BONGHI, Ruggiero
Uomo politico e letterato, nato a Napoli il 21 marzo 1826, morto a Torre del Greco il 22 ottobre 1895. Perduto il padre a 10 anni, fu educato dal nonno materno e dal secondo marito di sua madre, Saverio Baldacchini. Chiuso a 11 anni nel collegio degli Scolopî, ne uscì a 15, e continuò gli studi da sé, particolarmente, "ostinatamente", quello della lingua greca, tanto che, a vent'anni, aveva tradotto il Filebo di Platone, che fece stampare (Napoli 1847). Dopo l'elezione di Pio IX, partecipò attivamente alle riunioni segrete e alle dimostrazioni popolari, e scrisse una delle petizioni dirette a Ferdinando II perché concedesse la costituzione. Collaborò poi con Carlo Troya al giornale moderato il Tempo, e accompagnò come segretario la legazione straordinaria mandata a Roma, a Firenze e a Torino, che doveva prendere accordi per la Lega e la dieta italiana. L'enciclica del 29 aprile fece fallire lo scopo della legazione; egli, amareggiato, passò da Roma a Firenze, dove scrisse nel Nazionale, e donde fu allontanato. Riparò a Torino, e vi conobbe gli Arconati, i Collegno, ecc. Andato a Pallanza per visitare gli Arconati, che là villeggiavano, si recò a Stresa per ossequiare il Rosmini; "invitato a rimanere qualche giorno con lui, vi rimase più anni fermato di giorno in giorno". Allora conobbe il Manzoni; assisté e partecipò alle discussioni "vive e sempre amichevoli" dei due amici; studiò, meditò, tradusse la Metafisica di Aristotele, scrisse lettere e dialoghi di materia filosofica, e le famose lettere a Celestino Bianchi, pubblicate nello Spettatore di Firenze con il titolo: Perché la letteratura italiana non sia popolare in Italia (1855). Non aveva frequentato a Napoli lo studio del Puoti; ma anch'egli, giovinetto, aveva fatto "accanito spoglio dei Trecentisti"; era arrivato a Stresa "tutto imbevuto delle ammirazioni abituali"; il Manzoni lo convertì alle idee ed ai criteri che egli espose vivacemente e arditamente nelle lettere ricordate.
Nel 1858 rifiutò dal governo austriaco una cattedra di filosofia nell'università di Pavia; ma l'ebbe dopo la liberazione della Lombardia. Tornato a Napoli nel 1860, vi fondò e diresse il Nazionale, in cui sostenne l'unione al Piemonte per plebiscito incondizionato. Fu per breve tempo eletto della città, segretario del consiglio di luogotenenza, ecc. In quello stesso anno fu eletto deputato dal collegio di Belgirate. Rappresentò successivamente, con qualche interruzione, altri collegi elettorali sino al 1892, e altre cattedre occupò, a Firenze, a Milano, a Roma, insegnando letteratura latina, storia antica, storia moderna. Dal 1866 diresse la Perseveranza di Milano e collaborò al Politecnico e alla Nuova Antologia. Nel 1869 fu membro della commissione presieduta dal Manzoni, incaricata dal ministro Broglio di cercare e proporre i provvedimenti e i modi di aiutare gli studî della buona lingua e della buona pronunzia. Nel 1871, relatore del disegno di legge delle guarentigie al sommo pontefice, presentato al parlamento dal Lanza, sostenne innanzi alla Camera la lunga e vivace discussione, che finì con l'approvazione. Ministro dell'istruzione dal settembre del 1874 al 18 marzo 1876, istituì nelle principali università le cattedre di lingue e letterature neolatine, impose ai laureandi l'obbligo di presentare dissertazioni, fondò a Roma la Biblioteca Vittorio Emanuele ed il Museo etnografico ecc. Eletto più tardi presidente dell'Associazione della stampa e della Società Dante Alighieri, lavorò efficacemente ad afforzarle ed estenderle. Fondò in Assisi e in Anagni i collegi per gli orfani dei maestri elementari. Sarebbe lungo enumerare i molti altri uffici ed incarichi che gli furono affidati. Fino agli ultimi mesi di vita, la sua attività non ebbe posa: lezioni all'università, discorsi politici alla Camera e nelle associazioni liberali, conferenze letterarie o d'altri argomenti, articoli di politica, di letteratura, di storia nei giornali e nelle riviste, specialmente nella Nuova Antologia e nella Cultura, fondata e spesso scritta quasi interamente da lui, libri per le persone colte e manuali per le scuole, traduzione dei dialoghi di Platone, accompagnati ognuno da lunghe, dotte e briose lettere introduttive. Tale era la vastità e la solidità della sua cultura, e tale il suo acume, che anche quando pareva che improvvisasse, imprimeva nella materia trattata qualche cosa di nuovo, di originale.
Opere principali: Perché la letteratura italiana non sia popolare, 1ª ed., Milano 1856; 4ª ed., Napoli 1884; Camillo Benso di Cavour, Torino 1860; 2ª ed., ibid. 1861; La vita e i tempi di Valentino Pasini, Firenze 1867; Storia della finanza italiana, Firenze 1868; Discorsi e saggi sulla pubblica istruzione, voll. 2, Firenze 1876; Pio IX e il papa futuro, Milano 1877; Il conclave e l'elezione del pontefice, Milano 1878; Leone XIII e l'Italia, Milano 1878, nuova ed., ibid. 1884; Il congresso di Berlino, Milano 1878; 2ª ed., ibid. 1885; Ritratti contemporanei, Milano 1879; Bibliografia storica di Roma antica, Roma 1879; Disraeli e Gladstone, Milano 1881; Horae subsecivae, Roma 1883; Francesco d'Assisi, Città di Castello 1884, 2ª ed., ibid. 1910; Arnaldo da Brescia, ibid. 1885; Eloisa, ibid., 1886; Storia di Roma, voll. 3, Milano 1884-1896 (il III vol. uscì postumo); Vita di Gesù, Roma 1890, nuova ed., Firenze 1911; Le feste romane, Milano 1891; Le prime armi, Bologna 1894, Le Stresiane, Milano 1897; I discorsi per la Dante Alighieri, S. Maria Capua Vetere, 1920; L'educazione nazionale, Lanciano 1922; Scritti manzoniani, Napoli 1927; I fatti miei e i miei pensieri, pagine del Diario, Firenze 1927.
Opere varie: Platone, Dialoghi trad. da R. B., voll. 13, Roma-Torino 1890-1904; A. Manzoni, Opere inedite o rare pubbl. da R. B. e da G. Sforza, voll. 5, Milano 1885-1898; A. Rich, Dizionario delle antichità greche e romane trad. da R. B. e G. Del Re, voll. 2, Firenze 1869. Manca tuttora una bibliografia bonghiana. Si possono utilmente consultare: Elenco di opere e scritti di R. B., Napoli 1900; la bibliografia delle opere nel volume citato I Discorsi, 1920.
Bibl.: F. D'Ovidio, R. B., in Nuova Ant., s. 4ª, LX (1895); F. Ermini, R. B., Prato 1895; R. Bonfadini, R. B., Roma 1895; E. Gianturco, In memoria di R. B., Roma 1896; R. De Cesare, R. B. nella politica, Città di Castello 1896; U. Ojetti, Per R. B., Spoleto 1896; A. Franchetti, R. B., in Arch. storico it., s. 5ª, XVII (1896); In memoria di R. B.: scritti e discorsi, Roma 1896; D. Gnoli e C. Fani, In onore di R. B., Assisi 1897; B. Croce, R.B., in La Critica, VI (1908), con una Nota bibliografica; C. Montalcini, R. B., in Nuova Antologia, s. 6ª, CXCIV (1918).