RISO (XXIX, p. 424)
Nel quinquennio 1934-38 la situazione del riso era la seguente: la produzione era accentrata per oltre il 90% in un gruppo di paesi dell'Asia sud-orientale (v. tabella), al tempo stesso grandi produttori e consumatori di riso. Del pari il commercio internazionale era per 9/10 rappresentato dall'Asia. Diminuiva il consumo, ma, mentre lo stesso fenomeno nel caso del grano rifletteva il miglioramento qualitativo del regime alimentare dei consumatori di questo cereale, la diminuzione del consumo del riso si doveva attribuire soprattutto al fatto che la produzione non aumentava con lo stesso ritmo dell'accrescimento delle popolazioni.
A seguito della guerra in Estremo Oriente, la coltura ed il commercio del riso furono seriamente disorganizzati, specialmente in vaste regioni della Cina ed in Birmania.
L'impossibilità di esportare provocò in Birmania e in Indocina una riduzione della produzione. Nel Siam qualche eccedenza si accumulò verso la fine del conflitto, ma ciò non impedì che a quell'epoca e dopo le disponibilità nell'Asia sud-orientale fossero di gran lunga al disotto della domanda. L'India dovette accrescere la superficie investita a riso di circa il 10%, ma l'aumento di produzione che ne conseguì fu destinato sopra tutto all'approvvigionamento delle truppe e all'esportazione: avversità naturali provocarono un cattivo raccolto e la carestia nel Bengala nel 1943. La mancanza di riso divenne di nuovo catastrofica nel 1946 per tutta l'Asia sud-orientale. Né gli Stati Uniti né altri paesi americani, dove, durante la guerra, a causa della forte domanda e dei prezzi elevati, si era avuto uno sviluppo considerevole della produzione del riso, poterono in modo efficiente alleviare la crisi, malgrado gli sforzi compiuti in tal senso.
La produzione mondiale del riso è caduta all'incirca come quella del grano. Ma con due differenze essenziali: la diminuzione si è soprattutto localizzata nelle regioni esportatrici di anteguerra, al contrario di quanto succedette per il grano; non esistevano grandi stocks di riso, né nei paesi esportatori né in quelli importatori. Si è poi avuto un rovesciamento del movimento delle esportazioni e le fonti non asiatiche d'approvvigionamento del riso son diventate ben più importanti che nell'anteguerra.
Nel 1947-48, benché ancora inferiore alla media prebellica, la produzione mostra un progresso rispetto ai due anni precedenti. L'incremento è stato notevole in Birmania, nel Siam e in Egitto fra i paesi esportatori, ed in Cina tra quelli importatori. Le eccedenze esportabili sono salite a 3,3 milioni di t. di riso lavorato, mentre erano state di 2,2 nel 1947 e di 1,9 nel 1946. Tuttavia, le disponibilità rappresentano ancora meno del 40% della media annuale prebellica del commercio internazionale del riso, mentre si calcola che le popolazioni da nutrire siano aumentate di 10 milioni all'anno fra il 1938 e il 1948.
Il riso si trova ancora sottoposto al regime delle "assegnazioni" da parte dell'International Emergency Food Committee. La Conferenza riunitasi a Baguio (Filippine) il 13 marzo 1948, con la partecipazione dei delegati di 19 governi (Italia inclusa) ha approvato un programma di collaborazione internazionale mediante il quale la produzione del riso dovrebbe, nel 1950-51 risultare aumentata di 5,7 milioni di t. rispetto a quella del 1947-48, e di questo incremento 5,3 milioni dovrebbero essere ottenuti dall'Asia. Organo coordinatore di quest'azione sarà il Comitato del riso, insediato il 7 marzo 1949 a Bangkok, sotto gli auspicî dalla FAO.
In Italia la risicoltura dovrà essere intensificata al massimo possibile; la superficie delle risaie dovrebbe nel 1950 essere di 170.000 ettari (148.626 nel 1936-39) e la produzione di 900.000 t. Il raggiungimento di questo programma dipende, tuttavia, dal recupero dei mercati d'esportazione naturali dell'Italia in Europa, che dovrebbe assorbire circa 200.000 t. annue di risone. Nel campo della collaborazione internazionale l'Italia può intanto contribuire alla soluzione del problema della produzione risicola nel mondo mediante i servizî dei suoi abilissimi tecnici, che hanno permesso al paese di raggiungere i rendimenti per ettaro più elevati nel mondo.