Sociologo tedesco naturalizzato italiano (Colonia 1876 - Roma 1936), prof. di economia politica a Basilea (1914-18), dal 1929 prof. a Perugia; socio corrispondente dei Lincei (1935). Sulla scia degli studî di Pareto e Mosca, approfondì la sociologia del partito politico in età moderna, prendendo particolarmente in considerazione i partiti di massa come quello socialista, cui, nonostante molteplici divergenze, aderì a lungo. Gli si deve la cosiddetta legge ferrea dell'oligarchia, punto d'arrivo dei suoi studî sul processo di formazione delle élites: la sua tesi è quella dell'inevitabilità dell'egemonia degli apparati sulle masse e delle élites dirigenti sugli apparati. Di qui il suo atteggiamento sempre più pessimistico sulle possibilità di un autogoverno democratico, che lo portò ad accostarsi all'ideologia fascista. Per quanto riguarda la sua metodologia, M. tentò di elaborare categorie concettuali genuinamente sociologiche, senza peraltro sfuggire a contaminazioni sociopsicologiche; tuttavia la sua classica opera Zur Soziologie des Parteiwesens in der modernen Demokratie (1911) è ancora un punto di riferimento per le ricerche della sociologia in questo campo. Altre sue opere: Il proletariato e la borghesia nel movimento socialista italiano (1908); La teoria di C. Marx sulla miseria crescente e le sue origini (1922); Storia critica del movimento socialista italiano dagli inizi fino al 1911 (1926); Der Patriotismus. Prolegomena zuseiner soziologischen Analyse (1929; trad. it. 1933); Italien von heute. Politische und wirtschaftliche Kulturgeschichte von 1860 bis 1930 (1930); Studi sulla democrazia e sull'autorità (1933).