SCIARRINO, Salvatore
Compositore, nato a Palermo il 4 aprile 1947. Avviato agli studi classici, mostrò fin da giovanissimo particolare interesse per le arti figurative; nell'apprendimento della pratica musicale, però, fu in sostanza un autodidatta. Probabilmente il fervore di iniziative che caratterizzò gli anni Sessanta a Palermo, attivo centro nella presentazione delle avanguardie della ''Nuova Musica'', lo orientò definitivamente verso la composizione: terminati gli studi classici, S. già figurò nei programmi del Festival di musica contemporanea della Biennale di Venezia (1969) con Berceuse, un lavoro in cui erano anticipati alcuni dei tratti caratterizzanti il suo successivo modus componendi. Attualmente insegna al conservatorio ''L. Cherubini'' di Firenze, dopo aver avuto cattedre di composizione a Milano (1974-82) e a Perugia (1983-86). Dal 1977 al 1980 è stato direttore artistico del Teatro Comunale di Bologna. Fin dai primi anni Settanta ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali.
La raffinatezza delle prime partiture di S. è apparsa nelle opere successive come una sempre più originale e libera trasfigurazione dei linguaggi ereditati dalla tradizione: ogni strumento sembra portato a scoprire in sé, attraverso le difficoltà di un nuovo virtuosismo, notevoli sottigliezze timbriche (per es. nell'uso degli armonici artificiali per quanto concerne gli archi) e calibrate gradazioni di una dinamica quasi sempre molto ''bassa'', tendente a brulicanti sussurri e all'annientamento in suggestivi silenzi. Di qui un processo di individuazioni espressive che si traducono non di rado in arcane ed esoteriche allusioni di tipo visivo e atmosferico, così come si può riscontrare già nell'opera da camera Amore e Psiche (1973) e anche in lavori della maturità, come le pagine composte per la lettura televisiva della Divina Commedia e intitolate Sui poemi concentrici I, II e III (1988). C'è però in S. anche un gusto compiaciuto per l'abilità artigianale del comporre, che rivela in lui una non comune assimilazione delle tecniche strumentali più diverse (basti pensare ai Sei Capricci per violino del 1976, innestati sulle esperienze del linguaggio paganiniano), nonché un notevole virtuosismo nella parafrasi di antichi testi musicali e della ''musica d'uso'' novecentesca; il che gli ha consentito di passare con suggestiva sensibilità di ''falsario'' da Guillaume de Machault (Rose Liz, per voce e strumenti, 1984) a Duke Ellington e altri (come in Blue Dream. L'età d'oro della canzone, 1980), toccando poi notevoli risultati di inventiva e di competenza stilistica nell'elaborazione per orchestra della cantata Giovanna d'Arco di Rossini (1989).
Fra le sue opere principali ricordiamo: Amore e Psiche, opera da camera (1973); Sei Capricci per violino (1976); 12 canzoni da battello per voce e strumenti (1977); Aspern, ''Singspiel'' (1978); Cailles en sarcophage, ''atti per un museo delle ossessioni'' (1979); Efebo con radio, per voce e orchestra (1981); Lohengrin, azione invisibile per solista, strumenti e voci (libretto proprio e di Pier'Alli, 1983); La perfezione di uno spirito sottile, per flauto, voce e aquiloni (1985); Sui poemi concentrici I, II, III, ''opera'' per orchestra (1988); Perseo e Andromeda (su testo proprio, 1990).
Bibl.: G. Lanza Tomasi, I due volti dell'alea, in Nuova Rivista Musicale Italiana, 3 (1969); M. Bortolotto, Intervista con S. Sciarrino, in Lo Spettatore musicale, 5 (1971); L. Pinzauti, A colloquio con S. Sciarrino (1977), in Musicisti d'oggi, Torino 1978; A. Trudu, S. Sciarrino, in Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, ivi 1988.