Scambio sociale
Gli scambi reciproci tra individui non sono circoscritti alle transazioni economiche e ai mercati; lo scambio sociale è piuttosto un fenomeno onnipresente: gli innamorati si scambiano baci, i pugili pugni, i bambini giocattoli e gli adolescenti segreti; gli amici si scambiano sostegno sociale, i vicini utensili, i partecipanti a un dibattito idee, i politici concessioni e i colleghi consigli. Certamente, ciò che le due parti ricevono nello scambio non è necessariamente identico, sebbene tenda a essere equivalente; quando ciò non si verifica sorgono generalmente differenze informali di status che compensano lo squilibrio. Una delle principali ragioni per cui spesso i benefici ottenuti dai partners sono equilibrati è data dal fatto che in caso contrario insorgerebbero ineguaglianze di status che favorirebbero la reciprocità.
L'onnipresenza dello scambio sociale nelle relazioni umane è attestata dal fatto che il fenomeno è stato riconosciuto e analizzato da filosofi e pensatori perlomeno sin dall'epoca dell'antica Grecia, se non prima. Ad esempio Aristotele nell'Etica Nicomachea (1162a 34-1163a 24) analizza estesamente lo scambio sociale, e lo distingue esplicitamente dallo scambio economico sottolineando che il primo non si basa su termini specificati, ma si configura come offerta di un dono a un amico, anche se suscita l'aspettativa di un contraccambio perlomeno equivalente. In ragione di questa aspettativa occorre ricambiare un servizio ricevuto con uno perlomeno di pari valore, se non si vuole compromettere l'amicizia.
Ci limiteremo qui a menzionare brevemente alcuni autori del XVII e del XVIII secolo che hanno richiamato l'attenzione sullo scambio sociale nell'interazione tra individui. Il primo è il francese La Rochefoucauld, che dedica molte delle sue Maximes (1664), spesso sarcastiche, alle sottili strategie utilizzate nello scambio sociale: la modestia, ad esempio, non è che un modo dissimulato di fare impressione sugli altri; la maggior parte delle virtù non sono che vizi mascherati; l'orgoglioso rifiuta di trovarsi in debito, ecc.
Mezzo secolo più tardi Bernard de Mandeville pubblicò la satira politica La favola delle api: ovvero vizi privati e pubbliche virtù (1714); dietro gli ironici paradossi di questo poema si cela un intento serio, ossia quello, come indica il titolo, di illustrare in che modo il perseguimento egoistico del proprio interesse personale possa contribuire al bene pubblico. Questa tesi divenne il principio centrale della teoria economica di Adam Smith, il quale aveva già fatto oggetto di una trattazione specifica lo scambio sociale nella sua Teoria dei sentimenti morali (1759).
In tempi più recenti sociologi e antropologi hanno cominciato a incentrare l'attenzione sullo scambio sociale nelle loro analisi teoriche e nelle loro ricerche empiriche. La suggestiva analisi dei sottili processi che hanno luogo in varie forme di aggregazione sociale condotta da Georg Simmel (v., 1908), ha stimolato e influenzato le successive elaborazioni teoriche sullo scambio sociale, sebbene gli scritti di Simmel non si focalizzino quasi mai esplicitamente su questo tema. Un'eccezione è costituita dall'analisi della gratitudine. Sviluppando un concetto centrale nella teoria dello scambio, Simmel afferma che la gratitudine "stabilisce il legame dell'interazione, della reciprocità del servizio reso e di quello ricambiato, anche quando essi non sono garantiti da una coercizione esterna".
Gli antropologi hanno analizzato lo scambio sociale basandosi sui loro studi sul campo di società preletterate. Un esempio illustre è costituito dall'analisi del Kula trobriandese presentata da Malinowski nel famoso studio Gli Argonauti del Pacifico occidentale, del 1922. Il Kula è uno scambio cerimoniale di oggetti rituali che avviene non solo tra i membri dei vari villaggi di una stessa isola, ma anche tra gli abitanti di isole diverse. A essere scambiati sono due tipi di oggetti cerimoniali: collane di conchiglie, che circolano sempre in una direzione, e bracciali di conchiglie che circolano nella direzione opposta lungo una cerchia di isole. I doni restano solo temporaneamente in possesso di un individuo, ma sono nondimeno considerati preziosi e vengono indossati con orgoglio nelle occasioni cerimoniali. Questo scambio cerimoniale di doni rituali è la ragione apparente per cui si intraprende un viaggio verso altre isole, ma Malinowski mette in luce come questa istituzione abbia altre, importanti funzioni. Il Kula induce i Trobriandesi a costruire canoe che consentono loro la pesca d'altura, li porta a conoscere altri luoghi e a istituire legami di amicizia con le popolazioni di altre isole; offre l'opportunità di scambiare non solo oggetti dotati di valore simbolico, ma anche altri beni locali, con merci delle altre isole. In breve, questa cerimonia rituale crea un mercato economico di considerevole ampiezza tra isole lontane del Pacifico, consentendo contemporaneamente ai Trobriandesi di crearsi reti di alleati e ampliare i propri orizzonti.
Un contributo significativo alla comprensione dello scambio sociale è offerto dagli studi antropologici su società preletterate di Marcel Mauss e di Claude Lévi-Strauss. Poiché tali contributi toccano direttamente alcune tematiche che saranno discusse in seguito, li esamineremo più da vicino in un secondo tempo, dopo aver delineato la teoria di base dello scambio sociale. Menzioniamo, infine, altri due contributi che hanno influenzato gli sviluppi successivi della teoria dello scambio: il concetto di 'mutue obbligazioni' elaborato da William F. Whyte (v., 1955, pp. 256-258 e passim), e la nostra analisi di un processo di interazione sociale in un gruppo di lavoro contemporaneo (v. Blau, 1963, pp. 121-143).
L'interazione sociale in un gruppo di lavoro nella società attuale è stata da noi analizzata in The dynamics of bureaucracy, uno studio su un piccolo ufficio di un ente federale americano preposto all'esecuzione della legge. Gli agenti di tale ufficio avevano il compito delicato di condurre indagini su alcune imprese private, di verificare se erano state commesse violazioni di specifiche leggi federali e in caso affermativo di negoziare un accomodamento. Quasi tutti i funzionari avevano un titolo di studio superiore, alcuni avevano anche una laurea, in legge oppure in economia.
Quando il caso da essi trattato poneva dei problemi, gli agenti spesso si consultavano tra di loro, sebbene fossero ufficialmente tenuti a rivolgersi esclusivamente al proprio supervisore per i problemi concernenti il lavoro: nel caso in cui il supervisore non fosse stato in grado di aiutarli, avrebbe provveduto a indirizzarli ai consulenti legali di un dipartimento specializzato. Gli agenti tuttavia erano riluttanti a chiedere consiglio al supervisore, per timore che ciò potesse influenzare negativamente la valutazione del loro rendimento che questi era tenuto a presentare regolarmente - timore peraltro del tutto giustificato, considerato che uno degli elementi che il supervisore doveva valutare era proprio la capacità di prendere decisioni in modo autonomo. Inoltre, le promozioni alla carica di supervisore erano pesantemente influenzate da una preferenza formale a favore dei veterani di guerra, e gli agenti ritenevano che i migliori tra i colleghi avessero competenze superiori a quella del proprio supervisore, che era un veterano di guerra. Di conseguenza, raramente consultavano quest'ultimo, preferendo invece rivolgersi ai colleghi.
Il fatto di essere scelti come consulenti aumentava la fiducia in sé degli agenti, riduceva l'ansia connessa alla decisione e di conseguenza ne migliorava il rendimento. Meno felice era invece la posizione di quanti ricorrevano di frequente all'aiuto dei colleghi, perché ciò minava la loro fiducia in sé e la loro posizione nel gruppo. Il costo dell'aiuto diventava proibitivo se colui al quale era richiesto si mostrava riluttante a fornirlo, rimandandolo o dando segni di impazienza. Per evitare queste reazioni, molti agenti decisero di creare associazioni di consulenza reciproca e di riservare il ricorso agli esperti per i casi più difficili. La reciprocità neutralizzava o perlomeno minimizzava il rischio di perdita di status associato alla richiesta d'aiuto, che veniva ripagato con l'aiuto dato a propria volta. Poiché spesso gli agenti non avevano bisogno di un vero e proprio aiuto, ma semplicemente di una conferma che corroborasse la decisione presa, non era necessario rivolgersi a un superiore, ma era sufficiente il parere di un collega.
Diverso era il problema per gli agenti esperti, i quali tendevano a evitare di chiedere aiuto per paura di perdere il rispetto dei colleghi e lo status superiore di esperti. In caso di bisogno essi ricorrevano quindi a un'altra strategia: invece di restare seduti alla propria scrivania rimuginando in solitudine su una decisione difficile, approfittavano della pausa per il pranzo per avvicinare i colleghi raccontando loro il difficile e interessante problema in cui si erano imbattuti; nell'ora della pausa si accendevano così vivaci discussioni sul caso illustrato dal collega, nonostante qualche occasionale invito a non parlare di faccende di lavoro.Trasformando la richiesta d'aiuto in una discussione su un caso interessante, l'agente che sollevava il problema non rischiava di perdere il rispetto dei colleghi mettendosi nella condizione di chi chiede aiuto, ma poteva addirittura guadagnare prestigio in quanto aveva dato avvio a una discussione stimolante. Nello stesso tempo, l'ascolto attento da parte di colleghi esperti, le loro domande interessanti, i loro commenti preziosi e la mancanza di interruzioni contribuivano a eliminare i dubbi dell'agente in questione sul proprio operato corroborandone la decisione, aumentavano la sua fiducia in sé e gli permettevano quindi di arrivare a una soluzione corretta del problema.
L'analisi sopra illustrata di un processo di consultazione informale costituì lo spunto a partire dal quale vennero sviluppate la teoria dello scambio di George C. Homans (v., 1961) e la versione da noi proposta. Quella di Homans, che ci accingiamo a descrivere brevemente, rappresenta la formulazione originaria della moderna teoria dello scambio e la nostra versione (v. Blau, 1964) ha risentito anche del suo influsso, sebbene esistano delle differenze significative, in particolare per quanto riguarda gli assunti teorici di fondo. La versione generale della teoria dello scambio è stata notevolmente influenzata dall'analisi teorica di Homans e ne ingloba molti elementi. Essa si è ispirata in larga misura anche alla nostra versione, ma va precisato che molti degli assunti originari di quest'ultima - in particolare per quanto attiene al problema della derivazione di una teoria macrostrutturale da fondamenti microstrutturali - sono stati oggetto di un radicale ripensamento da parte nostra, sicché ovviamente non presenteremo quelle idee che non consideriamo più corrette.Uno dei meriti della teoria dello scambio di Homans è quello di essere una delle poche teorie sociologiche che non si limita a presentare determinate idee sul comportamento sociale, ma cerca anche di formulare tali idee in un sistema coerente di proposizioni, in cui vengono postulati alcuni enunciati fondamentali o assiomi da cui derivano logicamente gli altri enunciati. Nell'esporre la teoria generale dello scambio sociale cercheremo di esporre i concetti fondamentali di Homans senza usare termini strettamente formali e senza accettare i suoi postulati psicologici.
L'assunto più controverso di Homans è che le teorie sociologiche devono essere fondate su postulati o assiomi psicologici, in quanto il comportamento sociale ha alle sue radici motivazioni e processi psicologici. Tuttavia, poiché le tendenze psicologiche si basano in ultimo su fattori neurologici e altri fattori fisiologici, tale assunto porta per regressioni successive a una teoria delle particelle subatomiche, dalla quale sarebbero derivate le teorie di tutte le altre discipline. Quattro dei cinque postulati fondamentali di Homans (v., 1961, pp. 51-56) sono basati sulla teoria psicologica del condizionamento operante di B.F. Skinner (v., 1953). Citiamo come esempio il primo enunciato, secondo il quale stimoli simili a uno stimolo precedente che dà luogo ad attività gratificanti tenderanno a produrre le stesse attività. Un assunto alternativo a quello di Homans, per il quale a fondamento delle teorie sociologiche vi devono essere teorie psicologiche, è che le strutture e le istituzioni sociali, per quanto possano aver avuto origine dal comportamento motivato degli individui, sviluppano proprietà che esercitano un'influenza autonoma sui rapporti e sui comportamenti individuali. La divisione del lavoro all'interno di una comunità, ad esempio, non è prodotta dalle decisioni aggregate dei singoli lavoratori, ma riflette le loro e le altrui decisioni precedenti e influenza quelle successive.
Come sottolineava Homans, al fine di comprendere le motivazioni che spingono gli individui a instaurare relazioni sociali e ad associarsi tra di loro occorre esaminare i vantaggi che ne derivano. A questo scopo tuttavia non è necessario far ricorso al condizionamento operante utilizzato per spiegare il comportamento animale; è sufficiente assumere che le ricompense attese motiveranno gli individui a ricercarle. Di conseguenza, l'assunto fondamentale della teoria dello scambio può essere formulato come segue: un individuo è spinto ad associarsi a un altro se si forma l'aspettativa che tale associazione sia gratificante. Le gratificazioni attese possono essere intrinseche alla relazione - è questo il caso, ad esempio, dell'amore - oppure estrinseche, come ad esempio nel caso dell'aiuto prestato per lo svolgimento di un compito.
In base all'assunto che due persone entrano in relazione reciproca non perché è loro imposto da standard normativi o dalle pressioni del gruppo, ma per i vantaggi attesi da tale relazione, lo scambio sociale può essere definito come un meccanismo per avviare relazioni sociali che rende la vita sociale indipendente dalle norme culturali. In ogni società umana sorgono spontaneamente associazioni di individui - ossia, detto in altri termini, l'uomo è un animale sociale - perché molte se non la maggior parte delle gratificazioni degli esseri umani derivano dal rapporto con altri esseri umani. Una discussione intellettualmente stimolante, una conversazione rilassante, il piacere sessuale, il fascino dell'amore, il riconoscimento accademico e una vita familiare felice - sono tutte gratificazioni che dipendono dall'interazione con altri. Di fatto, in molti casi la gratificazione ottenuta dipende dal fatto di poterla ricambiare con una gratificazione analoga - si pensi ad esempio al gioco degli scacchi, allo scambio di baci e ad altre forme di appagamento reciproco. L'analisi dello scambio sociale sembra implicare un secondo assunto, ossia che le relazioni interpersonali comportino il perseguimento razionale di gratificazioni e addirittura un calcolo dei loro costi. Ciò potrebbe far sorgere l'impressione che la teoria dello scambio sia semplicemente una versione della teoria della scelta razionale. Si tratta però di una conclusione fuorviante, sebbene non del tutto errata. È vero infatti che la teoria dello scambio assume implicitamente che le persone cerchino gratificazioni nei rapporti sociali a patto che esse non comportino costi eccessivi. E tuttavia equipararla alla teoria della scelta razionale è fuorviante per due motivi. In primo luogo, la gratificazione ultima che gli individui perseguono nell'interazione è il sostegno sociale che deriva da una relazione personale - sia essa di semplice conoscenza, di amicizia, oppure di amore. Una volta ottenuta tale gratificazione, il costo comportato dal fatto di fornire in cambio una particolare gratificazione, come ad esempio assecondare le preferenze di un amico o di un innamorato, è del tutto marginale a fronte del beneficio che se ne trae - ossia il piacere della loro compagnia. In secondo luogo, la teoria della scelta razionale assume che alla base della struttura sociale vi sia il comportamento razionale dell'individuo (v. Coleman, 1990), mentre le teorie dello scambio sociale (ad esempio quella da noi proposta, ma non quella di Homans) assumono che le proprietà sviluppate dalle strutture sociali esercitano un'influenza autonoma sugli individui, sui processi di interazione e sullo scambio sociale.
Secondo l'assunto di fondo della teoria dello scambio sociale, Ego è attratto da Alter se si forma l'aspettativa che l'associazione con Alter sia gratificante, e l'attrazione nei confronti di Alter implica il desiderio di entrare in rapporto con lui. Per realizzare questo desiderio Ego deve suscitare in Alter un interesse all'associazione con Ego, il che richiede, dato l'assunto iniziale, che Alter sia attratto da Ego, e ciò a sua volta dipende dall'aspettativa di Alter che l'associazione con Ego sia gratificante. Di conseguenza, l'attrazione verso Alter motiva Ego a fare una buona impressione su Alter. Se Ego, già attratto da Alter, riesce a impressionarlo favorevolmente con le sue qualità positive, ne deriva un'attrazione reciproca che spinge entrambi a cercare di dare il meglio di sé. Se le prime strategie adottate per dare una buona impressione di sé riescono, esse tendono a diventare - per usare la terminologia di Robert K. Merton (v., 1948) - "profezie che si autorealizzano". Poiché ciascuno è ansioso di piacere all'altro, entrambi i partners troveranno la relazione gratificante e, via via che procedono queste esperienze reciprocamente gratificanti, i legami tra Ego e Alter si rafforzano, sfociando nell'amicizia o nell'amore.
Ma anche quando la relazione non diventa così intima, le persone che desiderano fare buona impressione l'una sull'altra e ottengono gratificazioni dalla loro relazione tendono a rafforzare il legame che le unisce con uno scambio reciproco di favori, di solito senza pensare a un contraccambio, almeno all'inizio. I favori creano un senso di obbligazione, anche in relazioni piuttosto intime, e tanto più forti sono i legami, tanto più i partners saranno indotti a soddisfare l'obbligazione al fine di tenere in vita il rapporto. Se le obbligazioni vengono regolarmente soddisfatte, i mutui benefici che entrambi i partners ne traggono sostengono e rafforzano il loro stretto legame personale.
Inizialmente le obbligazioni sono auto-imposte per il desiderio di mantenere in vita il rapporto e di continuare a ottenere le gratificazioni che ne derivano, ma la pressione ad assolvere le obbligazioni è rafforzata dal timore che la mancata reciprocità provochi l'accusa di ingratitudine, che Ego può percepire anche quando Alter non la esprime esplicitamente.
Supponiamo che un'estate A presti la propria falciatrice al vicino, B, ma che l'inverno successivo B rifiuti di prestargli lo spazzaneve che A gli ha chiesto in prestito. A e altri vicini venuti a conoscenza dell'episodio considereranno B un ingrato, e lui stesso si sentirà tale, sebbene nessuno dica esplicitamente qualcosa al riguardo; inoltre, B esiterà a chiedere nuovamente in prestito ad A la falciatrice. Il sentimento e la possibile accusa di ingratitudine rivelano che i favori liberamente offerti non sono interamente liberi, in quanto creano un'obbligazione a ricambiarli.
P.P. Ekeh ha criticato la teoria dello scambio di Homans e quella da noi proposta per la loro impostazione individualistica, ignorando il fatto che la nostra, a differenza di quella di Homans, non fa riferimento al condizionamento psicologico bensì alla struttura sociale. La critica di Ekeh (v., 1974, pp. 49-65) si focalizza sul privilegiamento dello scambio diadico ("scambio ristretto o bilaterale", secondo la sua definizione), cui egli contrappone lo "scambio generalizzato o plurilaterale" di Lévi-Strauss (v., 1949). Lévi-Strauss sviluppò questo concetto alla luce dei suoi studi sul campo di molte piccole tribù preletterate caratterizzate da una forte solidarietà sociale; questa indurrebbe gli individui a offrire liberamente i propri servizi al gruppo nella sua totalità e a fare doni ai suoi singoli membri senza aspettarsi alcun contraccambio, in quanto confidano nei vantaggi derivanti dall'appartenenza al gruppo e dai doni e dai servizi offerti liberamente dagli altri. Secondo Ekeh il concetto di scambio multilaterale si colloca nella tradizione della sociologia strutturale di Durkheim (v., 1893), e si rivela il più appropriato per studiare la "solidarietà meccanica", mentre il concetto di scambio diadico sarebbe criticabile per la sua impronta individualistica.
Questa critica appare legittima per quanto riguarda l'analisi di Homans - il quale ribadisce il proprio individualismo metodologico e afferma che i fatti sociali devono essere spiegati in termini di motivi psicologici e di comportamento individuale - ma è del tutto inappropriata nel caso della nostra teoria dello scambio sociale, che si colloca pienamente nella tradizione dello strutturalismo durkheimiano e si fonda sull'assunto che le strutture sociali abbiano un'influenza autonoma sugli individui. I sociologi strutturalisti hanno buone ragioni per essere critici nei confronti del concetto di scambio generalizzato e per privilegiare quello di scambio diadico, specialmente nel caso delle società industrializzate in cui - per usare la terminologia durkheimiana - domina la solidarietà organica e non già quella meccanica. Nella situazione di scambio generalizzato tutti i membri di una comunità offrono liberamente doni e servizi a un qualsiasi altro membro senza aspettarsi di essere da lui ricambiati, in quanto sanno che riceveranno a loro volta doni e servizi liberamente offerti da altre persone appartenenti al gruppo senza doversi sentire a loro volta obbligati a contraccambiare in alcun modo. Ciò significa che la libera offerta di favori tra i membri della comunità è un comportamento socialmente atteso.
Una pratica socialmente attesa è a tutti gli effetti una norma sociale. La conformità generale a tale norma spiega perché i membri del gruppo abbiano la certezza di ricevere favori nel lungo termine, certezza che rafforza la solidarietà meccanica che è alla base della conformità. Lo scambio generalizzato non è che un altro modo di definire la conformità alle norme sociali nelle comunità semplici in cui domina la solidarietà meccanica. Si tratta allora di una definizione tautologica, in quanto spiega un comportamento sociale in termini di norme sociali che impongono tale comportamento. L'intuizione cruciale della teoria dello scambio, che la teoria dello scambio generalizzato non è in grado di offrire, è che le relazioni umane non dipendono da norme sociali ma sorgono spontaneamente, perché la reciprocità fornisce un meccanismo per istituire e mantenere nel tempo tali relazioni in vista delle gratificazioni che ne derivano.
Una differenza fondamentale tra le transazioni di tipo economico e quelle sociali è che lo scambio sociale fa nascere obbligazioni generiche, mentre le obbligazioni contratte con le transazioni economiche sono specificate in un contratto esplicito o implicito. Gli scambi economici infatti non sono immediatamente conclusi da entrambe le parti, come avviene per gli acquisti in un negozio: i termini della transazione sono concordati in anticipo e l'accordo è formalizzato in un contratto che indica le precise obbligazioni di entrambe le parti, nonché il termine entro cui i debiti insoluti debbono essere saldati. Le obbligazioni contratte nello scambio sociale, per contro, sono generiche, persino vaghe, e non è specificato alcun termine temporale entro il quale debbano essere soddisfatte. Ad esempio, se una coppia dà una cena, non esiste nessun accordo che specifichi quando, dove, e nemmeno se gli ospiti ricambieranno l'invito, anche se la relazione di amicizia potrebbe risultare indebolita se non lo facessero, o lo facessero troppo tardi o troppo presto, o se ricambiassero in modo inadeguato, con un semplice pranzo anziché con una cena formale.
In assenza di obbligazioni legali e di contratti formali, il problema iniziale allorché si tratta di trasformare una conoscenza in un legame più intimo è quello di dimostrare la propria affidabilità. Ciò avviene tipicamente quando le relazioni di scambio si trasformano in rapporti più stretti con un lento processo, iniziando con favori o doni di piccola entità che comportano pochi rischi e richiedono poca fiducia. Lo scambio reciproco e il soddisfacimento delle obbligazioni avvantaggiano entrambe le parti e ne stabiliscono nello stesso tempo l'affidabilità. I crescenti vantaggi che i partners derivano dal rapporto reciproco rafforzano il loro legame sociale. Questo rafforzamento dei legami sociali interindividuali non è un mero epifenomeno dello scambio sociale, ma ne costituisce al contrario la conseguenza più importante, in quanto consolida l'integrazione sociale e, quando si verifica su larga scala, contribuisce alla solidarietà sociale della collettività. In breve, a nostro parere, i principali vantaggi dello scambio sociale non sono dati dai servizi e dai benefici che gli individui ne ricavano, quanto piuttosto dal rafforzamento dell'integrazione e della solidarietà sociale.
Le risorse di due individui associati da un legame interpersonale ovviamente non sono necessariamente eguali. Consistenti risorse di vario genere costituiscono vantaggi oggettivi e consentono a chi le possiede di offrire benefici strumentali agli altri - in termini di consigli o di aiuto, doni o prestiti - e addirittura di sopraffarli con la propria munificenza facendoli così sentire in debito. Se i beneficiari non hanno le risorse necessarie per ricambiare con beni e servizi di eguale valore, debbono sdebitarsi assecondando i suggerimenti e i desideri del 'benefattore' affinché non vengano a cessare i benefici da cui ora si trovano a dipendere. Paradossalmente, pertanto, lo scambio sociale può contribuire a rafforzare i legami sociali tra pari, ma può anche ingenerare un'ineguaglianza di status.
È quanto accade negli scambi cerimoniali di doni nelle società preletterate, o nei processi di scambio intragruppo nelle società industriali contemporanee. Il Kula, il sistema di scambio di doni rituali trobriandese, esemplifica entrambe le conseguenze per il primo caso. Malinowski osserva come "il Kula assicuri a ogni individuo un certo numero di amici all'interno del suo gruppo, e alcuni alleati in territori stranieri, pericolosi e lontani" (v. Malinowski, 1922, ed. 1961, p. 92). La ricchezza, afferma ancora Malinowski, è l'indispensabile prerogativa dello status sociale. Probabilmente l'esempio estremo della rilevanza dello scambio sociale per la differenziazione di status è offerto dal potlatch dei Kwakiutl - un sistema di grandiose e dispendiose feste cicliche offerte a turno dai membri della comunità. Qui, come osserva Mauss (v., 1925), "lo status nei gruppi e nei clan e il rango di ogni tipo sono determinati dalla guerra delle ricchezze". Lévi-Strauss (v., 1949) usa termini ancora più forti per sottolineare come la funzione competitiva di queste feste in alcune società semplici sia quella di "superare un rivale in generosità, di schiacciarlo sotto il peso delle obbligazioni future che si spera egli non potrà soddisfare, sottraendogli quindi privilegi, titoli, rango, autorità e prestigio".
Un esempio di differenziazione di status determinata da uno scambio squilibrato è offerto nel mondo contemporaneo dallo studio sul comportamento di un gruppo di lavoro in un ente federale americano che abbiamo illustrato in precedenza (v. Blau, 1963, pp. 121-123). In questo caso l'instaurarsi e il persistere dello scambio sembrano indicare che entrambe le parti, anche quando la consultazione non è reciproca ma unilaterale, la trovano vantaggiosa, e ciò a sua volta implica che ambedue debbono sostenere un costo. Chi riceve aiuto presumibilmente potrà migliorare il proprio rendimento senza palesare le proprie difficoltà al supervisore, e il costo che ciò comporta consiste nel dimostrare deferenza per la superiore competenza del collega, deferenza implicita nell'atto stesso di richiedere il suo consiglio.
Per gli agenti che vengono regolarmente consultati, viceversa, i costi sono rappresentati dal tempo dedicato ai problemi altrui e dall'interruzione del proprio lavoro; in cambio essi acquistano prestigio per la considerazione tributata loro dai colleghi con la richiesta di aiuto. È in questo modo che avviene la differenziazione di status nei gruppi di lavoro e in altri gruppi formali di pari. In virtù dell'aiuto prestato ad altri e al gruppo stesso nel suo complesso, alcuni acquistano prestigio e in ultimo il potere di influenzare gli altri, perché in genere si è riluttanti a contrastare coloro che si rispettano, in quanto non si vogliono perdere i benefici derivanti dai loro servizi.
Nei processi di scambio all'interno del gruppo di lavoro vediamo all'opera il principio dell'utilità marginale decrescente. Se in genere i membri del gruppo sono contenti che i colleghi si rivolgano a essi per un consiglio, per coloro che sono interpellati di frequente diminuisce il valore del guadagno di status informale derivante da un'ulteriore richiesta di aiuto, mentre aumentano i costi comportati dalle reiterate interruzioni che ostacolano il loro lavoro. Il consulente più popolare nel gruppo di lavoro in questione dichiarò all'osservatore che le frequenti richieste di aiuto a volte lo infastidivano, sebbene non si rifiutasse mai di fornirlo.Il principio dell'utilità marginale decrescente vale - ovviamente in senso inverso - anche per coloro che di solito ricorrono spesso all'aiuto degli altri; in questo caso non diminuisce il valore di ciò che viene dato, ma aumentano i costi di ciò che si riceve. La frequente ammissione di aver bisogno di aiuto per risolvere i problemi di lavoro mina la fiducia nelle proprie capacità di prendere decisioni autonome e la reputazione tra i colleghi, rendendo in ultimo eccessivamente elevati i costi del beneficio che si riceve. È proprio per scongiurare questi effetti che membri del gruppo di lavoro decidono di creare le associazioni di aiuto reciproco menzionate in precedenza, nelle quali il prezzo dell'aiuto richiesto è pagato con l'aiuto fornito a propria volta ai colleghi, che cancella ogni ammissione di inferiorità rispetto alla competenza professionale.
Formulando in termini più generali i principî dello scambio squilibrato ed equilibrato, si può affermare che fornire servizi importanti o offrire benefici altamente apprezzati equivale ad avanzare una pretesa di status superiore. La reciprocità annulla questa pretesa, mentre un contraccambio sproporzionato per eccesso dà luogo a una contro-pretesa che può portare a una situazione analoga a quella del potlatch, in cui ognuno cerca di sopraffare l'altro in termini di 'consumi vistosi', per usare l'espressione di Thorstein Veblen. Chi non è in grado di contraccambiare in eguale misura, liberandosi con ciò delle obbligazioni contratte, deve convalidare la pretesa di status dell'altro e riconoscerne la superiorità in cambio dei benefici ricevuti e nella speranza di continuare a riceverli. Di conseguenza i servizi e i benefici ricevuti daranno luogo a vincoli sociali tra pari se vengono contraccambiati con servizi e benefici di eguale valore, mentre daranno luogo a rapporti di sovraordinazione-subordinazione se vengono contraccambiati con il riconoscimento della superiorità dell'altro. A decidere quale dei due casi si verificherà sarà il rapporto paritario o squilibrato tra le risorse possedute dalle parti, in termini di competenza professionale, di ricchezza, di conoscenza, di potere o di altre qualità e beni altamente valutati.
In un importante articolo Emerson (v., 1962) specificò le condizioni in cui può essere ristabilito l'equilibrio nello scambio sociale. Nel nostro studio Exchange and power in social life (v. Blau, 1964, pp. 118-125) abbiamo modificato lo schema di Emerson proponendo il seguente modello a quattro alternative. Supponiamo che X sia in grado di offrire beni e servizi di cui gli altri hanno bisogno; per conservare la loro indipendenza nei suoi confronti questi possono seguire le seguenti strategie. In primo luogo, possono dargli qualcosa di cui egli ha bisogno, inducendolo quindi a ricambiare soddisfacendo i loro desideri, posto che dispongano delle risorse necessarie per soddisfare il bisogno di X. In secondo luogo, possono cercare di ottenere altrove i beni e i servizi in questione, assumendo che esistano fonti alternative da cui procurarseli. Queste due alternative, se si ripetono con frequenza, danno luogo a relazioni di scambio reciproco tra pari. In terzo luogo, X può essere costretto con la forza a fornire i beni o servizi che gli altri desiderano. Questa strategia implica il ricorso alla violenza ed esula dall'ambito dello scambio. In quarto luogo, possono rassegnarsi a rinunciare a ciò di cui pensavano di aver bisogno - è questa la soluzione adottata da Diogene per conservare la propria indipendenza.
Se nessuna di queste alternative risultasse fattibile, si creerà una situazione di dipendenza da colui che fornisce i beni o servizi richiesti, che impone di ricambiare manifestando deferenza nei confronti del 'benefattore'. Ciò significa non solo mostrare rispetto per la superiore abilità di un altro, implicita nel fatto stesso di ricorrere al suo aiuto, ma anche sottostare ai suoi desideri nei rapporti quotidiani. Di conseguenza l'interazione sociale tra colleghi o in altri gruppi che implica uno squilibrio nello scambio dà luogo a una differenziazione in termini di influenza e di prestigio, che si riflette in una struttura stratificata di status informale.
Occorre sottolineare che il potere di influenza derivante dagli squilibri nell'interazione sociale diretta deve essere distinto dal potere impersonale di controllare ampi gruppi della popolazione senza avere contatti diretti con essi. Il potere impersonale corrisponde al concetto weberiano di Herrschaft (tradotto in genere come 'dominio'). Weber distingueva due tipi di dominio: da un lato il potere economico, ovvero "il potere costituito in virtù di una costellazione di interessi (in particolare in virtù della posizione di monopolio), e dall'altra il potere costituito in virtù dell'autorità (potere di comando e dovere di obbedienza)" (v. Weber, 1922; tr. it., vol. II, p. 45). I due tipi di dominio implicano un diverso tipo e un diverso grado di potere; entrambi però presuppongono una forma indiretta di potere sugli altri e non richiedono alcun contatto sociale diretto con essi, a differenza di quanto accade nel potere interpersonale di influenzare gli altri nell'interazione sociale diretta. Il potere economico è puramente impersonale e spesso viene esercitato sugli individui senza aver alcun contatto con essi o addirittura senza nemmeno conoscerli, cosa che rende possibile dominare la vita di milioni di persone. Tale potere può assumere varie forme, di cui il monopolio non è che la più estrema. Esistono diverse forme di dominio economico, ma tutte hanno in comune l'uso di risorse materiali per cambiare le condizioni dell'esistenza umana in modo tale da costringere gli altri, nel proprio interesse, ad agire come vuole il detentore del potere economico. L'autorità politica è esercitata da managers e supervisori (o funzionari) nelle organizzazioni burocratiche caratterizzate da un sistema di autorità gerarchica. Poiché dirigenti e funzionari sono esseri umani, l'esercizio dell'autorità in una struttura gerarchica dipende dal fatto che essi eseguano o meno gli ordini; per questa ragione l'autorità politica non è altrettanto impersonale e affidabile quanto il potere economico di creare condizioni che fanno sì che sia nell'interesse degli individui agire in un determinato modo. Le caratteristiche delle organizzazioni burocratiche, come l'obbedienza e la disciplina, il distacco impersonale e le decisioni razionali, sono mirate a minimizzare le differenze tra autorità e potere economico.
Analizzare i processi di scambio nelle relazioni diadiche non significa che le influenze del contesto strutturale possano o debbano essere ignorate; al contrario occorre tener conto dell'influenza di cerchie sociali progressivamente più ampie. Il contesto sociale più immediato è la struttura dei gruppi di appartenenza delle diadi esaminate. Come ha dimostrato ad esempio un esperimento condotto negli anni ottanta da Karen Cook e dai suoi colleghi la struttura reticolare del gruppo determina quali individui abbiano partners di scambio alternativi, influenzando in tal modo il loro potere di contrattazione e le opportunità di successo negli scambi diadici. La struttura demografica di una società influenza le probabilità di differenti tipi di relazioni sociali, come i tassi relativi alla nuzialità o ai rapporti di amicizia all'interno di uno stesso gruppo e tra gruppi diversi (v. Blau e Schwartz, 1984), e tali variazioni influiscono senza dubbio sui processi di scambio all'interno della diade.
A conclusione del nostro discorso è opportuno affrontare brevemente il problema del rapporto tra micro- e macroanalisi. Lo scambio sociale, ovviamente, è un fenomeno del microlivello, sicché si pone la questione, in che modo esso possa essere collegato al livello macro della struttura sociale. L'opinione prevalente tra gli esponenti della teoria della scelta razionale e della teoria dei reticoli è che lo studio al microlivello delle decisioni razionali o dei reticoli di scambio costituisce il fondamento dello studio al macrolivello delle strutture sociali. È questa, ad esempio, la tesi sostenuta da Coleman (v., 1990) nella sua opera principale. La nostra opinione, come quella di altri sociologi strutturalisti, è invece sostanzialmente diversa. Lo studio delle macrostrutture focalizza l'attenzione sulle proprietà emergenti delle strutture della popolazione e sul modo in cui esse condizionano dall'esterno i tassi di probabilità relativi ai rapporti sociali e al comportamento degli individui. Per capire in che modo la macrostruttura influenza gli individui occorre far ricorso all'analisi strutturale o contestuale multilivello.
Le differenze occupazionali all'interno di una nazione, ad esempio, sono riflesse in parte dalle differenze nella composizione occupazionale tra regioni e in parte dalle differenze occupazionali all'interno delle singole regioni. Le differenze all'interno di ciascuna regione, a loro volta, possono essere scomposte nelle differenze tra sottounità più piccole e all'interno delle singole sottounità, e così via sino ad arrivare ai vicinati di città o villaggi, o a gruppi di dimensioni ancora più ridotte. Le differenze occupazionali, o altre differenze all'interno della popolazione, influenzano i processi di scambio nella misura in cui sono frutto delle differenze tra vicinati, o tra città e regioni, nonché nella misura in cui penetrano nei vicinati e in gruppi ancora più ristretti, diversificandoli internamente. L'importanza di questa prospettiva macrostrutturale nello studio delle relazioni interpersonali e dei processi di scambio è data dal fatto che questi costituiscono l'espressione ultima di effetti macrostrutturali sulla vita sociale degli individui, integrandoli nello stesso tempo in reticoli sociali e rafforzando la solidarietà sociale. (V. anche Individualismo metodologico; Macro- e microanalisi; Marginalismo).
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