SAVONA (A. T., 24-25-26)
Città della Liguria, capoluogo di provincia dal 2 gennaio 1927. È situata sulla Riviera di Ponente, alla foce del torrente Letimbro, in un'insenatura aperta verso E. Il nucleo principale dell'abitato si stende nel piano alluvionale alla sinistra del torrente, fra il mare, a S. e ad E., e le prossime colline a N.; ma si continua anche su queste con tutta una serie di ville e di villini, e si estende alla destra del Letimbro e lungo il mare, da questo lato dov'è relativamente ampia la cimosa costiera pianeggiante; invece dall'altra parte, a NE., le colline scendono al mare lungo il quale corre la littoranea per Albisola (già Albissola).
Nel nucleo principale della città si distinguono due parti, con caratteristiche molto diverse l'una dall'altra: come linea divisoria si può considerare il Corso Principe Amedeo. A destra di questo, fra la collina e l'ampio Corso Mazzini, la città vecchia con il suo dedalo di vie strette e tortuose, di caratteristici carugi, con le sue pittoresche piazzette e gli antichi palazzi signorili, il duomo, le sue torri, si ammassa intorno alla vecchia darsena del porto; nel lembo di territorio fra il Corso Mazzini, la vecchia darsena e la costa meridionale sorgeva l'antica fortezza, accanto all'area della quale, ora sistemata a parco, si trovano i grandiosi stabilimenti della Società Ilva; di qui si spingono verso N. e NE. i moli che chiudono il porto vecchio e nuovo. A sinistra del Corso Principe Amedeo si stende invece la città nuova, sorta nella seconda metà del secolo XIX che con le sue ampie strade rettilinee, le sue piazze regolari, tra cui la grande piazza Principe Umberto adorna di giardini, si rivela in spiccato contrasto con la città vecchia.
Savona deve la sua importanza al porto, che per il movimento mercantile è il secondo della Liguria, dopo Genova, e il quinto fra i porti del regno, e a un complesso d'importanti industrie.
Il porto, che utilizza una piccola insenatura della costa formata da una lingua di terra che si protende verso E., comprende tre parti: l'avamporto, la parte più esterna e anche la più recente, chiuso dal Molo di Traversa e dal molo frangiflutti, costruiti nell'immediato dopoguerra, e dal recentissimo molo sottoflutti che si protende per 210 m. normalmente al molo frangiflutti; il Porto Nuovo o Darsena Vittorio Emanuele, con un'imboccatura larga 70 m. e fondali profondi fino a circa 10 m., completamente circondato da banchine percorse da fasci di binarî e dotate di elevatori elettrici a ponte e di gru elettriche; il Porto Vecchio, che si estende fra le calate e la costa di NO. e forma nel suo tratto più interno la vecchia darsena, con un'apertura di 40 m.: l'antico porto però, prima che nel 1528 (v. appresso) i Genovesi lo interrassero, per vendetta verso la rivale, penetrava più nell'interno fino ai piedi della torre del Brandale. Nell'avamporto, presso la costa di NO., è un pontile in cemento armato, con la stazione di partenza della funivia, costruita nel 1912, che serve principalmente al trasporto del carbone, e che dopo un percorso di 18 km., superando lo spartiacque a 520 metri sul mare, termina nel piano di S. Giuseppe di Cairo Montenotte, nel bacino della Bormida, dove un fascio di binarî porta alla prossima stazione ferroviaria.
Il porto di Savona, che si considera come il porto di Torino e del Piemonte e che, come tale, integra la funzione del vicino porto di Genova, quale sbocco del retroterra padano, deve la sua esistenza al fatto che, alle sue spalle, la barriera montuosa che chiude l'accesso all'interno, è tagliata da un comodo passo, il Colle di Cadibona (460 m. s. m.); ebbe però sempre a soffrire della rivalità di Genova, la quale anzi lo volle distrutto nel 1528, provocando una crisi durata più secoli, dalla quale il porto savonese non si risollevò decisamente che nel sec. XIX con la costruzione, prima della strada, poi della ferrovia per Torino e dei nuovi impianti portuali; ma anche oggi Torino, se riceve dal porto di Savona molta parte del carbone e altre materie prime occorrenti alle sue industrie e ai suoi traffici, è d'altro lato buona cliente di Genova per le importazioni e sopra tutto per le esportazioni.
Nel triennio 1931-33 entrarono in media nel porto di Savona 1476 navi, con 1.395.330 tonn. di stazza, di cui 809.570 di navi con bandiera italiana; ne partirono 1489 navi con 1.281.670 tonn. di stazza di cui 725.670 di navi con bandiera italiana. Nel movimento delle merci si nota un enorme squilibrio tra l'entrata e l'uscita: il porto di Savona è essenzialmente porto di scarico per il carbone, la merce di gran lunga più importante (65-70% del totale), che viene inviato in Piemonte, o usato nelle industrie della regione, per gli olî minerali, in relazione a un grande impianto della società italo-americana del petrolio, per il minerale di ferro dell'isola d'Elba, che fornisce la materia prima allo stabilimento della Società Ilva, per la ghisa inglese, lo zolfo siciliano e. poi anche legname, cereali, ecc. Il tonnellaggio delle merci sbarcate nel porto, raggiunto il massimo nel 1929, con 1.928.000 tonn. - di contro a sole 94.000 imbarcate -, si è poi contratto, in seguito alla crisi mondiale e alla diminuita richiesta di carbone per l'aumento delle forze idrauliche; nel 1933 è stato di 1.582.000 tonn. (contro 292.000 imbarcate).
L'industria metallurgica-meccanica conta a Savona il grandioso stabilimento siderurgico della Società Ilva, uno dei maggiori del regno; si sono già ricordati gl'impianti di deposito della Sociea italo-americana del petrolio; ma a Savona hanno vita molte altre industrie: quella delle demolizioni navali, mentre d'altro lato il porto è attrezzato per la riparazione dei piroscafi e velieri; quella di laterizî e ceramiche, che ebbero tradizione artistica nei secoli XVI-XVIII; quella vetraria; quelle alimentari (pasta, frutta candita e altri dolciumi); quelle tessili, ecc. Numerosi addetti contano l'industria delle costruzioni e quella dei trasporti e comunicazioni. Lungo la strada carrozzabile per Vado si stende una discreta spiaggia sabbiosa, con alcuni stabilimenti balneari, frequentata da Liguri e Piemontesi.
Il comune di Savona (65,04 kmq.) si estende su un tratto della costa e sulla zona collinosa e montuosa retrostante, comprendendo essenzialmente il bacino del Letimbro fino allo spartiacque col bacino padano della Bormida e toccando, sul suo limite, al Monte S. Giorgio, 840 m. s. m. La costa e il versante collinoso che ad essa si affaccia a NE. e a SO. del capoluogo, pullula di case e di piccoli agglomerati; lungo la valle del Letimbro sono gli abitati di Lavagnola, Marmorassi, ecc. Il comune di Savona contava 19.611 ab. nel 1861, saliti a 29.614 nel 1881, a 38.355 nel 1901, a 58.711 nel 1921 (di cui circa 50.000 nel centro capoluogo), a 60.521 nel 1931.
Savona, che è fornita di buoni istituti d'istruzione, tra cui l'Istituto nautico, e possiede anche un museo con pinacoteca e una biblioteca degni di nota, è dotata di un servizio tranviario urbano, ed è servita per le comunicazioni con l'esterno dalla linea ferroviaria che per Ceva la unisce a Torino e dalla ferrovia Genova-Ventimiglia, mentre il suo porto ha frequenti comunicazioni con gli altri porti italiani e con i porti esteri, europei e di oltre oceano.
Monumenti. - Del periodo romano restano il ponte di Quiliano, e varî marmi epigrafici e scolpiti (Pinacoteca civica e Museo civico di Vado). Del periodo medievale, in cui fu comune fiorente, affrancatosi nel 1191 dalla signoria dei suoi marchesi, conserva la torre del Brandale (secolo XIII), il palazzo Sansone (secolo XIV), tracce di quello del comune eretto nel 1303. Ma specialmente notevole fu l'attività nel Rinascimento, attestata anche da una fra le più antiche tipografie italiane (v. appresso), dai numerosi portali scolpiti in pietra nera e in marmo secondo il costume genovese (Via Quarda Superiore, Via Pia, Via Vacciuoli, ecc.), dalla ricchezza di pitture quattrocentesche. Sisto IV vi costruì una cappella funeraria per i suoi genitori (sculture di Giovanni e Michele [?] D'Aria, circa 1490); Giulio II un magnifico palazzo (oggi Palazzo del governo) su disegno di Giuliano da Sangallo, e promosse il perfezionamento del ricchissimo duomo. Ma Genova, assoggettata nel 1528 la rivale, distrusse il duomo per innalzare al suo posto una fortezza, dove fu prigioniero Mazzini, e che fu in parte anch'essa demolita. Nel duomo attuale (1589-1602, facciata moderna del Calderini) fu trasportata parte della suppellettile dell'antico, fra cui gli stalli del coro, intarsiati da Anselmo De Fornari, Andrea ed Elia De Rocchi e Michele Pantaleoni (1500-1515), un Crocifisso (sec. XIV?) e altri marmi; un polittico di Ludovico Brea, un'ancona di Tuccio d'Andria. Nel Tesoro si conservano un pastorale e un piviale di Giulio II, un ostensorio d'argento (1476) e altri arredi preziosissimi. Nell'oratorio di S. Maria di Castello un polittico di Vincenzo Foppa e di Ludovico Brea (1500). Nella Pinacoteca civica notiamo una Madonna di Barnaba da Modena, una Crocifissione di Donato De Bardi, una Natività di Giovanni Mazone, una Madonna e Santi di Vincenzo Foppa (1489), ecc.; oltre a importanti dipinti del Seicento genovese e di pittori savonesi (Guidobono, Ratti, Brusco, Bozzano, Frascheri).
L'arte savonese della ceramica, dal sec. XVI al XIX, è notissima. Nel palazzo Vacciuoli (via omonima) è ancora in posto un antico rivestimento; nella Pinacoteca civica una collezione notevole. Distrutta da poco è la casa dell'ultimo maestro, G. Boselli, con le sue fornaci, e una bellissima edicola di maiolica, ricostruita ora nei giardini pubblici. Delle casse processionali, tradizionali nelle "casacce" liguri, si conserva ancora un bel numero: La coronazione di spine di A. M. Maragliano, a S. Andrea Aposiolo; Ecce Homo di Torre, agli Scolopî; La promessa della redenzione alla Confraternita dei Ss. Battista ed Evangelista, la Deposizione a S. Maria di Castello, del savonese F. Martinengo, ecc.
Storia. - Savo appare primamente nella storia quale oppidum dei Ligures Alpini durante la seconda guerra punica: il cartaginese Magone vi approdò e vi lasciò in stazione dieci navi lunghe (Liv., XXVIII, 46). Gli scarsissimi rinvenimenti archeologici sembrano accertare che l'oppidum sorgesse sul promontorio di Priamar, munito per natura e dominante la rada naturale. per i secoli successivi, le fonti classiche nominano soltanto la vicina Vada Sabatia (Vado Ligure) sita nel piano, importante centro di vie (v. liguria: Storia). Durante le invasioni barbariche Vada sembra fosse decaduta. Riprese importanza Savo, la quale, sola, è nominata da Paolo Diacono e da Fredegario come una delle città devastate dal re longobardo Rotari (639).
Risorse nel secolo successivo e appartenne poi al comitato vadese e quindi alla marca aleramica. Sull'autorità dei feudatarî venne a sovrapporsi quella dei vescovi che avevano posto la loro sede nel castello di Savona, e intorno a loro si costitui la Compagnia dei signori del Castello, l'associazione cioè dalla quale scaturì il comune e che assunse propria figura giuridica anche di fronte al vescovo che ne era il naturale patrono. Lo sviluppo autonomo della città e la peculiare attività mercantile e marinara sono attestati dal trattato del maggio 1127 con Ruggiero II il Normanno, nel quale tuttavia si accenna alla fedeltà verso i marchesi, ma l'autorità di questi va scomparendo nel sec. XII, né vale a Enrico il Guercio l'allearsi con Federico Barbarossa. Suo figlio Ottone nel 1191 vende alla città, della quale è vescovo il fratello Ambrogio, gli ultimi suoi diritti feudali, mentre l'altro fratello Enrico II dà origine al ramo dei Del Carretto di Finale. Frattanto il moto di espansione del comune e il suo sviluppo economico e commerciale lo mettono di fronte a Genova. Invocata nel 1127 a protezione nella questione con Ruggiero II, Genova non tarda a imporre una forma di protezione col trattato del 1153 più volte rinnovato in seguito; ma il minor comune, geloso della propria autonomia, non vuol essere assorbito e ne deriva una lotta tenace e diuturna combattuta con varia fortuna; l'aiuto costante di Genova al piccolo comune di Noli col quale Savona urta a occidente, ne costituisce uno degli elementi più caratteristici. Per questo contrasto Savona viene ad assumere una parte assai importante nella lotta tra Federico II e Genova come base delle operazioni contro la metropoli ligure e raggiunge sotto la tutela imperiale il proprio sogno d'indipendenza dalla rivale. Ma morto Federico II, la convenzione di Varazze segna la fine dell'indipendenza comunale savonese. Tuttavia l'aspirazione a sottrarsi al predominio economico e politico di Genova continua in una serie di tentativi aggravati e complicati dal groviglio delle lotte interne nelle due città; Savona è generalmente rifugio delle fazioni vinte a Genova, ciò che perpetua le avversioni e le lotte. Così a brevi periodi di accordo e di collaborazione si alternano violente contese e, mentre Savona passa con rapide alternative tra i governi dei Visconti di Genova e di Francia, la trama della sua storia si può dire segnata dalla costante opposizione, in gran parte per ragioni economiche, alla potente vicina. Dalla convenzione del 1153, che le concede una specie di cabotaggio tra la Sardegna da un lato e Barcellona dall'altro, alla sottomissione definitiva del 1528, le competizioni commerciali e le restrizioni alla libera navigazione sono alla base del permanente conflitto.
La ridda dei governi e delle contese si protrae sino al principio del secolo XVI, quando Savona sembra assumere una più vasta risonanza nella politica contemporanea per il convegno che vi hanno Luigi XII e Ferdinando il Cattolico tra il giugno e il luglio 1507, ma neppure le concessioni dei due sovrani mettono fine alle contese, né il tentativo di rivendicarsi in libertà con l'aiuto del papa Giulio II, savonese, sotto il governo di Luigi XII, tra il 1507 e il 1508, ha fortuna, perché Giulio II non intende spingere troppo oltre il suo aiuto. Morto il papa, la convenzione del 1515, vertente al solito su materia di tasse e gabelle, rappresenta una transazione momentanea e insieme un ulteriore passo verso la compiuta sottomissione.
Nell'ultimo periodo la contesa assume un aspetto drammatico inserendosi nel conflitto tra Francesco I e Carlo V; appena Andrea Doria ha occupato Genova nel 1528, s'impadronisce di Savona; il comune medievale è finito e, sul Priamar, nucleo della città primitiva e culla del comune, è costruita la nuova fortezza destinata a difendere la città e insieme a mantenerla nel nuovo stato ligure.
La storia di Savona si confonde da questo momento con la storia di Genova che ne fa la sua maggiore fortezza a occidente pur continuandone la compressione economica. Dopo l'avvento della repubblica ligure democratica, è occupata nel 1800 da Inglesi e Austriaci che la tengono per breve tempo, sino alla convenzione di Alessandria. Accetta lietamente l'annessione all'impero napoleonico fiera di divenire capoluogo di dipartimento e residenza del prefetto e del tribunale civile; tra i prefetti, notevole Gilberto Chabrol, il custode di Pio VII prigioniero a Savona per volontà di Napoleone.
L'annessione al regno di Sardegna è accolta di buon grado anche per contrasto con Genova; nei moti costituzionali del 1821 vi primeggia Paolo Giacinto Boselli, segretario del comune che riesce a salvare, fornendolo di regolare passaporto, Santorre di Santarosa avviato all'esilio.
Bibl.: G. De Sanctis, Storia dei Romani, III, ii, Torino 1917, pp. 511, 540 seg.; F. Gabotto, Storia dell'Italia occidentale, in Biblioteca della Società storica subalpina, LXII, Pinerolo 1911; P. Barocelli, Vada Sabatia, in Atti d. società savonese di storia patria, II (1919); I. Scovazzi e F. Noberasco, Storia di Savona, voll. 3, Savona 1926-28; N. Lamboglia, Topografia storica dell'Ingaunia nell'antichità, Albenga 1933 (in Collana storico-archeol. della Liguria occidentale); I. Scovazzi e F. Noberasco, La rivoluzione democratica e l'Impero napoleonico a Savona, in Atti d. società savonese di storia patria, XI (1929); F. Noberasco, Savona durante il dominio napoleonico, ibid., II (1919); id., Un grande prefetto napoleonico, Savona 1924; cfr. inoltre le miscellanee: Savona nella storia e nell'arte, (Studî offerti a Paolo Boselli), Genova 1928, e Savona nella preistoria e nella storia, in Atti d. società savonese di storia patria, X (1928); e in genere gli Atti di questa società. - Per i monumenti, v.: Ministero della pubblica istruz., Elenco degli edifici monumentali, VI: Prov. di Genova, parte 2ª: Comuni della provincia, Roma 1924; T. Torteroli, Monumenti di pitt., scult. e arch. di Savona, Savona 1848; id., Intorno alla ceramica di Savona, in Scritti letterarii, ivi 1859; G. A. Rocca, Le chiese e gli spedali della città di Savona, Lucca 1872; N. C. Garoni, Guida storica econ. artistica della città di Savona, Savona 1874; A. Bertolotto, Il duomo di Savona, ivi 1881; A. Bruno, Storia di Savona, ivi 1904; V. Poggi, Cat. descrittivo della Pin. civ. di Savona, ivi 1901; id., Il coro monumentale della cattedrale di Savona, Tortona 1904; F. Noberasco, L'arte della tarsia in Savona, in Gazz. di Genova, 1914-1919; id., Artisti savonesi, Savona 1931; P. Toesca, La pinacoteca di Savona, in L'Arte, IX (1906), p. 460; M. Labò, La ceramica di Savona, in Dedalo, IV (1923-24), pp. 424-51.
Arte della stampa. - A Savona l'arte tipografica fu introdotta da un "frater Johannes Bonus" agostiniano, il quale, con l'aiuto di un Enricus de Antverpia e tre operai tedeschi, vi stampò il Doctrinale di Alessandro De Villa Dei e il De philosophica consolatione di Boezio nel 1479, entrambi corretti da Venturino, priore del convento degli agostiniani di Savona. Del primo si conosce il solo esemplare lasciato dal duca d'Aumale a Chantilly, e del secondo quelli conservati nella Biblioteca nazionale di Palermo e nella Biblioteca di Santa Genoveffa a Parigi.
Bibl.: G. Fumagalli, Lexicon, pp. 387-88; K. Haebler, Die deutschen Buchdrucker des XV. Jahrh. im Auslande, Monaco 1924, pp. 46, 74, 75.
La provincia di Savona. - La provincia di Savona è stata creata il 2 gennaio 1927 con i territorî dei soppressi circondarî di Albenga e di Savona. È compresa fra le provincie liguri d'Imperia e di Genova e quelle piemontesi di Cuneo e di Alessandria. Il suo territorio, che abbraccia una superficie di 1591 kmq., si estende dalla costa fino allo spartiacque padano e alquanto al di là di questo comprendendo parte dell'alto bacino della Bormida. È pertanto per la massima parte collinoso e montuoso: comprende la zona di trapasso fra le Alpi e l'Appennino tagliata, alle spalle di Savona, dal Passo di Cadibona, limite convenzionale tra i due sistemi montuosi. Le massime elevazioni non oltrepassano i 1400-1700 m., ma lo spartiacque corre vicinissimo al mare, separando il versante marittimo, breve, ripido e solcato da torrenti precipiti, dal versante padano dove si distendono lunghi contrafforti che degradano verso la regione collinosa delle Langhe e dividono le alte valli della Bormida (Bormida di Millesimo e Bormida di Spigno) e dei suoi affluenti (Erro, Orba). Sul versante del Mar Ligure il più notevole corso d'acqua è il Centa, che sfocia presso Albenga, ma il cui alto bacino è fuori della provincia di Savona. Quanto al clima è netto il contrasto fra il versante padano a clima continentale e quello tirrenico tipicamente marittimo.
Della superficie agraria e forestale (158.831 ha.) circa il 62% è occupato da boschi e castagneti; della superficie a coltura la massima parte è occupata da colture legnose specializzate e da seminativi con piante legnose. L'olivo (22.110 hl. di olio in media nel 1932-34) e la vite (168.630 hl.) in coltura specializzata o consociati ai seminativi (grano, patate, fagioli, ecc.) si trovano sulla zona di collina e media montagna littoranea, ma la vite si coltiva anche nelle valli del versante padano, dove si trovano pure cereali, prati artificiali, ecc. Ma dal punto di vista agricolo la provincia di Savona ha importanza per l'orticoltura e la frutticoltura (specialmente il pescheto) che hanno preso grande sviluppo (piana di Albenga e zona collinosa costiera), mentre in qualche lembo della costa si esercita anche la floricoltura. Ortaggi e frutta sono oggetto di esportazione. È molto cospicua anche la produzione di castagne (244.050 q. nel 1932-34).
Nell'allevamento del bestiame hanno il primo posto gli ovini e caprini (circa 28.000 nel 1930), seguono i bovini (circa 18.500) e i suini (4400).
Grande importanza hanno le industrie e il commercio. La grande industria si concentra nel capoluogo (v. sopra) e nella vicina zona di Vado (industria meccanica, chimica, ecc.). Al 15 ottobre 1927 la provincia di Savona contava 4015 esercizî industriali con 29.580 addetti; i rami d'industria che contavano maggior numero di addetti erano: i trasporti e comunicazioni (4874), le industrie meccaniche (4124), le metallurgiche e minerarie (4048 e 2493), le industrie delle costruzioni, le industrie chimiche, le alimentari, quelle del legno e affini, le tessili, ecc. Il comune più industriale è il capoluogo (12.433 addetti di cui oltre ¼ all'industria siderurgica e metallurgica); seguono Vado Ligure (circa 3000 addetti), Varazze, Cairo Montenotte, Finale. Non va dimenticato che alcune località della Riviera savonese sono frequentate come stazioni climatiche invernali e in estate per i bagni. Quanto alle comunicazioni la provincia di Savona ha importanza per gli scambî con il vicino Piemonte: a Savona si stacca, dalla ferrovia costiera per Ventimiglia, quella che per il Colle di Cadibona conduce in Piemonte. Il traffico marittimo si concentra nel porto di Savona (v. sopra).
L'attuale territorio della provincia di Savona contava 139.494 ab. nel 1861, 149.810 nel 1871, 154.529 nel 1881, 170.809 nel 1901, 188.393 nel 1911, 205.460 nel 1921, 221.003 nel 1931, distribuiti in 71 comuni.