CASTIGLIONE, Salvatore
Figlio di Gio Francesco e Giulia Varese, nacque a Genova nell'anno 1620 (Alfonso): fratello minore di Giovanni Benedetto, del quale seguì la carriera artistica, risulta con lui a Roma già nel 1634 e ancora nel 1647 (Percy, 1967). La sua attività artistica è documentata unicamente dall'incisione La resurrezione di Lazzaro (firmata e datata 1645; rame nella Calcografia nazionale di Roma), mentre in un inventario della galleria del duca di Mantova, redatto attorno all'anno 1707, sono registrati due suoi "quadrettini dipinti d'animali" (D'Arco, 1857, p. 186). L'estrema scarsità di elementi sicuri impedisce pertanto una sia pur ipotetica ricostruzione dell'opera del Castiglione.
Nel 1656 era a Torino, come risulta dalla relazione, datata 24 ott. 1656, che egli scrisse per Giovan Filippo Spinola, descrivendo la visita della regina Cristina di Svezia alla corte dei Savoia (Schede Vesme, p. 297). Negli stessi anni 1656-57 il suo nome compare una volta anche nel registro dei conti della principessa Ludovica, vedova dell'ex cardinale Maurizio di Savoia (ibid., p. 298); ma la generica indicazione del pagamento "a consideratione di diversi lavori ett oppere fatte in servizio di S.A.R." impedisce di precisare l'attività del C. alla corte sabauda. Nel 1659, come documentano le numerose lettere pubblicate dal Meroni, il C. appare già al servizio di Carlo II Gonzaga, duca di Mantova, con mansioni piuttosto varie che vanno da missioni e ispezioni per conto del duca (relazione sullo stato delle fortificazioni a Porto presso Mantova, lettera dell'11 marzo 1661) all'acquisto di mobili e quadri per le collezioni (lettere del 29 marzo e del 5 giugno 1661, ecc.), a più umili compiti come l'invio di cibi e sementi.
Altre interessanti notizie sul ruolo e sull'attività del C. alla corte dei Gonzaga sono contenute nelle memorie di Angelo Tarachia (Il carcere illuminato,Venezia 1671, p. 179), in cui il C., che guida l'autore in una galleria immaginaria, si dichiara "incaricato di tener custodite e conservate le Gallerie che in quel palazzo si trovano" e, lamentandosi del trattamento ricevuto dalla corte dei Gonzaga, afferma: "abborii di starmene ad imbrattar tele co' colori, e benché in olio virtuoso, affaticarmi a pascere la curiosità degli huomini". Il C. continua mostrando "gloriose marche" di un assalto a una trincea sotto Chivasso, e conclude che con le sue richieste di riconoscimenti da parte del duca e con le sue ambizioni filosofiche si rese "ridicolo al padrone, scherno de' cortigiani e strapazzo di tutta la canaglia. Riportai perciò il nome di pittore pazzo...".
Il C. risulta ancora in vita nel 1676; ignoriamo il luogo e la data della sua morte.
Fonti e Bibl.: R. Soprani, Le vite de'pittori...,Genova 1674, pp. 225 s.; R. Soprani-C. G. Ratti, Delle vite de' pittori...,I, Genova 1768, p. 315; A. Bartsch, Le peintre graveur, XXI, Vienne 1821, p. 43; C. D'Arco, Delle arti e degli artefici di Mantova, II, Mantova 1857, pp. 186-89; Schede Vesme, I, Torino 1963, pp. 297 s.; C.Perina, in Mantova. Le Arti, III, Mantova 1965, ad Indicem; A. Percy, [G. B.] Castiglione's chronology: some docum. notes, in The Burlington Magazine, CIX(1967), pp. 672-677; [U. Meroni], Fonti per la storia della pittura, G. B. Castiglione, Monzambano 1971-73, I-II, ad Indices; L.Alfonso, G. B. Castiglione..., in La Berio, XII (1972), 2, pp. 40-45; M. Newcome, Exhibition of Genoese Baroque Drawings (catal.), New York 1972, p. 60 n. 169.