ORSINI, Rinaldo
– Figlio primogenito di Giacomo Orsini di Tagliacozzo, nacque probabilmente nel 1396.
Dal 1419 fu al servizio di Martino V come condottiero, militando prima a Spoleto, dove si scontrò con Braccio da Montone, e successivamente a Napoli. Dal 1423 fu al soldo dei fiorentini per i quali nel mese di ottobre combatté in Romagna, partecipando all’assedio della rocca di Ghiaggiolo, sull’Appennino Tosco-romagnolo. Sempre in quell’anno fu posto a guardia di Imola insieme a Lodovico degli Obizzi. Nel luglio 1424 fu fatto prigioniero nella battaglia di Zagonara. Non si conosce con esattezza la durata della prigionia, ma si sa che nel corso del 1426 ebbe un riavvicinamento con i Colonna e nel dicembre 1427 fu al fianco del duca di Milano Filippo Maria Visconti.
Nel 1433 tornò al servizio della Chiesa, questa volta per il pontefice Eugenio IV, combattendo, in maggio, contro Niccolò Fortebraccio dal quale difese con successo la rocca di Tivoli. Nel 1437, ancora al servizio del papa e agli ordini del cardinale Giovanni Vitelleschi, si scontrò in Abruzzo con le truppe aragonesi, assalendo le terre del conte di Manieri e impadronendosi di buona parte dei suoi castelli. Sempre al fianco di Vitelleschi, nel 1439 partecipò all’assedio e alla distruzione di Zagarolo e nel luglio 1439 affrontò il signore di Foligno Corrado Trinci, conquistando dopo quattro giorni di assedio il castello di Bevagna. Grazie alle sue azioni, nel settembre di quell’anno Foligno si arrese al pontefice.
Nel febbraio 1440 sposò Caterina Appiani, figlia di Gherardo d’Appiano, signore di Piombino, e di Paola Colonna, sorella di papa Martino V. Nel marzo di quell’anno, quando Vitelleschi fu catturato da Antonio Rido, signore di Castel S. Angelo, abbandonò Roma per stabilirsi a Piombino. Si trovava a Tagliacozzo il 1° luglio 1440, quando Baldaccio d’Anghiari entrò nello Stato di Piombino – di cui era allora signore Iacopo II d'Appiano, fratello di Caterina – e pose sotto assedio il castello di Suvereto. Tornato precipitosamente, Orsini si adoperò per rinforzare la protezione degli altri castelli dello Stato e avviò le trattative per la liberazione di Suvereto, avvenuta il 24 gennaio 1441 a seguito del pagamento di un cospicuo riscatto. Nella circostanza fu determinante il ruolo di Firenze, che offrì il suo appoggio per convincere Iacopo II a rinnovare l’accomandigia fiorentina sulla città, considerata strategica per il suo porto.
Nel dicembre 1441 Iacopo II morì e Paola Colonna, ignorando le disposizioni del marito Gherardo secondo le quali il caso di mancanza di eredi maschi la signoria sarebbe dovuta passare a suo fratello Emanuele d’Appiano, assunse il potere, affidando a Orsini il compito di difendere lo Stato dalle pretese del cognato, che nel frattempo aveva stabilito la sua dimora a Siena. Nel marzo 1443 Orsini si trovava a Siena, dove rivestiva la carica di capitano, e qui fu insignito della Rosa d’oro da Eugenio IV per i servizi resi allo Stato della Chiesa. Nell’estate fu però costretto a tornare in gran fretta a Piombino per fronteggiare una flotta tunisina che, sbarcata sull’Isola d’Elba, minacciava la città. Costretti i tunisini alla ritirata, l’anno successivo siglò la pace con il bey di Tunisi.
Alla morte della suocera, il 30 aprile 1445, fu proclamato, assieme alla moglie Caterina, signore di Piombino. I suoi primi atti si concentrarono verso un generale rafforzamento delle strutture difensive della città, incarico affidato al maestro provenzale Guglielmo Pieri.
Dal 23 giugno all’11 settembre 1448 Piombino fu posta sotto assedio da Alfonso I d’Aragona, il quale aveva invano tentato di convicere Orsini che, al pari del fratello Giovanni Antonio di Tagliacozzo, considerava suo vassallo, a consegnargli la città e il porto, indispensabile per i movimenti delle truppe napoletane verso il Ducato di Milano, divenuto dopo la morte di Filippo Maria Visconti oggetto delle sue mire. Orsini, che aveva rifiutato ogni richiesta di sottomissione, guidò Piombino nella difficile impresa di resistere agli aragonesi, che furono sconfitti e costretti alla ritirata, anche grazie all’apporto delle milizie fiorentine e alla malaria che decimò le truppe regie. Nelle trattative di pace con gli aragonesi Orsini fu costretto però a cedere Castiglione della Pescaia e l’Isola del Giglio. A seguito di questo episodio, nell’ottobre 1448, fu nominato capitano generale a Firenze.
Continuò la sua attività di condottiero fino al suo rientro a Piombino, dove morì di peste il 5 luglio 1450.
La moglie Caterina non fu in condizione di reggere lo Stato e di resistere alla pressioni dello zio Emanuele, al quale quindi affidò la reggenza dello Stato. Si ritirò a Scarlino, dove trovò la morte nel febbraio 1451.
Fonti e Bibl.: L. Cappelletti, Storia della Città e Stato di Piombino dalle origini fino all’anno 1814, Livorno 1897, pp. 65-80; M. Carrara, Signori e Principi di Piombino, Pontedera 1996, pp. 11 s.; L’assedio di Piombino del 1448, a cura di L. Giannoni, Venturina 2011, pp. 31-34.