Pittore (Modigliana 1826 - Firenze 1895), allievo prima di E. Pollastrini, poi di L. Mussini e di A. Ciseri, rimase per parecchi anni fedele alla maniera accademica dei suoi maestri, ma da Mussini apprese soprattutto l'amore per i primitivi e per un disegno e un colore limpidi e puri. Notevoli, per tali qualità, alcuni ritratti del periodo giovanile. L'incontro con Ciseri è successivo alla sua partecipazione, come volontario, alla battaglia di Curtatone e Montanara. Ma intanto la guerra del 1859 aveva portato un lievito nuovo nella sua arte (Imboscata di bersaglieri, Milano, coll. priv.; Bersaglieri, 1860 ca., Firenze, Galleria d'arte moderna; e temi simili tratti dalla vita militare); i rapporti coi macchiaioli, poi, maturarono la sua evoluzione. Con T. Signorini, G. Abbati, O. Borrani, R. Sernesi fece parte del gruppo di Pergentina. Tuttavia, per parecchio tempo ancora (fin verso il 1870), le sue pitture conservarono un'ingenuità primitiva e delicata di stile, per cui si distinguono da quelle dei macchiaioli, anche per l'accento più patetico e romantico (Il canto dello stornello, 1867, Firenze, Galleria d'arte moderna; La visita, 1868, Roma, Galleria d'arte moderna; Il dopopranzo, 1868, Brera). Dopo il 1870, l'ispirazione e lo stile di L. si fecero più veementi e drammatici, con contrasti più accentuati di luce e ombra, presentazione più rapida e sintetica delle immagini, espressione più diretta e immediata di stati d'animo (ritratti dei Tommasi, dei Batelli, la Signora Bandini con le figlie, 1893, Livorno, coll. priv.; la Scellerata, 1890 ca., Livorno, coll. priv.; paesaggi del Gabbro, bozzetti di campagna, di figure, di teste). Morì poverissimo nell'ospedale di Firenze.