Filosofo inglese (Ottensen, Altona, 1864 - Los Angeles 1937), di famiglia oriunda tedesca; prof. al Corpus Christi college di Oxford; quindi (1929) negli USA quale prof. alla Cornell University e all'univ. di Los Angeles in California. Fortemente influenzato dal pragmatismo di W. James, sviluppò tuttavia le intuizioni pragmatiste in modo originale, approfondendo gli aspetti personalistici piuttosto che quelli epistemologici o sociali. In polemica con l'idealismo inglese, difese una visione filosofica di tipo "protagoreo", l'"umanismo", in cui anche la verità è essenzialmente soggettiva, creazione umana (così come gli altri valori, bellezza, bontà, ecc.), sempre relativa e sempre connessa ai fini dell'uomo. Tipicamente pragmatista l'accento sulla relazione tra vero e utile, anche se S. giudicò sempre improponibile un suo rovesciamento puro e semplice che equiparasse l'utile al vero. Convinto del carattere umano e quindi contingente del pensiero, legato alle condizioni biologiche, ai bisogni e agli interessi del soggetto, elaborò un'analisi fortemente critica della logica formale tradizionale, accusata di non curarsi dei significati e di fare astrazione dalla vera realtà, quella della persona. Questa impostazione ispirò la sua trattazione dei problemi etici e religiosi, inducendolo a ridurre le affermazioni religiose a postulati e a proporre l'idea di un dio finito, che soffre con l'uomo la miseria del mondo. Tra le opere: Riddles of the Sphynx: a study in the philosophy of evolution (con lo pseudonimo di a Troglodyte, 1891); Humanism: philosophical essays (1903); Studies in humanism (1907); Plato or Protagoras? (1908); Formal logic: a scientific and social problem (1912); Problems of belief (1924); Logic for use: an introduction to the voluntarist theory of knowledge (1929); Must philosophers disagree? (1934).