Bolívar, Simón
Un eroe dell'indipendenza dell'America Latina
Nei primi decenni dell'Ottocento in America Latina scoppiò la lotta delle colonie spagnole e portoghesi per l'indipendenza dalla madrepatria. Simón Bolívar, un giovane patriota venezuelano, guidò il movimento di liberazione. Acclamato come il libertador, Bolívar sognava di unire tutte le ex colonie in una grande confederazione, ma il suo progetto fallì.
Con le guerre d'indipendenza della prima metà dell'Ottocento i paesi dell'America Latina si organizzarono in entità statali e politiche autonome, liberandosi dall'oppressione coloniale. L'indipendenza costituiva, infatti, l'atto di nascita di questi nuovi Stati. Simón Bolívar, nato a Caracas nel 1783 da una famiglia creola, fu il grande protagonista di questa impresa, iniziata nel 1808-09 mentre in Europa la Spagna era impegnata a combattere Napoleone.
Nel 1811 gli insorti, guidati da Bolívar e appoggiati dalla Gran Bretagna, dichiararono una prima volta l'indipendenza del Venezuela, ma nel 1812 gli Spagnoli riconquistarono il paese con le armi e Bolívar fu costretto a fuggire. Di fronte alla spietatezza degli Spagnoli, nel 1813 Bolívar emanò il suo proclama di Guerra a muerte: gli insorti lanciarono una guerra all'ultimo sangue, una lotta senza quartiere contro il nemico spagnolo per cacciarlo dalla loro patria. Nell'agosto 1813 Caracas, la capitale del Venezuela, veniva di nuovo liberata e Bolívar acclamato liberatore del paese.
La situazione politica rimaneva tuttavia molto incerta perché il popolo, spaventato dalle trasformazioni in atto, non appoggiava le richieste di autonomia dalla Spagna avanzate dai creoli, discendenti dei primi coloni europei stabilitisi in America e veri protagonisti della lotta d'indipendenza. Dopo sanguinose battaglie, però, il movimento indipendentista finì per prevalere e il Venezuela, la Colombia e l'Ecuador furono liberati. Nel 1825, grazie all'intervento militare di Bolívar, fu proclamata anche l'indipendenza dell'Alto Perù, e il nuovo Stato, in segno di riconoscimento verso il suo liberatore, prese il nome di Repubblica di Bolívar, cambiato poi in Bolivia.
Il progetto politico di Bolívar era quello di unire tutte le ex colonie dell'America Meridionale in una confederazione, così come era avvenuto in America Settentrionale con la nascita degli Stati Uniti: egli riteneva, infatti, che solo uniti i paesi dell'America Latina avrebbero potuto ottenere la piena indipendenza economica e politica. I suoi disegni però erano destinati al fallimento: incontrate aspre resistenze a opera delle oligarchie locali dei vari Stati, deluso e malato, nel 1830 Bolívar rinunciò a ogni carica e si ritirò a Santa Marta, in Colombia, dove morì alla fine dello stesso anno.
Durante la sua giovinezza Simón Bolívar visitò la Spagna, la Francia e l'Italia, e osservò le trasformazioni politiche e sociali che si andavano verificando in Europa. Gli ideali dell'Illuminismo e della Rivoluzione francese influenzarono molto la sua formazione. Riferiscono alcuni biografi che durante la sua permanenza a Roma nel 1805, Bolívar pronunciò una solenne promessa: "giuro sul mio onore e giuro sulla mia patria che non darò riposo al mio braccio, né pace alla mia anima, fino a quando non avrò spezzato le catene che ci opprimono per volontà del potere spagnolo".
A partire dal Cinquecento erano stati chiamati creoli tutti coloro che nascevano in America da genitori europei, in particolare spagnoli, per distinguerli sia dagli immigrati nati in Europa sia dagli indigeni (parola che sta a indicare le popolazioni originarie di un determinato luogo). I meticci, invece, sono i nati dall’unione tra individui appartenenti a popolazioni antropologicamente diverse: cinese, indiano d'America, afroamericano.