Uomo di stato, presidente degli Stati Uniti (Brookline, Massachussets, 1917 - Dallas, Texas, 1963). Figlio del senatore Joseph (Boston 1888 - Hyannisport, Massachusetts, 1969), ricco finanziere di origine irlandese che Roosevelt aveva inviato ambasciatore a Londra dal 1937 al 1940, K. studiò a Londra alla School of economics e si laureò a Harvard (1937). Durante la seconda guerra mondiale si distinse come ufficiale di marina, nel Pacifico, dove fu ferito e meritò decorazioni. Morto in guerra il fratello maggiore, le ambizioni politiche dei K. si concentrarono su di lui: deputato del Massachusetts nel 1946 per il partito democratico, senatore nel 1952 e di nuovo nel 1958, pubblicò una raccolta di saggi sulle più cospicue figure politiche americane (Profiles in courage, 1957). Le elezioni presidenziali del 1960 lo trovarono ben preparato a sostenere la lotta contro il repubblicano R. Nixon. Grazie al carattere liberale e progressista dei suoi orientamenti, alla sua abilità nel conciliare l'intransigente fedeltà ai principî della separazione fra Stato e Chiesa con l'adesione alle aspettative del forte elettorato cattolico (che formava i due quinti di tutto l'elettorato democratico), K. l'8 novembre 1960 era eletto alla Casa Bianca, con un minimo scarto di voti popolari (poche centinaia di migliaia), ma con larga maggioranza dei voti elettorali. K. prese possesso della carica il 20 gennaio 1961, con L.B. Johnson come vicepresidente. Sul terreno economico, di fronte alla recessione e all'estesa disoccupazione che colpì più di 5 milioni di persone (il 7% della popolazione attiva), K. adottò una serie di misure, quali: aumento dei sussidî ai disoccupati, delle pensioni di assicurazioni sociali, del salario minimo a 1 dollaro e 25 cent l'ora; aumento delle spese per la viabilità, ospedali, scuole, ecc., e per l'esplorazione dello spazio; contributi federali per la ricerca scientifica e per i comuni, mutui a interesse di favore per le abitazioni; aumento sino a 50 miliardi per il 1963 del bilancio della difesa, con conseguenti ordinazioni alle industrie. La recessione si esaurì subito, la disoccupazione scese sotto i 4 milioni. Con l'appoggio incondizionato del Congresso la difesa degli S.U.A., affidata a McNamara, ebbe i maggiori vantaggi: alla fine del 1963 tutte le forze armate erano state riorganizzate a fondo e modernizzate, mentre, nella gara per la conquista dello spazio, il divario rispetto ai successi sovietici si venne progressivamente riducendo. In politica estera K. intendeva avviare un dialogo, partendo da posizioni di forza, con l'URSS, per giungere a una distensione internazionale, senza tuttavia trascurare, grazie anche agli aiuti all'estero, di proseguire la politica di "contenimento" rispetto al comunismo. Il problema di Cuba si fece sentire subito, a tre mesi dall'insediamento di K. alla Casa Bianca: quando il 17 aprile 1961 un migliaio di esuli cubani, addestrati e organizzati negli S.U.A. a cura della CIA sbarcarono alla Baia dei Porci, a Cuba, e l'insurrezione fallì, K. si assunse la responsabilità dell'impresa che nel momento critico fu abbandonata. Questo episodio determinò una maggiore intransigenza sovietica, per fronteggiare la quale, vista l'impossibilità di un accordo sulle questioni di fondo, K. - a seguito di un lungo viaggio esplorativo (Ottawa, Londra, Parigi, Roma, Vienna, dove il 3 e il 4 giugno 1961 si incontrò con N. Chruščëv) - non poté non ritornare alla vecchia formula dell'equilibrio fra le potenze, puntando alla superiorità americana negli armamenti, e quindi nell'industria. Nell'autunno del 1962 l'installazione di missili a Cuba da parte dei sovietici trovò K. pronto alle misure estreme: l'URSS si indusse a ritirare le postazioni missilisitiche dall'isola (ottobre 1962), con conseguente certa distensione con gli S.U.A. per tutto il 1963. Per contrastare l'espansione comunista nell'Asia sud-orientale, K. applicò la pratica del "contenimento": difese la Cina nazionalista e la Corea del Sud; inviò truppe nel Vietnam del Sud per addestrare quelle locali impegnate contro i guerriglieri vietcong. Nell'America Latina, considerata da K. "la zona più critica del mondo", per fronteggiare sia la reazione dei militari sia il castrismo, K. creò, a Punta del Este, la cosiddetta Alleanza per il Progresso (agosto 1961), con la quale gli S.U.A. s'impegnavano a investire in 10 anni 20 miliardi di dollari per lo sviluppo economico dell'America Latina. Nel 1962 ottenne dal Congresso i poteri necessarî per una nuova serie di negoziati internazionali destinati ad abbassare le tariffe doganali al fine di integrare le esigenze e le aspirazioni degli altri paesi con quelle degli S.U.A. (il cosiddetto Kennedy round: v. GATT), creando la piattaforma economica della nuova partnership atlantica e cercando di favorire lo sviluppo dei paesi arretrati. In politica interna, alle dimostrazioni sempre più numerose contro le discriminazioni si opposero brutali interventi polizieschi, di singoli e di società segregazioniste, con episodî di violenza che indussero K. nel giugno 1963 a presentare al Congresso una legge molto complessa per garantire il diritto di voto ai neri e assicurare ad essi la parità coi Bianchi nei servizî pubblici e privati. In quest'atmosfera di violenza e intransigenza razzista maturò l'assassinio di K., avvenuto il 22 novembre 1963 in circostanze mai del tutto chiarite. Gli successe il vicepresidente L.B. Johnson.