(gr. Σεμίραμις, lat. Semirămis) Leggendaria regina assira, le cui vicende sono narrate da vari autori greci. Secondo tali narrazioni, Semiramide fu moglie del re Nino e dopo la morte di lui regnò da sola in Assiria. Compì numerose opere di pace, edificando anche palazzi e parchi; fondò Babilonia, costruendovi i famosi giardini pensili. Condusse guerre fino in India, dove però le sue truppe furono sconfitte. Dopo aver represso un complotto ordito contro di lei dal figlio Ninyas, finì con l'uccidersi. Questo il filone principale della tradizione, accanto al quale si hanno tuttavia forti varianti, come quella secondo cui Semiramide ottenne dal marito di regnare per cinque giorni, e abusando del suo potere lo uccise. Già in età antica autori ben informati, quale Beroso, tacciarono di leggenda l'insieme dei racconti; e su ciò si può oggi convenire, pur rilevando la possibilità che alle origini della leggenda stessa ci siano dei fatti storici. In particolare il nome della regina sembra derivato da quello di Sammurāmat, moglie del sovrano assiro Shamshi Adad V, che regnò dall'823 all'810 a.C.
La figura di Semiramide fu più volte ripresa nella letteratura tragica moderna, da La grande Semiramide (1609) di C. de Virués e La hija del aire (1653) di P. Calderón de la Barca, dalla Sémiramis (1717; rielaborata poi da Voltaire, 1748) di P. Jolyot de Crébillon alla Semiramide (1729) di P. Metastasio, musicata da L. Vinci e poi da numerosi altri compositori (da ricordare soprattutto i melodrammi di N. Porpora, 1729; di A. Vivaldi, 1732; di Chr. W. Gluck, 1748). Dalla tragedia di Voltaire fu tratto invece il libretto di G. Rossi per la Semiramide (1823) di G. Rossini.