Uomo politico (Firenze 1370 - Ancona 1442), figlio di Maso, della potente famiglia fiorentina, condivise l'indirizzo antivisconteo del padre. Dopo un'intensa attività come ambasciatore, alla morte di Maso (1417) assunse una posizione di primo piano nella vita politica fiorentina. Nel 1423 iniziò la guerra contro Milano, proseguita nonostante il crescente isolamento e le sconfitte militari (Zagonara, 1424). Nel 1426, per togliere ai Medici l'appoggio politico del popolo minuto, propose di ridurre il numero delle arti minori, ma senza successo. Nella guerra contro Lucca alleata dei Visconti, voluta dal suo partito, fu commissario presso l'esercito, ma rinunciò a tale incarico perché accusato di prevaricazione dagli avversarî. Nel 1426-27 fece approvare la legge che istituiva il catasto. Nel 1433 riuscì a far esiliare Cosimo de' Medici. Ma l'anno dopo, per l'infausto svolgimento della guerra contro il duca di Milano, perdette il favore popolare, ed essendo ricorso alle armi, fu condannato al confino, mentre Cosimo veniva richiamato. Persa ogni speranza di ritorno, per il quale a lungo aveva tramato, dopo la vittoria di Firenze contro Milano ad Anghiari (1440), si stabilì ad Ancona dove trapiantò un ramo della sua famiglia.