatissaggio a vapore descritto nella r. laniera); rompiappretto (si esegue su apposita macchina, munita di cilindretti ricoperti con bottoni, per rompere il velo di appretto presente eventualmente sul tessuto e migliorarne la mano); calandratura (come per il cotone, si usano calandre a cilindri o a frizione); trattamenti chimici (per es. il finissaggio per ottenere tessuti di minima manutenzione, il trattamento antimacchia o anti-ingiallimento, ecc.).
Nuovi sviluppi. - Notevoli nell'ambito della r. sono le possibilità di applicazione dell'elettronica, dell'informatica e della robotica. Nel controllo del macchinario, per es., si sta passando dalle primitive automatizzazioni con programmatori meccanici nella conduzione dei cicli ai microprocessori per lo svolgimento sequenziale dei programmi di lavorazione più complessi; i costruttori meccanotessili approfittano su scala crescente delle opportunità offerte dall'elettronica per il controllo di ogni singola fase del processo, e dall'informatica per la gestione dei dati e per il mantenimento di un soddisfacente livello qualitativo, sottoponendo a controllo tutte le variabili principali.
Per quanto concerne la robotica, una realistica possibilità di applicazione riguarda le fasi di carico e scarico delle macchine, ma all'ulteriore diffusione di questi sistemi automatizzati si oppongono l'esigenza di soluzioni individuali a livello di singola macchina e per ciascuna azienda, i costi elevati, le difficoltà di operare con grandi lotti nella r. laniera e nella r. cotoniera e serica di alta fantasia.
Tuttavia la robotica non dovrà soltanto identificarsi con apparecchiature in grado di compiere serie ripetitive di operazioni; per es., nei casi ove esista la possibilità di prevedere e codificare parametri, memorizzabili e poi richiamabili automaticamente con riconoscimento elettronico, sarà possibile trasformare la macchina in un vero sistema robotico. Oggi vengono utilizzate già con grande profitto macchine dotate di microprocessori che memorizzano e coordinano i parametri delle caratteristiche del tessuto e dei risultati richiesti, e sono in grado di monitorare e variare le temperature dei vari campi, le velocità, i ricambi d'aria, svolgendo un complesso di funzioni che nessun conduttore potrebbe compiere con altrettanta precisione e tempestività.
Un'altra applicazione dell'informatica è il cosiddetto controllo on-line, con rilevamento in continuo delle variabili desiderate effettuato direttamente nel corso del processo produttivo; i dati risultanti vengono convertiti in valori di misurazione digitali e analizzati statisticamente con l'ausilio di piccoli calcolatori, collegati nella stragrande maggioranza a elaboratori centrali di grande dimensione, dotati di assai vaste possibilità di analisi e di emissione dei dati.
Bibl.: New deal nel meccanotessile (ITMA 79), a cura di F. Testore e M.G. Guzzinati, Milano 1980; L. Gallotti, Manuale di tecnologia tessile. Finitura dei tessuti lanieri, Roma 1981, pp. 1679-758; G. Prelini, Manuale di tecnologia tessile. Finitura del cotone e delle fibre cellulosiche artificiali, ivi 1981, pp. 1759-85; Nel segno dell'ITMA 83, a cura di F. Testore, M.G. Guzzinati, E. Tomasini, Milano 1983; Bollettino Tessile Internazionale. Tintoria, stampa e finissaggio, Zurigo, annate 1985-88; Quo Vadis Mecatronic ITMA 87?, a cura di F. Testore, M.G. Guzzinati, E. Tomasini, E. Vigliani, F. Viviani, Milano 1988.