serpenti
Vertebrati senza zampe
I serpenti sono un prodotto piuttosto recente dell’evoluzione dei Rettili. La perdita degli arti è la caratteristica che generalmente li distingue dagli altri Vertebrati. La locomozione dei serpenti è basata sulla muscolatura, sulla coda più o meno lunga e sull’uso delle squame ventrali. Nella maggioranza delle specie, il polmone sinistro si è ridotto per consentire l’allungamento del corpo e una maggiore agilità. Gli occhi sono privi di palpebre e protetti da una squama trasparente. La pelle e i legamenti tra le mascelle sono elastici, cosa che permette a questi animali di inghiottire prede con diametro corporeo maggiore del loro. Per questo la digestione è lunga, i pasti sono distanziati di vari giorni o settimane e l’animale trascorre lunghi periodi di inattività
I serpenti sono Rettili che costituiscono un bellissimo esempio di grande biodiversità pur mantenendosi nei limiti di un modello unico. Nonostante la semplicità del modello (corpo cilindrico, testa e coda), la selezione naturale ha prodotto serpenti capaci di esercitare ‘professioni’ assai diverse e di vivere in tutti gli ambienti. Il segreto di ciò sta, almeno in parte, nelle variazioni che si possono avere nella forma, nella disposizione, nelle dimensioni e nel numero delle squame. Inoltre, sono variabili la lunghezza della coda, il diametro e la forma della testa, la dentatura e la colorazione. Quest’ultima è una delle caratteristiche che maggiormente ci incanta: eleganti disegni arabescati e anelli colorati disposti secondo infinite combinazioni costituiscono modelli a cui si sono ispirati decoratori e stilisti di tutti i tempi.
I serpenti sono animali molto belli, che associano le loro colorazioni eleganti con la grazia e l’agilità dei movimenti. Guardandoli mentre si muovono, sembra quasi che siano privi di peso, che sfiorino appena il terreno oppure che volino tra le piante. Purtroppo, molti sono incapaci di apprezzare queste qualità estetiche a causa di pregiudizi ereditati culturalmente o per un terrore instillato fin dalla tenera età a opera dei genitori o di persone vicine. I bambini più piccoli, infatti, non conoscono né paura né ribrezzo nei confronti di questi animali.
L’assenza di arti è una caratteristica comune a tutti i serpenti ma non è esclusiva fra i Rettili. Infatti, rappresenta una costante nelle Anfisbene, un gruppo di Squamati, dall’aspetto di lombrichi, che vivono nel suolo o sotto le pietre. Anche le Anfisbene hanno perso un polmone in seguito all’allungamento del corpo; tuttavia, in questo caso, non si tratta del sinistro ma del destro. Inoltre esistono molti generi di Sauri, cioè di lucertole, che hanno perduto le zampe durante il processo evolutivo. Casi del genere si trovano, per esempio, nelle famiglie degli Anguidi (fra i quali c’è l’orbettino) e degli Scincidi (alcuni parenti della fienarola). Tuttavia, queste lucertole senza zampe si riconoscono facilmente dai serpenti per avere le palpebre, che permettono la chiusura degli occhi.
La perdita delle zampe nei serpenti può essere frutto di un adattamento per poter scivolare più rapidamente all’interno di una galleria, tra fessure rocciose, o tra i cespugli. Inoltre permette la costrizione, cioè l’uccisione della preda per soffocamento, avvolgendola tra le spire in modo che non riesca più a gonfiare i polmoni. Tale strategia di uccisione si riscontra nei Boidi (pitoni e boa) e nei Colubridi (bisce e saettoni). La scomparsa delle zampe non è avvenuta completamente in tutti i serpenti. Nei pitoni persiste la struttura ossea del bacino pelvico e, ai lati dell’apertura anale, si osservano due piccoli uncini che rappresentano i residui degli arti posteriori, così come il coccige rappresenta nello scheletro umano il residuo della coda che esisteva nei nostri lontani antenati.
In base alla dentatura e alla velenosità i serpenti si dividono in quattro categorie. Gli Aglifi (Boidi e molti Colubridi) sono generalmente privi di ghiandole velenose e hanno denti tutti uguali.
Gli Opistoglifi (diverse specie di Colubridi) possiedono ghiandole velenose più o meno potenti e alcuni denti più lunghi (zanne) disposti a metà lunghezza della mascella, capaci di inoculare il veleno. Tuttavia, a causa della loro posizione arretrata, questi denti non sempre colpiscono il bersaglio quando il serpente morde. Spesso il morso è superficiale, solo a carico dei denti più anteriori, incapaci di iniettare il veleno.
I Proteroglifi (cobra, mamba, serpenti corallo e serpenti di mare) possiedono ghiandole velenose potenti e due grosse zanne poste in posizione anteriore, sotto le narici. Quando questi serpenti mordono, quasi sempre le zanne penetrano profondamente nella pelle e inoculano il veleno. Infine, i Solenoglifi (vipere e crotali) non solo possiedono ghiandole e zanne grosse come quelle dei Proteroglifi, ma hanno anche la capacità di drizzarle in avanti. Il vantaggio di quest’ultimo modello è che il serpente colpisce e si ritrae subito, evitando di essere ferito dalle reazioni della preda. Quando la vittima è morta, la vipera va a cercarla aiutandosi con l’olfatto.
Esistono due categorie principali di veleni dei serpenti: uno neurotossico, che attacca il sistema nervoso provocando paralisi, e uno proteolitico, che attacca le proteine del sangue distruggendole. Il primo è presente nei Proteroglifi, il secondo nei Solenoglifi.
Poche persone conoscono i piccoli serpenti matita (Tiflopidi e Leptotiflopidi), notturni e scavatori, diffusi nella fascia tropicale e temperata di tutti i continenti. Una specie (Typhlops vermicularis) vive in Europa, nei paesi balcanici. Questi serpentelli, simili a lombrichi, hanno la pelle assai liscia e brillante. Vengono in superficie soltanto dopo le piogge, quando l’acqua ha inondato le loro gallerie sotterranee, e si nutrono principalmente di formiche e termiti. In Africa sono molto diffusi e vengono chiamati serpenti a due teste. Infatti, l’estremità anteriore e quella posteriore non sono molto differenti tra loro: per individuare la stretta bocca e i piccolissimi occhi serve una lente d’ingrandimento. Spesso vengono ritenuti velenosi, ma in realtà sono del tutto innocui. Una specie originaria nell’Asia meridionale, Ramphotyphlops braminus, è diventata famosa presso i biologi perché rappresenta l’unico caso di partenogenesi fra i serpenti: infatti, la femmina depone le uova senza essere stata fecondata dal maschio.
La famiglia dei Boidi comprende i serpenti più spettacolari, a causa delle grandi dimensioni. Tutti hanno visto le immagini dei pitoni, dei boa e degli anaconda nei documentari o nei film di avventure, in questi ultimi, però, vengono spesso rappresentati con eccessiva fantasia. In particolare, sulle loro dimensioni si è sempre esagerato molto. Poiché la pelle dei serpenti è elastica, ci vuole poco ad allungarla prima di seccarla al sole. In questo modo, molti cacciatori hanno ingrandito le loro prede, vantandosi di aver ucciso serpenti lunghi 12÷13 m.
Il comportamento costrittore rende questi animali capaci di divorare prede di grosse dimensioni, come cervi, cinghiali e caimani. Pur non essendo velenose, le specie più grandi possono quindi essere pericolose anche per l’uomo, ma i casi di persone aggredite sono molto rari. Anche se la maggior parte dei Boidi vive nelle foreste tropicali, esistono anche specie in ambienti mediterranei e desertici, come i piccoli boa delle sabbie (genere Eryx), presenti in Grecia, nel Medio Oriente e nell’Africa del Nord.
Le foreste dell’Amazzonia sono la patria del boa costrittore (Boa constrictor) e dell’anaconda (Eunectes murinus). Il primo è arboricolo (lungo al massimo 4 m) mentre il secondo (lungo 10 m e del peso di 250 kg) vive in ambiente acquatico e palustre.
I pitoni, invece, vivono nelle foreste tropicali del Vecchio Mondo. In Africa la specie più grande è il pitone di Seba (Python sebae), che raggiunge 8 m di lunghezza; in Asia il primato spetta al pitone reticolato (Python reticulatus) e al pitone delle rocce (Python molurus), che raggiungono rispettivamente 10 e 9 m. La sopravvivenza dei grandi Boidi è critica per due motivi: le loro grandi dimensioni li rendono facilmente visibili e le loro carni sono assai ricercate nei paesi in cui vivono.
La famiglia dei Colubridi comprende la grande maggioranza dei serpenti di tutto il mondo. Diffusi in tutti i continenti e perfino nelle zone temperato-fredde, i Colubridi sono riusciti ad adattarsi a tutti gli ambienti terrestri e d’acqua dolce.
Il colubro liscio (Coronella austriaca) e la biscia dal collare (Natrix natrix) sono le specie che si spingono più a nord in Europa e in Asia, mentre il serpente giarrettiera (Thamnophis sirtalis) è la specie che si spinge più a nord nell’America Settentrionale.
L’alimentazione dei Colubridi varia a seconda delle specie, anche se la maggioranza di esse possiede una dieta abbastanza varia e flessibile in funzione dell’habitat in cui ciascuna di esse vive. I Colubridi acquatici mangiano prevalentemente anfibi e pesci, mentre quelli arboricoli uccelli, pipistrelli, scoiattoli e ghiri. Le specie terricole sono le meno specializzate poiché possono nutrirsi di lucertole, rospi, salamandre, topi, uccelli, cavallette, lombrichi e così via.
Molti Colubridi sono diurni, attivi e assai agili. Per esempio, i colubri verdi e gialli (Hierophis) e i saettoni (Zamenis) sono i serpenti più facili da vedere in Europa perché si spostano molto in pieno giorno alla ricerca delle prede. Anche le bisce o natrici (Natrix) si vedono facilmente negli stagni o lungo i corsi d’acqua, mentre nuotano in superficie alla ricerca di rane o prendono il sole sulle rive. Invece, nei paesi tropicali molte specie sono notturne a causa della temperatura troppo elevata durante le ore del giorno. La maggior parte dei Colubridi ha dentatura aglifa ed è quindi innocua per l’uomo. Tuttavia, esistono in tutti i continenti molte specie opistoglife, alcune delle quali sono velenose e mortali: è il caso del boomslang (Dispholidus typus) in Africa e del serpente delle mangrovie (Boiga dendrophila) nel Sud-Est asiatico.
La famiglia degli Elapidi comprende alcuni fra i più pericolosi avvelenatori del mondo. Diverse specie sono ofiofaghe, cioè si nutrono di altri serpenti. In Africa e in Asia vivono i cobra, famosi per il caratteristico cappuccio, e tradizionalmente usati dagli incantatori di serpenti. Il cappuccio non è altro che una piega della pelle ai lati del collo che viene distesa per far sembrare il serpente più grosso di quello che è. Il cobra dagli occhiali (Naja naja) è chiamato così per il disegno sul cappuccio. Vive in India e, pur non essendo molto aggressivo, causa circa 10.000 morti l’anno. Ciò dipende dall’elevata densità di popolazione umana in questo paese e dal fatto che il cobra frequenta molto i campi coltivati e le risaie, dove trova numerosi topi di cui nutrirsi.
Il cobra reale (Ophiophagus hannah) è il più lungo serpente velenoso del mondo, poiché raggiunge i 5 m. Largamente diffuso nelle foreste dell’Asia meridionale, si nutre prevalentemente di serpenti e raramente morde l’uomo. In Africa esistono alcune specie di cobra sputatori, che vengono chiamate così perché possono lanciare il veleno nell’aria nebulizzandolo fino a circa 2 m di distanza. Una di esse è il cobra dal collo nero (Naja nigricollis) che può provocare la cecità se il suo veleno raggiunge gli occhi.
Tra gli Elapidi africani i più temuti sono i mamba (genere Dendroaspis), lunghi fino a 3,5 m, agili e veloci, dotati di un veleno assai potente. I mamba verdi (Dendroaspis viridis, Dendroaspis angusticeps) sono forestali e arboricoli mentre il mamba nero (Dendroaspis polylepis) vive in savana ed è terricolo, anche se spesso si osserva su arbusti o piccoli alberi.
Nella Regione Australiana i serpenti più temuti sono i taipan (Oxyuranus scutellatus e Oxyuranus microlepidotus), considerati fra i più velenosi del mondo. I più belli fra gli Elapidi sono i serpenti corallo (Micrurus), diffusi nelle regioni tropicali e temperate calde del Nuovo Mondo. Sono caratterizzati da una livrea vivacemente colorata, a bande rosse, gialle e nere combinate in vario modo. Alcune specie di Colubridi del genere Lampropeltis, innocui ma dal cattivo odore, presentano colorazioni assai simili.
È infatti probabile che questi serpenti mettano in comune lo stesso modello di colorazione (mimetismo) per ricordare ai predatori che sono velenosi e puzzolenti, evitando così i loro assalti.
Gli Idrofidi possiedono colorazioni assai belle che esibiscono mentre nuotano fra le barriere coralline, alla ricerca dei pesci di cui si nutrono. Le specie del genere Laticauda presentano la coda lateralmente appiattita che facilita il nuoto funzionando da timone. Nonostante il potente veleno, i serpenti marini non sono molto pericolosi per l’uomo perché hanno un’indole tranquilla. Molte specie usano il veleno solo per uccidere le prede, non per difendersi. La maggior parte degli Idrofidi non esce mai dall’acqua e partorisce i figli direttamente in mare. Tuttavia, esistono anche specie ovipare che, come le tartarughe marine, depongono le uova sulla terraferma. Generalmente le uova vengono lasciate sotto alghe spiaggiate o detriti vegetali.
La famiglia dei Viperidi comprende specie vivipare (tra cui la vipera), così detta poiché le femmine incubano le uova all’interno del proprio corpo per poi partorire direttamente i figli. Ciò ha permesso loro di colonizzare ambienti particolarmente freddi, spingendosi fino all’estremo nord, o addirittura deserti dove la temperatura notturna è assai bassa. I Viperidi sono serpenti piuttosto lenti, inadatti a inseguire la preda, e trascorrono la loro vita in attesa che un animale passi loro davanti. Grazie al colore mimetico, uccelli e lucertole possono facilmente cadere nei loro agguati. Nel Nuovo Mondo i Viperidi sono rappresentati dai crotali, caratterizzati dalla presenza di organi sensoriali che avvertono la presenza delle prede attraverso la percezione del calore da esse prodotto. Per questo motivo i crotali sono soprattutto predatori di animali a sangue caldo come roditori e uccelli. Dei crotali fanno parte i famosi serpenti a sonagli che vengono spesso ripresi nei film ambientati nel Far West.
Sul significato simbolico dei serpenti nelle diverse culture umane ci sarebbe molto da dire. La scelta del serpente come incarnazione del male, ma anche come stimolo alla conoscenza, rivela un sentimento ambiguo che ha dominato la cultura mediterranea e medio-orientale, ritrovandosi anche nell’episodio biblico della Genesi. Significato sicuramente positivo ha invece il cobra reale che con il suo cappuccio riparò Buddha dalla pioggia mentre dormiva. Lo scrittore inglese Rudyard Kipling, che si era ispirato ai racconti indiani, attribuì lo stesso significato positivo alle accoglienti spire di Kaa il pitone, dove il piccolo Mowgli si riposava tranquillo. E in Cina, invece del ribrezzo, i serpenti hanno trovato il loro posto ideale nella cucina, dove sono uno dei piatti più apprezzati.
Letterati e artisti si sono sbizzarriti nella rappresentazione simbolica del serpente, attribuendogli malvagità ma anche saggezza. Nella mitologia greca troviamo questi animali nella testa di Medusa, capace di pietrificare chiunque la guardasse. Due serpenti cercano di uccidere Ercole bambino nella sua culla ma vengono strozzati: rappresentano la sua prima vera fatica. Un serpente arrotolato intorno al bastone di Esculapio è anche il simbolo della medicina e del progresso. Presso gli antichi Maya, un dio a forma di serpente piumato (Gukumatz o Kukulcan) rappresentava la creazione del mondo, la legge e il progresso dell’uomo, a cui il serpente aveva insegnato l’arte dell’agricoltura e ogni forma di civiltà.