sinonimi
Uguali e diversi
Due o più parole con lo stesso significato sono sinonimi. Tuttavia non possiamo usare i sinonimi soltanto basandoci sul loro significato, ma dobbiamo anche tenere conto della situazione in cui ci troviamo. Faccia, viso e volto, per esempio, sono sinonimi: ma chi di noi al mattino direbbe «Mamma, vado in bagno a lavarmi il volto»?
In genere diciamo che due parole sono sinonimi quando hanno lo stesso significato o un significato molto simile. Tuttavia ci sono parole che hanno molti significati diversi. La parola forte, per esempio, significa potente ma anche veloce («La moto di mio fratello va forte»), oppure simpatico («La tua amica Chiara è troppo forte!»), o ancora robusto («Il legno è un materiale molto forte»). Quindi è più corretto dire che due parole sono sinonimi quando hanno in comune uno dei loro significati: forte è sinonimo di potente, ma può essere anche sinonimo di veloce, robusto e simpatico. Più significati ha una parola, più sinonimi potrà avere.
Di solito usiamo i sinonimi per evitare di ripetere la stessa parola in uno spazio ravvicinato, soprattutto quando scriviamo. In questo senso, un sinonimo è una parola che possiamo usare al posto di un’altra senza modificare il significato della frase o del discorso. Termosifone, calorifero e radiatore sono sinonimi; macchina, automobile e autovettura sono sinonimi; gatto e micio sono sinonimi.
Però... gatto e micio sono proprio uguali? Possiamo, cioè, sostituirli sempre l’uno all’altro in ogni situazione? Certamente indicano lo stesso animale; tuttavia, quando usiamo micio, generalmente siamo in un contesto familiare e diamo alla parola un certo valore sentimentale, affettivo. Gatto, invece, può essere usato anche in situazioni neutre, dove il rapporto sentimentale con l’animale non c’è o non è importante. Per questo, se parliamo del nostro gatto, possiamo tranquillamente usare anche la parola micio; però se leggessimo in un’enciclopedia che «la lince è un mammifero selvatico simile a un micio, ma di corporatura più grossa», la parola micio non sarebbe certo appropriata.
Un sinonimo, dunque, può essere giusto in alcuni casi, ma in altri può non essere opportuno: non per il suo significato, ma perché è diverso il livello formale della situazione. Le parole, infatti, non hanno soltanto un significato, ma portano con sé anche una serie di informazioni di altra natura (affettiva, sociale, geografica e così via) e possono avere un diverso grado di formalità. Per questo non esistono sinonimi assoluti: è quasi impossibile, cioè, scambiare due parole tra loro sempre e comunque. Talvolta si tratta di una sfumatura irrilevante, ma in altre situazioni può diventare una differenza così importante da impedire l’uso del sinonimo in quel contesto.
Ci sono oggetti che cambiano nome a seconda della regione in cui ci si trova: sono i cosiddetti geosinonimi. Quello che in Piemonte si chiama appendino in Lombardia è chiamato ometto, in Toscana gruccia e in altre regioni stampella. I geosinonimi sono dunque parole che hanno lo stesso significato ma che sono usate in zone d’Italia diverse. Così, nell’Italia del Nord si mangia l’anguria, nel Centro e nel Sud il cocomero. In alcune regioni la sera si chiude la serranda della finestra, in altre l’avvolgibile, in altre ancora la tapparella. A merenda, i ragazzi in Toscana possono mangiare un pezzo di schiacciata, quelli di Roma un pezzo di pizza bianca e i ragazzi del Nord un po’ di focaccia… e tutti stanno mangiando la stessa cosa! Infine, tutti i ragazzi d’Italia sognano almeno una volta di marinare la scuola: solo che in Sardegna sognano di fare vela, in Toscana di fare forca, in Lombardia di bigiare, in Emilia Romagna di fare fughino, in Piemonte di tagliare o fare schissa, in Veneto di fare manca, in Campania e Calabria di fare filone, nel Lazio di fare sega, in Umbria di fare salina…