Roma
Patrimonio universale
Il valore simbolico della città di Roma è enorme e va ad aggiungersi alla sua importanza come capitale dell’Italia e come città vasta e articolata. Quasi tre millenni di storia, ricca e tormentata, le hanno lasciato un’eredità unica e affascinante: opere d’arte e monumenti, atmosfere e memorie, vicende e suggestioni che una modernizzazione frettolosa non ha potuto cancellare. Testimonianze e simboli richiamano a Roma milioni di persone, e ne fanno un punto di riferimento universale: abituata da sempre alla convivenza tra individui e culture di varia provenienza, Roma è una città che ha saputo accogliere la diversità e farsi cosmopolita
Roma è simbolo dell’idea stessa di città: è la città (l’Urbe, dal latino urbs), termine di confronto e riferimento ideale, nel mondo occidentale, per qualsiasi altra città. È simbolo della cultura politico-giuridica dei Romani antichi, alla base del diritto europeo – diffuso in tutto il mondo – e del diritto internazionale. È simbolo del cattolicesimo da quando ospita la sede della Chiesa. È simbolo dell’antichità e della storia, dell’arte e della cultura in generale, e questo l’ha resa uno dei più visitati luoghi al mondo – e ha convinto l’unesco a includere l’intero centro storico nella lista dei siti considerati patrimonio dell’umanità. Inoltre, come capitale d’Italia, nella coscienza politica degli Italiani ha sempre rappresentato l’idea dell’indipendenza e dell’unità del paese.
Ma Roma è anche una città con le caratteristiche e i problemi delle città contemporanee, come sanno bene i suoi abitanti e come scoprono quei forestieri che quasi non si aspettano di trovare case, persone, strade, macchine – e tanti motorini.
Questa città simbolo ha una data di nascita precisa – il 21 aprile del 753 a.C. – e non è una cosa frequente, per una città. Solo che quella data è tramandata da un racconto leggendario: la storia dei due gemelli Romolo e Remo figli del dio Marte che decidono di fondare una città, tracciano sul colle Palatino il perimetro delle mura scavando un solco, finché scoppia una rissa e uno dei due muore. Scavi archeologici recentissimi hanno individuato quel solco e quella muraglia; e in passato erano state trovate tracce di abitazioni dell’8° secolo a.C. Insomma, magari non sarà stato proprio il 21 aprile, non sarà stata una vera città, ma un abitato sul Palatino esiste fin dal periodo indicato dalla leggenda.
Quella stessa leggenda non spiega però in maniera chiara i motivi per cui la città venne fondata in quel luogo preciso. In realtà, le ragioni per fondare Roma a ridosso del Tevere e della piccola Isola Tiberina erano ottime: sul Tevere si navigava dal mare fino all’isola, dove una specie di ‘gradino’ del letto del fiume impedisce di proseguire; a monte dell’isola si navigava fino in Umbria. Lungo le rive, due strade univano il mare e l’interno. Un’altra strada, dall’Etruria alla Campania, attraversava il Tevere in corrispondenza dell’isola: non c’erano ponti e l’Isola Tiberina era il guado migliore. Il Palatino è vicinissimo a quel guado, ha la sommità pianeggiante ma pareti ripide ed era circondato da laghetti e acquitrini che lo rendevano ancora meno accessibile: un’ottima posizione da cui controllare questo ‘incrocio’, molto frequentato, e far pagare un pedaggio ai mercanti in transito.
Il villaggio fortificato sulla sinistra del Tevere già nel 6° secolo a.C. era diventato una città con una lunga e possente cinta muraria. Passata dalla monarchia alla repubblica, avviata l’espansione politico-territoriale, Roma si ingrandì ancora.
Edifici pubblici e templi erano concentrati soprattutto sul Campidoglio e nel Foro, nel Campo Marzio, sull’Aventino; intorno, edifici intensamente abitati, spesso in legno, preda di frequenti incendi. La città si estendeva molto oltre le mura, con borghi popolari e residenze signorili, verso il mare e verso i Colli Albani, Tiburtini e Prenestini.
All’epoca di Augusto, Roma aveva almeno un milione di abitanti – forse di più – e un’organizzazione complessa: strade pavimentate, marciapiedi, fognature efficienti, acqua corrente, vigili urbani, vigili del fuoco, regolare afflusso di alimenti, magazzini, uffici per la gestione di una città che, per l’epoca, era enorme.
Nel 3° secolo fu necessario ampliare le mura (le mura aureliane, lunghe circa 19 km). L’area entro le mura era quasi tutta edificata: circa 14 km2, più dell’intera città di Parigi o di Londra all’inizio dell’Ottocento. Nessuna città europea fino all’Ottocento avrebbe riempito le mura di Roma. Questo è un aspetto che va tenuto presente quando si discute di centri storici – spesso oggi resi aree pedonali, grazie al fatto che sono poco estesi: a Roma, in realtà, il centro storico è tutto l’immenso spazio urbano entro le mura.
La dissoluzione dell’Impero Romano provocò lo spopolamento della città: un po’ perché era diventata insicura, e molto perché non si riusciva più a garantire l’arrivo di alimenti e di acqua. Dal 6° secolo, la Chiesa, che aveva sede nella capitale, prese il posto dell’amministrazione imperiale, ma non poté impedire la decadenza della città, assedi e saccheggi. Vi furono periodi più positivi, l’importanza religiosa e politica della Chiesa si accrebbe molto, grandi e magnifici edifici religiosi venivano costruiti e Roma era visitata da migliaia di pellegrini. Tuttavia solo nel 15° secolo ebbe un buon aumento della popolazione e della ricchezza e una parallela ripresa edilizia.
La città tornò a espandersi: ma niente di paragonabile con l’epoca imperiale. Le mura circondavano ruderi e pascoli, vigne e campi coltivati, e anche un’area abitata: piccola, però, tutta fra il Tevere e i colli Palatino e Quirinale, con poche decine di migliaia di abitanti. Nel 1527 la città subì l’ultimo saccheggio e la popolazione si disperse: a Roma rimasero appena 17.000 persone.
Dal Quattrocento in poi, tuttavia, la città fu di nuovo oggetto di grandi interventi: moltissimi palazzi e chiese, che danno a Roma il famoso aspetto rinascimentale e barocco, e veri e propri ‘piani regolatori’.
All’inizio dell’Ottocento furono attuati importanti interventi urbanistici; ma fu dopo il 1870, quando l’Italia conquistò Roma e la proclamò capitale, che la città si trasformò davvero. Gli abitanti, poco più di 200.000, raddoppiarono in trent’anni e poi ancora nei trent’anni seguenti. Dopo la Seconda guerra mondiale erano 1.600.000 e aumentarono fino a raggiungere quasi i 3 milioni. Dagli anni Ottanta la popolazione ha preso a calare e a trasferirsi nelle cittadine dei dintorni; oggi supera di poco i 2,5 milioni.
Mentre il papa si ritirava nella Città del Vaticano, Roma tornava a essere capitale di uno Stato esteso e popoloso: ne ospitava l’amministrazione e il personale (ministeri) e, posta quasi al centro del paese, ne era il principale snodo di comunicazioni.
L’espansione urbana fu allora improvvisa, massiccia e disordinata; riempì subito lo spazio entro le mura (dove più di metà delle costruzioni risale al tardo Ottocento), le scavalcò e si sparse nella Campagna Romana, oggi edificata fino a 10÷15 km dal centro. Sempre nel vecchio centro furono effettuati interventi di modernizzazione della viabilità e degli edifici, sia tra Ottocento e Novecento sia negli anni Trenta e Quaranta del Novecento; purtroppo, questo ha significato anche la distruzione di interi quartieri medievali. Importante fu poi la costruzione dei ‘muraglioni’ – grandi argini in pietra – per proteggere la città dalle piene del Tevere.
Fuori della città, l’uso agricolo dei terreni si è molto ridotto – anche se il territorio comunale è vastissimo e non tutto edificato – mentre sono sorte alcune importanti aree industriali.
Tuttavia Roma resta una città in cui prevalgono le attività terziarie: pubblica amministrazione, sanità, commercio, credito, editoria, istruzione e ricerca, turismo, spettacolo, ristorazione, trasporti. La presenza del Vaticano e le attività della Chiesa cattolica coinvolgono tutta la città: per esempio con le università pontificie, che si aggiungono alle tre statali – compresa La Sapienza, la più grande d’Europa – e a varie altre. Una forte presenza internazionale è data dalla sede della FAO.
Roma ha musei comparabili con le più celebri collezioni mondiali, e un semplice elenco dei monumenti importanti occuperebbe pagine. Circa 8 milioni di persone li visitano ogni anno e molti apprezzano la città al punto che tornano per rimanere, sempre più numerosi.
La presenza di forestieri è sempre stata un fatto normale: durante l’Impero, sotto i papi, nell’Italia unita – stranieri o Italiani immigrati. Ancora oggi stranieri residenti, immigrati, turisti e pellegrini sono una presenza costante e visibile, in una città cosmopolita e ospitale: un buon laboratorio per i processi di integrazione.