CARCANO, Salvatore
Nato a Robbiate (Como) l'11 ott. 1827 da Carlo e da Maria Cattaneo, in una famiglia di modeste condizioni economiche, non terminò gli studi iniziati e si impiegò come lavorante presso la bottega di stoffe di uno zio paterno. Arruolatosi volontario nell'artiglieria lombarda allo scoppio della prima guerra d'indipendenza, fu integrato nel 1849 nell'artiglieria sarda come allievo armaiolo in servizio d'ordinanza. Promosso sergente nel 1851, ai primi del 1852 fu congedato per fine ferma ed assunto quasi subito presso la Regia Manifattura d'armi di Torino come mastro finitore e livellatore di canne di terza classe. Progettò e costruì, nel 1853, uno speciale congegno di scatto per fucili a percussione e, nel 1857, macchine utensili per la lavorazione di canne, baionette e mirini che gli procurarono, all'Esposizione nazionale di Torino del 1858, una medaglia ed un diploma di onore. Raggiunta la qualifica di controllore d'armi nel 1855, il C. fu ammesso, nel 1865, nel nuovo quadro graduale numerico del personale tecnico d'artiglieria come controllore principale di seconda classe, e fu quindi inviato a Wewhausen (Svizzera) per collaudare macchine utilizzate nella fabbricazione di canne d'acciaio per fucili. Nominato capotecnico principale nel 1870, per i meriti acquisiti nell'ideazione di un otturatore scorrevole-girevole per fucili, il C. continuò i propri studi, brevettando nel 1876 un nuovo alzo per fucili e carabine.
Gli anni intorno alla metà del XIX sec. videro le nazioni europee impegnate nell'opera di rinnovamento del proprio armamento leggero. La guerra di secessione americana, con la comparsa delle armi a retrocarica sui campi di battaglia, aveva infatti decretato la fine del sistema di sparo a percussione. In Europa le soluzioni adottate per la realizzazione del nuovo tipo di arma così efficacemente evidenziatasi nei teatri di guerra americani furono sostanzialmente due: mediante un otturatore a cilindro azionato da un manubrio come nel Dreyse, Chassepot e Doersch, e mediante chiusura a blocco come nel Wanzel, Werder, Snider, Albini e Martini. L'Italia attuò il processo di rinnovo delle proprie armi portatili nel modo che si ritenne più economico, e cioè modificando a retrocarica, secondo il sistema proposto dal C., gli ormai superati fucili ad avancarica. Ritubate le canne dei vari modelli 1860 e tagliatele in culatta, vi si adattò l'otturatore scorrevole-girevole ideato dal C.: questi, in pratica, aggiunse al sistema Doersch-Baumgarten, opportunamente modificato, il congegno di sicurezza del Dreyse. L'otturatore era infatti composto da un cilindro di ferro cavo, munito di manubrio, che conteneva nel suo interno una molla a spirale avvolta intorno ad uno stelo, nella cui testa era avvitata una molla a lamina ed era incastrato un portaago con l'ago percussore. Sopra la molla a spirale, era introdotto un tubetto forato munito di un nasello che consentiva il passaggio del gambo dello stelo sul quale era a sua volta avvitato un bottone d'acciaio. L'accensione della polvere, contenuta in apposita cartuccia, era determinata dal lungo ago racchiuso nell'otturatore che, all'atto dello sparo, attraversava la stessa attivandone l'innesco. Ad ovviare le perdite di gas in culatta, si applicò sull'otturatore una rondella di feltro speciale incombustibile, ma i risultati si dimostrarono poi - nella pratica di tiro - assai scarsi. La realizzazione del fucile Carcano, dettata da ragione economiche, si rivelò un grave errore perché, sebbene si fossero riutilizzate le canne dei vecchi fucili ad avancarica, la costruzione ex novo delle classe e dei meccanismi di sparo ed otturazione richiese una spesa che non diede i profitti sperati in quanto l'arma era già, all'atto stesso della sua ideazione, tecnologicamente superata. Il fucile Carcano, adottato dall'esercito italiano, entrò in servizio come "modello 1868" e vide la sua prima utilizzazione bellica nella campagna per la presa di Roma del 1870, e fu sostituito due anni dopo dal più moderno e funzionale Vetterli, monocolpo a cartuccia metallica.
Il C., inventore di numerosi congegni per modifiche alle armi da fuoco, mancò delle possibilità finanziarie per approfondire gli studi sulle armi e perfezionare le sue creazioni. Nel 1892, in seguito all'adozione di un sistema d'otturazione e sicura da lui ideato per il nuovo fucile d'ordinanza italiano, ebbe premi in denaro ed onorificenze.
L'invenzione delle polveri senza fumo e l'adozione definitiva delle armi a ripetizione di piccolo calibro da parte di vari eserciti europei intorno al 1886, indussero l'Italia ad intensificare gli studi e le ricerche per adeguare il proprio armamento a quello delle altre nazioni. Risultato di questi studi fu la realizzazione, nel 1891, di un fucile a ripetizione del calibro di 6,5 mm, che per facilità di maneggio, solidità, resistenza ed efficacia nulla aveva da invidiare a tutte le analoghe armi da guerra sino ad allora realizzate. Il congegno di otturazione, anche in questa nuova arma, era stato ideato dal C., che aveva mantenuto pressoché inalterati, nel congegno di sicurezza, i principi meccanici del precedente modello 1868 ispirandosi poi al sistema Mauser, per l'otturazione e al Mannlicher per il sistema di alimentazione (caricatore a lastrina). Alcune modifiche concernenti l'otturatore e la cartuccia furono apportate negli anni seguenti al 1892, perfezionando e rendendo più funzionale l'arma che ebbe il battesimo del fuoco nella guerra di Libia e la consacrazione definitiva nella guerra 1915-18. Il fucile modello 1891 costituì inoltre, sia pure in diverse varianti nei modelli e nel calibro, l'armamento individuale dell'esercito italiano durante l'intero corso della seconda guerra mondiale.
Il C. lasciò il servizio per raggiunti limiti di età nel 1896: si spense a Torino nel 1903.
Fonti e Bibl.: Per un quadro generale dei problemi dell'armamento italiano nel periodo considerato, si vedano: C. Chierubini, Elementi diartiglieria, Torino 1873; Id., Studio sulle armie sul tiro, ibid. 1876-77; A. Clavarino, Armi etiro, Torino 1902; L. Gucci, Armi portatili, Torino 1915. Per la biografia del C., oltre al suo foglio matricolare in Arch. centrale dello Stato, Ministero Guerra,Matricole Impiegati tecnici dell'Artiglieria, vol. 3557, p. 14, si veda C. Montù, Storia dell'artiglieria ital., III, 7, Roma 1941, pp. 2101 ss. (con errata indicaz. del luogo di nascita).