Romania
Tra eredità latina e cultura zigana
Un territorio composito e frazionato e una storia tormentata hanno ostacolato la formazione della Romania come nazione unitaria e l’hanno a lungo isolata dall’Europa occidentale, con la quale aveva avuto antichi e importanti rapporti, testimoniati dalla lingua. Attraverso un difficile, delicato e controverso processo di riorganizzazione della società e dell’economia, la Romania sta oggi cercando la strada verso migliori condizioni di vita
Il territorio romeno è attraversato dai Carpazi Orientali e dalle Alpi Transilvaniche (cime oltre i 2.500 m); a ovest sono l’altopiano della Transilvania, i Monti Apuseni e le pianure attraversate dal fiume Mureş e altri affluenti del Tibisco; a est si aprono vaste piane (Moldavia, Valacchia) percorse dai fiumi Siret, Prut e soprattutto, a sud, Danubio. Il clima è continentale, salvo che lungo la costa sul Mar Nero.
La popolazione, che comprende varie minoranze, parla una lingua neolatina ed è distribuita nelle campagne e in molti centri piccoli e medi. A parte la capitale Bucarest (1.926.000 abitanti), alcune città (Iaşi, Timişoara, Costanza, Craiova) superano di poco i 300.000 abitanti.
Ricca di minerali (metalli, petrolio) e di terre fertili (cereali, frutta, colture industriali), la Romania ha avuto un imponente sviluppo economico negli anni Cinquanta-Settanta, grazie all’industrializzazione (metalmeccanica, tessile) e di recente è diventata meta turistica; ma il suo sviluppo è lontano dai livelli occidentali e molti Romeni emigrano all’estero.
Il territorio dell’attuale Romania coincide con l’antica regione della Dacia. Esso fu conquistato dai Greci, dai Persiani e, nel 2° secolo d.C., dai Romani. Assoggettato da diverse popolazioni barbariche tra il 3° e il 13° secolo, esso vide sorgere dopo di allora i due principati di Moldavia e di Valacchia, che caddero poi sotto il dominio dell’Impero ottomano e di quello russo.
La storia della Romania contemporanea inizia nella seconda metà dell’Ottocento, quando Moldavia e Valacchia, unitesi nel 1861, ottennero l’indipendenza nel 1878 e si trasformarono nel regno di Romania nel 1881. Il paese partecipò alla seconda guerra balcanica (1913) e dal 1916, a fianco della Triplice Intesa, alla Prima guerra mondiale, ingrandendosi sul piano territoriale. Il periodo tra le due guerre mondiali fu segnato da violente tensioni e dal succedersi di governi autoritari. Acquistò un ruolo crescente la Guardia di ferro, un’organizzazione paramilitare di stampo fascista e razzista fondata nel 1930.
Dieci anni più tardi, nel 1940, andò al potere il generale Ion Antonescu, appoggiato dalla Guardia di ferro, che instaurò una dittatura e portò la Romania in guerra a fianco della Germania nazista, dando un drammatico contributo allo sterminio degli ebrei. Con il mutare delle sorti del conflitto, nel 1944 Antonescu fu destituito e la Romania condusse le ultime fasi della guerra a fianco degli Alleati, entrando nella sfera di influenza sovietica.
Come in altri paesi dell’Europa centro-orientale, anche in Romania i comunisti salirono al potere nel dopoguerra creando un regime di tipo sovietico integrato nel blocco socialista. Dal 1965 esso fu guidato da Nicolaie Ceauşescu, il quale, pur sottraendosi in parte all’egemonia di Mosca e stringendo relazioni con l’Occidente, diede vita a una dittatura corrotta che crollò infine nel 1989. Da allora, la Romania, un paese povero e indebitato, ha avviato una difficile transizione verso la democrazia, l’economia di mercato e l’integrazione europea.