SABBIONETA (A. T., 24-25-26)
Paese e comune della provincia di Mantova. Il paese che conta circa un migliaio di abitanti, sorge a 18 m. s. m., sulla sinistra del Po ed è soprattutto un centro agricolo, ma non vi mancano industrie (filande di seta, concerie, fabbriche di mobili). È unito per mezzo di una tramvia a Mantova, dalla quale dista 31 km., e a Viadana sul Po. Il comune, esteso 37,47 kmq., è coltivato essenzialmente a cereali, vite e gelsi. La popolazione, che nel 1931 ammontava a 7110 abitanti (contro 7040 nel 1921, 7016 nel 1911 e 6623 nel 1861), ha una distribuzione piuttosto sparsa.
Monumenti. - Vespasiano Gonzaga, tracciata la pianta della città, la immaginò già compiuta e perfetta in ogni sua parte, dotata di monumenti, di vie diritte e regolari, con due sole porte, l'Imperiale e la Vittoria, opposte e unite da una via ampia cui diede il nome della zia Giulia Gonzaga, la famosa bellissima castellana di Fondi: porte aperte nelle solide mura, che cingevano la città, a stella. Intorno al 1560 iniziò la costruzione del suo palazzo nella piazza centrale, presso la chiesa. E pare che anche di questo sia stato ideatore e architetto egli stesso, che al campo teneva con sé Vitruvio; ma non vide compiuto il palazzo, perché vi si lavorava ancora nel 1591 quand'egli morì. È una solida e bene ideata costruzione a due piani, dominata al centro da una torre a mo' di altana. Le belle sale, dipinte da Bernardino Campi e dai suoi collaboratori (i fratelli Pesenti e Alberto Cavalli sabbionetani, e i due mantovani Rubone e Fornarotto), erano ricche di arazzi preziosi, di marmi, di mobili e drapperie di singolare pregio: oggi sono sede delle scuole e degli uffici comunali. All'estremo del borgo, sulla piazza d'armi, il munifico signore iniziò nel 1580 e condusse a termine nel 1584, un secondo palazzetto con ampio giardino all'italiana, adorno di tempietti a Venere e a Diana, di statue, di grotte, di fontane e vasche, legato a un pomerio. Il "Palazzetto del giardino" fu decorato, anch'esso, da Bernardino Campi e dagli altri artisti sunnominati, alla grottesca e con rappresentazioni mitologiche.
Dall'angolo estremo di questo palazzo si stacca la massiccia costruzione della Galleria delle antichità che limita la piazza d'armi per uno dei suoi due lati più lunghi, con un grandioso porticato lungo 60 metri e largo 8. La galleria superiore, decorata da Bernardino Campi e da Giovanni da Villa Brabantese conteneva moltissime e pregevoli oggetti d'arte greca e romana, statue, busti, anfore, sarcofagi, i quali, raccolti e asportati poi, nel 1771, da Paolo Pozzo, per volere di Maria Teresa, formarono il nucleo maggiore del museo di Mantova, oggi disposto in quel palazzo ducale.
Sulla via Giulia sorge il Teatro all'antica, elevato su disegno e con la continua assistenza di Vincenzo Scamozzi chiamato a Sabbioneta da Vicenza ove attendeva al Teatro Olimpico del Palladio. Iniziato nel 1588 fu compiuto e inaugurato nel 1590. A pianta regolare molto allungata, prospetta su tre strade e si appoggia da una sola parte a case private; lo Scamozzi lo reputava e l'amava come il suo capolavoro. Anche le statue e le pitture vi furono eseguite sotto la direzione dello stesso Scamozzi.
Ogni fabbricato di Sabbioneta, che fu detta una "piccola Atene", è in giuste proporzioni e tutto vi reca un segno di nobiltà.
La magnifica statua di bronzo raffigurante il duca Vespasiano, opera di Leone Leoni, dal duca destinata alla pubblica piazza, venne alla sua morte collocata nel mausoleo, che G. B. Dalla Porta disegnò ed eresse con marmi preziosi giunti da Roma, poco dopo la morte del duca che li aveva voluti per adornare la galleria. Il mausoleo custodisce le spoglie del grande mecenate e guerriero nella chiesa di Maria Incoronata da lui fatta costruire nel 1586. Anche la chiesa parrocchiale, fabbricata pur essa in quegli anni, è di grande interesse specie per esservi stata aggiunta la leggiadra cappella del Sacramento, opera settecentesca d'uno dei Bibbiena.
Storia. - Sabbioneta, da modesto villaggio che era, divenne nel sec. XVI centro importante di cultura per cura del principe Vespasiano Gonzaga, figlio di Luigi, detto Rodomonte per le sue nobili imprese di guerra, e che fu ucciso all'assedio di Vicovaro. Il Gonzaga eresse chiese, scuole, una biblioteca e una zecca, che ebbe molto grido anche in tempi posteriori, inoltre una tipografia ebraica, dalla quale uscirono edizioni, ancor oggi assai apprezzate. Avvenuta la morte del principe Vespasiano nel 1591, senza che egli lasciasse discendenti maschi, poiché il figlio Luigi gli era premorto, Sabbioneta subì una rapida decadenza e venne in possesso di diversi signori, finché, con la pace di Aquisgrana del 1748, venne aggregata all'Austria e incorporata nell'ex-ducato di Mantova, di cui seguì le sorti, fino a quando la città dei Gonzaga fu riunita, nel 1859, al regno d'Italia.
Bibl.: Marini, S., Casalmaggiore 1914; P. Buzzi, Il "teatro all'antica" di V. Scamozzi in S., in Dedalo, VIII (1927-28), pp. 488-524; id., I palazzi ducali di Sabbioneta, ibid., IX (1928-29), pp. 221-52; R. Pallardini, in L'Arte, XXXIX (1936), p. 18 segg.; L. Re, La città dei Gonzaga, (coll. Le cento città d'Italia, n. 89), Milano s. a.; G. B. Intra, Sabbioneta, Mantova 1909; A. Racheli, Memorie storiche di Sabbioneta, Casalmaggiore 1849.