ruolo
Norme e aspettative legate a una posizione sociale
Il termine ruolo in sociologia designa il complesso di regole di comportamento e di aspettative legate alla posizione che un individuo occupa in una rete di relazioni sociali. Tutti ci troviamo ad assumere ruoli diversi a seconda delle fasi e delle situazioni in cui si svolge la nostra esistenza: ruoli che spesso si sommano e si sovrappongono, e talvolta entrano in conflitto
Il termine ruolo deriva dal francese rôle, forma contratta del latino rotulus, che era il rotolo sul quale l’attore leggeva in scena la sua parte: da qui deriva la metafora del mondo come teatro e degli uomini come attori che recitano una parte loro assegnata dalla società. Ognuno di noi, infatti, in quanto fa parte di una collettività, è inserito in un insieme di relazioni sociali, occupando una data posizione, o meglio un complesso di posizioni, poiché i sistemi che formano la struttura sociale sono molteplici: la famiglia, la scuola, la professione e così via. A ognuna di queste posizioni è associato un ruolo, cioè un complesso di aspettative e regole di comportamento più o meno vincolanti. Una stessa persona, quindi, può avere una molteplicità di ruoli che spesso si sovrappongono – figlio, studente, professionista, cittadino, e via dicendo –, e ciascuno di questi ruoli è definito da un insieme specifico di norme e di aspettative di condotta. Per esempio, se il signor X è un capo di Stato e un padre di famiglia osserverà regole di comportamento diverse quando fa un discorso in pubblico – quando compare nel suo ruolo di uomo politico – rispetto a quando gioca con il figlio – quando cioè assume il ruolo di padre. A volte tra i ruoli che una persona assume si possono creare conflitti. L’esempio tipico è quelle delle madri che lavorano: ruolo professionale e ruolo materno spesso non si conciliano, almeno nella nostra organizzazione sociale, o risultano apertamente incompatibili.
Il processo attraverso il quale apprendiamo le norme e i valori associati al ruolo sociale prende il nome di socializzazione e inizia sin dall’infanzia all’interno della famiglia (socializzazione primaria). Attraverso questo processo impariamo a fare nostre le aspettative e le norme di comportamento giudicate utili, adeguate, giuste dalla società in cui viviamo.
Molti sociologi danno la preminenza alla componente normativa dei ruoli, cioè alla loro natura di modelli di comportamento, di regole imposte dalla società e che siamo tenuti a osservare per non incorrere in punizioni più o meno severe: dal biasimo a vere e proprie sanzioni giuridiche. Così concepito, però, il ruolo finisce per assumere un carattere opprimente: è qualcosa che regola e uniforma i nostri comportamenti in base a schemi standardizzati e imposti dall’esterno, soffocando la nostra spontaneità e libertà. In questa visione gli individui sono esseri puramente passivi, che seguono le regole prefissate come automi.
Tuttavia, se è vero che il ruolo implica la classificazione delle persone in tipi o categorie sociali predefiniti – per esempio l’insegnante, il poliziotto, la madre – dall’altro, come accade a teatro, esso lascia un ampio margine di ‘interpretazione personale’: non solo ogni ruolo viene inteso diversamente da persona a persona, ma – data la diversità di caratteri, interessi, punti di vista, retroterra culturale dei singoli individui – viene anche ‘attuato’ in modo diverso, acquistando un’inconfondibile nota personale. Inoltre, se è vero che il ruolo è un modello di comportamento disciplinato da regole, tuttavia queste non sono mai così specifiche, chiaramente riconoscibili e univoche da orientare l’azione in un’unica direzione possibile. I ruoli, insomma, più che copioni che definiscono la ‘parte’ fin nei minimi dettagli, sono ‘canovacci’ (nel senso teatrale del termine) che lasciano ampi spazi alla creatività interpretativa dell’attore.
Come ha messo in luce il sociologo canadese Erving Goffman, poi, non vi è quasi mai un’identificazione totale tra l’individuo e i ruoli che esso svolge. Pur conformandoci alle regole di comportamento associate ai vari ruoli, possiamo ‘prendere le distanze’ da essi con strategie che sottolineano come tali ruoli non coincidano pienamente con la nostra identità personale: per esempio, lo studente può prendere le distanze dal suo ruolo osservando con palese malavoglia gli obblighi a esso associati, oppure metterlo in caricatura con uno zelo esagerato.