AUDINOT, Rodolfo
Nato a Bologna il 21 genn. 1814, da Pietro Audinot d'Auxonne e da Veronica Devaux, vi compì i primi studi sotto la guida di P. Costa e si iscrisse poi al corso di giurisprudenza. Benché giovane, partecipò attivamente ai moti del 1831 come luogotenente della guardia civica e il 20 genn. 1832 prese parte al modesto scontro contro le truppe pontificie che va sotto il nome di battaglia del Monte di Cesena. Recatosi a Parigi, vi studiò scienze economiche ed ebbe alcuni contatti con gli esuli. Costretto a tornare a Bologna per curare l'azienda commerciale paterna, dovette sottoporsi a una dura vita di lavoro per mantenere la famiglia. Finalmente, nominato direttore di una casa commerciale in accomandita, riacquistò l'agiatezza e con essa poté tornare anche ad occuparsi di politica. Fece parte del gruppo che si riuniva in casa Berti Pichat per trattare di agricoltura (la "conferenza agraria") e che, dopo l'elezione di Pio IX, si trasformò in breve in circolo politico. Con Minghetti, con A. Montanari e con C. Berti Pichat fu tra i fondatori del Felsineo nel 1847 e nel gennaio 1848 fu inviato con altri rappresentanti della città dal pontefice per chiedere ampie riforme. L'A. tuttavia, pur con qualche punta ardita nei riguardi del potere temporale, era allora e si mantenne sempre un moderato.
Eletto al Consiglio dei deputati del 1848 (in elezioni supplettive), partecipò attivamente alle sedute e nel dicembre dello stesso anno fu tra coloro che protestarono per il suo scioglimento. Si presentò allora candidato all'Assemblea costituente, convinto che fosse meglio tentare di arginare le tendenze estremiste piuttosto che estraniarsi dalla vita politica. Eletto, partecipò alla famosa seduta dell'8 febbr. 1849 e, trovandosi in parte d'accordo con Mamiani, propose che l'Assemblea dichiarasse impossibile il governo papale, se questo non riconosceva a base della propria autorità la sovranità nazionale, ma quanto al proclamare la repubblica invitò l'Assemblea a rinviare ogni decisione alla Costituente italiana. La proposta non fu accolta e l'A., coerente a sé stesso, votò l'art. 1 della proposta Filopanti, che dichiarava decaduto il potere temporale, ma votò contro l'art. 3, cioè contro la proclamazione della Repubblica romana, e successivamente contro rinsieme della legge. Continuò a partecipare ai lavori dell'Assemblea fino alle ultime sedute del giugno.
Caduta la Repubblica, esulò in Toscana, dove fu tollerato fino al 1850 (cfr. Arch. di Stato di Firenze, Prefettura segreta,1850, aff. 87); in seguito dovette rifugiarsi a Genova. Qui rimase fino al 1859, quando, in seguito alla liberazione dell'Emilia, poté riprendere l'attività politica con la soddisfazione di veder prevalere quelle idee moderate di cui era sempre più convinto fautore. L.C. Farini lo nominò membro della commissione per la riforma del Codice pontificio; fu poi deputato e vite presidente dell'Assemblea dei popoli delle Romagne e infine relatore (7 nov. 1859) della proposta di eleggere reggente il principe di Carignano. Col Farini si manìfestò favorevole alla riunione deglì stati dell'Italia centrale in uno solo.
Dopo l'annessione, fu eletto deputato alla VII legislatura per il 50 collegio di Bologna e il 25 marzo 1861 ebbe il suo momento di celebrità quando pronunziò H discorso sulla questione romana che doveva provocare due giorni dopo la famosa risposta di Cavour. Schieratosi con la destra, rappresentò Vergato All'VIII legislatura e Castelmaggiore alla X. In seguito all'inchiesta sulle ferrovie meridionali, del cui consiglio era membro, il 16 luglio 1864 rinunziò al mandato parlamentare, ma glì elettori gli confermarono la fiducia. Il 6 febbr. 1870 fu nominato senatore. Morì a Bologna il 30 marzo 1874.
Fonti e Bibl.: M. Minghetti, Miei ricordi, II, Torino 1889, pp. 136, 144, 370; III, ibid. 1890, p. 2; Id., La convenzione di settembre, Bologna 1899, p. 148; Le assemblee del Risorgimento, Roma 1911, I-IV, passim; L. C. Farini, Epistolario, a cura di L. Rava, II-III-IV, Bologna 1914-1935, passim; M. Minghetti-G. Pasolini, Carteggio, I-IV, Torino 1924-1930, passim; G. Massari, Diario delle cento voci, a cura di E. Morelli, Bologna 1959, passim. La bibl. specifica è scarsa, ma numerosi sono i riferimenti in opere di carattere generale: A. Calani, Il primo Parlamento del Regno italico, I, Milano 1860, pp. 47 s.; necrologi in La Nazione,Firenze, 2 apr. 1874, e Gazzetta dell'Emilia, Bologna, 7 apr. 1874; R. A. Necrologio, Bologna 1874, in fol.; L. Martinelli, I bolognesi illustri rievocati nei nomi delle strade: R. A.,in Il Comune di Bologna, luglio 1926, p. 634; G. Leti, La rivoluzione e la repubblica romana (1848-1849), Milano 1913, V. Indice; A. Dallolio, La difesa di Venezia nel 1848, Bologna 1920, passim; A. Berselli, I mazziniani a Bologna dall'8 maggio 1848 al 6 febbraio 1853, in Nuova riv. stor., XXXVI(1952), p. 469; F. Poggi, Dall'armistizio di Salasco al proclama di Moncalieri, Modena 1956, pp. 275 s., 283 s. e passim; L. L. Barberis, Dal moto di Milano del febbraio 1853 all'impresa di Sapri, Modena 1957, pp. 492, 514.