SEGNATURA APOSTOLICA
. Tribunale ecclesiastico supremo della Curia Romana. Trae la sua origine dalla prassi antichissima di ricorrere alla S. Sede sia per ottenere grazie speciali, sia per appellare nelle controversie giudiziarie; e poiché le suppliche dopo l'esame dei referendarî venivano presentate al papa che doveva firmare (latino signare) la risposta, ne venne al dicastero il nome di segnatura. Esso si divideva in segnatura di grazia e segnatura di giustizia. Con l'attuale codice di diritto canonico l'antica Segnatura fu in parte soppressa, in parte modificata, sicché ora può dirsi un tribunale completamente nuovo. È costituito di alcuni cardinali (comunemente sei) eletti dal papa, di cui uno ha il titolo di prefetto, di un segretario, di un notaro, di officiali minori e di consultori. La sua competenza è determinata dal codice suddetto (canone 1603): per potestà ordinaria decide sulla violazione del segreto da parte degli Uditori della Sacra Rota, e sui danni derivati da un atto nullo o ingiusto da loro commesso; sull'eccezione di suspicione a carico dei medesimi; sulla querela di nullità contro una sentenza rotale; sulla richiesta di restituzione in integro contro una sentenza rotale passata in giudicato; sopra un conflitto circa la competenza di tribunali inferiori non dipendenti da un tribunale supremo e in quei luoghi dove non esiste un legato apostolico che possa dirimere la controversia (c. 1612). Per potestà delegata giudica sulle istanze presentate al papa per ottenere che una causa venga rimessa alla Sacra Rota nonostante che non sia competenza di questa. Il modo di procedere nelle varie cause è stabilito dallo stesso codice (c. 1604) e da regole speciali. Nella Segnatura vi è questo di particolare, ch'essa non è tenuta a motivare le sue sentenze, benché possa farlo se lo crede opportuno.
Bibl.: F. Wernz e P. Vidal, Ius canonicum, VI Roma 1927, n. 132 segg. Per la storia di questo tribunale, v. Fatinelli, De referendariorum votantium Signaturae insitutione collegio, Roma 1698; B. Hatterbach, Referendarii utriusque Signaturae a Martino V ad Clementem IX, in Studi e testi della Bibl. Vat., n. 55, 1931; G. Moroni, Diz. Eccl., LXIII, pp. 210-229.