vipere e serpenti a sonagli
Il terrore fra l’erba
La famiglia dei Viperidi comprende circa 260 specie diffuse in quasi tutto il mondo, esclusa la regione australiana. Troviamo Viperidi nei deserti, nelle steppe, nelle savane, nelle foreste tropicali e perfino nell’estremo Nord. Una caratteristica della famiglia è la condizione ovovivipara: le uova, infatti, si schiudono nel ventre della madre che partorisce piccoli già autosufficienti
Diversamente dagli Elapidi e dai Colubridi, i Viperidi non sono serpenti agili e veloci. Possiedono, infatti, un corpo massiccio e pesante che li rende incapaci di rincorrere la preda. Cacciano con l’agguato, rimanendo fermi in attesa che un roditore o una lucertola passi casualmente a tiro. In molti casi, attirano la preda con movimenti della punta della coda, che simula un vermiciattolo, ingannando così uccelli e lucertole. Ma la strategia di caccia dei Viperidi si fonda soprattutto sul veleno. Sono Serpenti Solenoglifi, in quanto possiedono due grosse zanne, nella parte anteriore della mascella, che possono essere drizzate in avanti per meglio colpire la preda. Il vantaggio di questo modello di dentatura, fondato sulla mobilità delle zanne, è che il serpente colpisce e si ritrae immediatamente, evitando di essere ferito dalle reazioni della preda. Quando la vittima è morta, la vipera va a cercarla aiutandosi con l’odore. Questo è il momento più delicato della sua esistenza: deve muoversi infatti con grande cautela perché può essere avvistata dai predatori. Cinghiali, manguste, ricci, poiane, cicogne e perfino altri serpenti sono pronti a divorarla. Contro questi numerosi aggressori le vipere utilizzano il proprio veleno, che quindi ha una funzione anche difensiva.
Se una vipera ci morde non lo fa certo per cattiveria, ma perché si è spaventata vedendo un grosso bipede che cammina verso di lei o che la calpesta. Il veleno dei Viperidi è prevalentemente proteolitico, cioè attacca le proteine del sangue distruggendole. Oltre a uccidere la preda, infatti, il veleno è anche fisiologicamente importante per la vipera poiché facilita la digestione.
Nell’immaginario collettivo degli europei le vipere sono il simbolo della velenosità, poiché sono gli unici serpenti veramente pericolosi per l’uomo nel continente, anche se si nutrono prevalentemente di topi e lucertole. Le specie più diffuse sono la vipera comune (Vipera aspis) e il marasso palustre (Vipera berus). Quest’ultima raggiunge i 3.000 m di altitudine sulle Alpi e si spinge in Norvegia fino a Capo Nord.
Nelle foreste tropicali africane esistono vipere verdi arboricole (genere Atheris), di piccole dimensioni, e vipere giganti come la vipera del Gabon (Bitis gabonica) o la vipera rinoceronte (Bitis nasicornis), che vivono sul terreno. Mimetizzati perfettamente tra le foglie morte, questi ‘mostri’ possono raggiungere 2 m di lunghezza e 10 kg di peso. Le femmine possono mettere alla luce più di 40 piccoli per parto. Molti africani, camminando a piedi nudi in foresta, vengono morsi e perdono la vita; in compenso però, molte vipere giganti vengono catturate e mangiate dagli uomini. Infatti, il veleno è pericoloso solo se viene inoculato nel sangue e questi animali rappresentano un pranzo appetitoso per gli abitanti dei villaggi.
Nel continente americano, i Viperidi sono rappresentati dai crotali, forniti di fossette termosensibili poste fra l’occhio e la narice, capaci di percepire la preda attraverso minime variazioni di calore. Alcuni crotali vengono chiamati serpenti a sonagli perché alla fine di ogni muta accumulano sulla coda anelli residui di pelle indurita che presto formano una sorta di campanaccio. Quando si sentono minacciati, questi serpenti fanno vibrare la coda, e ciò produce un rumore metallico. In questo modo, gli animali al pascolo si accorgono della loro presenza ed evitano di calpestarli. Il crotalo diamantino (Crotalus adamanteus) vive nella parte sud-orientale degli Stati Uniti e può superare i 2 m di lunghezza. Si nutre prevalentemente di conigli, lepri e grossi roditori.