sciiti
La fazione di ‘Ali
All’interno dell’Islam la maggioranza dei fedeli è rappresentata dai sunniti. Alcune minoranze (10-15%) sono denominate sciiti, dall’arabo shi‘at ‘Ali «la fazione di ‘Ali», il cugino e genero di Maometto. La loro origine risale alla morte del Profeta che, secondo gli sciiti, avrebbe designato come successore ‘Ali, in quanto apparteneva alla sua stessa famiglia. Gli studiosi distinguono tra uno sciismo politico (i sostenitori politici di ‘Ali) e uno sciismo religioso rappresentato dagli alidi (portavoce di teorie messianiche), che negli anni si sono fusi. Gli sciiti si dividono in tre nuclei principali: zayditi, ismailiti e imamiti
La successione a Maometto è all’origine della grande divisione tra i sunniti, che rappresentano l’ortodossia dell’Islam, e gli sciiti. Questi ultimi infatti ritengono che Maometto nel 632 avrebbe designato il genero ‘Ali a succedergli. Secondo gli sciiti è Dio che, attraverso Maometto, ha indicato il successore del Profeta. Questa è la premessa dalla quale nacque lo sciismo, che però non si organizzò subito: infatti a Maometto, dopo la sua morte, seguirono i califfi ben guidati (califfato). Dopo l’uccisione del terzo califfo, ‘Uthman (656), ne prese il posto ‘Ali, che avrebbe dovuto vendicarne la morte, cosa che però non fece. In tal modo ‘Ali si rese lui stesso colpevole: allora Mu‘awiya, governatore della Siria e nipote di ‘Uthman (appartenente cioè alla famiglia degli Omayyadi), per vendicare la morte dello zio attaccò ‘Ali, che alla fine accettò un arbitrato. Uscito sconfitto dall’arbitrato, ‘Ali perse anche una parte dei suoi sostenitori (kharijiti), uno dei quali lo ucciderà nel 660.
Un altro episodio può considerarsi l’evento-simbolo per eccellenza degli sciiti: l’uccisione di Husayn, uno dei due figli di ‘Ali e Fatima (figlia di Maometto). Alla morte di ‘Ali, infatti, la guida della comunità (il ruolo di imam) passò a suo figlio maggiore Hasan e quindi al fratello Husayn, il quale mosse contro gli Omayyadi e a Kerbela venne trucidato con i suoi seguaci. Il martirio di Husayn è celebrato ancora oggi in tutto il mondo sciita e Kerbela (nell’attuale Iraq) è divenuta città santa (oltre a Samarra e al-Najaf). Questo episodio è all’origine del grande valore attribuito alla sofferenza e al martirio da parte degli sciiti (imamiti).
Lo sciismo è considerato un’eresia dell’Islam, ma si tratta di un’interpretazione impropria poiché le sue basi teologiche sono le stesse del sunnismo: la rivelazione coranica e la profezia di Maometto. Secondo gli sciiti, tuttavia, il Corano è creato, mentre i sunniti vedono in tale affermazione una messa in discussione del profondo monoteismo islamico e sostengono invece che il testo sacro è increato, cioè è coeterno a Dio e da Dio dettato letteralmente al Profeta.
Inoltre, per gli sciiti, accanto a Maometto c’è – con un ruolo particolare – ‘Ali, l’amico di Allah, cioè l’imam, colui che conosce la segreta essenza dell’Islam (conoscenza che da ‘Ali passa ai suoi discendenti). Solo l’imam ha l’autorità per interpretare il Corano e la sunna (la «tradizione»). È proprio sul valore attribuito alla figura dell’imam che lo sciismo viene suddiviso in moderato, medio ed estremo: per il primo l’imam è quasi un dio, per il secondo è infallibile, per il terzo è rettamente guidato.
Lo sciismo medio, noto anche come imamita e duodecimano, ritiene che l’ultimo imam (il 12°) sia scomparso nel 9° secolo: sulla Terra egli è ora in ghayba «occultamento», ma tornerà a essere visibile alla fine del mondo facendo trionfare la giustizia. Lo sciismo imamita ha il maggiore numero di seguaci in Iran, Iraq, Afghanistan, India e Siria.
Gli appartenenti allo sciismo estremo sono gli ismailiti, che al contrario degli imamiti interrompevano la successione al 6° imam, Jafar al-Sadiq (765). All’interno dell’ismailismo si sono prodotte molte diramazioni, alcune delle quali riuscirono a guadagnare il potere (i Fatimidi governarono in Egitto dal 10° al 12° secolo); altre si allontanarono notevolmente dall’Islam (come gli assassini, dall’arabo hashishi «colui che fa uso di hashish»). Gli ismailiti attuali si discostano totalmente dalle teorie dei loro predecessori, teorizzando una linea di successione che giunge fino al 49° imam (l’Agha Khan), una sorta di incarnazione di Dio in Terra. Il numero degli ismailiti (cui si aggiungono i drusi, una vera e propria comunità a sé, e i nusairi) è esiguo; sono presenti in India, Siria e Libano. Lo sciismo moderato corrisponde agli zayditi, che non si differenziano molto dai sunniti e sono concentrati per lo più nello Yemen, dove la loro confessione è la religione ufficiale.