ELMO, Serafino
Nacque a Lecce il 14 maggio 1696 da Pietro e Veneranda Zaccaria (Foscarini, ms., sec. XX). Tuttavia, da una ricerca documentaria di Antonio Gambacorta (1971, p. 10) fatta nel Catasto onciario di Lecce dell'anno 1755, l'artista risulterebbe di anni 55 (sarebbe nato quindi nel 1700) e abitante con moglie e figli (tra cui Michele, di anni 20, menzionato come pittore, e Marianna di anni 24, senza alcuna qualifica, ma che conosciamo come autrice di quadri ricamati nel Museo di S. Martino a Napoli e sparsi nel Salento) in casa propria, nel luogo detto la Piazzella.
La Piazzella o Piazzetta era uno spiazzo a sinistra di chi usciva dal portone del palazzo dell'Udienza (ora compreso tra un lato dell'attuale Banco di Napoli e la via Salvatore Trinchese) e, come già il luogo intorno alla cappella di S. Marco a Lecce, animato centro di vita e di cultura veneta (Paone, 1974, p. 128). Nello stesso Catasto onciario del 1755 Gambacorta (1971) trae la notizia anche dell'esistenza di un altro pittore della famiglia Elmo, Pasquale. Questi, di anni 40, abitante al "Portaggio di S. Giusto", sarebbe figlio del defunto Francesco e di Veneranda Zaccaria, di anni 80, quindi fratello per via materna, di Serafino.
Della famiglia, solo l'E. risulta citato dal Dalbono, che vide molte sue opere a Lecce e lo ritenne scolaro di Paolo De Matteis (Dalbono, 1859, p. 156).
Tale annotazione viene riportata anche dal Thieme-Becker (X, p. 476) mentre Pietro Marti (1932, p. 210) lo ritiene genericamente della scuola del Solimena e del Giaquinto e il Foscarini (1931) maestro a Lecce del pittore Oronzo Tiso. Ma se in effetti non si può accettare tale discepolato del Tiso, come osservò giustamente il D'Orsi (1939, p. 19), possiamo ritenere tuttavia che l'E. abbia avuto la sua importanza in Lecce come diffusore e stanco ripetitore di quei moduli particolari del De Matteis legati al mondo romano.
L'E. in realtà si formò probabilmente a Lecce, senza mai varcare i confini del Salento. Una prova può essere uno dei suoi primi quadri noti, il S. Oronzo in gloriache protegge Lecce della chiesa di S. Matteo a Lecce, firmato e datato 1736, in cui si ispira direttamente al S. Gregorio taumaturgo del De Matteis nel seminario di Lecce. Tale dipinto, considerato uno dei migliori dell'artista, fu riprodotto in arazzo dalla sorella Marianna (Lecce, Museo provinciale) e in ex voto per lo scampato pericolo del terremoto del 1743 (Lecce, S. Irene). Nella stessa chiesa di S. Matteo vi è anche una S. Anna e la Vergine firmata (Foscarini, ms., p. 159) e, attribuibili all'E., sia due palette nei fastigi d'altare rappresentanti la Madonna, Cristo e s. Francesco e la Natività sia un dipinto con S. Francesco che riceve le stimmate. Se la S. Anna e la Vergine è di chiara matrice giordanesca, di impianto solimenesco sono invece le due grandi tele con il Martirio di s. Oronzo (firmato e datato 1734) e la Conversione di s. Oronzo nelle navate minori della parrocchiale di Muro Leccese (De Bonis, 1983, p. 196). Ascritte tradizionalmente all'E. sono anche le due grandi tele del presbiterio con la Cacciata di Eliodoro dal tempio e David che danza davanti all'arca (Foscarini, ms., p. 158; Gambacorta, 1971, p. 10). Del 1735, firmata e datata, è la tela con la Madonna con Gesù Bambino e s. Rosa e la cimasa con S. Caterina d'Alessandria sull'altare di S. Rosa nella chiesa di S. Giovanni Battista (Rosario) a Lecce (Foscarini, ms., p. 159; Paone, 1974, p. 103 n. 3; Id., 1978, p. 253).
La tela ricorda, sia per i vivaci colori sia per la pausata composizione, opere del De Matteis. Originale il brano dei tre puttini in volo che creano un raccordo tra la Vergine al centro e l'angelo adulto che piomba, con le mani giunte, dall'alto. Il restauro, eseguito recentemente dal Gabinetto della Soprintendenza ai beni ambientali e architettonici, artistici e storici di Bari, ha rivelato la data 1735, riportata dal Foscarini (ms., p. 159) mentre il Gambacorta (1971, p. 10) datava l'opera al 1733.
Firmato e datato 1737 è il dipinto dell'Annunciazione nella chiesa del Carmine, sempre a Lecce (Foscarini, ms., p. 159). Su una chiara matrice giordanesca (evidenti analogie vi sono con la Vergine Annunziata del Metropolitan Museum di New York persino nei dati somatici) si innesta una più moderna componente demuriana nel saldo articolarsi dei volumi, ben giocati in sapienti scorci esaltati dalla luce. Nello stesso anno l'E. eseguì quattro dipinti di forma ottagonale per la chiesa di S. Giovanni a San Vito dei Normanni, due firmati e datati (Visitazione e Battesimo di Gesù) e due ugualmente ascrivibili all'E., ma non firmati (Fuga in Egitto e Predica del Battista; Chionna, 1988, pp. 100 s.).
Calde tonalità di colori caratterizzano questi dipinti di impostazione classicistica in cui si alternano echi dal De Matteis e dallo stesso Maratta (in particolare per il Battesimo di Gesù).
Datata e firmata 1744 è la grande tela dell'altare maggiore della chiesa del Carmine a Galatina con la Madonna col Bambino e le anime purganti (Foscarini, ms., p. 159). L'affollata composizione ricorda l'analogo soggetto nella cattedrale di Gallipoli eseguito da G. A. Coppola, anche se l'E. arricchisce l'opera con l'originale presenza, ai lati del quadro in basso, dei due fondatori della chiesa, i fratelli Cafaro, che versano da una brocca acqua sulle anime purganti. L'E. dipinse secondo il Gambacorta (1971, p. 10) altri due quadri di analogo soggetto, la Madonna con Gesù, S. Anna e le anime purganti per la chiesa della Trasfigurazione a Poggiardo e una Madonna con Gesù e anime purganti per il palazzo arcivescovile di Taranto. Una Vergine con le anime purganti posta sull'altare del purgatorio nella chiesa matrice di Lequile è stata recentemente attribuita all'E. da Paone (1976, p. 59). Se in questa opera si possono cogliere echi dematteisiani, ascendenze solimenesche emergono invece dalla Pietà ai piedi della Croce della parrocchiale di Salice Salentino, firmata e datata 1750 (Foscarini, ms., p. 159), ed in particolare una evidente ripresa iconografica, nel gruppo di figure, dalla Deposizione di Taranto del conterraneo solimenesco Leonardo Antonio Olivieri, firmata e datata 1747.
Molto vicina ai modi del giaquintesco molfettese Giuseppe Porta è la Vergine e i ss. Ignazio, Luigi Gonzaga e Stanislao Kostka, firmata e datata in un cartiglio ai piedi del puttino 1752, nella chiesa del Gesù a Lecce. Dello stesso anno, datato e firmato, vi è un'altro dipinto a Lecce, l'Adorazione dei pastori nella chiesa di S. Giovanni Evangelista delle benedettine.
La data del dipinto è confermata anche dall'iscrizione con l'anno 1752 incisa nella parte superiore dell'altare. I colori accesi del dipinto, dal rosso del pastore inginocchiato all'azzurro del manto della Vergine, al blu dell'abito di Giuseppe ammantato di marrone, nonché l'animata ma pausata composizione ricordano le gioiose tele del De Mura di analogo soggetto.
Più vibrante, nel movimentato panneggio del Cristo e degli apostoli astanti si presenta l'Ascensione di Cristo, dipinto collocato, come il precedente, sull'altare del transetto (Paone, 1979, p. 101). Sono vicini a quest'ultima opera i quattro quadri dell'asilo del marchese Bernardini ad Arnesano, con soggetti biblici: Il ritrovamento di Mosè (firmato), Giuditta con la testa di Oloferne (firmato), Incoronazione di David e un Agar e Ismaele molto simile ai modi del Tiso. Non sono più rintracciabili in Arnesano Le stagioni, così come S. Domenico e la Madonna del Rosario nel palazzo ducale di Scorrano (Foscarini, ms., p. 159), a meno che non si tratti per quest'ultima di un piccolo quadretto di analogo soggetto ancora oggi presente nella collezione e attribuibile all'Elmo. Del 1756 sono due quadri datati e firmati, rappresentanti entrambi La lavanda dei piedi, uno sovrapporta nella parrocchiale di Galatina, l'altro nella parrocchiale di Botrugno (Foscarini, ms., p. 159; Montinari, 1972, p. 166).
Proveniente dalla chiesa di S. Giacomo e S. Pasquale a Lecce, ed ora conservata nella Pinacoteca di S. Antonio a Fulgenzio, sempre a Lecce, è la penultima opera che dell'artista si conosce, un'Immacolata, firmata e datata 1769, ma molto ridipinta (Scrimieri, 1972, p. 407). Di due anni più tardi è il bel dipinto con l'Estasidi s. Francesco nella chiesa di S.Giuseppe in Lecce, firmato e datato "S. E. P. 1771".
Qui è evidente, a distanza di 50 anni, una fedele copia del contrastato e patetico quadro del Trevisani in S. Maria in Aracoeli a Roma (Pasculli Ferrara, 1976, p. 31). Se ciò, da un lato, può significare che solo allora si diffondeva in Puglia, in concomitanza e in derivazione da quello che succedeva nell'ambiente napoletano, una più aperta adesione all'ambiente classicista romano (e di questo può considerarsi degno portavoce il più moderno Oronzo Tiso), dall'altro costituisce elemento per ipotizzare un diffuso traffico di incisioni di famosi artisti, da cui trarre solo a livello superficiale, modello.
L'E. morì a Lecce il 10 o l'11 nov. 1777, in quanto il 12 dello stesso mese fu emesso decreto di preambolo per l'apertura della successione intestata al pittore (Foscarini, ms., p. 158).
Fonti e Bibl.: C. T. Dalbono, Storia della pittura in Napoli ed in Sicilia dalla fine del 1600 a noi, Napoli 1859, p. 156; Lecce, Bibl. provinciale, ms. 329: A. Foscarini, Artisti salentini (XXsec.), pp. 158 s.; Id., Profili di artisti salentini. Oronzo Tiso, in La Puglia letteraria, 10 maggio 1931; P. Marti, Ruderi e monumenti, Lecce 1932, p. 210; M. D'Orsi, Mostra retrospettiva degli artisti salentini, Lecce 1939, p. 19; A. Gambacorta, Una famiglia di pittori, in Tempi nostri, 1971, n. 29, p. 10; M. Montinari, Storia di Galatina, a cura di A. Antonaci, Galatina 1972, p. 166; G. Scrimieri, La pinacoteca dei frati minori in Lecce, in Almanacco salentino 1970-72, Galatina 1972, p. 407; M. Paone, Lecce città chiesa, Galatina 1974, pp. 103 n. 3, 128; Id., Lequile. Pagine sparse di storia cittadina, Galatina 1976, p. 59; D. Pasculli Ferrara, O. Tiso, Bari 1976, p. 31; M. Paone, Chiese di Lecce, I, Galatina 1978, p. 253; II, ibid. 1979, p. 101; F. De Bonis, in Restauri in Puglia 1971-1981, Fasano 1983, p. 196; A. Chionna, Beni culturali di San Vito dei Normanni, Fasano 1988, pp. 100 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, X, p. 476.